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Le Grotte salentine patrimonio UNESCO. L'Ok dalla Regione Puglia

L'Assemblea legislativa regionale ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal capogruppo de La Puglia domani, Paolo Pagliaro sul riconoscimento delle grotte prestoriche salentine quale patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO.

La mozione di Paolo Pagliara

RICONOSCIMENTO GROTTE PREISTORICHE SALENTINE PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITÀ UNESCO
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA

Premesso che:

• l'identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo rientrano tra le missioni principali dell'UNESCO. Il Patrimonio rappresenta l'eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future;

• la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, adottata dall'UNESCO nel 1972, prevede che i beni candidati possano essere iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, nella lista dei Monumenti, come opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carattere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall'aspetto storico, artistico o scientifico;

• l'UNESCO ha tra i suoi obiettivi prioritari l'attuazione di misure volte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni, per questo nel 2003 ha adottato la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall'Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per la identificazione, documentazione, preservazione, protezione , promozione e valorizzazione del bene.

Considerato che:

• fin dalla notte dei tempi l'uomo si è espresso attraverso l'arte. Le testimonianze di arte rupestre sono il segno tangibile di una presenza, di un passaggio, custodito per millenni nel ventre della terra. Il litorale adriatico del Salento, da Santa Maria di Leuca ad Otranto, fu punto di approdo da terre lontane. Questa costa, alta e frastagliata, ospita nelle sue viscere di roccia centinaia di antri e grotte che hanno fatto da culla alla nostra civiltà. Qui ha avuto luogo la transizione dall'uomo di Neanderthal all'homo sapiens, passaggio fondamentale nella preistoria d'Europa;

• alcune grotte sono ancora inesplorate; altre, oggetto di importanti studi, conservano testimonianze artistiche di straordinaria rilevanza che meriterebbero adeguata valorizzazione. Esse serbano i primi preziosi semi della nostra civiltà, della comune matrice europea, e rappresentano pertanto un inestimabile patrimonio immateriale di bellezza e storia, da recuperare e rendere fruibile al pubblico.

Evidenziato che:

• anche lungo la costa ionica salentina, e fino nell'entroterra, troviamo una serie di grotte preistoriche di eccezionale fascino e importanza storico culturale. In territorio di Otranto, a Porto Badisco, a 26 metri sotto il livello del mare vi è la celebre Grotta dei Cervi scoperta nel 1970, che rappresenta il complesso pittorico neolitico più imponente d'Europa. Si suddivide in tre corridoi della lunghezza di circa 200 metri, percorsi da migliaia di pittogrammi datati 6mila anni fa. Due gli ingressi che conducono al complesso ipogeo: uno occidentale, che s'immette solo nel primo corridoio; uno orientale, che dà accesso a tutti e tre i corridoi. La grotta, che racchiude un patrimonio unico al mondo, è sprangata e in abbandono. Finora solo gli archeologi hanno avuto il privilegio di ammirare le straordinarie pitture di quella che è stata ribattezzata come la Cappella Sistina della Preistoria;

• più a sud, nella Grotta Romanelli tra Castro e Santa Cesarea Terme, gli scavi e le esplorazioni hanno consentito di rinvenire graffiti che riproducono figure umane e animali. Qui è stata inoltre ritrovata una pietra considerata come il più antico dipinto scoperto in Italia. Alla grotta si accede anche via terra ma non è visitabile, e per motivi di protezione del sito è stata chiusa da una cancellata;

• lungo la litoranea che conduce da Santa Cesarea Terme a Castro vi sono poi le Grotte delle Striare, anch'esse frequentate dagli uomini preistorici e oggi accessibili solo via mare, per via dell'innalzamento del livello delle acque rispetto a quei tempi. Il termine "striare" indica le streghe, a significare la suggestione che da sempre questo luogo ha trasmesso ;

• sulla strada verso Cerfignano, in agro di Santa Cesarea Terme, si apre la voragine di Grotta Cosma, con pittogrammi che riproducono scene di caccia e figure stilizzate che ricordano quelle rinvenute nella Grotta dei Cervi;

• sempre a Santa Maria di Leuca troviamo la Grotta dei Giganti, dove sono stati ritrovati resti di pachidermi , ossa umane, ceramiche risalenti ali'età del Bronzo (4300-3000 anni fa), cocci di epoca bizantina e cinque monete di bronzo dell'era degli imperatori Costantino VII e Romano I, alcuni elementi di disposizione tombale di età altomedievale del IX secolo d.C.: reperti che rappresentano il segno, in ogni epoca, del passaggio dell'uomo;

• in zona troviamo altre grotte di piccole dimensioni raggiungibili via mare: la Grotta del Bambino dov'è stato trovato un molare di un bimbo preistorico, collegata con la Grotta delle Tre Porte che mostra tre differenti accessi al mare; la Grotta del Presepe con alcune formazioni carsiche che ricordano il classico presepe di Gesù Bambino; nelle Grotte Cipolliane sono stati rinvenuti utensili preistorici;

• a Parabita, in località Monaci, nell'entroterra di Gallipoli, si trova la celebre Grotta delle Veneri, anch'essa non visitabile. Le statuette, alte 9 e 6 centimetri, furono rinvenute in uno scavo del 1965 e rappresentano donne in gravidanza: caratteristica peculiare dei due esemplari è la posizione delle braccia poste sul ventre. Le veneri di Parabita sono custodite nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto;

• risalendo la costa ionica verso Porto Cesareo, in territorio di Nardò sono state censite e in parte scavate ben otto grotte con segni di frequentazione dell'uomo di Neanderthal. Cinque di esse conservano anche resti osteologici di Homo sapiens, o tracce di entrambe le specie che si sono avvicendate nello stesso sito a distanza di millenni o secoli. La grotta di Capelvenere (Neandertal), Torre dell'Alto (la più antica), Riparo Marcello Zei (Neandertal), del Cavallo (Neandertal e sapiens, fra i primissimi reperti antropici della nostra specie finora ritrovati in Europa), Uluzzo Carlo Cosma e Uluzzo (due siti con entrambe le specie), Mario Bernardini (con entrambe le specie), Serra Cicora (quest'ultima abbastanza vicina ai ruderi del villaggio necropoli del Neolitico sapiens, risalente a circa 6mila-5mila anni fa);

• nell 'alto Salento, ad Ostuni, vi è poi la Grotta di Agnano dove nel 1991 vi fu rinvenuta la madre più antica del mondo, una giovane donna di circa 20 anni morta al nono mese di gravidanza col suo bambino ancora in grembo, circa 28mila anni fa. Fu sepolta come una regina, con una corona di conchiglie sul capo decorate in ocra rossa, e con una mano posizionata sul grembo come a proteggere il bimbo mai nato.

Tenuto conto che:

• con il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell'umanità UNESCO, questo complesso di grotte potrebbe essere preservato, tutelato e reso fruibile attraverso un percorso storico archeologico che consentirebbe il recupero della preistoria dell'umanità. Un itinerario delle grotte preistoriche salentine offrirebbe ai visitatori un eccezionale viaggio nel tempo, per ripercorrere gli albori della nostra civiltà attraverso la meravigliosa suggestione delle figure dipinte sulle pareti di roccia e dei reperti giunti a noi intatti dopo millenni ;

• l 'idea è quella di costruire un percorso alla scoperta del palinsesto sotterraneo del Salento, sul modello delle esperienze già realizzate in altri Paesi mediterranei: Francia (grotte di Lascaux in Dorgogna e caverne nella valle del fiume Vézère), Spagna (grotte de La Pasiega, di Maltravieso e del Los Aviones) e Marocco (grotte di Contrebandiers e di Bizmoune);

• le grotte salentine rappresentano infatti un patrimonio di valore inestimabile ancora tutto da valorizzare, tassello prezioso del più ampio mosaico delle grotte del bacino del Mediterraneo che testimoniano la primordiale presenza dell'uomo nell'area geografica identificata come la culla della cultura europea

IMPEGNA LA GIUNTA DELLA REGIONE PUGLIA

1. a mettere in atto ogni azione utile per il riconoscimento delle grotte preistoriche salentine come Patrimonio Mondiale dell'umanità UNESCO, finalizzato alla tutela e valorizzazione di un eccezionale giacimento storico archeologico pressoché sconosciuto, che merita invece di essere reso fruibile al pubblico, andando ad impreziosire l'offerta culturale del territorio salentino già generoso di meraviglie sotto il profilo paesaggistico e naturalistico.

nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.

“Il sì unanime del Consiglio regionale alla mia mozione è un punto di partenza importante per avviare l’iter di riconoscimento delle grotte preistoriche salentine come patrimonio mondiale Unesco. È un obiettivo a cui tengo particolarmente, perché può mettere a frutto un immenso giacimento quasi sconosciuto. Nelle viscere di queste grotte sono custodite, ancora intatte dopo millenni, le prime tracce della nostra civiltà. Con l’iscrizione delle Grotte preistoriche del Salento nel patrimonio Unesco si può innescare un processo di valorizzazione di questo patrimonio sotterraneo, sul modello di percorsi di fruizione già realizzati in Francia, Spagna e Marocco in grotte analoghe nel bacino del Mediterraneo, la culla della nostra cultura.
Nella mia mozione presento un elenco dettagliato delle grotte più importanti che potrebbero essere legate in questo percorso di conoscenza. Due esempi su tutti: la Grotta dei Cervi a Porto Badisco, considerata la Cappella Sistina della preistoria, e la Grotta di Agnano ad Ostuni, che custodisce la madre più antica del mondo, una giovane donna morta al nono mese di gravidanza col suo bambino ancora in grembo, circa 28mila anni fa.
Con l’approvazione unanime da parte del Consiglio della mia mozione, e con l’impegno manifestato dalla consigliera delegata alla cultura Di Bari, parte dal Governo regionale un’azione di pressing che mi auguro possa portare presto al riconoscimento di patrimonio Unesco per le grotte preistoriche salentine, in modo da recuperare la nostra preistoria e farne una leva di promozione del turismo culturale e dell’economia del territorio”.

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