Pittori fuori dagli schemi. Il 03 dicembre 2022, a Lucera, c'è "Art Brut - il bello dell'arte", la collettiva d'arte di artisti speciali del centro "i Diversabili".
“La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome, l’arte è soprattutto visione e la visione molte volte non ha nulla in comune con l’intelligenza né con la logica delle idee”. Il pittore francese Jean Dubuffet (Le Havre 1901-Parigi 1985) si affermò come uno dei promotori dell’Art Brut, in italiano “Arte spontanea”. Per essere riconosciuta come tale, secondo Dubuffet, un’opera deve essere creata da un autore senza preparazione tecnica né teorica, da persone al di fuori delle stanze ufficiali: solitari, disadattati, pazienti di ospedali psichiatrici, detenuti ed emarginati di ogni tipo.
E’ da questo fondamento che nasce “Art Brut-Il bello dell’arte”, la mostra collettiva che si terrà sabato 3 dicembre, fruibile dalle ore 18.30 alle 21, a Lucera, in provincia di Foggia, in via Pignatelli 14. L’evento è ideato, organizzato e promosso dall’associazione culturale Utò-Lo spazio della Luce, con la speciale partecipazione degli artisti dell’associazione I Diversabili Onlus Lucera e con la collaborazione di ‘Aputèche-Arti Visive&Fashion Design, che ha firmato l’allestimento dell’esposizione. Sostegno e contributo di Masseria Nel Sole e Poser by Giorgia Ferosi.
La mostra “Art Brut-Il bello dell’arte” sarà caratterizzata da opere pittoriche di differenti stili, disegni e decorazioni in ceramica. La firma è degli utenti dell’associazione I Diversabili Onlus di Lucera che, sotto la guida della responsabile del laboratorio creativo Cleonice Di Muro, sono stati condotti in un percorso di genesi artistica. Il prodotto del loro lavoro si incastona nel Dubuffet-pensiero, che rompe gli schemi istituzionali, ponendo l’accento sull’aspetto primordiale, popolaresco, istintivo e perciò genuino di manifestazioni artistiche spontanee, anonime, infantili o addirittura di alienati.
L’EVENTO NELLA GIORNATA DELLA DISABILITA’
Perché la scelta del 3 dicembre per promuovere la mostra “Art Brut-Il bello dell’arte”? Il 3 dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita nel 1981 con lo scopo di promuovere i diritti e il benessere delle persone con handicap. Per questo grazie alla collaborazione del centro I Diversabili Onlus nasce questa mostra, che dà voce alle capacità straordinarie di questi ragazzi.
UTO’, L’ASSOCIAZIONE SI APRE AL TERRITORIO
Che cos’è Utò? E’ un nome che nasce dalla parola utopia e dal significato intrinseco ad essa. “Utopia”, termine coniato nel 1516 da Tommaso Moro nell’omonima opera, in greco “OU” e “Topos” un “non luogo” oppure un “buon luogo”, un luogo irreale dove tutti gli ideali più nobili plasmano la realtà, una sorta di versione buona del mondo reale. Questa associazione, voluta fortemente a Lucera da Alessandro Salvatore e Cleonice Di Muro, cerca di ricreare un luogo in cui si plasmino le realtà più disparate, in cui si dia voce alle idee e alla cultura a 360 gradi. Cultura intesa nel senso più profondo e antropologico del termine, come codice che l’uomo da a se stesso per decodificare e spiegare la realtà.
Noi crediamo al ritorno dell’artista solitario, dell’uomo mistico e visionario.
INGRESSO LIBERO, senza prenotazione.
La mostra si svolgerà dal 10 al 30 novembre 2022, dal lunedì al sabato, dalle ore 11:00 alle 17:00.
A novembre, a Roma, Rossocinabro festeggia il suo tredicesimo compleanno con una collettiva dal titolo BE. Lo spazio, diretto da Cristina Madini è dalla sua nascita in prima linea per promuovere l’arte contemporanea internazionale, ospiterà per l’occasione una collettiva di artisti che con le loro opere rappresentano generazioni e correnti differenti. Rossocinabro non vuole essere rappresentativa di una tendenza, non mira a divenire il tempio dell’astratto o del figurativo, punta sulla qualità, su quello che resterà sempre. Noi crediamo al ritorno dell’artista solitario, dell’uomo mistico e visionario, che produce in solitudine nel suo atelier, che con le sue scelte interpreta le emozioni di noi tutti. Questi artisti sanno dipingere, sanno scolpire, sanno creare ed esprimono quello che la loro sensibilità ha scelto di raccontare. Le loro opere percorrono luoghi reali o codificati come spazio estraneo alle condizioni fisiche, alle dimensioni conosciute; spesso hanno attitudini di fuga, forse verso quella dimensione (mai definita) dove vivono le emozioni, una casa dove tutti abitiamo senza saperlo, senza vederla. Il Loro Mondo trasparente si dissolve tra gli enigmi di codici espressi nella cultura di questo nuovo millennio. Tutti vogliono superare la comprensione dell'esistenza e subentrare nelle sfere più profonde della conoscenza invisibile. "Be" è il tentativo di porre nuove frontiere ai quesiti, dove lo spettatore trova gli spunti necessari per identificarsi nella rete delle comunicazioni contemporanee.
Le opere esposte sono di:
Annamaria Biagini (Italy), Kimberly Adamis (USA), Brian Avadka Colez (USA), Donia Baqaeen (Jordan), Car Act Air (France), Carol Lee Cassin (New Zealand), Karen Castilho (Hong Kong), Mia Civita (USA), Nathanael Cox (USA), Johanna Elbe (Sweden), Ulf Enhörning (Sweden), Florence Fehrling (Sweden), GusColors (USA), Wiktoria Guzelf (Switzerland), Susumu Hasegawa (Japan), Tondi Hasibuan (Indonesia), Linda Heim (USA), Leena Holmström (Finland), Wioletta Jaskólska (Poland), Chuck Jones, PhD (USA), Corina Karstenberg (The Netherlands), Monika Katterwe (Germany), Rebeccah Klodt (USA), Kirsten Kohrt (Germany), Chikara Komura (Japan), Krista Korjus (Finland), Sonja Kresojevic (UK), Gil Lachapelle (France), Bartholomeus Langeveld (The Netherlands), Eva Lanska (Israel/UK), Fiona Livingstone (Australia), Francis Moreau (France), Miguel Marin Ordenes (Chile), Aristea Panagiotakopoulou (Greece), Helena Pellicer Ortiz (Spain), Kim Piffy (UK), Taru Rouhiainen (Finland), Orit Sharbat (Israel), Jens Peter Sinding Jørgensen (Denmark), Stein Smaaskjaer (Norway), Christophe Szkudlarek (France), Taka & Megu (Japan), Alisa Teletovic (Bosnia-Herzegovina), Maria Mina The (Romania), Janusz Tworek (Poland).
Il lavoro di ciascuno sarà presentato all’interno del sito di Rossocinabro in uno spazio proprio, permettendo così, pur all’interno del contesto unitario della mostra, di mantenere le specificità delle rispettive ricerche.
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Omaggiata la biblioteca comunale di Castelluccio Valmaggiore con una piastra bronzea di Franco Fossa
Sabato 29 il finissage della mostra, fortemente voluta dall’artista Salvatore Lovaglio, che arricchirà il Fondo Arte di Paesaggio del centro dauno.
Per Franco Fossa la scultura è il “luogo dello spazio”. Allievo prima e maestro a sua volta, Fossa ha segnato l’arte contemporanea inserendosi a pieno titolo nel filone del Realismo esistenziale.
Ed è a lui, illustre interprete dell’arte contemporanea con oltre sessant’anni di attività, scomparso nel 2010, che è stata dedicata la mostra ospitata dallo scorso 12 ottobre presso la Biblioteca Comunale di Castelluccio Valmaggiore, in contemporanea all'esposizione di disegni del Maestro, presso la Biblioteca provinciale Magna Capitana di Foggia. Mostra che si chiuderà sabato 29 alle 17 con la donazione di una delle opere di Fossa al già ricco FAP - Fondo Arte di Paesaggio che si trova nel centro dauno.
“L’opera sarà donata grazie all’interessamento di Salvatore Lovaglio, artista poliedrico e fondatore del Centro Studi e Promozione Arti Visive di Lucera. Sua l’idea di rendere omaggio al noto scultore Franco Fossa, con il quale ha collaborato per oltre quarant’anni, raccogliendone l’eredità artistico-culturale”: spiega il direttore della Biblioteca comunale di Castelluccio Valmaggiore Pasquale Bloise.
“Un onore per noi – commentano dall’amministrazione comunale di Castelluccio – ospitare le sculture in bronzo di Fossa, selezionate tra le poche opere che l’artista ha dedicato al rapporto Uomo-Natura ma anche ad ad ospitare il finissage della mostra. Nell’occasione sarà donata alla biblioteca una piastra in bronzo del Maestro Fossa che andrà ad arricchirne il Fondo FAP”.
Sabato 12 novembre 2022, alle ore 18.00, la Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia, in via Viale Michelangelo 65, ospiterà l'inaugurazione della mostra di Paolo Masi.
Fino al 6 gennaio 2023 saranno venti in esposizione i lavori più rappresentativi dell’artista, una serie inedita di cartoni di piccole e medie dimensioni realizzati dagli anni ’80 ad oggi.
INGRESSO GRATUITO
Masi è ritornato al vocabolario segnico elaborato a partire dagli anni Sessanta: da una parte la ricerca di una struttura che sia tramite tra superficie e realtà, dall’altra l’intuizione che il gesto artistico ha rilevanza storica e sociale, ha proprietà di coinvolgimento essendo ponte tra passato, presente e utopia.
L’artista, alla soglia degli 90 anni, raccoglie l'eredità del passato (le prime mostre che presentavano lavori su cartone risalgono al 1974), riutilizzando un supporto che nella sua povertà è rappresentazione del paesaggio urbano, fonte continua di riflessione e ispirazione. Linearizzazioni, incisioni e coloriture si alternano a forature e riquadrature, si appropriano dello spazio della superficie modificandone lo stato preesistente per restituire nuove possibili letture.
Info e orari
Dal lunedì al sabato
Ore 10:00 – 13:00 | 16:00 - 20:00
domenica su appuntamento.
e-m@il: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
phone: 3467334054
L'importanza di guardare e vedere i diversi aspetti della realtà.
INGRESSO LIBERO
La mostra si svolgerà dal 24 al 29 ottobre 2022, con ricevimento di inaugurazione esteso dalle 17 alle 19.
Quante volte è capitato di vedere le cose da un solo punto di vista, una visione limitata dell'esistenza, chiusa e intrappolata dietro una lente, senza avere il coraggio di esplorare i nuovi significati di un quadro più ampio? La mostra collettiva “Così vicino, così lontano” esamina l'importanza di guardare e vedere da diversi aspetti della realtà, creando nuove comprensioni che solo uno spettatore attento può cogliere e apprezzare. Da lontano si può vedere e ammirare l'intera opera, come un paesaggio visto in tutta la sua maestosità e complessità. Avvicinandosi sempre di più si possono osservare e scoprire i dettagli ei segreti che l'immagine racchiude, come la corteccia degli alberi o la luce che filtra tra le foglie. La mostra accompagnerà il visitatore in un viaggio dove lo spazio diventa occasione per perdersi nei dettagli delle opere d'arte e il tempo è dilatato dalla percezione dello spettatore. Vicino e lontano sono due facce della stessa medaglia. Sebbene a volte estranei e distanti, entrambi svolgono ruoli ugualmente significativi nella realizzazione che un lato non è sufficiente.
Artists: Kimberly Adamis (USA), Brian Avadka Colez (USA), Donia Baqaeen (Jordan), Helga Borbás (Austria), Car Act Air (France), Carol Carpenter (USA), Laura Casini (Switzerland), Karen Castilho (Hong Kong), Mia Civita (USA), André Colinet (Belgium), Nathanael Cox (USA), Johanna Elbe (Sweden), Ulf Enhörning (Sweden), Jasmin Genzel (France), GusColors (USA), Wiktoria Guzelf (Switzerland), Susumu Hasegawa (Japan), Tondi Hasibuan (Indonesia), Leena Holmström (Finland), Wioletta Jaskólska (Poland), Corina Karstenberg (The Netherlands), Monika Katterwe (Germany), Kirsten Kohrt (Germany), Chikara Komura (Japan), Agnieszka Konopka (Poland), Alexandra Kordas (Germany), Krista Korjus (Finland), Sybille Lampe (Germany), Fiona Livingstone (Australia), Ewa Martens (Germany), Francis Moreau (France), Frédérique Nolet (Belgium), Aristea Panagiotakopoulou (Greece), Catherine Pennington-Meyer (UK), Kim Piffy (UK), Sal Ponce Enrile (Philippines), Irena Procházková (Czech Republic), Taru Rouhiainen (Finland), Natalia Schäfer (Germany), Belinha Silva (Portugal), Jens Peter Sinding Jørgensen (Denmark), Luana Stebule (UK), Taka & Megu (Japan), Elina Tammiranta-Summa (Finland), Serina Haratoka Tara (Turqey)
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Mercoledì 12 ottobre alle ore 18.00 al Castello Svevo di Trani si terrà l'naugurazione del nuovo allestimento “#fuorilarte - La collezione della regina Margherita da Napoli a Trani”.
La collezione di opere d’arte della regina Margherita di Savoia, finora custodita nei depositi del Palazzo Reale di Napoli, diventa fruibile al pubblico per i prossimi tre anni in un nuovo e suggestivo allestimento collocato nelle Casematte al secondo piano del Castello Svevo di Trani, che con l’occasione amplia notevolmente i propri orari di apertura al pubblico.
A seguito del successo del progetto “100 opere tornano a casa. Dai depositi ai musei”,
curato dalla Direzione Generale Musei e dall’Ufficio di Gabinetto del Ministro della Cultura, questo allestimento ne rappresenta una nuova fase, volta a portare alla luce, anche in nuovi contesti museali, opere custodite all’interno dei depositi, al fine di una maggiore valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale italiano.
Inaugura:
Massimo Osanna- Direttore Generale Musei
Saluti di:
Caterina Bon di Valsassina – già Consigliere del Ministro della Cultura
Francesco Longobardi – Direttore del Castello Svevo di Trani
Amedeo Bottaro – Sindaco della Città di Trani
Bernardo Lodispoto – Sindaco della Città di Margherita di Savoia
Pasquale Casillo – Molino Casillo Group
Inaugurazione 12 ottobre 2022, ore 18.00. Ingresso gratuito a partire dalle 17.30.
A partire dal 13 ottobre 2022, il nuovo allestimento sarà visitabile negli orari di apertura del Castello e con il normale biglietto d’ingresso.
Per maggiori informazioni: https://musei.puglia.beniculturali.it/musei/castello-svevo-di-trani/
Il Comune di San Severo promuove le eccellenti tipicità enogastronomiche territoriali e la conoscenza e la valorizzazione degli attrattori turistici e culturali organizzando l’evento Autunno in gusto – Arte Olio Vino nella seconda metà di ottobre.
L’iniziativa è frutto della sinergia operativa tra gli assessorati comunali alla Cultura e Turismo e alle Attività produttive e prenderà il via il prossimo 14 ottobre con la mostra Animalia della pittrice Judith Lange, per proseguire con Piazza del Gusto, in programma il 22 e 23, e concludersi il 30 ottobre con Peranzana Style, entrambi organizzati in largo Carmine/piazza Aldo Moro.
Dal 14 ottobre e fino al 14 novembre 2022 le due magnifiche sale della Galleria Schingo, collocata nell’ex Complesso Monastico delle Benedettine, ospiteranno l’originale mostra di pittura Animalia dell’artista Judith Lange. Si tratta di un ciclo di immagini dedicate al rapporto “uomo-animale-natura”, tema particolarmente attuale e presente nella cultura contemporanea sempre più attenta al rispetto dovuto a tutti gli esseri viventi e alla tutela dell’ambiente nel quale viviamo.
All’inaugurazione, prevista alle 19.00 del 14 ottobre, sarà presente l’artista che racconterà al pubblico le sue opere e per l’occasione l’attore Francesco Gravino leggerà alcune poesie a tema. La mostra sarà visitabile fino al 14 novembre, dalle 18.00 alle 20.00.
“Sono molto orgogliosa che un’artista del calibro e della sensibilità di Judith Lange abbia accettato la mia proposta di realizzare la sua mostra nell’ambito della rassegna Autunno in Gusto. Le sue bellissime tavole, che saranno successivamente esposte a Madrid presso il Centro de Arte Moderno – dichiara l’assessore alla Cultura e Turismo Celeste Iacovino - costituiscono uno stimolo a riflettere sulla nostra relazione con la natura e la necessità di porre la massima attenzione alla sua tutela e cura e proprio per questo verranno invitate anche le scolaresche che, su prenotazione, potranno effettuare di mattina una visita guidata della mostra”.
“La collocazione della mostra nella Galleria Schingo, uno dei luoghi più rappresentativi della cultura e della storia della nostra città - continua il sindaco Francesco Miglio – sicuramente sarà un ulteriore fattore attrattivo per i sanseveresi e i turisti”.
“La connessione tra eccellenze enogastronomiche e raffinate espressioni artistiche è uno degli elementi di forza del cartellone di Autunno in Gusto – conclude l’assessore alle Attività Produttive Felice Carrabba – Largo Carmine e piazza Aldo Moro, insieme al Teatro Verdi, alla Galleria Schingo, al Mat e al centro storico, saranno i luoghi in cui cittadini e turisti potranno degustare le produzioni agroalimentari sanseveresi più tipiche, a partire da vino e olio, in un contesto ricco d’arte e piacevolmente animato da produttori, musicisti e teatranti”.
Presso la Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia, in viale Michelangelo 65, dal 8 ottobre al 9 novembre 2022, sarà possibile ammirare una corposa ed inedita mostra dedicata a Giosetta Fioroni.
La mostra è a cura di Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei. Inaugurazione sabato 8 ottobre 2022, ore 18:30.
INGRESSO GRATUITO
La personale, curata da Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei, comprende un corpus di circa trenta opere della celebre artista romana che, attraverso un’arte giocosa e leggiadra, ha saputo raccontare le donne, l’eleganza, la sensualità, gli sguardi, la moda e tutto un mondo interiore particolareggiato fatto di memorie, rimandi infantili, spunti fiabeschi ed elementi privati.
Presentazione a cura di Sara Maffei.
Nata a Roma negli anni Trenta del Novecento e figlia di artisti, Giosetta Fioroni guarda costantemente alla stagione dell’infanzia nel suo percorso artistico: “In tutto il mio lavoro c’è una specie di matrice comune che è l’infanzia, un’infanzia particolare, vissuta tra elementi molto legati alla visionarietà. […] Tutto questo ha avuto un ruolo importante nella scelta di certe cose, di certe inquadrature, […] di certi modi di immaginare lo spazio. Uno spazio sempre così lontano, come accade su un palcoscenico”.
La sua carriera prende avvio presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove è allieva di Toti Scialoja, un pittore e poeta italiano che influenza notevolmente la sua formazione, le cui lezioni sono per lei “una vera e propria iniziazione “erotica” all’espressività. Inizialmente comincia a dipingere nello stile di Scialoja che “preparava il pigmento del colore a parte, eppoi col Vinavil […] lo gettava su grandi tele grezze, coinvolgendo tutto il corpo nella pittura”. Dopo pochi quadri in detto stile, sente che questo lavoro non è davvero suo: “L’elemento puramente materico, senza figurazione, che era alla base della pittura di Scialoja, non corrispondeva più alle esigenze della mia generazione”.
Alla fine degli anni Cinquanta si trasferisce a Parigi dove frequenta le cinémathèque e si appassiona al cinema d’avanguardia francese e americano. È proprio il bianco e nero cinematografico all’origine dell’uso costante dell’argento, firma principale dell’artista: “L’uso dell’argento viene proprio da una specie di stretto colloquio con la fotografia, col cinema. Già quando facevo i quadri informali mi ero fissata sull’argento, sull’oro, sul rame, sui materiali che avevano la doppiezza un po’ dello specchio, che avevano questo naturale senso di astrazione, allusività, molteplicità di valenze visive, a seconda di come li si guardava, di come prendevano la luce”. Sin dagli esordi, i quadri d’argento risentono dell'influsso di Yves Klein, osservato durante gli anni parigini: “Ho visto da Iris Clert l’evento del Monochrome [Yves Klein] che è stato assolutamente per me stupefacente e brillante. […] Aveva intorno dei secchi di colore blu […] e con delle pennellesse grandi dipingeva i corpi nudi di ragazze veramente belle […]”.
Rientrata a Roma nel 1963, diviene la voce femminile dell’esperienza artistica della Scuola di Piazza del Popolo, accanto a Mario Schifano, Renato Mambor, Tano Festa, Pino Pascali e Franco Angeli: “Cominciavo a frequentare P.za del Popolo e i pittori che avevo conosciuto attraverso Scialoja: Afro, Burri, Perilli, Novelli, Dorazio e poi la galleria LA TARTARUGA di Plinio de Martiis”. A quest’ultimo Goffredo Parise, in Corriere d’informazione, rivolge una lode “per la passione con cui ha imposto al pubblico romano quella giovane arte figurativa […] che è nata sotto il nome di “pop art”. Secondo Giosetta Fioroni è possibile parlare di Scuola di Piazza del Popolo nei limiti che ogni etichetta impone: “È rapido e sintetico ricordare così un gruppo di pittori che con fare ancora romantico si riunivano in un luogo (Piazza del Popolo), si incontravano in un bar (Rosati), discutevano in una galleria (la Tartaruga). Più interessante […] ricordare qualcosa di meno identificabile, qualcosa che appariva nei loro quadri […] collegata con la luce, l’atmosfera, la geometria della Piazza. Qualcosa di fortemente malinconico, in fondo, che riguardava Roma e i sentimenti di queste persone”. Testimonianza della scuola di Piazza del Popolo sono gli Argenti, tele che hanno come soggetti preferiti le donne, evocate con smalti argento e oro, recanti scritte e simboli sovrapposti. A tal proposito, una costante delle opere della Fioroni è l’elemento della scrittura, ravvisabile dalle prime opere fino a quelle più recenti: “Il mio primo incontro è stato con la calligrafia. […] Quello che Restany chiama la “scrittura di Giosetta Fioroni” è appunto un misto di calligrafia, segni e disegni ideogrammati che vanno a comporre una particolare scrittura […] emotiva. […] Mi piace congiungere la parola […] al disegno”.
Spesso la partenza per un quadro diviene una foto o un ritaglio di giornale proiettato su tela: “Il criterio in base al quale sceglievo la foto era legato alla possibilità di fissare […] alcune particolarità, la femminilità, l’eleganza, lo stupore, l’attesa”. Si tratta di pose congelate attraverso le quali l’artista mira a creare “una sensazione di […] fissazione intesa come immobilizzazione del movimento”. Ciò che vuole raccontare è “il fascino, nell’onda dei capelli che si moltiplicava” così da “fermare il passaggio di un’emozione, di un’idea, di un sentimento”. È forse per questo, sostiene l’artista, che si è parlato dell’influenza di Andy Warhol sui suoi lavori ma, come lei stessa afferma, le sue immagini all’alluminio “sono dipinte col pennello […] a differenza del distacco industriale di Warhol! […] L’argento è memoria, recupero e sospensione di tempi differenti”. I soggetti di Giosetta Fioroni sono comunque molto diversi da quelli del padre della pop art americana: questi ultimi descrivono i grandi simboli del mondo del consumo, quelli dell’artista romana hanno un taglio narrativo più soggettivo: “Tra le esperienze della Pop art e ciò che faccio io non mi sembra che ci sia niente in comune, anche perché quello è un fatto legato ad un tipo di società americana. Personalmente mi ha influenzato di più un certo tipo di letteratura, un certo tipo proprio di sequenza e di apparizioni”.
A partire dagli anni Sessanta fino alle ultime opere realizzate, pallide apparizioni velate, cieli, monti, vallate, case, sentieri, labbra, cuori, telefoni e stelle diventano i segni più riconoscibili dei lavori di Giosetta Fioroni, elementi che delimitano “l’interno familiare”, insieme a lampadine, sbarre, rapidi movimenti e oggetti vari. Usando le parole di Giuliano Briganti, “Giosetta Fioroni sa dipingere lievemente, con i mezzi più poveri, sfiorando appena le cose con la punta delle dita come per ravvivare l’impronta evanescente di memorie lontane” come testimoniano “Paesaggio sentimentale” (2008) e “Volto” (2021), tele realizzate con quella cifra tipica dell’artista “di malinconia infantile”. L’oro e l’argento sono colori che si ritrovano anche nelle più recenti opere presenti in mostra come Cuore oro (2022) ma anche “Fata Volante” (2022), una tela in cui la sagoma femminile, catturata sul punto di librarsi in volo, è circondata da stelle, casette, scale e macchie di colore brillante qua e là, laddove “l’attesa è perenne, l’atmosfera immanente […] in un tempo estraneo al presente, fatto di risonanze”.
- Il gallerista d’arte Giuseppe Benvenuto con l’Artista Giosetta Fioroni -
Nel 1964 la Fioroni è tra i protagonisti della Biennale di Venezia, dove conosce Cy Twombly che “[…] arrivò a Roma […] portando […] quella sua grafia dell’assurdo, nevrastenica, a metà infantile, metà surreale […]”.
A metà anni Sessanta si dedica ad un gruppo di quadri ispirati ad immagini note della pittura italiana, tra cui Botticelli, Giorgione, Piero di Cosimo, Simone Martini, Carpaccio e via dicendo, determinando una differenza di tempo tra i ritratti di oggi e quelli del passato: “Botticelli ricercava nella sua modella la sua vita passata, presente e futura, oggi si ricerca un flash efficace e momentaneo”. Ciò che del vecchio quadro le piace sottolineare è “un Particolare, che diventa Protagonista” nel nuovo quadro: dunque dalla “Nascita di Venere” di Botticelli, il quadro che ne trae “è centrato sullo svolazzo dei capelli di Venere mossi dal vento, in un tremore ottico di linee e segmenti, fino a dissolversi completamente come in una sequenza cinematografica”. Il tema della Venere botticelliana è ripreso anche in opere più recenti come la “Venere” (2014) presente in mostra assieme ad altre della medesima serie, una tecnica mista su carta in cui l’eterea sagoma rinascimentale, messa in risalto dal fluorescente connubio dell’arancione e del viola, è circondata da cuori pop.
Dalla fine degli anni Sessanta Giosetta Fioroni si avvicina al mondo della fiaba, dando vita ai suoi caratteristici “teatrini”, cassettine-teatro di legno dipinto al cui interno assembla ambienti immaginari pregnanti di memoria infantile, legati al mondo della madre marionettista. Il tema è raffigurato in “Teatrino” (2014), una tecnica mista su carta in cui sagome bianche e nere si stagliano su una base rosso vermiglio, circondati di stelle cadenti. Come afferma lo scrittore veneto Goffredo Parise (1975), compagno di vita dell’artista dagli anni Sessanta, “Giosetta Fioroni è una persona […] che vuole riprendere il tempo perduto per leggerezza. […] il tempo dell’ispirazione e del suo sentimento, così indispensabile, oggi, in arte figurativa. […] può improvvisamente fermarsi davanti a una vetrina di giocattoli e perdere molto tempo guardando i giocattoli: […] cose minime, certe volte quasi inesistenti […]. Giosetta Fioroni […] raccoglie per terra un oggettino, oppure qualche foglia da una siepe. […] sa benissimo che la vita non è soltanto rosa, ma siccome è un’artista e la sua ideologia non può essere altro che stilistica, il suo stile di artista è “rosa”.
Nel 1993 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia con una mostra personale e nello stesso periodo realizza importanti cicli scultorei in ceramica.
Nelle ultime opere Giosetta Fioroni tende a ricreare nel quadro “uno spessore di sentimento che suoni come un segnale di appartenenza”, come afferma Pier Giovanni Castagnoli. La Fioroni è infatti un’artista più lunare che solare: appartiene al mondo dell’infanzia attraverso il quale entra “in rapporto con le cose che ci circondano […] per avviarci a trovare il significato più profondo dell’esistenza, per aiutarci a trovare un senso alla vita”. Così, sulla superficie densa e spessa di colore ritornano, come suggerisce Ermanno Krumm, come lettere di un alfabeto, le figure care all’artista: “Case, scale, cuori, stelle, alberi, parole scarabocchiate […] elementi di un sogno ripetuto variato come geroglifici” e “ne risulta un linguaggio complesso nelle articolazioni, ma semplice nel racconto: una fiaba felice e ispirata”.
Appartengono alla medesima mostra, rispettivamente Bambino (1969) e Dedica (1969)). Le opere della Fioroni degli anni ‘60 sono matita, smalto e alluminio su carta che rivelano la sua caratteristica visionarietà, attraverso la quale esprime la sua infanzia memore dei lavori di Klein, apprezzati negli anni parigini. Il soggetto si fa portatore di una narrazione e di un messaggio legato al ricordo e al substrato della memoria.
Info e orari
Dal lunedì al sabato
Ore 10:00 – 13:00 | 17:00 - 20:00
e-m@il: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
phone: 3467334054
Torna l'appuntamento con 1M2 (Un Metro Quadro), spazio sperimentale di Martino Pezzolla, Giordano Santoro e Michele D’Amico. Da sabato 1 ottobre, 1M2 ospita, nelle sedi di Martina Franca e Locorotondo, la mostra di Giovanni Battimiello a cura di Graziella Melania Geraci.
L’artista napoletano presenta lo sviluppo del progetto, work in progress, #menoduegradi,0 presentato per Trullo 227_Emergenze, in cui la velocità di liquefazione del ghiaccio, lancia l’allarme del cambiamento climatico, svelando il motto di una lotta ambientalista. Nell’intervento Krisis, Battimiello abbandona l’installazione per la fotografia, gioca con l’obiettivo trasformando forme e luci in un continuo approssimarsi e allontanarsi dal soggetto che perde così la propria fisicità in favore dell’astrattismo. Affiancano le apparizioni glaciali i dati del monitoraggio sullo scioglimento globale dei ghiacciai, analisi che oggettivizza la situazione imminente ma la cui visione, parte integrante dell’opera d’arte, ne cambia la percezione amplificando l’immaginario e la coscienza del problema.
Continua così la formula dell’iconico oblò di 1M2 aperto su strada 24 ore su 24, una vetrina che rende l’arte contemporanea parte del quotidiano andirivieni.
Il doppio opening si terrà a Locorotondo in Via Dura 4, sabato 1 ottobre alle ore 19.30 e domenica 2 ottobre a Martina Franca in Via Gian Battista Vico 26, alle ore 12.30.
La mostra di Giovanni Battimiello rimarrà visibile dal 1 al 9 ottobre.
L’installazione pensata per il giorno di San Francesco, Campo Minato, dell’artista abruzzese Lúcio Rosato, sarà fruibile al pubblico presso la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Dogana a Foggia, Piazza XX settembre 22, il giorno 4 ottobre dalle ore 9 alle ore 20.
INGRESSO LIBERO
L’installazione prevede 529 mine da disegno poggiate a terra, che fiancheggiano le opere di Joseph Beuys.
L’evento è stato organizzato dal Collettivo Mediante di Foggia e AVL, con il supporto dell’Associazione Giovanni Panunzio Eguaglianza Legalità Diritti.
Tutto è stato pensato nei minimi dettagli a partire dalla scelta del luogo, Palazzo Dogana, che è Patrimonio Testimone di una Cultura di Pace, individuato dopo un attento scouting condotto da collettivo artistico
529 mine
stanziano allineate nel silenzio
del quotidiano paesaggio e
come in una semina misurano
il campo di grafite e di pace
in attesa di ri-disegnare il mondo
“Il testo con cui l’autore descrive questa installazione è particolarmente esplicito - dice Pasquale Oa del Collettivo Mediante - lo sguardo di Lúcio Rosato, che per me è “il maestro”, è sempre rivolto a Sud: questo lavoro mira infatti ai territori a margine, ai confini, alle frontiere, che sono a fianco a noi o forse, (ancora più probabile) dentro di noi. Credo che ospitare un qualsiasi lavoro di Lúcio Rosato sia per il nostro territorio una preziosa occasione, penso infatti alle sue “altre architetture”, ai “territori limitrofi”, al “tappeto del silenzio” o alle “cose di francesco” e da cittadino di questo tempo ne colgo il senso, la ragione e l’urgenza”.
Campo minato è un momento di meditazione, un giorno per pensare, una riflessione sul significato delle cose e delle parole, sull’utilizzo proprio o improprio del nostro tempo. Un lavoro dedicato a San Francesco, pensando a quell’uomo che ha rinunciato a tutte le cose per diventare ogni cosa, e si realizza a Palazzo Dogana, il Monumento Testimone di una Cultura di Pace per essere stato nei secoli punto di riferimento per i popoli del Mezzogiorno. Inoltre, come a chiudere un cerchio, credo non è un caso che questa installazione venga accolta negli stessi spazi in cui sono allestite le opere di Joseph Beuys.
Pasquale Oa ammette: “ho sempre riconosciuto nella ricerca di Lúcio Rosato qualcosa in comune con le opere dell’autore tedesco”.
“Nella provocazione del titolo Campo Minato: penso alle soglie invalicabili, alle frontiere, ai cartelli dei limiti invalicabili, alle periferie inaccessibili, a quel momento prima di compiere un passo e a come è facile calpestare un sogno. Un campo di mine da disegno disposte in un ossessionato ordine, così rigoroso che è come se fossero pronte ad una “detonazione inversa” che “segna” per costruire e non per distruggere, è come se fossero loro a reggere quel vuoto che sposta il pavimento dal soffitto (o la terra dal cielo) per mostrare l’orizzonte, la strada, la possibilità di attraversare realmente un confine, con la mente, per fermarsi a pensare, prima del primo passo a come “ri-disegnare il mondo”, conclude Oa.
L’artista.
Lúcio Rosato (Lanciano 1960) architetto. Formatosi sotto la guida artistica di Ettore Spalletti e Franco Summa, viaggia sui territori al limite tra la concretezza del pensiero e l’astrazione della materia realizzando installazioni e architetture permanenti. Suoi scritti e progetti sono pubblicati in riviste di settore, suoi lavori sono stati esposti in rassegne nazionali e internazionali. Tra le pubblicazioni: Sui territori al limite, Librìa, 2007; la città negata, identità e modificazione, Franco Angeli, 2008; le stanze di Tonia, Librìa, 2012. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti: dal premio Europan 4 “costruire la città sulla città” (Iraklion -Grecia) nel 1996, al Premio Architetture dell’Adriatico per una casa tra le case nel 2020. Ha insegnato teorie di progettazione all’Università Europea del Design e interior design alla facoltà di architettura di Pescara. Vive e prende appunti a Pescara.