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A proposito di indignazione

#contrappunti

Sembrerebbe controcorrente ciò che il dott. Giovanni Ciliberti pensa e scrive. Qualcuno, ora, dirà che è di parte. Non è così. Anzi, solo un’attenta e intelligente riflessione poteva ben spiegare il malanno che si nasconde dietro un altro, anche peggiore, spesso criminale, che non va assolutamente giustificato ma affrontato anche con la discussione per essere debellato.  Tuttavia, la condanna rimane ferma, come lo sono abitudini, che Ciliberti, medico e direttore emerito U.O. Malattie Apparato Respiratorio Policlinico OO.RR. Foggia e già amministratore di Monte Sant’Angelo, cerca di spiegare per la sua lunga esperienza medica, sociale, dirigenziale.

«Nella mia lunga vita ospedaliera, vissuta per circa il 60% come responsabile del reparto, ho notato che di solito, tra coloro che si lamentavano per qualcosa inerente il ricovero, vi erano i parenti dei pazienti abbandonati in ospedale.

Quando durante le rare volte qualcuno veniva a trovarli, trovava qualcosa che non andava o si lamentava perché il personale non  corresse la 100 mt alle sue chiamate.

Ho verificato anche che, salve poche eccezioni, i pazienti che non avevano fatto studiare i propri figli erano quelli che avevano più familiari attorno.

Mi ricordo di un paziente scaricato in ospedale che oltre ad avere un'importante patologia polmonare era affetto anche da una forma di demenza assai aggressiva.

Questo paziente aveva procurato non poche lezioni ad un infermiere di Manfredonia, che nonostante fosse un palestrato, subiva le sue aggressioni non riuscendo a controllarlo.

Quando 2 settimane dopo venne la figlia  che lavorava al nord e che era stata da me chiamata perché il paziente da settimane era in dimissione, nonostante l'infermiere fosse ancora in malattia, minacciò di fare denunce a destra e manca.

Detto questo sto notando sui social e sui media accuse e condanne pesanti verso l'intera struttura della Stella Maris.

Io sono il primo a pretendere chiarezza e pene adeguate. Nel contempo mi piacerebbe che tutti gli ospiti delle RSA non fossero abbandonati nelle relative strutture anche perché la presenza continua dei familiari è un forte deterrente verso accanimenti di qualsiasi natura.

Nella struttura ospedaliera da me diretta, e questo lo può testimoniare tutto il personale in servizio, io controllavo ogni cosa tanto che a molti non ero simpatico.

Anche le RSA dovrebbero avere una figura apicale che controlli tutto quello che accade».

 

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