Dalle pagine dell’ordinanza dell’operazione Decimabis, pari a 232, escono scenari quasi impensabili per una mafia, la “società” foggiana, verosimilmente incentrata su dogmi ‘ndranghetisti. Quasi tutti imparentati tra loro, poi divisi, ma sempre uniti nel loro “codice d’onore” di non parlare, rimanere uniti e uccidere chi tradisce. Tuttavia e per i vari arresti svolti nei mesi precedenti che ha visto la decapitazione apicale della “società”, con l’arresto dei “mammasantissima, qualcuno avrebbe voluto creare una nuova batteria. A confermarlo un eccellente pentito della “società” foggiana, Carlo Verderosa che svela i retroscena, confermando la tentata ascesa dei Frascolla-Lanza-Palumbo. Poi tutto si è ridimensionato confermando le storiche batterie.
E sempre dall’ordinanza c’è la ormai acclarata vicinanza della “società” foggiana alla mafia garganica, con la quale ha storicamente sempre intrattenuto amicizie, e la mano protettiva a quella dell’Alto Tavoliere. In particolare c’è la conferma con quella del “clan dei montanari”, con quella costiera manfredoniana e mattinatese, con quella viestana, da sempre bracci per gli affari illeciti dell’apicale “società”, che anni addietro hanno “ospitato” la latitanza di alcuni boss foggiani. Un’affiliazione basata sul rispetto reciproco, che riconosce i boss foggiani vertici indiscussi degli affari mafiosi e mediatori per ristabilire la pace tra alcuni vertici dei clan, dopo la cattura degli storici capi, conferendo mandati temporanei per continuare il loro business.
C’è anche il filone con quella dell’Alto Tavoliere, fulcro per lo smercio della droga, e canale preferenziale per la veicolazioni delle armi utilizzate dalla mafia foggiana.
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