Nella suggestiva Galleria d’Arte N. N. Tonitza, in Romania, nella città di Barlad, dal 15 agosto al 10 settembre 2022, Nunzio Lobasso, contemporary artist, esporrà “Texture”, l’ultima sua collezione personale di quadri.
I cromatismi caleidoscopici delle tele di Nunzio Lobasso diventano trame artistiche che riprendono a più parti la fraternità, la giustizia e la libertà di un paese che nella sua bandiera racconta la storia di un popolo che dei colori ne ha fatto il suo simbolo.
Texture è il sogno e la realtà che lo storico dell’arte Francesca Di Gioia racconta come i “colori vividi che vestono reticoli di luce, forme distese al sole e rimandi a possibili originali; un immaginario complesso quello che abita l’ultima suite di Lobasso. Un complesso lavoro sull’archeologia dei linguaggi, che diventano nuances archetipiche da far vivere in mondi conosciuti dando loro una nuova identità”.
Curatori della mostra lo storico dell’arte Francesca Di Gioia e il prof. di Arte Contemporanea Dario Agrimi, patrocinata dal Comune della città di Barlad, con il progetto grafico di Vincenzo Baratta.
Vernissage 14 agosto 2022, ore 11, a cura del prof. Antonio Romeo Palie.
Nunzio Lobasso “contemporary artist” nasce a Foggia il 27 febbraio 1982. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Foggia, poi Liceo Artistico. Segue noti artisti locali ed esteri affinando le tecniche pittoriche, che lo portano a riprodurre come copie opere di Vincent Van Gogh, di Leonardo Da Vinci, di Caravaggio, del Giorgione e altri artisti. Partecipa a seminari tematici per la pittura, decorazione e incisione, studiando e poi affinando una sua tecnica personale, brevettata: l’applicazione di forme astratte e viventi su tavola e cartone mediante incisioni e decorazioni, applicandola su diverse opere. Studia e sviluppa una tecnica innovativa per le decorazioni su vasellame in terracotta. Partecipa a diverse collettive, al X Congresso e VII Raduno di Falconeria a Melfi (PZ) nell’ottobre 2003 avente tema “Federico II”, al XXXIX Concorso Premio Primavera organizzato dal Club degli Artisti di Foggia, alla Mostra Nazionale di Pittura “Bianco e Nero”, all’Internazionale “Rubur”. All’attivo ha diverse mostre personali e collettive a Foggia e in Italia, esponendo le sue opere in varie gallerie e in autorevoli palazzi, sconfinando all’estero, per far conoscere la sua arte e le sue tecniche.
Sarà la chiesa Madre di Vico del Gargano a ospitare la mostra “Da Luce Trafitto. Alfredo Bortoluzzi e la Via Crucis di Vico del Gargano” dal 7 al 21 agosto 2022.
Si tratta della stessa chiesa a cui il maestro Alfredo Bortoluzzi donò, circa quarant’anni fa, le tele raffiguranti una Via Crucis ambientata nel centro storico di Vico del Gargano.
Alfredo Bortoluzzi ha attraversato gli eventi più importanti del Novecento e ne è stato testimone con la sua vita.
Pittore, coreografo e ballerino, frequenta l’Accademia di Karlsruhe e il Staatliches Bauhaus di Dessau.
Le opere di Alfredo Bortoluzzi sono state esposte al fianco di quelle di Paul Klee e Vasili Kandiskij e di altri autorevoli esponenti della pittura.
Ha conosciuto i campi di prigionia e con la sua danza ha calcato i palchi dei teatri più importanti d’Europa, fino ad arrivare sul Gargano, dove si stabilisce per il resto della sua vita.
Nella Via Crucis vichese – che precede di qualche anno quella realizzata per la chiesa di Sant’Elia di Peschici – le cucine monacesche, la cupola della chiesa Madre, i palazzi, le torri, diventano il luogo in cui si consuma la vicenda legata alle ultime ore della vita di Gesù Cristo.
La mostra Da luce trafitto, nata grazie ad un gruppo di amici, prova a raccontare, attraverso la Via Crucis vichese, un segmento piccolissimo della poliedrica vita di Alfredo Bortoluzzi, nel tentativo di avvicinare un pubblico sempre più ampio alla sua conoscenza e allo studio della sua produzione artistica.
Nel percorso dell’allestimento si aggiungono ulteriori elementi che inducono la riflessione nel visitatore, come la particolare croce lignea realizzata dal Maestro Bortoluzzi e donata alla chiesa di San Nicola di Myra, e alcuni scatti fotografici del fotografo Pasquale D’Apolito.
Da luce trafitto ha ricevuto il patrocinio del Comune di Vico del Gargano, della Pro Loco di Vico del Gargano e di Settimana Santa in Puglia.
La mostra è stata curata da Simone Fontana, don Gabriele Giordano, Pasquale D’Apolito, Francesco Pupillo e Francesco A.P. Saggese.
La mostra, di cui verrà pubblicato il catalogo, sarà inaugurata domenica 7 agosto 2022 alle ore 19:30 presso la chiesa Madre di Vico del Gargano.
Saranno presenti: Pasquale D’Apolito, Lorenzo Fecchio, Simone Fontana, don Gabriele Giordano, Gianfranco Piemontese, Francesco Pupillo, Teresa Maria Rauzino, Francesco A.P. Saggese, Maria Scistri.
Da luce trafitto ha ricevuto il sostegno economico per l’allestimento dalla Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e il contributo per la stampa del catalogo dalla Pro Loco di Vico del Gargano.
Ci sono storie che vano raccontate per loro unicità storica in un territorio da far conoscere.
La provincia di Foggia è ricca di storia, di racconti che la impreziosiscono. Tutti concentrati nei paesi, in quei piccoli borghi dei Monti Dauni e del Gargano.
Ciò che si sta raccontando, avvallata da fonti storiche letterarie, ha come protagonista una fontana. L’acqua da sempre è stata sinonimo di vita, di progresso, di tecnologia, ripresa a più parti e da più persone per raccontare momenti vissuti, testimoniando anche successi nelle più svariate arti e mestieri.
A Biccari, piccolo borgo sui Monti Dauni in provincia di Foggia a 450 metri s.l.m. con poco più di 2.720 anime - dall'ultimo censimento della popolazione-, c’è una fontana monumentale, di elevata valenza storica, costruita in epoca borbonica nei primi decenni dell’Ottocento e poi rigenerata, in perfetto stile fascista, nei primissimi anni del Ventennio, che a breve verrà restaurata grazie ad alcuni fondi che il Comune ha ottenuto. Lo ha annunciato il Sindaco, Gianfilippo Mignogna, da sempre attento al territorio e incline a valorizzare ciò che sia Biccari, sia tutto il territorio di pertinenza, sia quello limitrofo, può essere attrattiva e perciò utile alla comunità.
La fontana è composta da un portico con quattro colonne reggi trabeazione, come architettonicamente è definita, con una targa commemorativa –non originale- della costruzione posta al centro. Al di sotto presenta tre vasche sorrette da scanalature dove confluisce l’acqua attraverso tre bocche di altrettanti mascheroni. Il particolare che balza all’occhio, di chi la osserva attentamente, è la capacità di raccolta d’acqua delle due vasche laterali più capienti di quella centrale, oggetto di studio di ingegneri, architetti, storici del luogo, sulle varie costruzioni idriche che i Borboni attuarono.
Studi che ritroviamo, insieme a digressioni storiche che caratterizzarono Biccari durante le varie epoche, da quella borbonica, passando per quella fascista, fino a quella repubblicana dei giorni nostri, in un saggio molto interessante dello studioso locale Giuseppe Osvaldo Lucera dal titolo “Historia del “Pubblico Fonte” di Biccari”, edito nel 2016, che racconta la storia dell'acquedotto comunale di Biccari.
Il saggio racconta in modo impeccabile le varie fasi di manutenzione, ammodernamento e utilizzazione, cui la fontana fu sottoposta nei decenni descritti, ponendo in evidenza l’assoluta importanza di portare acqua corrente nei centri abitati, dove un tempo era esclusiva delle piazze. Biccari ne fu, e lo è tuttora, la testimonianza di una complessa infrastruttura di ingegneria idrica studiata in base ai dislivelli montani. La fontana, come descritto nel saggio succitato, è alimentata da acqua trasportata “da una lunga galleria, oggi percorribile ad altezza d’uomo, lunga circa 120 metri, larga, nel punto più alto, di circa mt. 2, alla cui estremità si biforca in altri due percorsi, lunghi rispettivamente 40 metri circa, aventi le stesse funzioni e caratteristiche. Le tre gallerie risultano scavate nel ventre della nostra montagna, luogo questo ideale per captare acque sorgive, al fine di convogliarle in direzione del nostro paese e dissetare l’atavica arsura di Capitanata. Ma non proprio stranamente l’attuale percorso insiste su di un vecchio tracciato, costruito appunto in epoca borbonica, che rappresenta ed assume, se riferito a quel tempo, la testimonianza di una vera e propria opera moderna ed avveniristica, frutto dell’ingegno umano sia Siciliano che Napolitano, quindi Duo Siciliano”.
Senza star qui a descrivere tutte le fasi del saggio, cui si raccomanda di chiederne informazioni allo scrittore, quello che preme porre in evidenza è non solo l’intervento di restauro e manutenzione anche l’importanza di ridare valore storico con un intervento permanente di abbellimento luminoso. Un intervento artistico-funzionale di lighting design che permetta al complesso monumentale della fontana di manifestarsi ed evidenziarsi nel contesto urbano come giusto che sia, valorizzato appieno nelle sue fattezze ma soprattutto nel suo valore simbolico che oggi permane nella storia della comunità biccarese.
L’acqua, assieme alla luce, è l’elemento vitale per eccellenza. Se questi due elementi non ci fossero, sarebbe impossibile la vita come la intendiamo sulla Terra. L’intervento è porre al centro il valore primordiale dell’acqua esaltato dalla luce. Un binomio indissolubile che reputiamo oramai scontato o poco valutato.
L’illuminazione, quindi per valorizzare il valore simbolico di questa fontana pubblica nel contesto cittadino e storico non solamente illuminando la fontana, ma facendone uscire l’identità storica e comunitaria che è impressa nelle sue pietre. Un modo di illuminare che non è accendere alcuni proiettori ma è usare con sapienza ed eleganza la luce sui volumi, sulle superfici e sui materiali. Permettere al monumento di “parlare” e non rimanere nel solito silenzio anonimo di una illuminazione vecchia e mal fatta. Le possibilità di valorizzazione sono tante se affidate a un professionista capace e che sa manipolare la luce nella sua essenza.
Si potrebbe, ad esempio, sempre mediante la luce, far riaffiorare e rendere visibile il percorso che l’acqua fa per raggiungere la fontana e quindi esaltare quella via dell’acqua che ha permesso alla città di svilupparsi ottenendo così un nuovo sentiero turistico.
Se gli interventi di sistemazione e restauro vengono effettuati in direzione di una completa logica di valorizzazione è possibile ottenere non solo la restituzione del bene, ma anche un beneficio artistico ed economico. Creare nuove metodologie di turismo contemporaneo, creandoli da zero, e non come capita spesso doverli scimmiottare prendendoli altrove e quindi arrivare inesorabilmente sempre e come minimo secondi. Ma copiare è più facile che creare.
In un’atmosfera eterea, realizzata nell’ambiente che la famiglia Jatta un tempo utilizzava come deposito, i celebri vasi del Museo raccontano una storia nuova, congiungendosi al fascino di oggetti d’uso dell’Ottocento e del Novecento di proprietà Jatta, riletti attraverso l’osservatorio privilegiato del collezionista, una figura in grado di imporre la sua dimensione sociale anche nel presente.
Si tratta della mostra con ingresso gratuito, annunciata qualche giorno fa su questa testata giornalistica indipendente, “Collezionauta. Capolavori attraverso il tempo” inaugurata giovedì 28 luglio nel c.d. “Grottone” del palazzo Jatta e fruibile fino al 28 maggio 2023.
L’ampio salone definito da arcate e circondato da vani e nicchie, finora mai aperto al pubblico, oltre a garantire un’offerta culturale di qualità sarà destinato poi al potenziamento della fruizione di Palazzo Jatta nel solco di valorizzazione integrata.
«Il buon esito di questa iniziativa dimostra il valore del lavoro di squadra - commenta il prof. Massimo Osanna, Direttore Generale Musei - Con la regia della Direzione Regionale Musei Puglia e la collaborazione della Palazzo Jatta Benefit hanno infatti operato con grande intesa la Soprintendenza e il Comune di Ruvo, delineando una sinergia virtuosa, in ambito interistituzionale così come nel campo della cooperazione pubblico-privato. Il fatto che il Grottone di Palazzo Jatta sia ora a disposizione della collettività come nuovo spazio di narrazione per i visitatori è un’ottima notizia nell’ottica della diversificazione dell’offerta culturale e della valorizzazione del territorio e delle sue radici».
Il percorso espositivo vede al centro i vasi del Museo, partendo dal vaso di Talos, significativamente inserito nella sezione Ruvo nel Mondo, insieme a un corredo funerario rinvenuto nel 1986 e a un dipinto ottocentesco con la ricostruzione ipotetica della Tomba delle Danzatrici, esempio per antonomasia, nell’immaginario collettivo, di bene andato via dalla città. A seguire, la lisca centrale dell’esposizione prevede una sezione “L’emozione della Scoperta”, nella quale troneggiano alcuni tra i pochi vasi di cui si possiedono ancora notizie circa il momento dell’acquisto, seguita dal settore dedicato ai “Vasellini”, come i collezionisti Jatta nell’Ottocento chiamavano i piccoli vasi che erano costretti ad acquistare per potersi aggiudicare anche quelli più grandi e ritenuti più pregiati.
La sezione successiva si intitola “Forme strane” e si riferisce in particolare ai bicchieri a testa di animale (i rhytà) e ai vasi configurati a forma di testa umana, forme predilette da Giovanni Jatta senior, l’iniziatore della raccolta.
Il culmine della mostra si staglia su una parete dorata, sfondo dei crateri (i vasi per mescolare acqua e vino) decorati con la strage dei figli di Niobe e con l’albero dei pomi d’oro sorvegliato dal serpente e custodito dalle graziose Esperidi. Il cuore della esposizione risiede nella congiunzione fra i reperti del Museo e beni ottocenteschi e novecenteschi della famiglia Jatta.
“Con questa iniziativa raggiungiamo tre obiettivi - spiega il Direttore Regionale Musei Puglia, dott. Luca Mercuri - consentire la fruizione del patrimonio del Museo durante i mesi di necessaria chiusura per lavori, valorizzare le opere con un racconto inedito, diverso da quello abituale dell’allestimento ottocentesco, e, infine, condividere con i visitatori la storia appassionante che sta all’origine del Museo, immersa nel suggestivo mondo del collezionismo di due secoli fa. Questo nuovo ruolo del Grottone da noi fortemente voluto è solo il primo passo nella direzione di un approccio di valorizzazione integrata ai luoghi della cultura».
Curatela: Luca Mercuri e Palazzo Jatta Benefit
Direzione Scientifica: Claudia Lucchese
Direzione Lavori e coordinamento della progettazione: Azzurra Sylos Labini
Progetto di Allestimento: COR arquitectos
La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta dal giovedì alla domenica con i seguenti orari:
giovedì 8:30-13:30
venerdì 8.30-19.00
sabato 14.30-19.30
domenica 8.30-13.30.
In accordo con l’avanzamento del cantiere di restauro nel museo adiacente, gli orari potranno essere ulteriormente ampliati a partire dall’autunno.
Opere del Museo che dialogano con oggetti d’uso di grande interesse per la storia del collezionismo, in un racconto inedito nel ‘Grottone’ del Palazzo Jatta.
È in quell’ampio salone definito da arcate e circondato da vani e nicchie, dal forte sapore rustico, che giovedì 28 luglio sarà inaugurata la mostra temporanea “Collezionauta. Capolavori attraverso il tempo” (fino al 28 maggio 2023), un percorso fra archeologia, collezionismo e storia del gusto, che inserisce l’esperienza Jatta nel più ampio contesto delle raccolte d’arte ottocentesche.
Questo spazio, finora chiuso al pubblico, potenzierà e diversificherà l’offerta culturale anche dopo la riapertura del Museo, attualmente chiuso per lavori di restauro, quando il Grottone sarà destinato a iniziative ed eventi, nel solco di un modello di valorizzazione integrata delle risorse culturali.
La serata del 28 luglio offrirà una duplice occasione di intrattenimento culturale. L’apertura della mostra si svolgerà dalle 20.30 alle 23.00 (ultimo ingresso alle 22.30) e, dalle 20.30 alle 21.30 sarà accompagnata dal concerto per Handpan a cura dell’associazione culturale Mamamà. L’evento musicale costituisce uno degli appuntamenti del festival “Trentadate”, frutto di un accordo tra la Direzione Regionale Musei e il Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta dal giovedì alla domenica con i seguenti orari:
giovedì 8:30-13:30
venerdì 8.30-19.00
sabato 14.30-19.30
domenica 8.30-13.30.
In accordo con l’avanzamento del cantiere di restauro nel museo adiacente, gli orari potranno essere ulteriormente ampliati a partire dall’autunno.
Si comunica, infine, che nella serata inaugurale e in tutti i weekend, sarà presente un servizio di ausilio per l’accesso alla mostra da parte dei visitatori con difficoltà motorie.
La mostra “9 x 100 = ‘900 – 9 itinerari per 100 architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia” è approdata a Roma, alla Casa dell’architettura in piazza Manfredo Fanti, vicino alla centralissima piazza Vittorio.
Inaugurazione in grande stile e molto partecipata per un’esposizione che intende focalizzare l’attenzione sulle architetture più significative realizzate nelle due regioni nel corso del XX secolo: un’iniziativa che costituisce il risultato di una schedatura del patrimonio architettonico regionale del Novecento da parte di Do.co.mo.mo Italia (Associazione italiana per la documentazione e la conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni). Sezione Basilicata e Puglia E.T.S.
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All’interno di tale schedatura, un comitato scientifico ha selezionato 100 opere di architettura moderna di riconosciuta qualità: un complesso e lungo lavoro confluito nella mostra e in un volume di oltre 300 pagine curato da Mauro Sàito e da Antonello Pagliuca, comprendente schede e interventi di autori del panorama nazionale e internazionale, pubblicato da Gangemi editore.
La mostra è stata sviluppata in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Università della Basilicata e con la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, secondo sei percorsi tematici o “itinerari”, che collegano le opere delle due regioni al dibattito culturale nazionale, esaltandone le peculiarità.
Composta da 150 pannelli, l’esposizione ha carattere itinerante: evento ufficiale nel programma della Fondazione Matera 2019, dopo la tappa iniziale in Basilicata è stata allestita a Bari, Lecce, Carovigno (Brindisi) e a Taranto presso la Biblioteca Acclavio. L’intero progetto è stato finanziato dalla Regione Puglia.
Sabato 30 luglio 2022 a Casalvecchio di Puglia verrà inaugurata l’opera di Street Art, intitolata “L’Epopea di Giorgio Castriota Skanderbeg”, un lavoro sperimentale ed innovativo, realizzato dall’Associazione Stornara Life Aps, nell’ambito degli interventi “STHAR LAB” della Regione Puglia, per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale.
Il progetto ricalca l’elemento caratteristico di Casalvecchio: le sue origini arbëreshë e la conservazione del patrimonio immateriale storico- linguistico, con lo scopo di creare elementi di attrazione materiale, per incrementare l’offerta turistica del borgo.
Gli spazi adibiti alla Street Art sono stati individuati in base ad un percorso che dall’esterno del centro abitato (muro perimetrale del cimitero) passa dalla Community Library, avente una sezione dedicata alla letteratura arbëreshë, e, attraverso la scalinata di Via Grieco, collega il centro storico al murale arbëreshë precedentemente completato.
L’artista argentino Alaniz Emanuel (@alanizart), e la francese Margot Calliadan (@margay_art- ) hanno realizzato un’imponente raffigurazione dell’eroe albanese, che sovrasta il centro di Casalvecchio, ed una celebre battaglia all’ingresso del paese. Ma i lavori non sono terminati. Lungo la scalinata di via Grieco sarà realizzato un murale scrittografico che collegherà le nuove creazioni all’ albero della fratellanza, precedentemente realizzato.
Il progetto si inserisce all’interno di una serie di iniziative per la promozione del patrimonio culturale arbëreshë che l’Amministrazione Comunale di Casalvecchio sta promuovendo da diversi anni al fine di generare coesione sociale, in un’ottica di crescita partecipata dell’offerta culturale e di consolidamento del tessuto comunitario.
All’inaugurazione interverranno autorità regionali e locali, il Presidente di Stornaralife, Lino Lombardi, gli artisti autori dell’opera e il Presidente del Centro Studi SKANDER, Antonello D’Arcangelo.
A seguire, l’intrattenimento musicale sarà curato dalle associazioni Tallandishat të Katundit e Yllazët të Rëgjenda.
Della Ragione seppe soprattutto darci ciò che di più avevamo bisogno: la fiducia e l’amicizia. Viveva con noi della stessa passione, si bruciava alla stessa fiamma. Renato Guttuso, 1961.
Dal 29 luglio 2022 all’8 gennaio 2023, l’Antiquarium di Centuripe ospita la mostra I Maestri del Novecento: da Guttuso a Vedova. Opere dalla collezione Alberto Della Ragione a cura di Sergio Risaliti.
Il progetto espositivo nasce dalla collaborazione tra il Comune di Centuripe e il Museo Novecento di Firenze, con l’intento di rendere fruibile una selezione di capolavori esposti per la prima volta in Sicilia e provenienti da una delle più importanti raccolte dedicate all’arte italiana del Novecento: la Collezione Alberto Della Ragione.
La raccolta, composta da oltre duecento opere, fu donata dall’ingegnere Alberto Della Ragione al Comune di Firenze nel 1970, all’indomani della violenta alluvione che colpì la città nel 1966. Con il suo gesto, alimentato da un profondo senso civico, Della Ragione rispose all’appello lanciato dallo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, la cui volontà era quella di istituire un Museo Internazionale di Arte Contemporanea, come risarcimento simbolico ai danni subiti dal patrimonio storico-artistico fiorentino.
“Un viaggio speciale per una ricca selezione delle opere donate a Firenze dal mecenate e collezionista Alberto della Ragione”, sottolinea la Vicesindaca e Assessora alla Cultura Alessia Bettini. “Grandi capolavori del Novecento italiano che fanno parte del prezioso lascito avvenuto all’indomani dell’alluvione del ‘66. È proprio il caso di dirlo, l’arte e la bellezza non hanno confini ed è molto significativo riuscire a realizzare importanti sinergie nel segno della cultura. Firenze ha l’ambizione per farlo, creando e rafforzando questi legami virtuosi”.
Rinnovando la lunga e feconda tradizione del collezionismo moderno, dalla cui costola sono nati i musei più importanti di Firenze, dagli Uffizi al Museo Stefano Bardini, Della Ragione contribuì ad alimentare il nucleo fondante del Museo Novecento, che conserva ed espone oggi questa importante Collezione.
“Dal 2018 il Museo Novecento si occupa della valorizzazione della Collezione Alberto Della Ragione, con progetti ‘esportati’ fuori dalla città metropolitana di Firenze” dichiara Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento di Firenze. “Un cospicuo numero di opere provenienti dalla raccolta dell’ingegnere-collezionista è stato presentato a Salò, in occasione della mostra Italianissima, per poi approdare a Livorno, in una mostra che ha visto confrontate due collezioni: quella pubblica di Della Ragione e quella privata dell’avvocato Iannaccone. Superato l’ostacolo della pandemia, le opere della collezione civica sono tornate a viaggiare, e questa volta arrivano a Centuripe, quasi a coprire un raggio d’azione che ha tracciato una linea di continuità nella penisola. In questa occasione abbiamo concentrato l’attenzione sul carattere umanistico di molti dipinti realizzati dagli artisti della prima metà del Novecento italiano, dove emerge la passione per le vicende dell’uomo, l’ambiente quotidiano, la natura e i drammi storici attraversati all’epoca in cui queste opere furono realizzate. Una sottile vena esistenzialista che sembra aver animato Alberto Della Ragione, deciso difensore della libertà artistica e della funzione antagonista dell’Avanguardia. La presenza di Guttuso è un omaggio voluto alla Sicilia che ha dato i natali a uno dei più grandi cantori della realtà umana nella pittura del Novecento. Siamo felici di questa collaborazione con il Comune di Centuripe e con il Sindaco Salvatore La Spina, da sempre amante dell’arte”.
Ripercorrendo la volontà di Alberto Della Ragione, il lascito supera i confini cittadini e regionali per arrivare in Sicilia, a Centuripe, città ricca di storia e custode di importanti tesori artistici e archeologici. Con una selezione di opere che spazia da Renato Guttuso a Emilio Vedova, da Mario Mafai a Filippo de Pisis, il pubblico potrà ammirare quarantuno capolavori del coraggioso mecenate che sin dagli anni Venti si dedicò all’arte, quando ancora diffidente nei confronti della produzione del suo tempo, acquistò le prime opere ottocentesche. Il suo amore per i contemporanei fu suggellato da una visita alla prima Quadriennale romana, nel 1931, che provocò in lui un deciso rifiuto dell’arte dei secoli precedenti. Il collezionista rispose così all’istanza etica di “non passare ad occhi chiusi tra l’arte del proprio tempo, ma di dare all’opera dell’artista vivente il legittimo conforto di una tempestiva comprensione”, da subito motivata da ideali antifascisti e da una reazione alla politica culturale del Regime.
Per il Sindaco di Centuripe Salvatore La Spina: “La presenza a Centuripe di quarantuno opere dei più grandi maestri del ‘900 era inimmaginabile, fino a poco tempo fa. La disponibilità del Sindaco Dario Nardella, della Dirigente Marina Gardini e di tutto lo staff della Direzione Cultura del Comune di Firenze, l’amicizia di Sergio Risaliti, curatore e brillante Direttore del Museo Novecento, l’attenzione dell’Assessore al Turismo Manlio Messina, la generosità degli sponsor (Med Service, Manusia Restauri, LuxEsco, Verzì Caffè) e l’operosità dell’Associazione Liberart, sono state le componenti necessarie affinché un progetto così ambizioso potesse realizzarsi in un piccolo centro della Sicilia. Oggi possiamo affermare, con orgoglio, che Centuripe ospita una delle mostre più importanti dell’isola nel 2022.
Invito i centuripini, i siciliani ed i turisti in vacanza, a venire ad ammirare questi capolavori e gioire delle bellezze storiche e paesaggistiche del nostro paese.”
La grande qualità e la varietà delle opere incluse nella raccolta, che valsero a Della Ragione il primo premio alla Mostra delle Collezioni d’arte contemporanea di Cortina d’Ampezzo del 1941, è evidente nel dialogo che si instaura tra capolavori di correnti e movimenti diversi: da Valori Plastici al Novecento Italiano, dal Secondo Futurismo al Realismo magico. Grande risalto assumono inoltre le opere dei maestri della Scuola romana e di Corrente, con cui Della Ragione instaurò non solo rapporti di tipo professionale, ma anche dei veri e propri legami di amicizia. È il caso di Renato Birolli e Renato Guttuso, il quale, a proposito del collezionista, dichiarò: “seppe darci ciò di cui avevamo bisogno: la fiducia, l’amicizia, viveva con noi della stessa passione, si bruciava della stessa fiamma”.
Della Ragione iniziò così ad offrire il proprio supporto ad artisti giovani, spesso trascurati dal mercato e dalla critica ufficiale. Da allora la sua collezione d’arte contemporanea, che già negli anni Quaranta era una delle più grandi esistenti in Italia, crebbe progressivamente. La raccolta rivela come il gusto dell’ingegnere-collezionista fosse comunque orientato, nella scelta di artisti e opere, verso i generi più tradizionali (tra cui la natura morta, il ritratto, il paesaggio, il nudo femminile), che assicurarono un quadro di riferimento, anche inconscio, alle sue scelte talvolta spregiudicate. Pur essendo deciso a rinnovare la propria visione dell’arte, Della Ragione non rinnegò mai totalmente la figurazione. Nelle oltre duecento opere della raccolta emergono temi cari alla storia dell’arte moderna, ai quali pittori e scultori aderivano offrendo provocatorie soluzioni figurative senza mai travalicare i confini visivi collaudati nelle epoche precedenti.
La mostra, curata da Sergio Risaliti, è stata resa possibile grazie al patrocinio oneroso dell’Assessorato Sport Turismo e Spettacolo della Regione Sicilia ed al supporto economico di Med Service, Manusia Restauri, LuxEsco e Verzì Caffè. Per l’organizzazione si ringrazia la Direzione Cultura del Comune di Firenze, lo Staff del Museo Novecento di Firenze, Associazione MUS.E, e soprattutto l’Associazione Liberart, che si occupa anche della gestione durante tutto il periodo della mostra. Si ringrazia inoltre Generali Italia per il sostegno con il progetto Valore Cultura, Serenissima Vigilanza per la sicurezza delle opere esposte, l’Amministrazione Comunale, i consiglieri di RestiAmo a Centuripe, la Direzione Amministrativa, L’ufficio tecnico e gli operai del Comune di Centuripe.
Non si ferma mai l’azione di indagine e recupero dei beni culturali, artistici e patrimoniali del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Ancora una volta quello di Bari, con l’operazione “Freezing” ha fatto centro, recuperando un dipinto dal valore non inferiore ai due milioni di euro dell’artista Artemisia Gentileschi, scuola caravaggesca. L’opera è “Caritas Romana”.
Due persone indagate, secondo l’impostazione accusatoria, avevano presentato il dipinto, nel 2019, per il tramite di un’agenzia di intermediazione toscana, all’Ufficio Esportazione (del Ministero della cultura) di Genova, dissimulando l’attribuzione alla pittrice italiana di scuola caravaggesca Artemisia Gentileschi (1593 – 1653), dichiarando un valore economico decisamente sottostimato e tacendo il legame pertinenziale storicamente documentato con contesti architettonici vincolati (Castello di Conversano e, successivamente, Castello Marchione di Conversano, risalente al sec. XVI-XVII), riuscendo così ad ottenere un attestato di libera circolazione viziato dalla erronea rappresentazione e valutazione dei fatti posti a base della decisione della Commissione consultiva.
I privati proprietari, avevano fatto così uscire dal territorio italiano il dipinto seicentesco a olio su tela (cm. 121x147) di straordinario pregio storico-artistico raffigurante Caritas romana (Storia di Cimone e Pero narrata da Valerio Massimo nel Factorum et dictorum memorabilium libri IX), già appartenente alla grande collezione d’arte del Conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona (1600 – 1665), che lo aveva commissionato alla pittrice romana intorno alla metà del ‘600, affidandolo ad una prestigiosa Casa d’aste austriaca per massimizzare il ricavo economico derivante dalla vendita all’estero dell’opera, che sarebbe così stata sottratta definitivamente e irrimediabilmente al patrimonio culturale nazionale.
Le indagini, avviate nei primi mesi del 2020 dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Bari, dirette dalla Procura di Bari, hanno allo stato (fatta salva ogni successiva decisione nel contraddittorio delle parti) impedito che al dipinto toccasse la stessa sorte di un altro esemplare di Artemisia Gentileschi, proveniente da altra collezione, aggiudicato all’asta presso la medesima Casa d’aste per circa 2 milioni di euro. Sono stati infatti immediatamente attivati gli uffici del Ministero della cultura che, annullata in via amministrativa l’autorizzazione rilasciata sulla scorta di dichiarazioni mendaci celanti la certa attribuzione del dipinto alla pittrice, hanno avviato contestualmente il procedimento che ha determinato l’interesse culturale del bene e il diniego alla libera circolazione.
L’inosservanza dell’ordine di rimpatrio dell’opera, prontamente disposto dagli organi centrali del Ministero della cultura nei confronti dei proprietari, ha generato un approfondimento investigativo del Nucleo Carabinieri TPC di Bari, che ha richiesto all’Autorità Giudiziaria l’adozione di provvedimenti finalizzati ad impedire la dispersione, lo spostamento, il trasferimento o l’alienazione del bene, ormai destinato alla vendita in asta sottraendolo al patrimonio culturale italiano.
I militari, dopo aver rintracciato il dipinto presso la Casa d’aste in Vienna, lo hanno sottoposto a sequestro in esecuzione di un Ordine Europeo di Indagine (OEI) emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari e in esecuzione di un provvedimento di freezing previsto dal Regolamento Europeo 1805/2018 ed altresì di un sequestro preventivo emessi dal GIP del Tribunale di Bari in accoglimento delle richieste degli inquirenti, consentendo - con il coordinamento dell’organismo europeo di cooperazione giudiziaria penale Eurojust e la collaborazione della Polizia austriaca - di recuperare e rimpatriare l’opera, salvandola dal meccanismo speculativo implicante la definitiva sottrazione del bene al controllo statale sui beni culturali, ovvero la sua perdita a seguito di commercializzazione all’estero.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che seguirà il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
Nella fase esecutiva delle attività è stato determinante il supporto dell’Ambasciata Italiana in Austria, per l’adozione delle misure idonee alla conservazione dell’opera d’arte nelle more del rimpatrio in Italia.
La Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bari procederà ai riscontri di carattere tecnico sulla tela, in sinergia con gli istituti specialistici ministeriali. È stato altresì richiesto incidente probatorio.
L’Archeoclub d’Italia Sezione Siponto – Manfredonia – Monte Sant’Angelo è orgogliosa di presentare un’ampia rassegna di opere artistiche realizzate e curate della Presidente Angela Quitadamo che, da oltre
30 anni lavora ed opera nella manipolazione della materia per la realizzazione di opere artigianali riprendendo gli stilemi dei reperti della popolazione Daunia.
Ogni sua opera verrà esposta presso il Castello Normanno Svevo Angioino Aragonese di Monte Sant'Angelo da domenica 17 a venerdì 29 LUGLIO, dalle ore 09.30 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 19.00.
Vasellami in ceramica a disegni geometrici, sculture in pietra, realizzate con tecniche di lavorazione delle argille e dei colori “engobbi” proprio per il risalto dello stile geometrico di quei manufatti, le Stele Daunie riprodotte molto fedelmente in vari formati.
La sua passione nasce della grande attrazione che hanno suscitato in lei i numerosi ritrovamenti delle antiche ceramiche durante le campagne di scavo nei siti archeologici della Daunia, così tanto da ispirarla a riprodurle fedelmente, con tale maestria da consacrarla come grande artista della materia e riconoscerla come ultima depositaria di questa antica arte.
Al suo attivo ha collaborazioni museali con i 5 Reali Siti Italiani e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private esposte in Italia ed all’estero in paesi come Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra (donazioni al British Museum di Londra), California ecc.
La Daunia Antica è stata da lei rappresentata in una Stele commemorativa donata a Betlemme, motivata dall'obiettivo di percorrere il sogno ambizioso di divulgare e valorizzare il territorio dauno.
In un’ottica di gemellaggio simbolico fra il Santuario della Madonna delle Armi e il Parco Archeologico “Le Basiliche” di Siponto, va letta la scelta dell’artista Quitadamo che attraverso l’Associazione AnimARSi, ha donato un’icona raffigurante la Vergine alla Fondazione S. Maria delle Armi per l’evento “Ars in Gratia”. Collabora da anni con l’Associazione Daunia TuR A.P.S. di Manfredonia nella promozione di percorsi turistici e la valorizzazione di luoghi d’arte.
L’Archeoclub d’Italia sez. Siponto – Manfredonia – Monte Sant’Angelo e l’Associazione Daunia TuR di Manfredonia vi aspettano numerosi per vivere l’emozione delle “nuove” opere d’arte realizzate dall’artista ed ascoltare le sue interpretazioni.