I Carabinieri della Compagnia di Cerignola hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di una 36enne del luogo accusata di tentato omicidio premeditato e atti persecutori.
Lo scorso 6 dicembre la donna, armata di un coltello a serramanico, si sarebbe recata presso il Centro di Igiene Mentale di Cerignola ove era in cura, tentando di colpire con dei fendenti un medico di quella struttura, ritenuto responsabile di aver causato l’emissione di un provvedimento giudiziario di allontanamento della sua figlia minore.
L’aggressione - che non ha avuto esiti drammatici grazie alla prontezza della vittima, che si sarebbe difesa facendosi scudo con l’utilizzo di una sedia - è stata interrotta dall’arrivo di una guardia giurata, a sua volta minacciata dalla donna che avrebbe tentato la fuga, venendo però bloccata all’esterno del centro dai Carabinieri, prontamente intervenuti in seguito alla chiamata al numero di emergenza 112 da parte di sanitari.
Sequestrata l’arma utilizzata, i militari hanno compiuto ulteriori accertamenti nell’ambito di investigazioni coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, ricostruendo la reiterazione di atti persecutori che l’indagata, negli ultimi tre mesi, avrebbe perpetrato nei confronti di un assistente sociale del Comune di Cerignola, considerandolo parimenti responsabile dell’allontanamento di sua figlia.
La posizione dell’arrestata, tradotta presso la casa circondariale di Foggia, è al momento al vaglio dell’Autorità Giudiziaria. La stessa non può essere considerata colpevole sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.
I Carabinieri della Compagnia di Foggia hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di otto persone indiziate a vario titolo dei reati di estorsione in concorso, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e maltrattamenti contro familiari o conviventi.
Le indagini, avviate dalla Compagnia di Foggia in seguito alla denuncia sporta da una prostituta, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di quattro soggetti di nazionalità rumena, indiziati a vario titolo di aver costretto 9 donne connazionali a prostituirsi lungo la Strada Statale 673 di Foggia o in tratti di strada pubblica nei comuni di Cerignola e Orta Nova e talvolta presso le rispettive abitazioni.
Grazie ad un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia e svolta dal 2020 ad oggi, i Carabinieri hanno ricostruito compiutamente il modus operandi degli sfruttatori, che sottoponevano le vittime a un costante controllo durante l’attività di meretricio e che si facevano consegnare giornalmente tutto il denaro ricevuto dai clienti per le prestazioni sessuali.
Nel corso delle investigazioni, gli inquirenti hanno accertato il sistematico ricorso da parte degli indagati - due dei quali conviventi con altrettante prostitute - a gravi minacce e continue vessazioni in danno delle vittime, sfociate in alcune circostanze in brutali episodi violenza fisica, esercitata anche con l’utilizzo di armi da taglio e bastoni.
I Carabinieri hanno altresì attestato il coinvolgimento di tre indagati di nazionalità italiana in episodi di favoreggiamento della prostituzione e documentato come un ulteriore soggetto abbia costretto gli sfruttatori a consegnargli periodicamente denaro - anche con cadenza settimanale -, al fine di poter godere dell’uso esclusivo di piazzole di sosta o di tratti di strada pubblica nei pressi dei quali collocare le prostitute per l’offerta delle loro prestazioni ai clienti.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e all’esecuzione della misura cautelare odierna seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
L'Arma dei Carabinieri nei giorni scorsi ha festeggiato la “Virgo Fidelis”, Patrona dell’Arma ed in questa data si ricorda anche la “Giornata dell’Orfano”, profondamente sentita dai militari dell’Arma che si stringono ai tutti i figli dei colleghi scomparsi. Nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, S.E. Reverendissima Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha officiato una Santa Messa, unitamente all’Ordinario Militare, Arcivescovo Santo Marcianò, a cui hanno partecipato il Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto; il Ministro dell’Interno, Dott. Matteo Piantedosi; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Giuseppe Cavo Dragone ed il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Teo Luzi.
Il Cardinale ZUPPI, nel corso dell’omelia, si è soffermato sul Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto descritto come “Servo di Dio ed Eroe della Patria che pagò con il sacrificio della vita il suo impegno nell’Arma dei Carabinieri” e ancora “con la sua semplicità insegna la Fede ed il servizio a tutti noi”; inoltre nel ricordare la ricorrenza odierna ha sottolineato come la Virgo Fidelis “conserva il bene umano più prezioso che possediamo, la nostra umanità e quella del prossimo”. L’affetto dei militari dell’Arma è dimostrato anche materialmente attraverso l’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C), un Ente Morale di natura privatistica che dal 1948 assiste gli orfani tramite un piccolo contributo volontario mensile elargito dai militari di ogni ordine e grado dell'Arma dei Carabinieri. Infatti, sia a Roma - al termine della Messa a Trastevere - sia in altre regioni d’Italia, con piccole ma significative cerimonie, sono state consegnate delle borse di studio quali premi “di buon profitto” agli orfani maggiormente distintisi nel rendimento scolastico e delle targhe d’argento ai neo-laureati, segno concreto di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. La celebrazione della Virgo Fidelis risale al 1949, quando Papa Pio XII proclamò ufficialmente Maria “Virgo Fidelis” Patrona dell’Arma dei Carabinieri, fissandone la ricorrenza al 21 novembre, data in cui la Cristianità celebra la Presentazione di Maria Vergine al tempio e anniversario della “Battaglia di Culqualber”.
Il 21 novembre del 1941 ebbe anche luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culqualber. Quei Caduti sono entrati a far parte della folta schiera di Carabinieri che, in pace e in guerra, hanno saputo tener fede al giuramento prestato fino all’estremo sacrificio. Alla Bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per il fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta per la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
Nella “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, i Carabinieri hanno inaugurato, presso la sede del Comando Compagnia di Cerignola, “Una stanza tutta per sé”.
Si tratta di un luogo per l’ascolto protetto delle vittime di ogni tipo di violenza ed abuso che decidono con coraggio di denunciare, concepito con la finalità di sostenere le donne in quel delicato e difficile momento.
Presenti alla cerimonia la dott.ssa Valleverdina Cassaniello, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Napoli, l’avv. Tommaso Di Lorenzo in rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati Foggia, la prof.ssa Angela Rosa Ricco in rappresentanza del Soroptimist Club di Foggia e Don Antonio Cassano, Cappellano dell’Arma dei Carabinieri, che ha impartito la benedizione al locale.
La "Stanza tutta per sé", allestita grazie all’importante contributo finanziario del Soroptimist International Club di Foggia e dell’Ordine degli Avvocati di Foggia, è il terzo presidio realizzato in questa Provincia nell'ambito del protocollo nazionale sottoscritto tra il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri e Soroptimist International d'Italia.
Nella lotta alla violenza di genere, la competenza professionale e la sensibilità maturata dal personale Arma dei Carabinieri, che a partire dal 2014 si è dotata della “Rete nazionale di monitoraggio” sullo specifico fenomeno, formata da personale appositamente addestrato operante presso i Comandi Provinciali, diventa irrinunciabile considerando la prima accoglienza un momento chiave per mitigare reazioni di fortissima criticità e stress emotivi.
I Carabinieri della Compagnia di Lucera hanno eseguito un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Foggia su richiesta di quella Procura della Repubblica, a carico di 4 persone accusate di tentata estorsione e lesioni personali aggravate.
Le investigazioni hanno consentito ai Carabinieri di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, tutti di Lucera e noti alle forze di polizia, che nel tardo pomeriggio dello scorso 28 ottobre, dopo essere giunti a bordo di un’autovettura presso un chiosco ambulante per la rivendita di alimenti e bevande gestito da una coppia, ubicato in prossimità della Stazione Ferroviaria di quel centro, avrebbero preteso dai due titolari, con tono minatorio, la corresponsione di denaro per l’occupazione di suolo pubblico e per poter continuare a gestire serenamente l’attività commerciale. Avendo ricevuto un diniego dalla donna, gli indagati avrebbero iniziato a picchiare selvaggiamente il compagno di lei, il quale, per le lesioni patite nel corso della brutale aggressione, è stato soccorso da personale del 118 e successivamente trasportato presso l’Ospedale di Foggia, dove è stato ricoverato.
I quattro arrestati sono tutti ristretti presso la Casa Circondariale di Foggia.
Il procedimento penale si trova nella fase delle indagini preliminari e gli indagati non vanno considerati colpevoli fino alla condanna definitiva.
I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale ed i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto del Servizio Centrale I.C.O., stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro di prevenzione - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione - avente per oggetto beni (immobili, fabbricati e un compendio aziendale) del valore di circa 700 mila euro, riconducibili agli eredi di un soggetto della provincia di Foggia, assassinato nel 2019 (accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa).
L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di complessi accertamenti, ai sensi della normativa antimafia che consente l’adozione di misure patrimoniali anche quando il soggetto destinatario della loro applicazione muoia prima dell’instaurazione del procedimento di prevenzione - come si è verificato nella vicenda in esame - nei confronti dei successori a titolo universale (c.d. proposta "post mortem”).
Il destinatario della misura di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto quale soggetto connotato da una pericolosità sociale qualificata, tenuto conto del ruolo verticistico assunto nell’ambito di un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante nell’area garganica, segnatamente a capo del clan Ricucci-Lombardi-Romito. In particolare, alla luce delle condanne definitive e delle numerose indagini in cui è stato coinvolto, ha svolto un ruolo apicale nell’ambito dell’associazione di stampo mafioso, in seno alla quale ha manifestato una particolare capacità intimidatoria verso quanti operavano nel settore agricolo e dell’allevamento del bestiame. Inoltre, il predetto si è reso responsabile della commissione di delitti lucrogenetici, quali furto, ricettazione, truffa ed estorsione.
Nel dettaglio, le articolate investigazioni - eseguite dall’Arma dei Carabinieri tra il 1999 e il 2021 - hanno consentito di ritenere che i proventi ed i frutti delle attività illecite condotte dal destinatario del provvedimento siano stati reimpiegati per l’acquisto dei beni oggetto del sequestro. Le risultanze emerse, base portante dell’odierna misura ai fini della ricostruzione della pericolosità sociale del citato pregiudicato, sono state documentate già nell’indagine “Omnia Nostra”, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, che nel dicembre 2021 ha portato all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 32 persone. Nel corso di quelle investigazioni è stato documentato il ruolo apicale, con compiti di capo e promotore, del soggetto interessato dalla misura, fino al periodo della sua morte.
In tale contesto questo Ufficio giudiziario ha successivamente delegato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari a eseguire, relativamente al periodo in cui il proposto ha manifestato la pericolosità sociale di tipo “qualificato”, mirate indagini concernenti il tenore di vita, il reddito, le disponibilità finanziarie e il patrimonio dello stesso e dei suoi eredi a titolo universale, finalizzate a riscontrare una eventuale sproporzione con il reddito dichiarato o con l’attività economica svolta.
Nello specifico, le fiamme gialle baresi hanno acquisito copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito di accertare che il proposto, al momento del decesso, aveva disponibilità di un complessivo valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dal medesimo e dai soggetti con lui conviventi, rendendo fondata e concreta la convinzione che i beni, oggi oggetto di apprensione, costituiscano frutto/reimpiego dell’attività delittuosa svolta sia prima che dopo i relativi acquisti.
La presente operazione costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, nonché da questa Procura della Repubblica di Bari, finalizzato alla sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle consorterie criminali anche mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.
I Carabinieri della Compagnia Carabinieri di San Severo (FG) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di tre sanseveresi ritenuti responsabili, in concorso, di rapina aggravata ai danni di una tabaccheria.
L’operazione è l’epilogo di articolate indagini avviate in seguito alla denuncia sporta lo scorso mese di luglio dal titolare di una tabaccheria di Apricena, vittima di una rapina da parte di due soggetti con volto travisato, che si erano introdotti all’interno dell’esercizio impossessandosi, dietro la minaccia di un coltello, di circa 5.000 euro in contanti, gratta e vinci e altri articoli commerciali, per poi allontanarsi velocemente, facendo perdere le proprie tracce, a bordo di un’auto guidata da un terzo complice, rimasto nel frattempo ad attendere all’esterno per assicurare la via di fuga.
Sistemi di video sorveglianza, riconoscimenti fotografici, perquisizioni e sequestri, hanno permesso ai Carabinieri, che hanno operato sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia, di identificare i tre arrestati, tradotti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.
La posizione delle persone indagate, che non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva, è al momento al vaglio dell’Autorità Giudiziaria nella fase delle indagini preliminari.
La Polizia di Stato, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri ha effettuato un nuovo accesso presso le aree limitrofe “all’ex pista” del C.A.R.A di Borgo Mezzanone, agro del comune di Manfredonia al fine di continuare le specifiche attività di rinvenimento e rimozione di autoveicoli oggetto di illecita provenienza.
In particolare, un cospicuo numero di personale appartenente alla Sezione Polizia Stradale di Foggia, collaborato da un’aliquota di Carabinieri Forestali ha provveduto a controllare n. 87 veicoli ivi presenti dei quali n. 26 veicoli sono stati affidati in custodia giudiziale in quanto proventi di furto.
Sino ad oggi sono state recuperate 61 autovetture, tutte provento di furto.
L’odierna attività si inserisce negli articolati servizi straordinari di controllo del territorio interforze, disposti a tutela dei cittadini e che continueranno senza soluzione di continuità.
I Carabinieri della Compagnia di Manfredonia hanno tratto in arresto in flagranza di reato una donna e denunciato in s.l. una complice, accusate di aver perpetrato una truffa in danno di una coppia di anziani originaria di Monte Sant’Angelo (FG).
Le due donne, fingendosi assistenti sociali, si sarebbero presentate presso l’abitazione delle vittime, a cui avrebbero fatto credere di dover riscuotere una multa irrogata per la mancata presentazione ad alcune visite fiscali del figlio dei due anziani, affetto da disabilità. Entrate in casa e approfittando della distrazione dei proprietari, le indagate sarebbero riuscite ad asportare da una borsa 500 euro in contanti, concordando con i due anziani un appuntamento per il giorno successivo per la riscossione di ulteriori contravvenzioni.
I Carabinieri, grazie alla denuncia presentata dalle vittime, che si erano insospettite per il comportamento assunto dalle due finte assistenti sociali, hanno eseguito il giorno successivo un articolato servizio di osservazione, pedinando una delle due indagate dal luogo dell’incontro convenuto - presso un Centro Commerciale del luogo - fino all’abitazione dei due anziani, bloccando la donna subito dopo essersi fatta consegnare una ulteriore somma di denaro.
Indosso all’indagata, tratta in arresto in flagranza di reato dai Carabinieri, sono stati rinvenuti, oltre ai soldi restituiti ai legittimi proprietari, anche un foglio manoscritto su cui erano state annotate le generalità e il recapito telefonico della vittima, la cifra da richiedere e il nome e cognome con i quali l’autrice del reato si sarebbe dovuta presentare.
L’arrestata è stata tradotta agli arresti domiciliari, mentre è stata deferita in stato di libertà la complice che avrebbe partecipato solo al primo episodio presso l’abitazione dei due anziani.
La posizione delle persone indagate, che non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva, è al momento al vaglio dell’Autorità Giudiziaria nella fase delle indagini preliminari.