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Riappropriamoci dei luoghi della memoria

a cura di Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

In tutti questi mesi di isolamento e  di ansia, derivante dalla diffusione del Coronavirus, sono stati dimenticati e penalizzati maggiormente tutti quei luoghi, come le  piazze, i centri storici, le chiese, i teatri, i cinema, i musei,  le biblioteche, che hanno costituito in questi ultimi decenni i luoghi della nostra memoria. Luoghi che hanno rappresentato  quasi sempre punti di riferimento delle città e dei borghi, tanto da immedesimarsi in essi e diventare simboli e identità  di una comunità. Tale per esempio la visita ai monumenti e ai luoghi simboli di una città come Monte Sant’Angelo, con il suo Santuario dedicato a San Michele, il Castello normanno-svevo-angioino-aragonese, il Museo Tancredi, l’Abbazia di Pulsano e i tanti monumenti sparsi nella città, come la Tomba di Rotari, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, la Chiesa di San Benedetto, chiusi quasi sempre durante il giorno, ma soprattutto il Centro storico, che ormai si è visto abbandonato a se stesso, specie in questi ultimi anni, con un processo di marginalizzazione rispetto alla città consolidata, tanto da diventare quasi un corpo estraneo alla stessa città e alla sua comunità.  

Due realtà che si integrano e si completano in maniera negativa, mentre le parti estreme delle città, diventate periferie,   sono prive di servizi, senza luoghi in cui riconoscersi, come le piazze, le chiese, i monumenti, le scuole, le biblioteche di quartiere, ecc. Un fenomeno di particolare gravità sul piano  quantitativo e qualitativo della vita cittadina, con gravi ripercussioni sul piano della salute pubblica, a livello individuale e collettivo. Infatti sempre più assistiamo ad un estraniamento della popolazione per quanto riguarda il senso civico e il senso di appartenenza. Eppure fino ad alcuni anni fa la città di Monte Sant’Angelo si distingueva per la sua vita intellettuale, da cui nascevano progetti di grande valenza culturale e sociale, nonché grandi conquiste nel campo sanitario e ambientale, come per esempio il Centro Studi Garganici, con la sua Rivista Garganostudi, l’Ospedale civile, la Comunità Montana del Gargano, il Parco Nazionale del Gargano, il Museo Tancredi, la Biblioteca C. Angelillis e tante altre realtà che facevano della città micaelica una città all’avanguardia non solo nel Gargano, ma in Puglia. Una città che veniva vista nelle sue intrinseche potenzialità e che hanno permesso poi il riconoscimento del nostro Santuario micaelico e quindi dell’intera città quale Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Oggi tutto questo è nullo se non basato solo su proposte di intenti, prive di concrete realizzazioni sul piano culturale ed  economico. Certamente il mio ruolo di intellettuale mi porta ad amare la mia città e la sua storia, analizzata in tante mie pubblicazioni, ma tutto questo deve essere accompagnato anche e soprattutto da uno spirito  critico, che possa indicare, a chi ha il potere di intraprendere nuove strade da percorrere, una nuova rinascita della nostra città, ma soprattutto della sua comunità, in uno spirito di amore e di reciproca solidarietà verso  coloro che  oggi soffrono, non solo a causa della pandemia, quanto per la perdita di lavoro e per una latente sfiducia nel domani.

Con l’Augurio di un Buon Anno, spero che le cose possano cambiare in meglio, e che da questa pandemia si possa uscire con una nuova vitalità e fattività, attraverso  un vero e proprio cambiamento. Non perdiamo l’occasione per costruire un mondo migliore, ma soprattutto una città migliore e più umana all’insegna del recupero dei luoghi della memoria, all’insegna della nostra storia e della nostra bellezza

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Redazione