G. Grassi su terrorismo e vicenda Moro: «Quante falsità e quanto lavoro per dimostrare la verità». L’audizione del 10 giugno 2015, a domanda risponde

L'on. Gero Grassi, membro attivo e vicepresidente della seconda commissione parlamentare sul Caso Moro, ora sciolta, ritorna sulla vicenda che da oltre quarant'anni tiene con il fiato sospeso italiani e stranieri. Una vicenda che ha segnato la storia dell'Italia in tutta la sua completezza e che a oggi non trova la giusta risposta per la vera verità. Di seguito, dopo l'introduzione di Grassi, il testo completo dell'audizione del 10 giugno 2015 dove emergono dati e fatti che hanno riscritto l'inchiesta.

Gero Grassi: «Inoltro le controdeduzioni alle relazioni della DIGOS, presentate dallo scrivente e dai colleghi Caterina Pes e Marco Carra, in merito alla ricostruzione della dinamica di via Fani, in Commissione Moro. Credo che moltissime nostre osservazioni siano state recepite e considerate valide. In ogni caso appare chiaro che la ricostruzione fatta nel famoso Memoriale Morucci-Faranda dell’agguato di via Fani, poi diventata la versione ufficiale delle Brigate Rosse, alla luce delle considerazioni attuali, sia da considerare palesemente parziale, riduttiva e non rispondente alla verità. Troppe ferite di questo Paese non si sono rimarginate per l'incapacità delle Istituzioni di accertare con chiarezza la verità. Quella verità che oggi alcuni ritengono inutile da ricercare pur sapendo, perché uomini saggi , che essa sola spazzerebbe via per sempre ombre e misteri sui quali si sorride, banalizzando fatti e circostanze concrete e documentate . Oggi è fondamentale sostenere e divulgare correttamente il lavoro faticoso della Commissione ‘Moro’. Dobbiamo essere tutti donne e uomini impegnati a riscrivere una pagina della nostra storia, con parole nuove di verità e giustizia, forse volutamente dimenticate, perché il primo dovere che appartiene a tutti noi è riavviare quel percorso di crescita civile e democratica del popolo italiano, interrotto dalla tragedia che costò la vita ad Aldo Moro e che Lui ci ha lasciato in eredità».

ROMA 9 LUGLIO 2015. GERO GRASSI

COMMENTO CRITICO ALL'AUDIZIONE  DEL 10 GIUGNO 2015 RILEVAZIONI SU VIA FANI.  PRESENTATO DALL’ONOREVOLE GERO GRASSI con il quale hanno collaborato gli ONOREVOLI MARCO CARRA e CATERINA PES NELLA SEDUTA DELL’ 8 LUGLIO 2015.

19/1 AUSTIN MORRIS ROMA T50354 DI BONANNI

Appaiono superficiali e non risolutive le considerazioni in merito alla presenza di questa automobile. L'Austin Morris è stata parcheggiata al posto solitamente occupato dal furgone di Spiriticchio, cui la notte prima le Brigate Rosse hanno tagliato le gomme. Secondo la perizia dell’epoca, due persone, ubicate proprio nei pressi dell’Austin Morris (DIGOS 16 marzo 1978, ore 10,15), sparano su Leonardi e Rivera. Non si evince dalla Relazione se sia stato effettuato lo 'sbossolamento'. Si ricorda che lo 'sbossolamento' da movimento è tracciabile.

1) La dizione esatta dell’auto, posizionata su via Fani il 16 marzo 1978, a destra delle auto del Presidente Aldo Moro, targata ROMA T50354, è AUSTIN MORRIS e non Mini Cooper;

2) Il titolare dell’auto PATRIZIO BONANNI inizialmente non ricorda l’intestatario dell’auto stessa e sostiene che può appartenere alla società ‘Poggio delle Rose’. Crediamo sia versione sospetta, considerato che l’assicurazione dell’auto è intestata proprio a BONANNI. Perchè non è stato fatto rilevare?;

3) Occorre una valutazione del fatto che BONANNI, come lui stesso dichiara, non è mai stato ascoltato precedentemente, tranne in occasione della consegna dell’auto. Trattasi di procedura omissiva considerato che l’auto, almeno per il posizionamento, è centrale nella scena del rapimento ed è riconsegnata al proprietario solo una settimana dopo;

4) La richiesta a BONANNI di appartenere ai Servizi Segreti appare pleonastica perché, tranne che per gli agenti ufficiali, non esistono elenchi di collaboratori esterni;

5) Si precisa che la Società FIDREV è azionista di maggioranza della IMMOBILIARE GRADOLI. Svolge assistenza tecnica attraverso le società del SISDE GUS e GATTEL. Ricordiamo la dichiarazione del 6 ottobre 1993 di PASQUALE DE ROSA, responsabile Ufficio Amministrazione e Logistica del Sisde alla commissione amministrativa incaricata di far chiarezza sui fondi neri del Sisde: ‘La FIDREV faceva un lavoro preziosissimo ... perché era tutto finto. Le automobili venivano comprate sotto il nome di società di copertura ’. Appare, dunque, superficiale ed affrettata la conclusione che le società dei Servizi siano estranee ai fatti;

6) La Società POGGIO DELLE ROSE è stata costituita con atto del notaio VITTORINO SQUILLACE, già funzionario del Viminale, poi notaio di fiducia dei Servizi Segreti;

7) E’ necessario valutare il motivo per cui il Sostituto Procuratore LUCIANO INFELISI, che dispone le foto di tutte le auto di via Caetani, nulla produce per le auto di via Fani. Analogamente non si evince dalla Relazione se la balistica di via Fani è stata comparata a quella di via Caetani;

La Relazione sostiene che presso la Camera di Commercio di Roma è stato verificato che la KIRIA Costruzioni Edilizie aveva socia la signora LEDA MARCHESI, madre di PATRIZIO BONANNI e moglie di LANFRANCO. Da una nostra ricerca non risulta che la signora LEDA MARCHESI sia socia della KIRIA, costituita il 29.11.1965 ed iscritta nel Registro ditte con il numero RM-292326. La signora, invece, risulta socia di altre società. Dal 2010 nell’Archivio digitalizzato esiste una signora LEDA MARCHESI della quale non è riportato il codice fiscale. Ne consegue che risultano due LEDA MARCHESI, una con codice fiscale e l’altra senza. La LEDA MARCHESI senza codice fiscale risulta coinvolta solo nella società RESIDENZIALE SOLE E MARE;

9) PATRIZIO BONANNI dichiara che: ‘In quel periodo aveva la disponibilità di un appartamento in via Mario Fani 109, senza affacci su detta via, ove si recava saltuariamente .’ Non ricorda, stranamente, se avesse un contratto con l’ENPAF o se l’appartamento gli fosse ceduto da un amico;

10) La ENPAF acquista dalla Kiria il palazzo di via Fani nr. 109-111-113 il 4 aprile 1967, palazzo costruito da BONANNI. Venduto il palazzo, la società viene sciolta.

29/0 REPERTI

1) Perché non viene specificato di quali reperti si tratta?

56/1 BRUNO BARBARO

La Relazione è troppo vaga sulla persona di BRUNO BARBARO, testimone rilevante.

1) E’ riferito che BRUNO BARBARO, nella sua testimonianza del 16 aprile 1994, resa come persona presente all’eccidio di via Fani, seppur a pochi metri di distanza, in quanto è su via Stresa, non ricorda se fosse presente una moto durante il rapimento Moro;

2) Nella registrazione dell’intervista di BRUNO BARBARO, data al giornalista DAVID SASSOLI, disponibile su youtube, BARBARO dichiara senza dubbi la presenza della moto;

3) La Relazione evidenzia, a pagina 12, la contraddizione, ma non approfondisce l'ambiguità della dichiarazione dello stesso BARBARO;

4) BARBARO dichiara di aver coperto con un giornale il volto del poliziotto IOZZINO, ucciso e riverso per strada; di aver sentito respirare ancora il poliziotto ZIZZI; di aver visto sopraggiungere l’ing. ALESSANDRO MARINI; poi aggiunge di essere stato allontanato ‘ da un giovane, sceso con una paletta in mano, da un’Alfa Romeo Giulietta di colore bianco, sopraggiunta a forte velocità’ , persona ‘di bassa statura con soprabito chiaro con in mano una paletta della polizia ’;

5) E' necessario approfondire: chi è la persona individuata da BARBARO e a quale Alfa Romeo Giulietta di colore bianco si riferisca;

6) La dichiarazione del BARBARO di non avere rapporti con il cognato, il Colonnello BRUNO PASTORI STOCCHI, non è suffragata da alcuna testimonianza o prova documentale;

7) BARBARO smentisce il suo geometra GIULIANO PROTO circa le dichiarazioni fatte al regista GIUSEPPE FERRARA e relative alle attività sospette della ditta IMPRESANDEX. Non è dato sapere chi menta e la Relazione non produce alcuna considerazione a proposito;

La Relazione sostiene che ‘gli accertamenti effettuati dal Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia in ordine a BARBARO e alle sue società non hanno evidenziato alcun rapporto con i Servizi di Sicurezza’ . Questa dichiarazione non esprime alcuna certezza, visto che BARBARO non è dipendente dei Servizi stessi.

54/1 MARIA IANNACCONE E TULLIO MOSCARDI

1) La signora MARIA IANNACCONE, coniugata con TULLIO MOSCARDI , proprietario della Mini Minor Roma T32330, parcheggiata dinanzi al bar Olivetti, dichiara che abitavano sopra il bar Olivetti di via Fani, ma che non ricorda quali amici del marito avessero prestato l’appartamento nel quale vivevano;

2) Circostanza molto strana quella di non sapere il proprietario della abitazione in cui si vive. La Relazione, pur evidenziando il punto, omette considerazioni critiche;

3) TULLIO MOSCARDI, il 23 novembre 1979, dichiara al giudice Francesco Amato: ‘Mi riporto integralmente a quanto dichiarato alla P.G. dopo che la SV mi ha dato lettura del relativo verbale, ma preciso che erroneamente è stato scritto ‘civico 106’. Io volevo riferirmi al numero 109 dove all’epoca era sita la mia abitazione come domicilio effettivo’ ;

4) La signora MARIA IANNACCONE dichiara di aver visto una o due persone, non ricorda il numero, con il viso coperto da una specie di calzamaglia nera sul viso con una maschera. La Relazione a proposito non dice nulla, né esiste traccia di questo nella esposizione grafica dell’eccidio. Nè mai i brigatisti hanno parlato di uomini mascherati. Negli atti della Magistratura si evince, però, che la persona con il passamontagna è quello della Honda. E' possibile approfondire questo aspetto? Così come di quante persone indossavano il passamontagna?;

5) La Relazione sostiene che ‘gli accertamenti effettuati dal Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia in ordine a MOSCARDI e alle sue società non hanno evidenziato alcun rapporto con i Servizi di Sicurezza’ . Questa dichiarazione non esprime alcuna certezza visto che MOSCARDI non è dipendente dei Servizi;

6) Analogamente non ha alcun valore la dichiarazione della moglie a proposito del rapporto del marito con i Servizi.

66/1 ARMI VIA FANI

1) La Relazione non chiarisce se siano compresi i colpi estratti dai corpi delle cinque vittime di via Fani. Parla, invece, di possibilità di colpi smarriti. Partendo dai verbali di rinvenimento e sequestro si può tracciare il movimento di chi li ha presi e chi ha aperto i plichi;

2) Nella Relazione è scritto: ‘Tra i reperti consegnati da Benedetti indicati come riconducibili a via Mario Fani, sono risultati presenti due bossoli calibro 38 Special e due bossoli calibro 22 L.R. con relativi quattro proiettili’ e ‘risulta che gli stessi non erano stati sequestrati in via Fani, ma recuperati da un sottufficiale dell’Arma in località Mazzalupo… ‘. Si evidenzia l’anomalia della affermazione: nei reperti di via Fani sono inseriti bossoli trovati in altro luogo? Si segnala che Benedetti è ancora in vita;

3) Si evidenzia che la Relazione riferisce un passo della prima perizia balistica (Benedetti), nel quale è certo che i bossoli calibro 9 parabellum sono parte di stock di fabbricazione non destinata alle forniture standard dell’Esercito, della Marina e dell’Aereonautica Militare Italiana. Non è considerato il noto documento ‘Spinella-De Francesco’ del 27 settembre 1978, nel quale si dice che: ‘dagli esami compiuti dai periti su alcuni bossoli rinvenuti in questa via Fani, risulterebbe che le munizioni usate provengono da un deposito dell’Italia settentrionale le cui chiavi sono in possesso di sole sei persone ’. E' possibile ricostruire la vita della munizione e va ricordato che il calibro 9 Parabellum all'epoca era solo per i militari.

155/1 e 195/1 ALFASUD UCIGOS ROMA S88162

1) La Relazione riporta la testimonianza dell’autista dell’Alfasud, il poliziotto della Digos EMIDIO BIANCONE (talvolta scritto BIANCONI), secondo il quale quella mattina giunse in via Fani, insieme ai dottori SPINELLA e GIANCRISTOFARO solo ‘dopo pochi minuti dall’agguato, tanto che era presente una Volante della Polizia ’. Si tratta della Volante di Montemario, sopraggiunta mentre l’ultima auto delle Brigate Rosse va via?;

2) Dalla documentazione si evince la presenza di tre auto giunte nella immediatezza dell’eccidio: a) Alfa Romeo Giulietta di colore bianco indicata da BARBARO; b) l’Alfasud di colore beige di SPINELLA; c) la Volante di Montemario della quale parla il testimone DI LEVA. Necessitano maggiori informazioni sulle tre auto perché solo della Alfasud abbiamo tutti i dati ed inoltre è necessario escludere che l’auto della quale parla BARBARO sia quella di SPINELLA; vanno verificati i rapporti ed i registri dell'epoca. Sappiamo per certo che in alcuni casi i registri dei turni sono stati rintracciati anche per l'anno 1945;

3) BIANCONE sostiene che ‘si trovavano in Questura e non appena il dottor Spinella aveva avuto notizia di quanto accaduto erano partiti ed avevano raggiunto via Fani ’. E’ necessario chiarire come siano potuti giungere 'nella immediatezza dell’agguato', come riportato più volte nella Relazione, visto che l’auto proveniva dalla Questura di via Genova, che dista da via Fani 8,7 km. e si percorre in 19 minuti senza traffico ed in 21 minuti con il traffico (percorso dal Lungotevere Flaminio). Passando, invece, per via della Camilluccia la distanza diventa di 8,3 km. e i tempi di percorrenza sono 24 minuti con traffico e 22 senza. Pur considerando che l’auto viaggiasse a velocità sostenuta, come sostiene BIANCONE, è necessario tener conto che, dal momento in cui SPINELLA sarebbe stato informato dell’eccidio, BIANCONE perde svariati minuti non quantificabili per tentare di liberare l’auto a disposizione di SPINELLA, imbottigliata nel parcheggio della Questura, tanto da decidere alla fine di utilizzare l’Alfasud di Giancristofaro;

4) BIANCONE descrive il percorso : ‘Uscendo dalla Questura, percorremmo via Nazionale, piazza Venezia, corso Vittorio Emanuele. Superato il Tevere imboccammo via della Traspontina e superato il quartiere Prati, giungemmo a piazzale Clodio, quindi imboccai la ‘panoramica’ fino alla via Trionfale, poi via Igea e via Fani. Andammo molto veloci e ritengo di avere impiegato circa quindici minuti o poco più’;

5) La descrizione dell’intero spostamento di SPINELLA, dal momento in cui viene avvisato in Questura al momento in cui giunge in via Fani, lascia aperti molti dubbi: se è corretta la descrizione di BIANCONE, il dirigente della Digos SPINELLA arriva in via Fani con l’Alfasud intorno alle 9,25 - 9,30;

6) Considerato che l’agguato inizia all’incirca alle ore 8,55 e che alle 9,03, secondo la relazione della Commissione Moro 1, la notizia arriva in Questura. SPINELLA tecnicamente è stato avvisato dopo le ore 9,03;

7) Ove tutto questo fosse corrispondente a verità, all’arrivo di Spinella in via Fani si trova già la signora MORO che il 1° agosto 1980, alla Commissione Moro, dichiara: ‘ Sono arrivata in via Fani un quarto d’ora dopo’ (N.D.R. cioè non oltre le ore 9,15). ‘Le autorità sono arrivate dopo di me dieci o quindici minuti. Mi hanno detto in maniera precisa: sono state le B.R. ’ (Si fa notare che la prima telefonata di rivendicazione brigatista è all’Agenzia ANSA, ore 10,10 del 16 marzo 1978);

Ci chiediamo come mai BIANCONE non parli della signora MORO che era sul posto al suo arrivo e che, ovviamente, non poteva passare inosservata;

9) In merito all’arrivo delle auto della Polizia in via Fani: il poliziotto BIANCONE sostiene che all’arrivo in via Fani con SPIN ELLA, in base alla sua descrizione intorno alle 9,25 -9,30, trova una sola Volante con i colori di istituto. N on si capisce come sia possibile che una sola auto della Polizia sia giunta in via Fani visto che, sostiene BIANCONE: ‘Già nei pressi di via Nazionale alla radio si sentivano comunicazioni relative a quanto accaduto in via Fani’;

10) E' possibile disporre di un elenco delle auto della Polizia sopraggiunte in via Fani?

PERIZIE BALISTICHE

La ricostruzione della Polizia Scientifica dell’agguato di via Fani contraddice molti atti processuali, in relazione alla provenienza da destra di una parte dei colpi esplosi. Analogamente contraddice le testimonianze di quanti nel 1978 dissero di aver sentito prima gli spari a colpo singolo, poi le raffiche. Non è comprensibile come si sia giunti a questa conclusione, considerando che:

1) La Procura Generale di Roma l’11 novembre 2014 sostiene: 'Si ritiene che le modalità esecutive della strage non sono quelle di Morucci e Moretti. I partecipanti furono molti di più dei brigatisti (9 o 12) indicati da Morucci e che non tutti i partecipanti erano brigatisti. Ben potendo le persone di cui si è negata la presenza, appartenere ad altre organizzazioni terroristiche, agenti destabilizzanti infiltrati da strutture segrete paramilitari con funzione di congiunzione tra gerarchie politiche e civili e gerarchie militari unite nella lotta al comunismo, sia appartenenti alla malavita organizzata ';

2) Le perizie balistiche ed i testimoni oculari, a differenza di Morucci che nel suo Memoriale parla di colpi esplosi da 4 brigatisti, attestano che a sparare fu un numero più elevato di killers;

3) Il Rapporto Digos, inviato alla Procura di Roma, il 17 marzo 1978, parla di ‘ 9 killer, a parte le coperture’. Sul lato destro indica la presenza di 2 persone vicine l'Austin Morris, mai individuate e di un altro tiratore armato di mitra. Quest'ultimo sparò verso il carabiniere Ricci, autista di Moro. Poi si fece indietro per allargare il raggio di azione e sparò sull'Alfetta. Il maresciallo LEONARDI venne ucciso da un altro tiratore. La tesi dei 9 killer è ripresa dalla Sentenza della Corte d’Assise del 21 gennaio 1983 (Commissione Moro 1, volume 127, pagine 159-160);

4) La perizia, disposta dal Pubblico Ministero ANTONIO MARINI il 2 giugno 1993 nell’ambito del Moro-quater, riprende la tesi già suffragata nella perizia del 1981 e cioè che a sparare in via Fani furono 7 armi. I periti aggiungono alle armi dichiarate dai brigatisti una ulteriore pistola, accertando che l’attacco fu portato da entrambi i lati della strada. Analogamente la perizia dice che LEONARDI fu ucciso con una pistola 7.65 e dal lato opposto della strada, diversamente da quanto dice Morucci. Tra l’altro l’unico brigatista ad avere la pistola 7,65 è BONISOLI che non ha sparato a LEONARDI. (Commissione Terrorismo e stragi, 23 febbraio 1994, pagine 32 e 33). La posizione di LEONARDI, raffigurata dalla ricostruzione della DIGOS, è frutto di una supposizione. Una persona esperta come LEONARDI sapeva bene che non avrebbe potuto difendere Moro voltandosi, ma solo sparando. Non ne ha avuto il tempo. Potrebbe darsi che LEONARDI, sentiti i primi spari, si sia leggermente voltato verso il carabiniere RICCI, così come indica la posizione del suo corpo;

5) La slide della Polizia di Stato relativa alle traiettorie dei 9 colpi che attinsero LEONARDI mostra freccette rosse, da sinistra a destra. Questo è in contraddizione con le precedenti perizie. Da cosa è stato dedotto visto che non è stato possibile effettuare nuovi esami oggettivi sul cadavere?

6) Dei nove colpi che hanno attinto LEONARDI, tutti provenienti da sinistra, secondo la rilevazione, due hanno colpito parti vitali, uno al capo finito poi sul cuore. Gli stessi colpi sarebbero potuti provenire da destra anche se ciò è stato esclusa perché, essendo mortali, LEONARDI non si sarebbe più potuto muovere. Si può ipotizzare che questi primi spari (1-2) abbiano ucciso sul colpo LEONARDI mentre si stava voltando verso l’autista RICCI ed è quindi scivolato inanime sul sedile da dove poi è stato attinto dai restanti colpi (7-8) sparati da sinistra;

7) La Relazione della Scientifica non tiene conto della testimonianza di LALLI , 16 marzo 1978, Legione Carabinieri Roma, in base alla quale c’era un tiratore con 'caricatore molto lungo, tipico di quelli a doppia alimentazione'. (Vedi volume 30 Commissione Moro 1, pagina 24). Questa arma non è descritta nemmeno da Morucci. LALLI aggiunge: ' Mi colpì la padronanza del tiratore che sparava tenendo la mano sinistra sulla canna e con la destra, imbracciato il mitra, tirava con calma e determinazione ‘. (Vedi volume 4 Commissione Moro 1, pagina 493). Come è noto i tiratori addestrati militarmente non toccano mai il caricatore durante l'azione, perché il caricatore è sensibile e porta ad inceppamento;

L’Ing. ALESSANDRO MARINI nel 1978 parla di 8 sparatori. La signora EUFEMIA EVADINI nel 1978 parla di 7 o 8 sparatori. Ricordiamo che i brigatisti parlano di armi che sono residuati bellici e che si inceppano. Il BR FIORE non spara nemmeno un colpo. Il BR BUONAVITA dice che in via Fani 'avevano armi scassate con qualcuno dei 4 BR che se la faceva sotto'; MORUCCI parla di 4 brigatisti poco esperti di armi e non cita i tiratori esterni;

9) Le Brigate Rosse negano la presenza del tiratore scelto, sostenuta dal testimone LALLI e dalle perizie balistiche come sostiene la Procura Generale di Roma nel novembre 2014;

10) Prima perizia balistica del 1978: su 93 bossoli repertati, i periti sostengono che 49 fossero stati esplosi da una delle 5 armi dei BR perché la sesta era quella del poliziotto IOZZINO;

11) Seconda perizia balistica del 1994: parla di 68 colpi invece di 93. In entrambe c'è un tiratore scelto che spara molti colpi;

12) Perizia balistica 1 ottobre 1983: L'esame della FIAT 130 dice che i colpi esplosi erano diretti ad evitare MORO e avevano direzione avanti-dietro, sinistra-destra per il carabiniere RICCI;

13) Per il maresciallo LEONARDI, invece, la direzione era destra-sinistra, leggermente dietro-avanti, ma certamente alto-basso (Commissione Moro volume 45, pagina 36). La Perizia attuale sostiene, cosa non dimostrabile, che Leonardi abbia effettuato una giravolta porgendo ai killer il fianco destro. Se ciò fosse vero LEONARDI sarebbe posizionato tra i due sedili, invece così non è. Tutte le perizie sostengono che LEONARDI sia stato colpito da destra, essendo tra l’altro il più addestrato e pericoloso della scorta del Presidente MORO;

14) Inoltre appare incontrovertibile che LEONARDI e RIVERA sono stati sparati da destra perché entrambi presentano tramiti intrasomatici con andamento da destra verso sinistra e quindi con partenza degli spari da destra verso sinistra;

15) La tesi che sostiene che era impossibile sparare contemporaneamente a Ricci e LEONARDI appare debolissima ed è contraddetta dall’analisi dell’auto e dei colpi sui cadaveri. LEONARDI, ove non fosse stato sparato da destra, come IOZZINO e ZIZZI, sarebbe sceso dalla parte destra dell’auto;

16) Affermare che solo due persone hanno sparato la Fiat 130 è errato, in quanto contro l’auto risultano colpi calibro 9 x 19 parabellum provenienti da due armi diverse (una con canna 6dx da 1,60 ed una con canna a 6dx da 1,10). In aggiunta venne utilizzata una pistola 7,65 parabellum con almeno due colpi;

17) E’ certo, a differenza della tesi di MORUCCI, che chi aveva la pistola 7,65 esplose due colpi contro la Fiat 130;

18) Forse occorre un'analisi dettagliata delle armi utilizzate delle BR prima e dopo il caso Moro e capire chi ha fornito le armi ai BR e dove siano andate a finire dopo l'azione;

19) Perché non è ricostruita la storia delle armi?;

20) Non si trova più il mitra M12 ma conosciamo la matricola e non ricostruiamo la storia?;

21) Come mai Benedetti, che è un professionista privato conserva ancora bossoli e proiettili presso un ente dove non presta più servizio? Tecnicamente la procedura si chiama ‘perdita della linea di custodia’. Ricostruiamo tutti i passaggi dei prelievi e affidamenti dei reperti in modo da capire chi e perché li ha presi?;

22) Come mai Benedetti possiede bossoli e reperti di altri fatti dove sono presenti le BR e a che titolo li usa per scopi privati?;

23) Come mai Benedetti usa il banco di prova che è un ente statale come suo deposito personale? Forse non può detenere certe cose a casa?;

24) Come mai mancano i due proiettili sul corpo di LEONARDI, quello sulla Austin Morris e le due cartucce a terra?;

25) La pistola Walther, con matricola abrasa, dove è? Perché non ricostruiamo la matricola e la storia di un’arma così rara che sicuramente non può venire da un furto in armeria, visto che all'epoca il calibro 9 parabellum era vietato?;

26) La Relazione parla del caricatore ma non si evince nessuna prova per vedere in quale arma è possibile usarlo;

27) E' possibile avere tutte le CT e perizie balistiche vecchie, visto che sono state messe su cd?:

28) Si parla di punto centrale dello sbossolamento ma nessuno ha effettuato le prove che sono molto precise e difficili da replicare. Allora se non sappiamo dove e come sbossola un'arma, come facciamo ad essere sicuri delle traiettorie?;

29) Se a terra sono state trovate cartucce e caricatori vuol dire che qualcuno ha provato a risolvere l'inceppamento? In quel momento chi spara?;

30) Quanto ha sparato Iozzino? Quanti colpi aveva 15 o 16....?;

31) Da dove proviene il bottone dei Carabinieri trovato a terra vicino alla Austin Morris?

32) Le rosate di tiro sui corpi e sulle auto sono molto strette, ma non coerenti con i colpi andati fino al secondo piano. Allora in via Fani c'è chi non sa sparare e chi è molto bravo;

33) A pagina 36 si parla di un proiettile calibro 9 corto trovato nel bagagliaio dell'Alfa e poi non se ne parla più. Ricordiamo che Moro è ucciso con una Walter 9 corto?;

34) I reperti della morte di Moro sono presenti o sono spariti anche questi?;

35) Il dottor Boffi parla di comparazioni ancora in fase di lavoro. Come ha fatto a consegnare se ancora ci sta lavorando?;

36) Si parla di altezza degli sparatori. Sappiamo quanto sono alti i BR presenti sulla scena del crimine? Sparavano con il mitra da fianco o lo impugnavano mirando ? Sparavano a raffica o a colpo singolo? Queste armi hanno il selettore di tiro. Sono state fatte le prove? Un tiratore addestrato non spara a raffica;

37) Si parla di proiettili deformati dal vetro. E’ stata fatta la prova sperimentale o le analisi microscopiche alla ricerca di vetro sulla superficie del proiettile? Sarebbe' leggibilissimo ove fatto;

38) Perché RICCI è colpito a brevissima distanza?

39) Dire della macchina in movimento è azzardato e poco sostenibile;

40) A pagina 58 si parla di SBOSSOLAMENTO a 2 mt. Come si fa a dirlo se non ha provato scientificamente il tiro?

41) E' poco chiara l'arma di colore viola indicata in relazione che si muove sulla scena del crimine. Bisogna approfondire.

42) Proponiamo di ricostruire la scena di via Fani in scala 1 a 1 in un capannone, come è stato fatto per Ustica.

QUESTE LE ARMI DI VIA FANI, SECONDO MORUCCI:

1) Valerio Morucci Mitra FNA che si inceppa e viene disinceppato. Poi all’ottavo colpo si inceppa definitivamente. La pistola Browning HP non è usata.

2) Raffaele Fiore Mitra M12 che si inceppa e non spara. La pistola Browning HP non è usata.

3) Prospero Gallinari Mitra TZ45 che si inceppa al quinto colpo. Usa la pistola S& W39 calibro 9 parabellum.

4) Mario Moretti Mitra MAB 38/42 ma non spara. Pistola Browning HP che non spara.

5) Franco Bonisoli Mitra FNA che spara pochi colpi perché si inceppa. Usa la pistola Beretta 51 calibro 7,65.

LA COMMISSIONE MORO 1, VOLUME 45, PAGINA 75 SOSTIENE CHE I CADAVERI DEGLI AGENTI RIPORTANO QUESTA DISAMINA DEI COLPI:

a) Leonardi almeno 6 proiettili,

b) Ricci almeno 9,

c) Rivera almeno 8,

d) Iozzino almeno 10,

e) Zizzi almeno 3.

Totale colpi 36.

- La perizia dell’epoca dice che un Mitra FNA 43 ha sparato 49 colpi. Chi lo aveva, visto che i brigatisti fanno dichiarazioni dalle quali si evince che nessuno ha sparato una quantità di colpi superiore a 8? Il mitra FNA 43 ha caricatori da 10, 20, 30 o 40 colpi. Quindi a seconda della quantità di colpi nel caricatore, minimo ne ha cambiati 2 se aveva quello da 40 colpi. E se invece c’erano due FNA 43 in possesso di due persone diverse? E’ una ipotesi? Come quella della Relazione. La perizia ignora questa possibilità.

LA PERIZIA BALISTICA DEL 2015 SOSTIENE QUESTA DISAMINA:

a) Leonardi 9 colpi (più 3),

b) Ricci 7 (meno 2),

c) Rivera 8 (idem),

d) Iozzino 17 (più 7), 7colpi sono del Fna43, al massimo 8 colpi sono della pistola di Gallinari che aveva sparato anche in altre direzioni. Il totale teorico su Iozzino è di 15 colpi e gli altri 2?

e) Zizzi 3 (idem).

Totale colpi 44.

1) La Relazione sostiene che i brigatisti hanno usato prima le pistole e poi i mitra, i brigatisti dicono il contrario. Alcuni testimoni parlano prima di colpi singoli e poi dei mitra. Se i brigatisti non ammettono la tesi dei testimoni e della relazione, forse è perché vogliono coprire la presenza di alcuni sparatori. In base a quale metodo scientifico ammettono la sequenza dei colpi?

2) Nulla dice la Relazione sul caricatore trovato per strada. Conteneva munizioni?

MOTO HONDA

La Relazione non fa nessun riferimento alla ben nota questione della Moto Honda.

1) MORUCCI e MORETTI non negano la presenza in via Fani della Moto Honda, ma negano che fosse delle Brigate Rosse e negano gli spari da destra. La Moto Honda, di cui parla una sentenza passata in giudicato, è citata dai testimoni Luca Moschini, Alessandro Marini , Giovanni Intrevado;

2) Ammettere la presenza della Moto Honda vuol dire ammettere la presenza di altri due persone presenti all’agguato. A tal proposito si rammenta che MOSCHINI testimonia di una moto presente dinanzi al bar Olivetti intorno alle 9.

 

 
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