Era da quando si è sciolta la Commissione parlamentare sul Caso Moro che sulla stampa non uscivano articoli. Con il Governo Conte 1 e 2 e poi con quello Draghi non si parla più dell’assassinio del Presidente Aldo Moro. È un danno alla democrazia, alla verità che stava venendo a galla con il certosino instancabile lavoro svolto dalla Commissione. Centinaia di pagine con altrettante rivelazioni. Ma ce ne sono altre ancora secretate che andrebbero analizzate e rese pubbliche. Peccato che questo Governo non abbia avuto la volontà e lungimiranza di far continuare un lavoro investigativo che avrebbe conferito giustizia non solo a Moro ma anche alla scorta, trucidata in via Fani a Roma.
Nelle ultime ora sono uscite altre rivelazioni. A darne notizia è l’ANSA, con Marco Maffettone, che rivela una sconcertante verità. Nell’abitazione dell’ex brigatista Persichetti son stati trovati documenti secretati prodotti dalla Commissione parlamentare sul Caso Moro.
Ma chi è Persichetti. Negli anni '80 militò nelle Brigate Rosse-Unione dei Comunisti combattenti. Fu accusato e arrestato per 22 anni per concorso morale nell'omicidio del Generale dell'Aeronautica Militare Licio Giorgieri, ucciso nel marzo del 1987 in un agguato terroristico a Roma. Persichetti per diversi anni visse in Francia, per poi essere estradato nel 2002. Nel 2014 fu scarcerato, dedicandosi alla libera attività di studio e di ricerca storica. Le cronache raccontano che Persichetti venne arrestato e liberato dopo 14 mesi, grazie all'intervento del presidente francese François Mitterand, e, nonostante alla fine il governo Balladur avesse deciso a favore della sua estradizione in Italia, a stopparne l'esecuzione fu l'arrivo all'Eliseo di Jacques Chirac, contrario a rimettere in discussione la dottrina Mitterrand. Il caso Persichetti si chiuse quasi dieci anni dopo. Difatti il 24 agosto del 2002, dopo essere stato fermato dalla Polizia francese, l'ex BR venne consegnato nel corso della notte alle autorità italiane sotto il Tunnel del Monte Bianco in virtù di quell'estradizione concessa ma mai eseguita.
Ma Persichetti come è venuto in possesso dei documenti riservati? Una domanda che pone in essere più risposte ma tutte riconducibili a un soggetto, la talpa. Chi sarà la talpa? Appartiene a qualche organo istituzionale? È caccia alla talpa.
Più che soffermarci sulla talpa e alla sua caccia, c’è da porsi altre due domande, più rilevanti per il Caso Moro. Sarà la solita storia di depistaggi ai danni di chi con la Commissione stava davvero facendo luce sul Caso Moro? E se invece di depistaggio fosse l'input per una svolta al caso?
Se così fosse nei primi interrogativi Persichetti sarebbe al centro di una spy story, tutta incernierata sul ruolo che riveste l’ex brigatista e sulla talpa. Nei secondi punti di domanda, invece, questo nuovo filone sul Caso Moro potrebbe innescare una serie di rivelazioni, uno per volta ma con agnelli sacrificabili, per conoscere particolari che solo chi era della Commissione sa. Il Governo, in questo caso, potrebbe far un passo supplementare, anche per tutelare documenti e chi ne è a conoscenza, evitando altre fughe di notizie, riaprire il Caso Moro con la Commissione che nella precedente legislatura ha rivelato retroscena e soprattutto nomi.
Tornado alla notizia dell’ANSA , di Marco Maffettone, si legge testualmente:
«Una serie di documenti riservati "fuoriusciti" dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sequestro e sull'omicidio di Aldo MORO. E' l'oggetto del nuovo capitolo giudiziario relativo a quanto avvenuto nel 1978.
Documenti che sono stati trovati nella disponibilità dell'ex brigatista Paolo Persichetti, finito nel registro degli indagati a Roma per le accuse di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo e favoreggiamento. Su disposizione del PM Eugenio Albamonte, l'ex terrorista è stato oggetto di una perquisizione domiciliare l'8 giugno scorso da parte degli agenti della Digos.
L'indagine è stata avviata nello scorso mese di febbraio alla luce di una informativa depositata in procura. Obiettivo di chi indaga è capire come Persichetti, che da anni svolge attività di studio e di ricerca storica, sia entrato in possesso dei documenti riservati e se ci siano altre persone coinvolte.
Secondo le nuove accuse l'ex brigatista farebbe pare di una associazione sovversiva attiva dal 2015. In un lungo intervento sul sito Insorgenze.net, l'indagato respinge gli addebiti e ricostruisce quanto avvenuto cinque giorni fa. "La libera ricerca storica è ormai divenuta un reato. Secondo la procura da cinque anni e mezzo sarebbe attiva in questo Paese - afferma - un'organizzazione sovversiva (capace di sfidare persino il lockdown) di cui nonostante le molte stagioni trascorse non si conoscono ancora il nome, i programmi, i testi e proclami pubblici e soprattutto le azioni concrete". L'ex brigatista prosegue aggiungendo che ciò "che è chiaro fin da subito è l'attacco senza precedenti alla libertà della ricerca storica, alla possibilità di fare storia sugli anni 70, di considerare quel periodo ormai vecchio di 50 anni non un tabù". E ancora: "mi sono state sottratte le tonnellate di appunti, schemi, note e materiali con i quali stavo preparando diversi libri e progetti. Quel che è avvenuto è dunque una intimidazione gravissima che deve allertare tutti in questo Paese, in modo particolare chi lavora nella ricerca, chi si occupa e ama la storia". Dal canto suo l'avvocato difensore, Francesco Romeo, fa sapere di avere già presentato ricorso al tribunale del Riesame per chiedere il dissequestro del materiale.
L'indagine che coinvolge Persichetti viaggia parallela a quella avviata a Roma, sempre sulla vicenda MORO, e che ha portato nel marzo scorso gli inquirenti a prelevare un campione di Dna ad una decina di persone tra cui l'ex BR toscani Giovanni Senzani e Paolo Baschieri. Gli accertamenti sono finalizzati a confrontare il codice genetico con quello repertato sui mozziconi di sigarette trovati in una delle auto utilizzate il 16 marzo del 1978 per sequestrare il presidente della Dc».
Ombre e luci sul Caso Moro che si susseguono, creando un cono d’ombra che nasconde intrighi, anche internazionali, senza far giustizia a chi oggi attende il vero nome del mandante dell’eccidio di Via Fani e dell’assassinio di Aldo Moro, consumati in più scenari e con molti attori italiani e esteri.