È Mattarella bis il 13esimo Presidente della Repubblica Italiana

All’ottavo scrutinio, con 505 voti del quorum, alle ore 20:19, per un totale di 759 preferenze, il Parlamento ha eletto Sergio Mattarella riconfermandolo Presidente della Repubblica Italiana per il settennato 2022 - 2029. Nella storia della Repubblica è il 13esimo Capo dello Stato. Elezione con grandi numeri, quasi una standing ovation, che ha unito chi finora era diviso. È il secondo risultato assoluto nella storia delle elezioni presidenziali, con gli oltre 1009 grandi elettori.

E ora godiamoci Sanremo 2022, almeno lì le canzoni sono arte. E chissà se questo Parlamento riprenderà a lavorare unito per l'Italia.

Una decisione per certi versi sofferta da alcune aree e correnti del Parlamento, che ha trovato la quadra dopo ore di consultazioni tra le varie parti politiche, pur avendo avuto mesi di tempo per farlo.

Dopo i vari tentativi di eleggere una donna e poi un uomo di lungo corso, svaniti dalle solite diatribe di partito, le parti sono convenute su un nome di parte, riconfermando l’uscente che si era già trasferito nella sua Palermo. Mattarella sarebbe risultata l’unica figura che potrebbe ridare stabilità all’ormai zoppicante esecutivo e credibilità a una nazione che con l’attuale teatrino per il Quirinale ha dato in pasto ai media internazionali gag politiche da bar. In una notte si è risolto il dilemma. Se la notte porta consiglio, l’ha fatto solo per loro, non per il fu Belpaese.

Politicamente è stata una forzatura, non una scelta liberamente Costituzionale. Ciò, tuttavia, non esclude che possa essere la scelta giusta al momento giusto, visti gli strafalcioni politici di un Transatlantico ormeggiato alla banchina della totale scialba politica che è in atto. Si deve ricordare che questo Parlamento è frutto di numerosi trasformismi di partiti, anche nuovi, cambi di casacche e migrazioni, con più esecutivi totalmente diversi e con una forza politica che ha saputo cogliere la palla la balzo pur di rimanere in auge. Politicamente la nuova investitura è la speculare sconfitta della politica, che non è collassata perché non c’è mai stata, che continua ad arrabattare cariche, nella totale cialtronaggine di attori non capaci di ridare la “P” maiuscola alla semantica dell’arte di governo.

Insomma, squadra vincente non si cambia. La bolla di sapone è scoppiata. Al Quirinale ritorna Mattarella, purtroppo circondato da politicanti, non politici, incompetenti. La Democrazia ha perso l'opportunità di cambiare passo, anche con una donna come Capo dello Stato. Tutto rimane invariato, vincono i soliti capannelli.

Al Quirinale rimane l’espressione, ora plastica, di un centrosinistra fiancheggiato dai pentastellati, che continua a ottenere premiership, con un centrodestra rimaneggiato, pur con numeri superiori, al bandolo della matassa di un sistema al quale deve rimanere saldamente incollato per governare. Anche questa volta i “giussaniani” non hanno mostrato forza, contemplando alla fine il vero motivo di questa legislatura, che consegna la leadership ai tricolori fiammeggianti guidati dalla regia del Cavaliere, con l’occhiolino “leopoldino”.

Vince la sciatteria di giorni di attese, di spese di soldi pubblici, di comunicati di facciate e del “volemose bene” e del “ho famiglia”, della poltrona, della paura di andare a casa senza pensione. Tutti ora dicono “…abbiamo un Governo più forte”, dileggiando il Popolo che dovrebbe essere Sovrano.

Unico scampato da questo teatrino di maschere è proprio Sergio Mattarella, raccolto in questi giorni in religioso silenzio nella sua Palermo che non voleva il bis e ora giunto a Roma, ora dovrebbe stimolare il cambio dell’articolo 83 della Costituzione Italiana.

Ciò fa pensare.

È ora che il Presidente lo elegga il Popolo Italiano.

Ad Maiora!

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