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Nella giornata odierna il presidente della Regione Puglia,  Michele Emiliano,  ha promulgato la legge regionale L.R. 24, inerente le procedure di assunzione di personale per le amministrazioni pubbliche.

Il testo prevede che, in caso di nuove assunzioni, le amministrazioni pubbliche debbano attingere in via prioritaria da graduatorie definitive approvate dalla Regione Puglia. Il ricorso agli elenchi regionali è previsto solo nel caso in cui non sia possibile attingere a precedenti graduatorie ancora in vigore presso le stesse amministrazioni.

“Una norma di buonsenso – spiega il presidente della Regione Michele Emiliano - che intende premiare gli sforzi delle nostre eccellenze. Dopo aver dato prova del loro valore, i vincitori dei concorsi della nostra Regione meritano l’occasione di mettere in mostra il proprio talento, dando impulso a un nuovo corso per le amministrazioni pubbliche del futuro, nel segno dell’ottimizzazione delle risorse, delle competenze e della meritocrazia”.

Il testo della Legge è stato inviato al Bollettino Ufficiale della Regione Puglia per la pubblicazione.

Questa mattina, 04 ottobre 2023,il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è intervenuto in audizione alla Commissione Bilancio della Camera nell’ambito dell’esame del decreto legge 124/2023 recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione.

Di seguito, il testo dell’intervento integrale del presidente Emiliano:

“Il decreto legge in discussione interviene sul Fondo di Sviluppo e Coesione e istituisce la Zone Economica Speciale unica. Il testo presenta diverse criticità”.

“Una prima questione da evidenziare è che il decreto legge non garantisce assolutamente le Regioni dal punto di vista delle materie concorrenti. Come chiarito in più circostanze dalla Corte Costituzionale attraverso le sentenze 165 del 2005 e 232 del 2011, è assolutamente necessario il coinvolgimento delle Regioni laddove i procedimenti sono destinati a esplicarsi entro ambiti di competenza regionale concorrente o residuale. In particolare, la sentenza 232 è stata resa in un giudizio avviato proprio dalla Regione Puglia con un'impugnativa diretta innanzi alla Corte Costituzionale della legge n. 122 del 2010, articolo 43, relativo all’istituzione di zone a burocrazia zero nel Sud Italia. Nella sentenza si legge: ‘Condotta alla stregua di siffatto canone ermeneutico, l’analisi della norma censurata – che, come detto, possiede un campo di applicazione generalizzato (riferito a tutti i procedimenti amministrativi in tema di nuove iniziative produttive) e quindi idoneo a coinvolgere anche procedimenti destinati ad esplicarsi entro ambiti di competenza regionale  concorrente o residuale – conduce a ritenere fondati i dubbi di legittimità costituzionale, in ragione della assenza nel contesto dispositivo di una qualsiasi esplicitazione, sia dell’esigenza di assicurare l’esercizio unitario perseguito attraverso tali funzioni, sia della congruità – ed questa è la cosa più importante – in termini di proporzionalità e ragionevolezza di detta avocazione rispetto al fine voluto ed ai mezzi predisposti per raggiungerlo, sia della impossibilità che le funzioni amministrative possano essere adeguatamente svolte agli ordinari livelli inferiori’”.

“Un secondo punto è che il decreto stabilisce una concentrazione di poteri per certi versi mostruosa e unica nella storia della Repubblica tra Fondo di Sviluppo e Coesione, ZES, aree interne e PNRR, e lo fa con il modello degli Accordi per la Coesione, delle  Cabine di regia e degli Accordi di programma-quadro, che sono una sovrapposizione dei Patti regionali che concludemmo con il governo Renzi e che hanno avuto un risultato disastroso, soprattutto per una ragione: questi accordi, infatti, hanno visto le Amministrazioni centrali con una performance di efficacia nella spesa pari alla metà di quello delle Regioni. Questi elementi dovrebbero indurre il Parlamento a ritenere che questi modelli siano assolutamente sbagliati”.

“Il terzo punto, strettamente collegato a questo aspetto, è quello delle tipologie di investimento che possono essere promosse con le risorse dell’FSC. Sin dalla sua nascita nel 2003 - allora si chiamava FAS  - la destinazione delle risorse è da sempre stata prevista nei medesimi ambiti di intervento delle politiche comunitarie, in particolare dei Fondi strutturali per rafforzare gli obiettivi di coesione e di riduzione dei rivali strutturali interni. Questa decisione corrisponde alla cosiddetta addizionalità dell'investimento nazionale rispetto a quello europeo. Come potrete verificare, non c'è mai stata nessuna distinzione tra gli interventi per investimento e quelli per la spesa corrente con riferimento alle infrastrutture non materiali, che sono essenziali soprattutto per le regioni del Mezzogiorno, che hanno problemi di bilancio ordinario molto pesanti. Non c’è solo la violazione della legge 34/2019, che definisce l'utilizzo dell'FSC, ma viene meno soprattutto la funzione di complementarietà del FSC rispetto ai Fondi europei. Questi elementi ci fanno ritenere che sia probabilissima un'impugnativa generalizzata da parte delle Regioni delle delibere Cipess in violazione della legge 34, oltre che rilevanti aspetti che incidono sul cofinanziamento”.

“Un quarto rilievo riguarda l'istituzione dei meccanismi sanzionatori dal punto di vista della decurtazione di risorse economiche, che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi di accelerazione e messa a terra dei progetti finanziari. Laddove concretamente applicati, tali meccanismi determinerebbero unicamente consistenti debiti fuori bilancio a carico dei già sofferenti bilanci regionali. In altri termini, si scarica sugli enti locali – che hanno strutture burocratiche che lo stesso decreto riconosce come particolarmente deboli, ma senza colpa – ogni ritardo anche sul fondo di sviluppo e coesione. Questa circostanza, evidentemente, non favorisce la spesa. Sembra che la mentalità che presiede il decreto non sia quella di favorire l'effettuazione degli investimenti materiali e immateriali per il recupero del differenziale di sviluppo tra nord e sud, quanto piuttosto di creare una specie di gara a ostacoli che non considera le condizioni obiettive nelle quali i soggetti attuatori si trovano in questo in questo meccanismo”.

“Quinto punto. Un'ulteriore conferma di questo impianto complessivo, che anziché accelerare appare destinato a produrre rallentamenti e criticità non solo di ordine finanziario, deriva da quanto disposto al comma 3 dell'articolo 1, che prende in considerazione le eventuali modifiche degli accordi sottoscritti. Se infatti risulta condivisibile la circostanza in base alla quale una modifica del volume complessivo delle risorse di ciascun accordo sia approvato dal Cipess, non si capisce per quale motivo la stessa procedura - ovvero una nuova approvazione in sede Cipess - debba risultare necessaria nei casi in cui venga prevista una semplice modifica di alcune voci finanziarie interne”.

“Punto sei. Un ulteriore aspetto di particolare rilievo risulta quello trattato dall'articolo 1 comma 5 relativamente all'utilizzo di una quota delle risorse dell’FSC per assicurare il cofinanziamento regionale dei programmi dei Fondi strutturali. Il comma in questione lascia invariata l'impostazione della normativa precedente, limitandosi a definire che la quota dell’FSC per il cofinanziamento viene definita nei singoli accordi e non più previa deliberazione del Cipess, mentre non accoglie le numerose e unanimi richieste delle Regioni che hanno chiesto di poter utilizzare una parte dell'FSC per finanziare l'intera quota di cofinanziamento regionale per tutti i programmi europei. Questo è un tema fondamentale per sostenere i bilanci regionali fortemente in sofferenza per le ingenti risorse impiegate durante l'emergenza sanitaria”.

“Un altro tema molto importante introdotto dal decreto e non condivisibile riguarda la nuova governance assegnata alla Strategia nazionale per le aree interne. Pur essendo quello delle aree interne uno strumento di sviluppo locale, il decreto pone un forte accentramento dell'amministrazione nazionale istituendo una cabina di regia che assegna un ruolo assolutamente marginale alle regioni”.

“Punto otto. Il modello di governance e la riforma delle ZES come delineata dal Capo III, presenta numerosi punti di criticità. In via generale, pur essendo indubbio che l’istituzione di ZES possa rappresentare un vantaggio competitivo per il Mezzogiorno, l'inversione di tendenza del modello organizzativo porta con sé una serie di rischi concreti. Le ZES, sostanzialmente, anziché accompagnare le strategie di sviluppo locale secondo la logica dei Fondi europei, del Fondo di Sviluppo e Coesione, introducono una variante centralizzata che non ha punti di contatto e di coordinamento con le politiche locali”.

“Punto nove. Molte delle considerazioni fatte nei punti precedenti in ordine alle competenze e al coinvolgimento delle Regioni determinano un'incertezza assoluta sulle questioni che riguardano la ZES. In particolare, con riferimento all'organizzazione, l'articolo 10 comma 3 prevede che la struttura di missione ZES definisca in raccordo con le amministrazioni centrali competenti le attività necessarie a promuovere l'attrattività della ZES unica per le imprese. È necessario evidenziare tuttavia che le politiche di attrazione degli investimenti ricadono su singole collettività locali e su specifici territori, rendendo pertanto necessario il coinvolgimento anche delle amministrazioni territoriali, e non solo di quelle centrali poiché può ritenersi materia concorrente Stato-regioni. Quindi, anche in questo caso, la forma attuale del decreto legge è prodromica a impugnazioni rilevanti. Aggiungiamo che l'accentramento dello Sportello Unico Digitale delle ZES delle competenze in relazione ai vari procedimenti amministrativi – tra i quali quelli inerenti le attività economiche e produttive – senza tenere conto delle procedure speciali previste dalle norme regionali alimenta un clima di incertezza che potrebbe rallentare anziché agevolare l'avvio di nuove imprese”.

“In sintesi, dal punto di vista delle intenzioni, noi giudichiamo condivisibile il decreto in discussione. Appare logico, infatti, provare a coordinare tutte le linee di finanziamento esistenti. Quello che non ci appare logico è che questo lavoro – che in passato è sempre stato effettuato dalle Regioni in collaborazione col governo – debba adesso passare attraverso un ingorgo istituzionale e di potere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che non mostra di avere le strutture sufficienti al riordino, alla gestione e allo svolgimento della complessità delle materie. Questa situazione ha già determinato un blocco di tutte le linee di investimento e penso che abbia dato un buon contributo al crollo del PIL e della produzione industriale. In Puglia, più di cinquemila aziende attendono un finanziamento che ancora non arriva”.

“Voglio aggiungere che gli attuali sistemi di monitoraggio della spesa del Fondo di Sviluppo e Coesione sono estremamente farraginosi. Ci sono schede di monitoraggio che, qualche volta, arrivano anche a trenta punti di dati richiesti e che, laddove anche solo uno di questi punti non fosse adeguatamente compilato dai Comuni – che sono i soggetti deputati a fare questo lavoro e che hanno grandissime difficoltà per questioni di personale – rischierebbero di dare come ‘non effettuati’ gli investimenti del Fondo di Sviluppo e Coesione. Per nove mesi, abbiamo dovuto dialogare con il ministro Fitto e con la sua struttura per spiegare loro che tutti i dati di cui disponevano erano sbagliati ed erano completamente fuorvianti”.

“Non capiamo come mai la ristrutturazione completa della governance dell'FSC e dell'insieme di queste manovre non sia passata dall'individuazione di un sistema di monitoraggio più preciso, più semplice e soprattutto più utile a prendere decisioni. L’attuale sistema – lo ribadiamo – è fuorviante e rischia di determinare decisioni sbagliate da parte del ministero. Per esempio, il ministero era convinto che la Puglia – che è la prima regione italiana nella capacità di spesa dei Fondi europei - fosse molto indietro sull'utilizzo del Fondo di Sviluppo e Coesione. Come noto, si tratta di una cosa non vera perché, mentre con la spesa POR siamo al 96% con scadenza al 2027, per l’FSC – che non ha scadenza – siamo già oltre il 48% di spesa effettiva. In realtà, sia con il POR che con l’FSC, abbiamo già impegnato il 100% delle risorse. Questi dati risultavano inferiori alla struttura del ministro Fitto, il quale, evidentemente, sta prendendo decisioni assolutamente alla cieca”.

Analizzare le ragioni per le quali si verifica il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e individuare insieme ai Sindaci le strategie e le azioni conseguenti: è questo lo scopo della prima riunione che il presidente Michele Emiliano e l’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio hanno tenuto oggi, in modalità telematica, relativa all’ammissione a finanziamento per la rimozione di rifiuti illecitamente abbandonati su aree pubbliche.

Alla riunione hanno preso parte i Comuni pugliesi, convocati per il tramite dell’Anci. Presenti, inoltre,  il direttore generale di AGER Puglia Gianfranco Grandaliano, il commissario ad acta per gli ARO Giovanni Campobasso, la dirigente della Sezione Ciclo dei Rifiuti e Bonifiche Antonietta Riccio, la dirigente della Sezione Vigilanza Ambientale Rocca Anna Ettorre e la vice presidente Anci Puglia Luciana Laera.

“Con i sindaci stiamo analizzando le ragioni per le quali si abbandonano i rifiuti in coincidenza delle strade statali e provinciali più importanti e nelle campagne – è il commento del presidente Emiliano. - quello dell’abbandono dei rifiuti è anche il principale rilievo che riceviamo a livello di accoglienza turistica. Serve capire anche le modalità con cui ciascun comune ritiene di far fronte a una situazione del genere, individuando i luoghi oggetto dell’abbandono, il modo per recuperarli e ripulirli, gestendo i costi connessi a questa operazione. Con i Comuni ci aggiorneremo a breve per adottare le azioni più efficaci e mirate”.

Per l’assessore Maraschio: “L’avvio di una strategia complessiva è stata un’idea nata all’interno dell’assessorato con il coinvolgimento del Cnr e con la partecipazione di Anci. Con la partecipazione di tutti  e con la messa a fuoco delle criticità possiamo migliorare le azioni di intervento. Sono stati stanziati in favore dei comuni 32 milioni di euro in 4 anni per contestare il fenomeno. Dobbiamo individuare le criticità che insistono sui territori, abbiamo la necessità di coordinarci perché l’intervento deve essere capillare, rafforzando i servizi e dobbiamo anche lavorare sulla prevenzione; il Piano dei Rifiuti già da due anni prevede l’introduzione della tariffazione puntuale per ridurre a monte la produzione dei rifiuti, aspetto che è importantissimo. Non è un percorso facile ma la Regione sarà accanto ai comuni per supportarli in questi percorsi che devono essere avviati. Questo tavolo potrebbe riunirsi in maniera periodica per fare il punto sulla situazione alla luce dei risultati che otterremo”.

“Siamo in linea con questa intelligente strategia – ha affermato Luciana Laera - ci riserviamo di produrre un documento di sintesi sulle analisi che stiamo facendo sul territorio, evidenziando le criticità che possono riguardare i servizi. Questa strategia ha bisogno di essere implementata, siamo qui per questo, ben vengano vertici come questi per avere notizie su come si sta muovendo la Regione”.

“A novembre abbiamo provato a implementare la strategia di contrasto all’abbandono dei rifiuti - ha aggiunto Rocca Anna Ettorre. - Si è puntato su un servizio di vigilanza attraverso l’utilizzo di 46 microcamere e l’acquisto di droni di ultimissima generazione. Vorremmo raddoppiare, triplicare la dotazione. L’attività di sorveglianza da parte del Nucleo di Vigilanza Ambientale è costante, a 6 mesi dall’attivazione del progetto ci sarà la diffusione dei primi dati sui rifiuti raccolti e sulle sanzioni erogate”.

Il presidente della Regione Puglia e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Emiliano, è intervenuto oggi all’incontro politico della Conferenza, alla presenza del ministro Raffaele Fitto, sulla proposta di revisione del PNRR e capitolo REPowerEU.

“Il PNRR  - ha detto Emiliano - ha quattro pilastri: il riequilibrio nord-sud, la questione generazionale, la questione di genere, la transizione energetica. Ma, come ha chiesto il presidente Zaia, sarebbe interessante se riuscissimo a comprendere non solo le proposte generali del Governo, ma anche quelle di dettaglio, per una questione di trasparenza: dobbiamo avere la certezza che queste rimodulazioni abbiano un senso.

Per esempio, nella mia regione non ha senso il taglio delle misure sul dissesto idrogeologico, perché le gare sono tutte pronte e finanziabili.

Non ha senso tagliare la decarbonizzazione dell’ex Ilva, con la prevista costruzione dei forni elettrici a riduzione diretta, che è già stata appaltata: come spieghiamo all’opinione pubblica che abbiamo tagliato un intervento che ha a che fare con la transizione energetica che l’Unione europea considera strategica e un modello per l’intera Europa, se con la rimodulazione del PNRR abbiamo bloccato un’operazione così importante e simbolica?

Poi, tutte le gare per le ciclovie – ho sentito il presidente Marsilio che diceva la stessa cosa – sono sostanzialmente pronte: perché bloccarle?

Perché tagliare per categorie e non per singole gare?

Mi rendo conto che non è facile ma si deve cercare la maniera per discuterne in maniera più approfondita.

Voglio ricordare inoltre che il PNRR in gran parte copre appalti precedenti al PNRR stesso: l’intera ferrovia Napoli-Bari ha questa caratteristica.

E non siamo stati in grado di conoscere quale fine abbiano fatto i soldi nazionali che sono stati revocati sulla Napoli-Bari e che erano già assegnati al sud: abbiamo così dovuto “tollerare” che la parte destinata al Sud del PNRR calcolasse anche la Napoli-Bari che era già finanziata.

Infine, la questione dell’FSC: non è che qualcuno sta pensando di utilizzare l’FSC regionale per le operazioni di sostituzione di opere? Questo andrebbe a cambiare le percentuali del PNRR e in più non è consentito, perché l’FSC ha un'altra finalità, diversa dal PNRR. Chiedo che sul punto il Ministro sia chiaro:le operazioni di sostituzione delle opere tagliate devono essere eventualmente effettuate con fondi nazionali o con la parte dell’FSC nazionale, lasciando intatta la quota dell’FSC regionale”.

“Due anni fa il consiglio regionale approvò il ripristino della liquidazione di fine mandato inserendo la norma a sorpresa in un diverso provvedimento. Come sapete bene, espressi il mio totale dissenso per questa vostra scelta e vi chiesi di abolire immediatamente la legge che avevate approvato.

Vi pregai di non ricorrere più a simili modalità di approvazione delle leggi, in particolare quando queste ultime incidevano sui vostri interessi economici. Avete inteso riproporre la legge in questione per il consiglio regionale di domani e questo sta provocando una mobilitazione di associazioni e cittadini che sono contrari all’accantonamento della vostra liquidazione da parte della Regione, anche se le vostre aziende datrici di lavoro, a causa dell’aspettativa concessavi per lo svolgimento del mandato elettorale, hanno dovuto smettere tale accantonamento.

Ancora una volta non avete spiegato all’opinione pubblica che la Regione Puglia (assieme all’Emilia Romagna se non sbaglio) è l’unica assemblea legislativa italiana a non accantonare la liquidazione come avviene per ogni altro lavoratore del Paese. Capisco il vostro disappunto nel sentire le critiche persino dei vostri colleghi del passato che, avendo incassato tale liquidazione in misura molto maggiore di quella prevista dal vostro disegno di legge, e godendo del vitalizio che a voi è stato eliminato, adesso si ergono a ipocriti moralisti, fuorviando l’opinione pubblica ed esponendovi al pubblico ludibrio, come se steste ripristinando un privilegio e non un diritto spettante ad ogni lavoratore, quello alla liquidazione, e cioè alla retribuzione differita, peraltro partecipando voi stessi ad una parte dell’accantonamento.

Capisco la vostra rabbia nel sentire che parlamentari titolari dello stesso diritto che voi intendete ripristinare addirittura vi “ordinano” di non farlo, per mere ragioni di immagine del partito di riferimento. Eppur tuttavia devo chiedervi di soprassedere al vostro legittimo intendimento perché altrimenti il rischio è quello di rovinare il magnifico lavoro che maggioranza e opposizione hanno svolto nelle legislature cui ho potuto partecipare come vostro collega.

Comprendo che essere gli unici in Italia cui è negato il diritto alla liquidazione dà una sensazione di ingiustizia difficile da metabolizzare, ma capirete che adesso è necessario tutelare la vostra storia politica ad ogni costo, anche rinunciando ad un diritto che vi è stato sottratto da vostri colleghi che invece quel diritto si sono tenuti ben stretto.
Vi chiedo di soprassedere al voto di domani e di affrontare questa vicenda a viso aperto, senza timidezze o vergogna. Provate a spiegare e a chiarire a chi ve lo chiede perché avete proposto il disegno di legge e di ripensare di approvarlo solo quando sarete sicuri di essere stati compresi.

Non date il destro a nessuno che vuole distruggere la vostra immagine e, insieme alla vostra, l’immagine della Regione. Rinunciando all’approvazione guadagnerete il diritto di dire a chi vi sta insultando quello che pensate di loro e della loro ipocrisia. E comunque con le somme cui rinuncerete avrete il privilegio di poter dire a chi ha raddoppiato - giustamente- tutti gli stipendi dei sindaci d’Italia e sta pensando - giustamente - di reintrodurre l’elezione diretta dei rappresentanti delle Province, di rinunciare anche loro - i parlamentari tutti e capi di partito- alle loro liquidazioni, equiparando alla legge pugliese ed emiliano-romagnola anche le leggi per il Parlamento della Repubblica e per i sindaci. Se proprio c’è bisogno di una scelta simbolica, che sia almeno uguale per tutti”.

È questa la lettera aperta del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano a tutti i consiglieri regionali.

La posizione del gruppo Pd

Dichiarazione del presidente del gruppo Pd Filippo Caracciolo sul trattamento di fine mandato.

«Non abbiamo fretta, l’approvazione del provvedimento può tranquillamente slittare, ma sia chiaro, sul Tfm non facciamo alcun passo indietro.

Perché dovremmo? È un diritto dei consiglieri regionali della Puglia, esattamente come lo è per i consiglieri delle altre regioni, per i Sindaci e per i parlamentari.

Si vuole privare i Consiglieri regionali pugliesi di questo diritto? Bene, si faccia lo stesso con tutti i consiglieri d’Italia e con tutti i parlamentari. Si revochi l’aumento che tutti i sindaci d’Italia si stanno applicando proprio in questi giorni. Si revochi l’aumento stabilito per i capigruppo di Camera e Senato, anche quella una questione di questi giorni. Rinunci a pensioni e vitalizi Vendola, che è così bravo a fare la morale, quando però riguarda gli altri, senza rendersi conto che il suo tfm incassato è pari a quello che dovrebbero prendere 51 consiglieri in un anno. In pubblico si dice una cosa, nel privato ne vale un’altra. La politica della doppia morale che soffia sul vento del populismo e della demagogia per spostare l’attenzione dai privilegi dei sindacalisti, dalle loro pensioni. Quando si soffia sul populismo non si indebolisce solo la politica ma anche il sindacato e sappiamo bene quanto questo abbia pesato anche negli anni dei tagli. Se si contesta il nostro tfm, questo vale per tutti gli incarichi politici quando si sta in aspettativa, anche per quelli sindacali. 

Prendendo di mira i consiglieri regionali della Puglia, la Regione più virtuosa d’Italia in tema di costi della politica, fanno un incredibile autogol.

Li aspettiamo per un confronto sereno, ma a carte scoperte. Le carte di tutti, non solo le nostre. E poi raccontiamo tutto ai cittadini, alle associazioni, ai comitati e vediamo chi sono i bugiardi, i furbi, i privilegiati, i doppi moralisti.

Accogliamo l’invito del Governatore, soprassediamo per il momento al voto e affrontiamo i nostri detrattori a viso aperto».

Nella giornata odierna, 13 luglio 2023, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha firmato la promulgazione della L.R. 20, un provvedimento in tema di politica sanitaria volto a tutelare il diritto alla salute dei più deboli.

Il testo promulgato prevede, all’articolo 7, la realizzazione di sei nuovi centri sanitari dedicati a diagnosi e cura dei disturbi dello spettro autistico, uno per ogni Asl.

Decretato, inoltre, l’abbattimento delle liste d’attesa per pazienti con sindrome di Down (artt. 1-3), a favore dei quali sarà riconosciuta la classe di priorità assoluta mediante l’emanazione di specifiche linee guida. In proposito, previsto da parte della Giunta regionale un monitoraggio puntuale sullo stato di attuazione e sulla efficacia della legge mediante una relazione annuale da presentare in Consiglio regionale, come previsto dall’articolo 4 del provvedimento.

In materia di autorizzazione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, la L.R. 20 concede una proroga di un anno per i pareri di compatibilità regionale. Circa i fabbisogni sanitari, sono previste una struttura sanitaria ogni 40.000 abitanti per la branca di oculistica, una ogni 50.000 abitanti che eroga prestazioni per una o più branche di Area chirurgica, una ogni 80.000 abitanti che eroga prestazioni per una o più branche di Area medica. Inoltre in ciascun ambito territoriale pari o superiore a 300.000 abitanti, sarà possibile attribuire/installare una PET presso strutture sanitarie private, purché in possesso dell’autorizzazione all’esercizio delle attività di Medicina nucleare. 

“Un provvedimento con cui ribadiamo la nostra attenzione verso quella parte dei cittadini pugliesi che ha bisogno di maggior tutela, cura e attenzione – è il commento del presidente della Regione Michele Emiliano e dell’assessore alla Salute Rocco Palese. – Favorire l’accesso di queste persone alle prestazioni sanitarie e sociosanitarie nel modo più rapido possibile è e resta una nostra priorità, nel contesto di un diritto alla salute realmente inclusivo e alla portata di tutti”.

Il Ministero della Salute ha confermato lo status di IRCCS, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico nella disciplina di ‘oncologia’ all’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari. Gli IRCCS – 53 oggi in Italia – sono ospedali di eccellenza che, oltre all’attività clinica di diagnosi e cura della malattie, perseguono finalità di ricerca scientifica, con l’obiettivo di migliorare la prognosi, la prevenzione, lo screening e le terapie oncologiche. La notizia è stata data nel corso di una conferenza stampa alla presenza del direttore generale dell’oncologico barese Alessandro Delle Donne e del presidente della Giunta regionale pugliese Michele Emiliano.
Il decreto di conferma dello status di IRCCS  è stato notificato all’Istituto tumori dopo la Site-Visit della Commissione di esperti nominata dal Ministero, tenutasi lo scorso 27 ottobre. I commissari ministeriali hanno visitato diversi ambienti dell’oncologico barese, ispezionando in particolare laboratori, sale e ambienti clinici e di ricerca. Nell’occasione, il direttore generale Alessandro Delle Donne e il direttore scientifico Massimo Tommasino avevano presentato dati, investimenti, ricerche effettuate e progetti futuri.

“La crescita inarrestabile dell’Oncologico di Bari, che è l’hub regionale di riferimento per tutte le malattie oncologiche, non si ferma. - ha dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano - Oggi sono stati assunti 35 nuovi ricercatori, è stato confermato dal Ministero della Salute lo status di Istituto di ricerca a carattere scientifico e l’impact factor, che è la capacità di fare ricerca, è molto migliorato. Questo era un ospedale, un centro di ricerca, destinato alla chiusura quando sono diventato presidente sette anni fa e che invece adesso è la speranza di tutti i pugliesi. E noi ci auguriamo che questi ragazzi e queste ragazze, che sono professionisti straordinari, siano in grado, con il loro lavoro, di migliorare la qualità dell’assistenza e trasferire immediatamente ai pazienti i risultati del loro lavoro”.

“La Commissione ministeriale – afferma il Direttore generale Alessandro Delle Donne – ha apprezzato l'ampio respiro delle attività intraprese dall’Istituto per offrire risposte ai pazienti, e in particolare le progettualità in ambito di ricerca traslazionale e in ambito clinico. La conferma dello status di IRCCS garantisce al paziente elevati standard di qualità nelle cure oncologiche e, per l’Istituto, la possibilità di accedere a fondi, finanziamenti, cordate di ricerca, che hanno come immediata ricaduta un miglioramento dell’assistenza per il paziente”. “Questo risultato  – conclude Delle Donne – fa il paio con un altro importante riconoscimento che è arrivato da Roma. Il Ministero della Salute, nei giorni scorsi, ha approvato il nuovo Regolamento di organizzazione e funzionamento dell’Istituto, che ha come finalità il rafforzamento del rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie. Il doppio semaforo verde del ministero in un momento particolarmente felice per questo Istituto: le firme dei primi contratti del piano straordinario per la ricerca sanitaria, lanciato a luglio dello scorso anno”.

A margine della conferenza stampa, infatti, sono stati firmati i primi contratti di ricercatori e collaboratori professionali di ricerca sanitaria della ‘piramide della ricerca’. Dal 1° giugno, e fino a fine agosto, entreranno in organico nove biologi, un ingegnere biomedico, un ingegnere meccatronico, due farmacisti per le sperimentazioni cliniche, quattro infermieri di ricerca per le sperimentazioni cliniche, due informatici, sette data manager, un tecnico di laboratorio biomedico per la virologia oncologica e otto amministrativi.

“Più personale dedicato alla ricerca – così Gero Grassi, presidente del Consiglio di Indirizzo e Verifica dell’Istituto -  potrà garantire da subito un sostanziale aumento della quantità e qualità dei servizi sanitari alla persona”.
 

“La prossima location del G7 in Puglia è un segreto assoluto e non spetta certo a me individuarla. Spetta al Presidente del Consiglio, al Governo e probabilmente consultando le varie nazioni che dovranno partecipare all'evento. A noi spetta solo collaborare. E devo ringraziare il Governo italiano perché normalmente si va in un luogo che ha la capacità di gestire un evento del genere, che è senza precedenti nella storia della Puglia per dimensione, importanza politica e sicurezza. Sono elementi che riconoscono alla Puglia anche il fatto che c'è un dispositivo di protezione, che deriva dallo schieramento delle forze armate di terra, di mare e di aria che è tra i più importanti d'Italia”. Queste le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, rispondendo alle domande dei giornalisti a proposito delle possibili location nelle quali si svolgerà il G7 del 2024, annunciato dalla premier Giorgia Meloni a conclusione del forum intergovernativo di Hiroshima.

“Ho apprezzato molto la cortesia e lo stile istituzionale del presidente Meloni perché non sono consuete. Qualunque sarà il posto scelto rappresenterà lo sforzo di accoglienza che noi facciamo verso chiunque in nome della pace e del dialogo tra le nazioni”.

L'annuncio è di ieri, sabato 20 maggio 2023, dove il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, con una nota stampa ha comunicato che il prossimo G7 del 2024 si terrà in Puglia.

Pochi minuti prima dell’annuncio in conferenza stampa, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni mi ha telefonato per comunicarmi di aver scelto la Puglia quale sede del G7 del 2024. Ho avuto modo di ringraziarla per il grande riconoscimento che il Governo italiano, con questa scelta, ha dato a noi tutti. Un riconoscimento straordinario del lavoro che la Puglia ha svolto con riferimento al dialogo tra oriente e occidente, in permanente connessione con Papa Francesco, e della nostra capacità di accoglienza di tutti i popoli del mondo. Ci impegneremo con tutte le nostre energie per far fare all’Italia una bella figura”.

Lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

“I pugliesi non pagheranno maggiori tasse, non ci saranno tagli e si avvia una fase di monitoraggio stretto e continuo sulla sanità pugliese in modo che il sistema incrementi costantemente qualità e quantità dei servizi di salute di cui hanno bisogno i cittadini”.

Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commentando il provvedimento con cui oggi la Giunta regionale ha coperto la spesa sanitaria con 149 milioni del bilancio autonomo, in particolare sbloccando gli avanzi vincolati emersi dal rendiconto per il 2022 approvato nella stessa seduta di Giunta.

“È un risultato importantissimo, frutto del tradizionale pieno conseguimento degli equilibri di bilancio, della sana gestione corrente e dell’elevata giacenza di cassa, valori positivi che abbiamo messo in campo affinché sia effettivamente garantito a tutti i cittadini il diritto alla salute e la copertura sanitaria universale, facendo la nostra parte in una fase di profonda trasformazione della sanità italiana dopo la tempesta della pandemia”, ha detto il vicepresidente e assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese, illustrando la manovra operata dopo aver ridotto le stime del disavanzo sanitario da 205 milioni di euro, conseguenza tutta dell’emergenza determinata dalla pandemia, a 149 milioni di euro, garantendone la copertura attraverso l’utilizzo degli avanzi vincolati come consentito dalle Leggi di Bilancio nazionali 2022 e 2023.

Mettendo in campo gli avanzi vincolati a specifiche destinazioni, la Regione Puglia riesce, infatti, a coprire con risorse proprie la spesa sanitaria senza alzare le tasse e senza tagliare nessuna altra politica regionale.

Piemontese ha evidenziato quanto il peso del caro energia e il peso dell’inflazione, esattamente come per tutte le famiglie italiane, si sia abbattuto anche sull’acquisto di beni e servizi delle aziende sanitarie. E, illustrando le singole voci che più hanno contribuito alla crescita della spesa sanitaria pugliese, a partire dall’impatto della pandemia da COVID-19 sugli stessi modelli organizzativi dei presidi sanitari, ha sottolineato il peso del caro energia che ha fatto lievitare a 110 milioni di euro la spesa delle aziende sanitarie e ospedaliere pugliesi, e l’inflazione che ha fatto impennare i prezzi di acquisto di beni e servizi per 40 milioni di euro.

Inoltre, l’anno scorso, si è aggiunta una spesa da 105 milioni di euro per il rinnovo del contratto collettivo nazionale Area Sanità e di 100 milioni di euro per stabilizzare il personale che era stato assunto a 18 mesi per fronteggiare la pandemia.

L’invarianza del carico fiscale per i pugliesi nonostante le riduzioni dei trasferimenti da parte dello Stato, il pieno conseguimento degli equilibri di bilancio e della gestione corrente del bilancio che consente alla Regione il finanziamento di nuovi investimenti, l’elevata giacenza di cassa pari a circa 2 miliardi e 100 milioni di euro per l'anno 2022, il conseguimento dei target di spesa dei fondi strutturali comunitari, il pieno rispetto dei tempi di pagamento, la riduzione del debito commerciale residuo e la costante riduzione dell’indebitamento regionale sono le caratteristiche positive che hanno contrassegnato anche il rendiconto dell’anno scorso che, adesso, dopo l’approvazione della Giunta, è trasmesso alla Corte dei conti per la parifica.

In particolare, l'elevata disponibilità di cassa ha consentito l’anno scorso di confermare il finanziamento di nuovi investimenti, senza dover ricorrere alla contrazione di mutui o prestiti, concedendo ai Comuni pugliesi contributi agli investimenti, anche per rafforzare iniziative di stimolo anticiclico all’economia regionale, nonché per realizzare investimenti diretti, sia per l’attuazione di interventi di manutenzione straordinaria, sia per l’acquisizione di immobili.

Un’iniezione di risorse economiche che, l’anno scorso, ha visto la Regione mobilitare complessivamente oltre 162 milioni di euro, grazie ai quali è stato finanziato, per esempio, il Programma “Strada per strada” con interventi di manutenzione straordinaria delle strade comunali per complessivi circa 42 milioni di euro, di cui in queste settimane si stanno moltiplicando i cantieri di ultimazione dei lavori.

Nelle politiche di spesa, spiccano, ovviamente, le politiche di tutela della salute a cui sono state destinate risorse per 9 miliardi e 326 milioni di euro, a cui segue per rilevanza la quota destinata ai Trasporti e al diritto alla mobilità, per oltre 1 miliardo di euro.

Decisamente non trascurabile è la spesa relativa alle politiche di Sviluppo economico e competitività, per un importo pari di oltre 450 milioni di euro. La Regione Puglia ha inoltre destinato oltre 308 milioni di euro per Diritti sociali, politiche sociali e della famiglia; oltre 290 milioni di euro per Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente; circa 170 milioni di euro per Politiche per il lavoro e formazione professionale; oltre 150 milioni per Istruzione e Diritto allo studio; quasi 240 milioni di euro per Agricoltura, Politiche agroalimentari e Pesca; poco meno di 150 milioni di euro su Assetto del territorio e edilizia abitativa; circa 56 milioni di euro per Tutela e valorizzazione dei Beni e attività culturali; oltre 30 milioni per il Turismo e circa 22 milioni di euro per Energia e diversificazione delle fonti energetiche.

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