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A scuola dai Sumeri

#contrappunti

Che sia agricoltura o lavori pubblici in aree nell’oblio di chi le amministra, valorizzazione e difesa del territorio per incremento demografico e lavoro, promuovere e aumentare il turismo, discutere sull’ambiente e ciò che fa bene o male alla natura e all’uomo, crescita industriale nel rispetto della terra che la ospita, dar valore a ciò che ha Monte Sant’Angelo, che custodisce gelosamente da millenni nei suoi luoghi, è il focus che sta ponendo il dott. Giovanni Ciliberti. Lui, medico primario in quiescenza, ora imprenditore agricolo per diletto (non troppo giacché le sue produzioni sono fonte di lavoro e crescita e valorizzazione del territorio), già amministratore di Monte, con la sua sagacia e sempre diretta comunicabilità, questa volta affronta con “A scuola dai Sumeri” un problema in apparenza semplice ma nel merito importante per la visibilità e valorizzazione della città. Consiglia a qualcuno o molti di imparare dai Sumeri, e fa bene. Oltretutto, la storia insegna. Ma c’è ancora chi l’ha solo letta e non studiata e chi anche non l’ha neanche letta e studiata. Come pure i testi di architettura e ingegneria urbanistica che, nel caso, andrebbero ripresi e studiati, o almeno applicati per conoscenza. Francamente non è una laurea a determinare se conferire incarichi di promozione turistica o bellezza del territorio. Ci vuole innanzitutto amore per il territorio, conoscenza storica del luogo, estrosità e capacità nel riconoscere il bello e dargli valore, e anche una laurea, ma artistica. L’improvvisazione fa più male del provarci [ndr.]

A scuola dai Sumeri

«Hanno inventato la scrittura, l’astronomia, la geometria, la ruota, il cubito per misurare le distanze (circa 49,5 cm equivalente alla lunghezza gomito/mano), l’agricoltura, l’irrigazione dei campi e tante altre cose tra cui le città con strade, piazze, palazzi e mura difensive.

Se i Sumeri oltre 6.000 anni fa utilizzavano il cubito per avere misure precise, perché oggi certi lavori a Monte sembrano fatti con i piedi? 

Forse qualcuno ha rubato il metro?

Aspettiamo di conoscere anche il contenuto del dossier inerente alla candidatura di Monte Sant’Angelo a Capitale Italiana della Cultura 2025 sperando che non sia stato intrapreso un altrettanto erudito cammino culturale fatto anch’esso con i piedi.

Vi sembra normale posizionare in quel modo i tombini nei pressi della Basilica (allu Scutte, Via Garibaldi e un po’ ovunque)?

Il concetto di bello, l’ordine, l’efficienza, la capacità, il coinvolgimento e il rispetto istituzionale sono delle caratteristiche simili al fascino: una persona o un gruppo ce l’ha o non ce l’ha!

Monte ha bisogno di azioni e provvedimenti concreti che siano in grado di valorizzare le infinite potenzialità del nostro territorio (mare, monti, boschi, foresta umbra, eccellenze agro-alimentari, siti Unesco e innanzitutto il millenario culto micaelico).

Utilizzare le immense risorse che in questi anni vengono assegnate a Monte solo per interventi strutturali di cose esistenti (tra cui strade, piazze, monumenti) o per manifestazioni varie che rendono solo più piacevole la giornata del pensionato e di chi ha un impiego non è quello che la città e i giovani meritano.

Ci vuole una progettazione di lungo termine, dove far confluire le risorse umane e quelle economiche per ricreare le migliori condizioni di sviluppo di Monte.

Ed anche qui vale quanto detto prima: una persona o un gruppo ce l’ha o non ce l’ha, questa capacità!»

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