Colon-sicuro. Azione: “Un po’ di sangue per diagnosi tempestiva di tumore. Pdl per progetto ricerca”

“Si chiama Colon-sicuro. È un progetto di ricerca per diagnosticare il tumore al colon attraverso il prelievo di qualche goccia di sangue ed eventualmente sostituire il più complesso e impreciso test del sangue occulto nelle feci. E il tutto per ottenere la precocità nella diagnosi e quindi la tempestività delle attività chirurgiche salvavita.

"Per far questo abbiamo presentato oggi una proposta di legge, in grado di mettere la Puglia in posizione d’avanguardia nella lotta ai tumori.”

Lo comunicano i Consiglieri regionali di Azione, Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea.

“Innanzitutto ringraziamo per il prezioso suggerimento Alessandro Azzarone e Marcello Chieppa, rispettivamente direttore dell’endoscopia digestiva del Di Venere e docente di Patologia generale all’Università del Salento.

"Il progetto di ricerca, detto in parole semplici, serve a sperimentare la possibilità di diagnosticare tempestivamente il tumore al colon-retto attraverso un semplice prelievo di sangue, così da individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon.

"Il progetto, quindi, potrebbe rilevarsi idoneo a determinare, ove concluso con successo e secondo tutte le regole della sperimentazione, anche la sostituzione del test di primo livello sul sangue occulto nelle feci (SOF), così da assicurare una maggiore precisione nell'eleggibilità al più complesso approfondimento diagnostico a mezzo di colonscopia.

"Il test SOF, infatti, ha caratteristiche aspecifiche, ben potendo registrare un esito positivo causato da motivazioni benigne e quindi diverse dalle lesioni cancerose.

"Nel dettaglio. Il progetto di ricerca, chiamato "Colon al sicuro" propone la valutazione del profilo metabolomico e lipidomico ottenuto dal siero dei pazienti risultati positivi al test SOF ed eleggibili per lo screening endoscopico, nonché la valutazione dei fattori di stile di vita che possono determinare un aumentato rischio di sviluppare neoplasia colorettale.

"Prima dell'esame, personale specializzato registrerà peso, altezza, circonferenza e forza del muscolo dell'avambraccio; verranno in seguito somministrati alcuni questionari validati per valutare lo stile di vita dei paziente per quanto riguarda ie abitudini alimentari, il livello di attività fisica e l'abitudine al fumo.

"Durante la preparazione dei paziente per l'esame endoscopico, un campione di sangue pari a 2 ml verrà prelevato e conservato a -20°C in una biobanca dedicata. Gruppi di circa 200 campioni per volta verranno spediti presso i laboratori specializzati per essere analizzati con analisi multi-omiche (metaboiomica e lipidomica).

"I risultati delle analisi -omiche verranno analizzati in forma semi-anonima (codice alfanumerico) e confrontati con i risultati oggettivi ottenuti dall'analisi endoscopica per individuare eventuali correlazioni tra i profili -omici e fattori di stile di vita dei pazienti con la presenza di lesioni pre-cancerose.

"L'obiettivo principale del progetto proposto è individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon. Il successo permetterebbe di individuare precocemente i soggetti a rischio ed intervenire tempestivamente prima che le lesioni finiscano per rappresentare un rischio per la vita dei pazienti.

"In Italia i tumori del colon retto sono un rilevante problema sanitario e si collocano al terzo posto per incidenza tra gli uomini, al secondo tra le donne. In entrambi i sessi, l'incidenza è aumentata tra la metà degli anni ottanta e gli anni novanta, seguita da una lieve riduzione della mortalità. Riguardo alla distribuzione, l'Italia è in lìnea con la media europea: 49% per gli uomini e 51% per le donne. Lo screening dei carcinomi colorettali (CCR) mira a identificare precocemente le forme tumorali invasive, ma anche a individuare e rimuovere possibili precursori.

"Attualmente le modalità esecutive dello screening del CCR prevede l'invio di un invito a recarsi alla farmacia territoriale di riferimento territoriale per ritirare il kit per l'esecuzione della ricerca dei SOF e quindi riconsegnare alla stessa farmacia la provetta adeguatamente utilizzata. Il soggetto SOF è successivamente contattato telefonicamente e invitato ad eseguire, se idoneo, la colonscopia come esame di approfondimento di II livello con l'obiettivo di evidenziare l'eventuale presenza di polipi o lesioni tumorali nell'intestino e rendere possibile la prevenzione e/o una più efficace e tempestiva la cura.

"L'obiettivo della ricerca proposta è individuare uno o più biomarcatori che si correlino con la presenza di formazioni precancerose o con la diagnosi di lesioni neoplastiche avanzate. Un tale auspicabile riscontro permetterebbe di avere a disposizioni indagini non invasive con un’alta sensibilità e specificità e quindi in grado di meglio selezionare il target della popolazione da sottoporre a colonscopia. Ciò contribuirebbe ad ottenere una maggiore appropriatezza prescrittiva endoscopica non solo nei programmi di screening, ma anche nelle prescrizioni ambulatoriali con conseguente abbattimento delle liste d'attesa ed indubbio vantaggio anche economico.

"Inoltre, il progetto prevede la valutazione di numerosi parametri legati allo stile di vita (abitudini alimentari, livello di attività fisica, abitudine al fumo), in modo da evidenziare eventuali fattori di rischio e/o fattori confondenti che possono determinare poi falsi positivi/negativi nelle analisi lipidomiche e metabolomiche.

"La durata prevista del progetto è di 2 anni, arruolando una coorte di pazienti di circa 2000 unità e comunque non meno di 1600, per ottenere una giusta significatività dei risultati, con una spesa stimata di euro 396mila.

"La proposta di legge prevede l’assegnazione del progetto, quale  centro di riferimento, all'Unità operativa semplice sugli  screening per carcinomi colorettali ed endoscopia digestiva del Presidio ospedaliero "Di Venere" di Bari, in collaborazione con l'Università dei Salento, l'Università di Salerno, l'Università di Pavia, l'Unità operativa complessa di patologia clinica del Presidio ospedaliero "Di Venere" di Bari e l'Unità operativa complessa di anatomia patologica deli'IRCCS "Giovanni Paolo II" di Bari.”

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