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Il riconoscimento UNESCO a Monte Sant’Angelo sia cultura, arte, bellezza e innovazione

#contrappunti

Spesso mi soffermo a guardare i gruppi che visitano la nostra città, o per lo più solo il Santuario di San Michele. Gruppi per la maggior parte stranieri, provenienti dai diversi paesi europei, fra cui francesi, inglesi, tedeschi polacchi, cechi, romeni, ma anche diversi gruppi provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia, come molti giapponesi, cinesi, coreani, malesiani, indiani dello Sri Lanka, ecc. A questi spesso mi rivolgo per chiedere da dove provengono e quale è la loro destinazione nel breve periodo che visitano la Città.

Una visita purtroppo che si riduce solo al Santuario di San Michele, mentre la maggior parte della Città rimane sconosciuta e, quindi, deserta, priva di ogni rapporto con il flusso di visitatori, che in questi ultimi anni è accresciuto.

Un turismo mordi e fuggi, sia come turismo culturale, che come turismo religioso legato al pellegrinaggio dell’Arcangelo Michele.

La Città purtroppo ha un handicap grande di cui chi ci governa tende a sottovalutare e a non prendere dei seri  provvedimenti tale da fare della Città micaelica un luogo veramente riconosciuto dall’UNESCO, che è innanzitutto promozione culturale, basato sulla Bellezza dei luoghi e sulla territorialità, intesa come espressione delle potenzialità intrinseche dei nostri monumenti, ma soprattutto dei luoghi in cui la storia, la cultura, l’arte, la bellezza della natura, ha lasciato i suoi segni e il cosiddetto daimon o spirito del luogo, che i latini hanno chiamato il  Genius Loci,  in cui la Storia si fa Bellezza e quindi Arte, intesa come Vita ed espressione della creatività dell’Uomo.

Purtroppo del riconoscimento UNESCO oggi rimane solo la dizione, senza un reale e fattivo significato che possa dare alla città benessere e sviluppo economico, basato non solo sul Sacro, quanto sui luoghi in cui l’Arte e la Bellezza facciano da sprone verso il futuro. Quindi UNESCO come sviluppo e valorizzazione del rapporto simbiotico fra cultura e natura, in cui quest’ultima diventa elemento propulsivo e reale di creatività esistenziale dei luoghi che diventano portatori di valori e di benessere per l’intera comunità in cui il riconoscimento UNESCO ricade.

Nel nostro caso non basta solo il Santuario di San Michele a creare sviluppo, ma bisogna fare in modo che tutto ciò che il Santuario ha creato sul piano religioso e culturale, divenga un “bene comune” e, quindi, un bene per l’intera comunità di cui il luogo sacro ne rappresenta lo spirito e l’elemento propulsivo di sviluppo economico.

Quindi, l’UNESCO come Natura, come Cultura, come Arte, come Bellezza, che possano, insieme al Santuario, essere elementi di rinascita collettiva. Tuttavia siamo convinti che il Sacro non può sostituirsi alla creatività sociale e culturale del luogo e quindi della gente, né fare da volano economico se il tutto non viene rapportato alle potenzialità intrinseche del nostro territorio e, quindi, alla creatività dell’uomo, in quanti artefice del proprio destino.

L’unicità culturale e religiosa della città legata solo all’Homo viator e, quindi, al pellegrinaggio verso il nostro santuario non basta a far sì che la città viva e si sviluppi in maniera naturale. Di ciò è testimonianza l’abbandono del nostro Centro storico e di tante case e palazzi lasciati in evidente degrado, mentre la città subisce di anno in anno un enorme decremento demografico, per mancanza di lavoro e di iniziative nel campo degli investimenti pubblici e privati.  

Del resto il nostro territorio, composto da una molteplice struttura valoriale sul piano naturale e sul piano delle bellezze turistiche, è privo di un vero e proprio Piano di Sviluppo Economico che possa dare valore e innovazione al nostro territorio, composto da una diversità qualitativa sul piano culturale e naturalistico. Un Piano che prenda in considerazione le varie componenti territorialistiche del Comune di Monte Sant’Angelo, come la Piana di Macchia, la Vallata di Carbonara, i boschi della Foresta Umbra e il Bosco Quarto, la zona storico-archeologica di Pulsano, con la presenza di insediamenti preistorici,  fra cui i Dolmen e i Menhir di Valle Spadella, scoperti dell’Arch. Raffaele Renzulli, ma soprattutto un Piano di recupero e di valorizzazione del nostro Centro storico, attraverso la creazione di insediamenti culturali legati al territorio, come le botteghe artigianali, la trasformazione delle case monocellulare in un albergo diffuso, la creazione di varie istituzioni culturali, come musei, pinacoteche, gallerie e centri culturali, al fine di creare  una sinergia fra l’antico e il moderno, per non parlare poi di qualificare maggiormente il commercio, valorizzando le competenze settoriali e culturali. Inoltre predisporre un Piano della Bellezza, dove in ogni Piazza o in ogni luogo di incontro, come la Villa Comunale, Largo Dauno, Largo Totila, Largo Tre Ottoni, vi siano opere d’arte, tale da diventare essi stessi luoghi di comunità e quindi di vita cittadina, all’insegna della Bellezza e dell’Arte.

Non vi è sviluppo se la comunità viene lasciata a se stessa e messa in secondo piano, senza una reale partecipazione alla vita cittadina e, quindi, alla vita culturale e sociale della città. Solo coinvolgendo l’intera comunità cittadina è possibile creare le basi per uno sviluppo reale della città, all’insegna della partecipazione e della innovazione in campo socio-economico, oltre che in campo politico-culturale.

Non vi è futuro se la politica non diventa un “bene comune”, attraverso una reale partecipazione della gente alla gestione del territorio, inteso come organismo vivente, che produce lavoro e benessere per tutti. 

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