Le campane di San Michele

“Nell’anno 1274 dal tempo dell’incarnazione di Cristo sotto il Pontificato di Gregorio X, regnando prosperamente Carlo Re di Sicilia, a promura dell’Arcidiacono Felice, fu iniziata quest’opera del protomagistro Giordano e suo fratello Maraldo il giorno 27 marzo nella prima ora del sole, seconda indizione”. Tale iscrizione, in latino, si trova sulla trave di entrata al Campanile, costruito a forma di torre campanaria a base ottagonale, identica a una delle torri di Castel del Monte.

L’entrata al Campanile si trova, infatti,  sulla strada principale, con una elevazione, dal piano stradale, di un metro. Attraverso una scalinata a spirale, composta da 99 gradini,  si sale verso i piani superiori, con volte interne a cupola. Originariamente l’altezza della costruzione doveva essere di circa 40 metri, ma a causa di terremoti e altri fenomeni naturali, l’ultimo piano della costruzione, e precisamente il terzo, venne danneggiato, per cui, come si vede, venne costruita una nuova struttura, del tutto difforme dalle altre,  con un'altezza di 25 metri, in disarmonia con l’originale. Da un punto di vista stilistico abbiamo un misto di arte romanica, specie nella parte bassa e di arte gotica nei piani superiori. Da ammirare le eleganti finestre monofore e bifore e le mensole decorate fra un piano e l’altro. Nella struttura del nostro campanile tuttavia ebbero una parte importante le varie campane che nel tempo si sono susseguite, probabilmente dal 1500 fino ad oggi, tanto da creare, proprio a causa delle campane,  i presupposti per demolire, nel 1666, l’ultimo piano del Campanile.

Infatti, la struttura originaria dell’edificio è stata modificata  allorché la cella campanaria dovette essere adattata alle dimensioni di una gigantesca campana, quella denominata di San Michele,  di 30 quintali. Questa campana era detta la Campana di San Michele; mentre in tutto,  vi erano altri sei, quindi 7 campane, 3 grandi e 4 medie o piccole. Le grandi erano chiamate: la Campana di San Michele, la Campana della Selva, perché rivolta verso la campagna di Carbonara, che anticamente era tutta boscosa e la Campana del Castello.

La Campana di San Michele ha un’altezza di 1,55, circonferenza 4,50 metri e un diametro di 1,40 e pesava più di 30 quintali. Dai registri depositati presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore si ricava che in data 6 maggio del 1665 la nuova campana grossa viene colata dentro la Tomba di S. Giovanni nella Chiesa di S. Pietro. Dopo pochi mesi essa viene tirata su il Campanile di San Michele. Purtroppo dopo qualche anno la stessa Campana detta di San Michele, il 15 febbraio del 1667, viene fusa e colata un’altra volta  per poi essere messa di nuova sopra il Campanile.

Come si vede detta Campana ha un destino molto travagliato.  La Campana di San Michele era stata fusa con il bronzo, oro e argento. Alla base della circonferenza vi erano scolpite varie figure in bassorilievo, fra cui l’immagine di San Michele che calpesta con i piedi il serpente,  sul lato opposto un bellissimo gruppo rappresentane il  Transito della Vergine circondata da santi e due Angeli musicanti e al di sopra la figura della Concezione, con il bassorilievo del SS. Crocifisso e lo stemma dell’Arcivescovo del tempo Mr. Cappelletti, consistente in uno scudo con le insegne episcopali nel cui campo è un toro sormontato da un albero.

Con il passare del tempo, il soverchio peso della campana di San Michele e le oscillazioni dovute a una collocazione mal equilibrata della grossa campana provocarono delle gravi lesioni non solo nell’edificio, ma anche nella stessa struttura della campana, tanto da bloccarne il funzionamento. E oggi, purtroppo, la stessa campana, dopo diversi decenni e varie  traversie, è del tutto lesionata, per cui da diverso tempo non è più funzionante. Né si decide di fonderla e quindi di ripristinare l’antico splendore e l’antico suono. Si dovrebbe fondere l’esistente in un laboratorio specializzato, come quello di Anagni, e ciò richiede molta perizia e anche molto denaro.

Per quanto riguarda le altre campagne, quella della Selva e quella del Castello, nel 1848, vista ormai l’usura di esse, si decise di fonderle davanti alla popolazione montanara, tanto che diverse donne vi gettarono, insieme al bronzo, oro e argento. Le due campane in bronzo vennero poste nello stesso piano della campana di San Michele. E oggi, infatti, tutte e due funzionano, anche se in maniera sottotono.

La vita sociale ed economica della città, specie alla vigilia di grandi feste, si svolgeva spesso in relazione con  il suono delle campane di San Michele, tanto da condizionare molte volte l’intero ciclo della vita cittadina, contenti del suono melodioso di esse. Tuttavia, nella storia delle campane di San Michele, oltre a momenti gioiosi e spensierati, vi sono stati momenti anche drammatici, come quando nel 1867 un maglio di una delle  campane andò a cadere sulla tettoia in legno di una baracca costruita contro il muro del palazzo Ungaro, sfondando la tettoria come un proiettile e ferendo a morte l’unica persona che vi si trovava sotto la baracca. Così come quando nel 1969 si ebbe la rivolta della popolazione montanara contro il Capitolo del Santuario, il quale aveva deciso, senza avvertirla,  l’elettrificazione delle campane, per risparmiare   sulla spesa occorrente per mantenere in vita il servizio. Tentativo che non piacque alla popolazione che scatenò per alcuni giorni una vera e propria rivolta, tanto da cacciare il Capitolo e far venire, qualche anno dopo, nel 1970,  i Benedettini.

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