Il culto di Giano a San Giovanni Rotondo

Questa ricchezza cultuale, di cui abbiamo descritto in vari articoli sui miti e sui culti del Gargano, si manifesta attraverso una presenza massiccia di culti e santuari in diverse zone del Gargano, nonché attraverso la nascita di vere e proprie leggende legate al substrato culturale delle popolazioni locali.

A questo proposito abbiamo notizie di un santuario pagano a S. Giovanni Rotondo, dove la tradizione  riporta presso l'attuale chiesa della Rotonda un tempio di Giano, le cui origini, secondo lo storico locale S. A. Grifa, risalirebbero all'antico insediamento premillenario citato da Strabone (S. A. GRIFA, Le origini di San Giovanni Rotondo, Taranto 1989). Secondo le ultime ricerche la città di S. Giovanni Rotondo, citata per la prima volta in un documento del 1095, nel quale si fa menzione dell'esistenza di un casale  Sancti Johannis Rotundi,   risalirebbe ad un antico insediamento greco  Gargaros, segnalato da Strabone nel I secolo a. C. Il Grifa è convinto che tale insediamento sarebbe da identificarsi con il villaggio di  Castellum Bisanum, sorto lungo la   Via Sacra Langobardorum, che portava i pellegrini dall’Italia centrale verso il Santuario di San Michele sul Gargano.  L'antica città di Gargaros sarebbe stata fondata fra il Neolitico e l'età del Bronzo, nella parte più alta del Monte Gargano, oggi denominata Castellano, a poche centinaia di metri dall'attuale abitato a 975 metri s.l.m. Il sito, frequentato fin dall'età neolitica, in piena età del Bronzo, aveva già la tipologia e le caratteristiche delle città protourbane edificate dai cosiddetti "castellieri" del Gargano. Il centro garganico, afferma lo storico Grifa, fu edificato da popolazioni provenienti dall'Illiria e precisamente da tribù provenienti dalla Bosnia, dall'Erzegovina e dall'Albania, le quali approdarono sulle nostre coste. Alcune di queste tribù, come i Paiones, i Lati, gli Ausi, i Luki, i Pistones, i Davoi, giunsero nei pressi del promontorio garganico. E proprio i Paiones, di origine Tracia, si stanziarono nell'area sangioannese ed edificarono una vera e propria città fortificata sul Monte Castellano. I Paiones li troviamo nella guerra di Troia, a fianco dei Troiani; un popolo fiero e orgoglioso, temuto dai Greci di Agamennone. I Paiones avevano come simbolo il pavone, un animale allevato nella Peonia, da cui derivò il toponimo stesso, come dice lo stesso Erodoto nelle sue Storie. In seguito, i Paiones, giunti sul Gargano, vennero chiamati Gargari, cioè abitanti della montagna (il lemma greco Gara  significa "luogo montagnoso"). Questo accadeva circa duemila e cento anni fa, e precisamente nel VI secolo a. C. I primi storici della Magna Grecia già rubricavano nelle loro opere una città sita sul Gargano, chiamata  Gargaros. Intanto, verso la fine del I millennio, con l'arrivo dei Greci, il vecchio sito veniva abbandonato e gli abitanti scendevano a valle  dove, a causa della presenza del culto di Giano, in piena età romana, veniva cambiato il nome alla città, da  Gargaros a Bisanum, (Bis Ianum, il  dio dal doppio volto). Nel basso Medioevo il vecchio sito sul Monte (Gargaros) veniva nuovamente frequentato dai Bisani, i quali per sfuggire alle orde slave e saracene abbandonarono il loro villaggio a valle per poi ridiscendere definitivamente nell'anno del Signore 1095 e dar vita ad un nuovo insediamento: il Casale di San Giovanni Rotondo. Così, il 14 novembre 1095, nasceva storicamente la  città di San Giovanni Rotondo con un diploma dato a Monte Sant'Angelo dal conte normanno Enrico all'abate benedettino del Monastero di San Giovanni in Lamis, oggi Convento di San Matteo.  La città di  Gargaros in seguito continuerà ad essere mappata con il toponimo di Castello dei Bisani (Castellum Bisanum). Da questa data non si ebbero più notizie della mitica e vetusta città di Gargaros.

 

SGRotondo  chiesa con corpo centrale di forma rotonda

[La chiesa con corpo centrale di forma rotonda]

Secondo certi mitografi Giano sarebbe un eroe romano divinizzato, il quale avrebbe dato il proprio nome ad uno dei colli della città di Roma, il Gianicolo. Uno dei suoi figli si sarebbe chiamato Tiber, da cui il nome del fiume Tevere. Egli regnò con saggezza e onestà sull'intero Lazio. Fu l'inventore dell'uso delle navi e della moneta.  Infatti, le più antiche monete romane portavano sul diritto l'effigie di Giano e sul rovescio una prua di nave. In varie parti dell'Impero Giano ebbe molti santuari. Sul promontorio del Gargano, il cui culto lo troviamo accomunato con Vesta e Apollo, Giano ha dato il proprio nome a molte località, fra cui Stignano (Ostium Iani), Rignano (Ara Iani), Celano (Coelum Iani), Bisano ( Bis Ianum), Cagnano (Ca Iani) ed altri ancora. "Lo stesso Gargano - afferma S. A. Grifa - secondo una tradizione, veicola sul suo toponimo la voce fenicia "Argo Iani", nave di Giano". Al dio Giano sono direttamente collegati simboli, costumanze varie e credenze che hanno originato comportamenti e situazioni tali da contrassegnare la nascita stessa di alcuni siti e insediamenti del Gargano.  Giano in particolare, presiedeva alle soglie, ai passaggi, compreso quello da un periodo temporale all'altro. Lo stesso mese di gennaio, a lui consacrato, segnava il passaggio dal vecchio al nuovo anno. Con l'avvento del cristianesimo, le originarie feste di Giano furono sostituite con quelle dedicate a  S. Giovanni il Battista, a cui furono dedicati sul Gargano diversi santuari, fra cui il monastero di San Giovanni in Lamis, oggi Convento di San Matteo. Del resto la stessa città di San Giovanni Rotondo deriverebbe da  Bisanum (Bis Ianum, dio bifronte), con riferimento successivo ad una chiesa altomedievale, il cui corpo centrale aveva la forma rotonda.  Ed a tale proposito le ultime ricerche archeologiche hanno evidenziato che il tempio costruito ad est della città, venne costruito ex novo, in quanto nell'anno 642 era stato incendiato dalle orde slave alleate con i Bizantini nella guerra contro i Longobardi. E saranno proprio questi, ormai convertiti al cristianesimo, grazie anche all'assimilazione del culto di S. Michele, il cui santuario garganico era diventato uno dei più importanti della cristianità e luogo sacro della gente longobarda,  che ricostruiranno dalle fondamenta la chiesa, dando ad essa una funzione battesimale, la cui datazione dovrebbe essere assegnata alla fine del VI secolo o agli inizi del VII, nata in un contesto di costruzioni riguardanti strutture religiose altomedievali rurali. Più significativamente il monumento, a pianta interna ottagonale e rotonda all’esterno, si inserisce nella produzione artistica riguardante l’area longobardo-beneventana, con specifico riferimento alla chiesa di San Pietro in Barsento e di Santa Sofia di Benevento. Inoltre la sua struttura battesimale trova riscontro  anche in edifici coevi esistenti in Dalmazia, in territorio di Salona, Spalato e Zara. Quindi, come si vede, il legame con la terra degli Illiri permane ancora in tutto il Medioevo, non solo sul piano mitico, ma soprattutto sul piano culturale ed artistico.

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