Due esperienze teatrali a confronto il laboratorio  del “teatro del cerchio” di Parma e il laborartorio “ridere insieme…”

Due esperienze teatrali a confronto il laboratorio  del “teatro del cerchio” di Parma e il laborartorio “ridere insieme…” del centro diurno “Genoveffa de Troia” di Monte Sant’Angelo

Due esperienze diametralmente opposte, quelle del Gruppo del “Teatro del Cerchio” di Parma e quelle del Gruppo teatrale del Laboratorio “Ridere Insieme…” del Centro Diurno “Genoveffa De Troia” di  Monte Sant’Angelo. Il primo formato da attori professionisti, che hanno avuto varie esperienze nel mondo teatrale, con un ricco repertorio legato a Pirandello, Shakespeare,  Beckett; il secondo con opere ispirate al mondo del disagio mentale, con recitazioni di poesie legate al repertorio italiano e napoletano. Un binomio che nell’ultima esibizione tenutasi il 25 Agosto 2018 presso l’Auditorium delle Clarisse di Monte Sant’Angelo, alla presenza del Sindaco Dott. Pierpaolo d’Arienzo e del Consiglio Comunale, rappresentato dal suo  Presidente Giovanni Vergura,  ha avuto un grande successo, sotto la regia  di Gabriella Carrozza e di Michele Notarangelo. Due mondi contrapposti, ma nello stesso tempo complementari, per quella passione che lega i personaggi al loro copione, fatto di invenzioni, ma soprattutto di vita vissuta. Il primo legato ad un’opera di Anton Čechov, intitolata Il Giardino dei Ciliegi, il secondo ad un repertorio sociale e di grande attualità, quale è oggi l’emigrazione dai paesi africani verso l’Europa, ma anche il dolore e la violenza subita dalla vita quotidiana verso gli emarginati e il disagio psichico, di chi vive ai margini della società. Bravi attori,  ma bravi anche chi li ha diretti, con maestria e sagacia, tanto da creare spesso nello spettatore una forte emotività e immedesimazione, per la perdita di un familiare, oppure per una perduta di una condizione umana e sociale, quale è stata l’aristocrazia russa di fine Novecento. Il Giardino dei Ciliegi come dimensione di un’epoca ormai decaduta, ma soprattutto come dimensione di uno status sociale, che presuppone un forte attaccamento al luogo e alle proprie tradizioni. Anton Čechov  rappresenta l’ultimo simbolo di una decaduta nobiltà, fatta di convenzioni, ma soprattutto di attaccamento alle proprie usanze e al proprio retaggio sociale. Gli attori, tutti bravi nelle loro parti, hanno interpretato magistralmente il loro ruolo, con una immedesimazione tanto vigorosa quanto reale, di un mondo ormai in disfacimento, che rappresenta ormai una inarrestabile crisi di quella nobiltà che solo la rivoluzione russa ha potuto abbattere, senza però creare un’altra a dimensione d’uomo. E l’albero dei ciliegi ne rappresenta l’uomo ricordo, di una dimensione umana, di cui forse la modernità non ha saputo cogliere il significato, in quanto si è rotto il legame più vero fra l’uomo e la natura, fra l’anima dei luoghi e il legame con il proprio passato.

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La seconda parte della manifestazione ha interessato principalmente il mondo degli esclusi, attraverso la recitazione di alcune poesie e di alcune parti di opere teatrali, quale Notre-Dame de Paris, da parte dei componenti del Gruppo teatrale del Centro Diurno “Genoveffa De Troia” di Monte Sant’Angelo. Attori ormai consolidati e bravi, che vengono da un lungo percorso di recitazioni teatrali, il cui merito va senz’altro al nostro concittadino Michele Notarangelo, il quale, con la sua spontaneità e la sua bravura, sa infondere nei suoi attori un patos e un’anima veramente singolare ed originale. Così abbiamo assistito ancora una volta alla recitazione di alcune poesie tratte dal repertorio teatrale napoletano, oltre ad un commovente dialogo finale fra il gobbo di Parigi Quasimodo e la sua amata Esmeralda. Il tutto con il dolce suono e la vocalità del Maestro Silvestri. Afferma  a tale proposito Matteo Notarangelo, responsabile dei Centro Diurno “Genoveffa De Troia”: “L’idea culturale è parte di un progetto di liberazione dell’umanità dalle istituzioni totali, un agire collettivo  per  non dimenticare tutti coloro che hanno partecipato a “smontare il manicomio”, residuo di annientamento della persona. Una bella ragione per ricordare  l'anniversario dei 40 anni della “legge Basaglia” e per bloccare la “retrotopia” di chi agita ed invoca strutture di contenimento di donne e uomini indifesi”. Quindi un superamento dell’umanità offesa in nome  degli interessi di parte, ma soprattutto contro il profitto economico, che spesso distrugge l’anima dei luoghi, oggi, rappresentato anche dalla distruzione del  “Giardino dei Ciliegi” di Antonio Čechov. Quindi “una sapiente contaminazione tra arte e salute, nonchè una rete di relazioni, per costruire una nuova esperienza teatrale, emozionale e sociale”. In questo modo, fare arte e quindi fare teatro, significa cacciare dalla mente i fantasmi della follia e del dolore, non solo sociali, ma soprattutto psichici.

GIUSEPPE PIEMONTESE
Società di Storia Patria per la Puglia

 

 

 

 

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