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L'assenza di una classe intellettuale a Monte Sant'Angelo

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

L’articolo di Matteo Notarangelo su L’Attacco del 26 Marzo, completo nella sua analisi e complessità riguardante il declino della città di Monte Sant’Angelo, mi ha fatto riflettere su quanto in questi ultimi anni vado scrivendo e approfondendo sulla reale situazione della nostra città. Un declino che già dagli anni Ottanta ha colpito la città micaelica sul piano socio-economico e sul piano politico, tanto da dare origine ad un incessante fenomeno emigratorio, che continua tuttora.

Aspetti che il sottoscritto ha messo ben in evidenza nei suoi articoli pubblicati sul giornale l’Attacco di Foggia, in cui spesso ho fatto riferimento alla nascita del polo industriale Monte Sant’Angelo–Manfredonia e al suo fallimento, tanto da creare delle serie conseguenze sul piano economico-occupazionale  dell’intera zona della Capitanata. 

Crisi che ha portato non solo al fallimento della politica industriale dell’intera zona, fra cui soprattutto quella di Monte Sant’Angelo e di Manfredonia,  quanto alla scomparsa di una intera economia un tempo basata sull’agricoltura, su cui per decenni si era avuto lo sviluppo del Gargano e della stessa Capitanata.

Da ciò è scaturito già dagli anni Settanta il fenomeno emigratorio tanto da assistere ad un flusso ininterrotto di giovani e meno giovani che hanno lasciato la loro terra per emigrare verso il Nord Italia e nei paesi europei. In tutto questo, la città di Monte Sant’Angelo ha subìto le maggiori conseguenze, con un progressivo saccheggio, iniziato negli anni Ottanta, del suo territorio a scopo urbanistico, specie nella parte alta del paese, verso Pulsano, nella zona detta Galluccio, dove sono stati costruiti più di 1500 appartamenti, complice l’alleanza fra politica e imprenditi. E tutto questo, secondo Matteo Notarangelo, a scopo speculativo, non sapendo o  non volendo sapere, che ormai la popolazione di Monte Sant’Angelo andava diminuendo, a causa dell’emigrazione e della mancanza di lavoro, tanto d assistere in pochi decenni alla perdita di più di 4.000 abitanti su una popolazione di 18.000 ab., per giungere oggi a nemmeno 11.657 ab.

A tutto ciò, purtroppo, la politica non ha saputo, giusto come afferma Matteo Notarangelo, creare le basi per una vera e propria programmazione economica, legata più che agli interessi di parte, quanto alle reali potenzialità del nostro territorio. E questo, oggi, è sotto gli occhi di tutti. Un centro storico abbandonato, case vuote e invendibili, specie lungo il Corso della città, quartieri degradati,  senza bellezza, privi di infrastrutture e di servizi, come la zona del Galluccio.

Un territorio mai reso produttivo e attenti alle sue potenzialità, come quelle dei boschi, di cui il comune è proprietario di ben 6000 ettari; la Piana di Macchia, la Valle di Carbonara, la zona verso Mattinata, e infine la gestione dei Beni culturali, le cui potenzialità, messe tutte insieme, potrebbero assorbire gran parte dell’occupazione dei giovani, che purtroppo qui a Monte Sant’Angelo non trovano più  lavoro. Del resto in tutti questi anni è mancata una vera e propria politica occupazionale rivolta ai giovani. A tutto questo, poi, si è aggiunto lo scioglimento del Consiglio Comunale per condizionamenti del potere mafioso.

Secondo noi, probabilmente, alle origini della nostra crisi  socio-economica e del conseguente declino demografico,  è legata, non solo la crisi della politica, manifestatasi in questi ultimi due decenni, soprattutto l’assenza di una vera e propria classe di intellettuali, che potesse  sopperire alle mancanze di una classe politica, specie in questi ultimi anni, non all’altezza della situazione.

Del resto  Monte Sant’Angelo ha avuto un evidente viluppo socio-economico-culturale, solo quando negli anni Settanta e Ottanta vi è stata una forte presenza, anche nel campo politico, di intellettuali che con il loro esempio e le loro proposte, hanno fatto si che la città potesse esprimere il meglio di se stessa,  attraverso la realizzazione di grandi progetti legati al suo territorio, come la realizzazione dell’Ospedale Civile, la nascita del Parco Nazionale del Gargano e della Comunità Montana, il Piano Gualdi, per la valorizzazione del settore agro-forestale, la nascita del Museo Etnografico Tancredi e della Biblioteca “C. Angelillis”, l’istituzione degli Istituti Superiori, dal Liceo all’ITIS, all’ITC e all’IPSIA, e cosi via. In questi grandi progetti abbiamo visto sempre agire in maniera simbiotica gli intellettuali e i politici del tempo, in maniera tale da dare origine a grandi progetti e a grandi realizzazioni. Da quando la classe degli intellettuali si è ritirata in se stessa, tanto da scomparire del tutto, la politica ha perso la sua forza propositiva, creando così un vuoto fra la società civile e la politica, quest’ultima espressa   un tempo soprattutto dai partiti, i quali purtroppo, in questi ultimi anni hanno perso o smarrito il legame con le comunità  e quindi con la gente.

Infatti, oggi noi ne subiamo le conseguenze, tanto che vediamo un partito come il PD in cerca della sua vera identità, mentre tutti gli altri partiti,  la DC, il PSI, il Movimento Sociale, sono scomparsi. E con essi si è persa quella forza ideologica che ha permesso all’Italia il boom economico degli anni Sessanta e Settanta. Oggi, a noi tutti mancano, non solo nella nostra Città, quanto nelle regioni del Sud, queste forze ideologiche, nate da un connubio fra partiti e intellettuali, che ci permettano di progettare il futuro e di creare le basi per un nuovo avvenire.

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