Un paese fatato... Vico del Gargano

Un interessante romanzo popolare ottocentesco dal titolo La figlia di Maso, scritto dal vichese Antonio Maselli, ha come ambiente il paese di Vico del Gargano ed altre contrade del Gargano.

Il romanzo è una vera miniera di figure, di ambienti, di descrizioni e di tradizioni garganiche, in gran parte oggi dimenticate.

Il centro storico di Vico del Gargano, è uno dei meglio conservati fra gli antichi ambienti urbani del promontorio e ha mantenuto nei secoli la sua particolare magia.

Il centro medioevale di Vico del Gargano, infatti, è rimasto quasi del tutto intatto; varie motivazioni contribuiscono a giustificare tale originale situazione urbanistica, tra esse, primeggia la posizione appartata di questo comune garganico, sorto fuori delle più frequentate vie di comunicazione e poco lontano dal mare.

Non essendo un paese costiero, Vico del Gargano è stato escluso, in un primo tempo, dallo sviluppo turistico delle località balneari; da qualche tempo, però, gruppi di turisti s’inerpicano sempre più numerosi tra le balze odorose e ricche di pini e alberi da frutta, per raggiungere questo antico borgo medioevale.

In questa cittadina, le immagini, i profumi, le sensazioni che si percepiscono attraversando le antiche vie ciottolate del centro storico, non sono facilmente descrivibili.

Vico del Gargano si erge tra colline colorate di verde, che degradano dolci da un lato verso il mare e dall’alto annunciano i rilievi su cui si estende la Foresta Umbra, che allunga le sue ultime propaggini umide e ombrose fino alle porte del paese.

Sono proprio le ombre, insieme al bianco della calce sulle case, i due principali attori di questo bellissimo e tipico paese mediterraneo. Tra le viuzze strette, sotto archi e dentro riposanti cortili, le ombre e le luci si muovono nelle diverse ore del giorno, vivendo, quasi figure terrene, insieme alla gente.

Viottoli, scale e archi, invitano il turista a un percorso disseminato di graziose immagini.

Tra le antiche mura della cinta urbana e ai piedi del vecchio castello, quasi in cerca di protezione, una accanto all’altra, si stendono umili, ma decorose, le case del vecchio borgo medioevale.

Tra esse poco è lo spazio, ma molta l’eleganza, che vive in suggestive prospettive, non disturbate che in rari casi da minori elementi architettonici più moderni.

Vecchie case con i tipici vignali, che sono scalinate esterne il cui sotto vano è utilizzato come bottega o stalla; al piano superiore, invece, l’abitazione vera e propria, che prende luce da poche finestrelle impreziosite, a volte, da artistiche mensole e da caratteristici balconcini.

Ornano i portali dei vecchi edifici, stemmi ed armi gentilizie di casati ormai estinti, poche scritte indecifrate coronano questi scudi di pietra, testimoni silenziosi delle vicende storiche di cui è ricco il passato di Vico del Gargano.

Sotto archi e ombrose gallerie, appena svoltato l’angolo di una stradina, ecco aprirsi piccole piazze, slarghi quasi minuscoli che danno respiro alle masse cubiche delle case e ai volumi imponenti delle mura di cinta e del castello.

Nel silenzio di queste caratteristiche piazzette sembra quasi di sentire ancora il vocio dei borghigiani, che qui si riunivano nelle sere d’estate per le decisioni relative alla loro comunità.

Altre tracce antiche, fatte di storia e di religiosità emergono fra le viuzze ciottolate: piccoli altarini, chiesuole, croci, immagini mariane, testimoni eloquenti di una religiosità genuina, ove i santi, come arcaici numi tutelari del focolare domestico, vivono nelle case dei fedeli, nei loro altarini di legno o di pietra

Negli ambienti di queste vecchie case, tra vetusti armadi e cassoni di legno, foto ingiallite di parenti lontani, ferri di cavallo appesi ai muri come portafortuna, pochi utensili e mobili, lo stretto necessario per una vita semplice, povera di comodità, ma decorosamente bella, si muovono gli abitanti del borgo medioevale, per lo più anziani vichesi attaccati alle loro tradizioni di vita, ma sorridenti al turista e pronti a indicargli questo o quel tracciato viario per raggiungere tale torre o chiesa, condendo l’indicazione con racconti ove la storia vera si fonde alla fantasia.

In un microcosmo fatto di tante piccole bellezze: un davanzale artisticamente lavorato, un’interessante meridiana, una graziosa bifora, un’antica iscrizione, eleganti portali e altre preziose testimonianze artistiche minori, anche l’aria che si respira diventa antica.

Tra le viuzze del centro storico di Vico del Gargano, dove passano solo uomini e muli, odori di umido ci riportano nella vicina Foresta Umbra, sensazioni queste che fuggono via d’incanto, appena ci si affaccia su una delle improvvise terrazze piene di sole che qua e là coronano i tetti delle vecchie case.
Su queste terrazze, panni e fazzoletti colorati, lavati in vecchie tinozze, sbandierano al vento, quasi a voler salutare il turista; il loro non è un addio, ma un arrivederci!

Intanto mentre il sole va via, inghiottito a ovest dalla foresta, sul vecchio borgo scende la sera, nessun timore, il buio qui non fa paura, è un’occasione di bellezza, rappresenta la giusta cornice per centinaia di piccole luci che trasformano magicamente, in pochi minuti, il vecchio borgo di Vico del Gargano in una grande luminaria. Nelle case, vecchi lumi a petrolio o a spirito rischiarano gli ambienti, e poi, pian piano, anch’essi vengono spenti e nel buio restano padroni del centro storico, in un ambiente da fiaba, le fate e gli gnomi, protagonisti dei sogni dei bambini, gli stessi fantastici personaggi delle leggende popolari che le nonne e le mamme di Vico del Gargano hanno appena raccontato ai loro pargoletti.

(Estratto dal volume di Carmine de Leo, “Gargano, storia, arte, ambiente e leggende”, Foggia, 2009, volume non in vendita, ma consultabile gratuitamente presso le biblioteche locali e nazionali).

Read 350 times
Share this article

BANNER 2   News Gargano 1150x290

FABS2022 long animate

 

 

Top
Этот шаблон Joomla был скачан с сайта ДжуМикс.