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Comunicato stampa pervenuto presso la nostra redazione.
Nota - Questo comunicato stampa è stato pubblicato integralmente come contributo esterno del mittente. Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione. È divulgato come Diritto di Cronaca sancito nell’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, in quanto libera manifestazione del pensiero.

«Carissimo Presidente,
in Capitanata non c'è assistenza sanitaria.
A Monte Sant'Angelo ci affidiamo a Calcante, l'oracolo di Apollo.
Ma anche lui si rifiuta di darci i responsi.
Vuole una linea telefonica.
Semplifico con poche parole.
EMERGENZA COVID
I medici di medicina generale curano telefonicamente.
Le USCA non ci sono.
Gli HOTEL COVID, introvabili.
Gli ospedali territoriali chiusi.
Quello di San Giovanni e di Foggia in affanno: per chiedere un ricovero il malato deve aspettare due giorni ai pronto soccorso.
Le persone hanno paura e non parlano, perché vi temono: ogni famiglia ha un membro in qualche graduatoria.
Pensa che mi possa fermare?
Presidente,
in Capitanata, e a Monte Sant'Angelo, parlare di primitivismo sanitario è un elogio al sistema sanitario esistente».

Di seguito il messaggio che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha inviato tramite il TG Poste a tutti i dipendenti impegnati sul territorio durante i difficili mesi dell’epidemia. In provincia di Foggia l’Azienda conta 1.042 dipendenti.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha inviato un messaggio di ringraziamento alle lavoratrici e ai lavoratori di Poste Italiane, che in provincia di Foggia conta 1.042 dipendenti, per l’impegno profuso durante l’emergenza sanitaria, nel corso della quale hanno assicurato servizi essenziali in tutto il Paese, senza soluzione di continuità. “In questa fase così delicata per l’Italia e per il mondo intero – ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al TGPoste, il telegiornale dell’azienda, dopo un incontro con l’AD Matteo Del Fante e il Condirettore Generale Giuseppe Lasco – nella quale l’emergenza sanitaria ci impone il rispetto di regole che limitano la nostra libertà, desidero ringraziare le migliaia di lavoratrici e lavoratori di Poste Italiane che sono stati e che continuano ad essere in prima linea per fornire servizi essenziali ai nostri concittadini. Continuando a svolgere la propria attività senza mai fermarsi, confermano di essere un punto di riferimento per i cittadini”.

“Poste Italiane – ha continuato il Presidente del Consiglio - oggi rappresenta oltre che un grande fornitore di prodotti e servizi un vero avamposto delle istituzioni sul territorio. Il suo impegno è indubbiamente un simbolo di coesione e di unità per il Paese. Penso alla presenza capillare degli uffici postali e al lavoro incessante dei portalettere e dei corrieri ancora più essenziali in questo periodo”. Durante l’emergenza sanitaria, anche in periodo di lockdown nelle zone rosse, Poste Italiane ha garantito i servizi essenziali e ha assicurato in tutta Italia il recapito di corrispondenza e pacchi. A tutela dei più anziani, ha organizzato il pagamento anticipato e scaglionato delle pensioni, stipulando una convezione con l’Arma dei Carabinieri per la consegna a domicilio degli assegni alle persone di età pari o superiore a 75 anni.

“La forza di Poste Italiane – ha aggiunto Conte - non è solo nella tradizione ma risiede anche nell’innovazione. L’impegno del governo per incentivare le soluzioni digitali, i pagamenti elettronici, ancora più importanti oggi, ha in Poste un alleato centrale che dà accesso ai servizi per milioni di italiani, per grandi e piccole imprese, per la Pubblica Amministrazione centrale e anche locale. Vi ringrazio dunque attraverso il TGPoste – ha concluso il Presidente del Consiglio - perché con il vostro lavoro contribuite ogni giorno all’attività di una grande azienda che è capace di coniugare il business con i valori dell’inclusione sociale e di contribuire alla vita e allo sviluppo dell’intero nostro paese. Grazie”.

Ecco una sintesi delle regole imposte dal nuovo DPCM, che ha diviso l'Italia in tre zone.

QUI IL PDF DA SCARICARE, CONSULTARE, CONSERVARE

Si ricorda che la colorazione delle regioni potrebbe subire variazioni in base ai dati che il Governo elaborerà di giorno in giorno.
Per la cronaca il nuovo DPCM sarà in vigore da venerdì 06 novembre 2020, come precisato questa sera dal Premier Conte, al 03 dicembre 2020, salvo variazioni in corso d'opera.

Conte ha firmato. Poco prima della mezzanotte, e dopo la riuninione fiume in videoconferenza con capidelegazione e ministri, il Premier ha "varato" le nuove misure anti-Covid, che saranno in vigore dal 5 novembre fino al 3 dicembre. Il DPCM verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale questa mattina, 04 novembre 2020. Ioltre, in settimana sarà varato un apposito Decreto Legge per l’erogazione dei ristori alle attività colpite dalle restrizioni.

In confronto alla bozza vi son state pochi cambiamenti. Difatti i 21 parametri per classificare il livello di rischio di una Regione non cambiano, così come l’impianto delle chiusure. I parrucchieri potranno restare aperti anche nelle Regioni “rosse”, la variante attesa nella bozza pomeridiana.

Conte firma il nuovo Dpcm Governo: "Ristori tempestivi"

(ANSA) Il premier Giuseppe Conte resiste all'ultimo pressing delle Regioni e, a tarda notte, firma il Dpcm che istituisce un regime di chiusure differenziate a seconda della fascia di rischio contagio alla quale appartiene una Regione. Una riunione finale tra il capo del governo, i capi delegazione, i ministri Francesco Boccia, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli e il sottosegretario Riccardo Fraccaro mette un punto a "singolar tenzone" tra l'esecutivo e le Regioni. Poche le concessioni del primo alle seconde, con un appendice: il capitolo ristori che, su pressing dei governatori, Conte sarà costretto ad allargare rispetto alle previsioni di qualche ora fa. In una lettera inviata da Boccia e dal titolare della Salute Roberto Speranza alle Regioni i due ministri rispondono ai rilievi inviati sul Dpcm. Sull'elaborazione dei dati - decisiva per stabilire in quale fascia di rischio collocare una Regione - il decreto "garantisce il coinvolgimento" delle Regioni stesse, spiega il governo. Non solo, infatti, i governatori partecipano alla cabina di regia sull'emergenza sanitaria ma nel Dpcm si precisa che il ministero della Salute emetterà le ordinanze di chiusura "sentiti" i presidenti delle Regioni, si sottolinea nella lettera. La missiva, sulla richiesta di ristori, assicura: il decreto sarà varato in settimana, le erogazioni saranno "tempestive". Ma ora, a Conte, Gualtieri e Patuanelli spetterà trovare nelle prossime ore i soldi necessari a mitigare la rabbia di commercianti, ristoratori, gestori di bar delle zone rosse: tutti destinati a chiudere per almeno due settimane. "Non vanifichiamo lo sforzo di tutte quelle categorie che in questo momento hanno ridotto la propria attività", avverte il titolare degli Esteri Luigi Di Maio. La cifra di 1,5 miliardi probabilmente non basterà. E il rebus si complica perché, anche volendo, i tempi per chiedere un nuovo scostamento di bilancio sono strettissimi mentre, solo erogando risorse dopo il 10 dicembre queste potranno essere inserite nelle spese del 2021. E il 10 dicembre, per le Regioni, è troppo tardi. Non solo. Al Mef e al Mise spetterà la complessa modulazione della platea dei destinatari ai ristori in un decreto che mette in campo chiusure "a fisarmonica". E c'è da riaffrontare anche il tema dei congedi parentali, destinati ad allargarsi con la Dad dalla seconda media in poi prevista per le Regioni nello scenario 4. Pochissime, invece, le limature al testo. I 21 parametri per classificare il livello di rischio di una Regione non cambiano, così come l'impianto delle chiusure. Rispetto alla bozza del pomeriggio c'è però una novità: barbieri e parrucchieri potranno restare aperti anche nelle Regioni "rosse". (ANSA)

È da poco uscita un’anteprima sulle nuove restrizioni dell’atteso DPCM del Premier Giuseppe Conte. Restrizioni più stringenti in tutti i settori, con le Regioni che chiedono più omogeneità nelle azioni intraprese dal Governo.
L’ANSA esce con l’esclusiva: eccola.

(ANSA). Il nuovo Dpcm di misure contro il coronavirus arriverà "nelle prossime ore". Le disposizioni del nuovo decreto si applicano dal 5 novembre 2020 al 3 dicembre 2020, si legge nella bozza del Dpcm.

Il governo sta esaminando la bozza con le Regioni che, fra le osservazioni fatte, richiedono misure omogenee in tutto il territorio nazionale. C'è inoltre la richiesta che la valutazione del rischio epidemiologico venga fatta in collaborazione con i dipartimenti di prevenzione regionali. E poi viene chiesto un decreto con indennizzi per le categorie economiche da presentare contestualmente al Dpcm, congedo parentale e riconciliazione e ancora esenzione 2020-21 dei tributi per tutte le attività economiche soggette a provvedimenti di chiusura.

Il tentativo che si sta facendo è non paralizzare il Paese: non sarà un lockdown rigido, ma simile al modello tedesco, "un lockdown light", ha detto la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa.

ECCO LE NUOVE MISURE, SECONDO QUANTO PREVEDE LA BOZZA DEL DPCM

Coprifuoco dalle 22 - "Dalle ore 22.00 alle ore 5.00 sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È in ogni caso fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche, per tutto l'arco della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi". E' quanto si legge in una prima bozza, ancora provvisoria, del Dpcm.

Stop agli spostamenti in aree a rischio - Nelle aree ad alto rischio che ricadono negli scenari 3 e 4 indicati nel documento dell'Iss - quelle caratterizzate da uno scenario di 'elevata gravità e quelle nelle quali ci sono situazioni di massima gravità - "è vietato ogni spostamento in entrata e uscita dai territori". Può riguardare intere "Regioni o parti di esse". La differenza tra le zone che ricadono nello scenario 3 e in quelle che rientrano nel 4 sta nel fatto che in queste ultime sono vietati anche gli spostamenti "all'interno dei medesimi territori", dunque a livello comunale e provinciale.

In zone a massimo rischio chiusi anche i negozi - Stop anche alle attività dei negozi e mercati nelle regioni, province e comuni a massimo rischio. Lo prevede la bozza del Dpcm all'articolo 1 ter. "Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari". Il provvedimento ferma anche i mercati, tutte le attività di bar e ristorazione (salvo la consegna a domicilio l'asporto consentito fino alle 22) e le attività sportive. Resta invece consentita l'attività motoria "in prossimità della propria abitazione" e con obbligo della mascherina e l'attività sportiva "esclusivamente all'aperto e in forma individuale". Per le aree ad alto rischio, dunque nelle zone arancioni, restano invece aperti i negozi ma chiudono bar e ristoranti. Limitato in queste zone anche "ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici e privati in un comune diverso da quello di residenza" salvo esigenze di lavoro, studio, salute e necessità.

La bozza del nuovo Dpcm prevede che a bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale sia consentito "un coefficiente di riempimento non superiore al 50 per cento"; ciò con esclusione, però, del "trasporto scolastico dedicato".

Smart working ai massimi livelli possibili, sia nella Pubblica amministrazione sia nel settore privato, e ingressi differenziati del personale. In particolare, le pubbliche amministrazioni (salvo il personale sanitario e chi è impegnato nell'emergenza) dovranno assicurare "le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l'effettività del servizio erogato" e "con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione". Sarà compito di ciascun dirigente di garantire il massimo livello di smart working. La bozza di Dpcm contiene anche la "forte raccomandazione" dell'utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati.

Mascherina obbligatoria alle elementari e medie - La mascherina sarà obbligatoria a scuola per i bambini delle elementari e delle medie, anche quando sono seduti al banco. "L'attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l'infanzia continua a svolgersi in presenza -si legge nel testo - con uso obbligatorio di dispostivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina".

Stop alle crociere - Al fine di contrastare il diffondersi del coronavirus, la bozza prevede lo stop dei servizi di crociera da parte delle navi passeggeri di bandiera italiana. Il provvedimento fa salve le crociere in atto entro l'8 novembre. E' inoltre consentito alle navi di bandiera estera impiegate in servizi di crociera l'ingresso nei porti italiani esclusivamente ai fini della sosta 'inoperosa'.

Stop ai concorsi tranne per personale della sanità - E' prevista la "sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all'esercizio delle professioni, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica ovvero in cui la commissione ritenga di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile". Lo stop ai concorsi era stato previsto dal governo in una prima bozza del Dpcm del 24/10 salvo stralciare il comma successivamente, su richiesta delle Regioni.

Nei circoli sportivi vietato l'uso degli spogliatoi - La bozza del nuovo Dpcm non chiude i circoli sportivi nei territori nazionali non soggetti a ulteriori restrizioni (come nelle zone rosse) ma vieta l'uso degli spogliatoi. L'articolo 1, comma f, ricorda che "sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi". "Ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte all'aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall'Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana, con la prescrizione che è interdetto l'uso di spogliatoi interni a detti circoli".

Nelle zone rosse la bozza del Dpcm prevede la sospensione delle attività sportive, comprese quelle presso centri e circoli sportivi, anche se svolte all'aperto. E' solo consentito "svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo" di mascherine. Si può inoltre svolgere "attività sportiva esclusivamente all'aperto ed in forma individuale".

Il presidente Vda: il Governo ha ascoltato poco le Regioni - "Il Governo ha ascoltato poco le Regioni, a partire dai ristori per arrivare fino ai congedi parentali. Nella bozza del Dpcm si specificano bene i divieti ma poco le misure a favore della cittadinanza". Lo ha detto il Presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz. Per quanto riguarda le nuove possibili misure restrittive nella regione alpina, a rischio di diventare 'zona rossa', Lavevaz ha ammesso che "il coprifuoco già adottato non basterà" (ANSA).

C’era attesa per la conferenza stampa indetta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, andata in onda in diretta sulle reti Tv nazionali. Il Presidente Giuseppe Conte, puntuale, a Palazzo Chigi ha illustrato le modifiche apportate al DPCM di qualche giorno fa. Concausa anche l’aumento considerevole dei casi positivi registrati in questa settimana appena trascorsa.

Con un indice Rt > 1,17, come ufficializzato oggi dal Ministero della Salute, il Governo davvero corre ai ripari.

In giro circola già una bozza del nuovo DPCM, ma si attende quello ufficiale, già approvato. Nel frattempo si possono già illustrare alcuni punti che lo stesso Conte ha citato in conferenza.

"I sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento –ha confermato Conte-, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private".

La ristorazione sarà consentita dalle ore 5 a mezzanotte se il consumo avviene ai tavoli; contrariamente sarà fruibile fino alle ore 18. La consegna a domicilio avverrà entro e non oltre la mezzanotte.

Scuole di secondo grado con orari più flessibili, con ingresso dalle ore 9 e turni pomeridiani; stessa cosa per le università.

No a sagre e fiere e per quanto riguarda eventi pubblici si potranno svolgere in forma statica. Per le palestre tutto è rimandato di una settimana: se le abitudini continueranno a essere quelle attuali, saranno chiuse.

"In questi mesi abbiamo lavorato intensamente. Aabbiamo raddoppiato i posti in terapia intensiva e subintensiva –ha detto Conte facendo un sunto sull’attuale situazione sanitaria degli ospedali italiani-. Siamo partiti da zero per le mascherine e ora ne produciamo venti milioni. Questa strategia muove da un'analisi dettagliata, ora dobbiamo impegnarci per tutelare la salute e l'economia. Ma le misure più efficaci rimangono le precauzioni di base: la mascherina e l'igiene delle mani. Facciamo attenzione a quelle situazioni in cui di solito abbassiamo la guardia. La situazione –ha chiudo il Premier- è critica, il Governo c'è ma ciascuno deve fare la propria parte".

In sintesi, le principali novità del nuovo DPCM

- I SINDACI DISPONGONO ZONE ROSSE SE RISCHIO ASSEMBRAMENTO
"I sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private".

- OK ALLA DAD IN CASO DI CRITICITA’
"Previa comunicazione al Ministero dell'Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza".

- EVENTUALI TURNI POMERIDIANI PER LE SCUOLE
Modulare "ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9".

- MASSIMO SEI PERSONE PER TAVOLO IN LOCALI
"Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 sino alle ore 24,00 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle ore 18.00 in assenza di consumo al tavolo; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze".

- OBBLIGO CARTELLO NUMERO MASSIMO PERSONE IN LOCALI
"E' fatto obbligo per gli esercenti di esporre all'ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti".

- STOP A CONGRESSI, SAGRE E FIERE LOCALI
"Sono vietate le sagre e le fiere di comunità. Restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale ed i congressi, previa adozione di protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro". "Sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza", viene disposto.

- RESTANO APERTI BAR E RISTORANTI NELLE AUTOSTRADE
"Restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situati lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro".

- NELLA P.A. OBBLIGO DI RIUNIONI A DISTANZA
Nell'ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgono in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni di interesse pubblico; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza.

- SALE GIOCHI APERTE DALLE 8 ALLE 21
Le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo sono consentite dalle ore 8 alle ore 21. L'apertura è consentita a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali.
 
Il Governo vara un nuovo DPCM, Decreto Legge con firma del Presidente Mattarella. Il Premier Conte dopo aver consultato lo staf tecnico-scientifico e dopo aver ascoltato i presidenti delle regioni, nell'incontro Stato-Regioni, ha firmato il nuovo decreto per il contenimento della diffusione del Coronavirus.
Tante sono le limitazioni, dall'obbligo della mascherina, chirurgica o di stoffa lavabile multistrato, alla chiusura dei locali dopo una certa ora, alla contigentazione per gli ingressi a locali pubblici, stadi, etc.
Nel testo sono anche contenute le disposizioni per i trasgressori, multe da 400 a 1000 euro per chi non indossa la mascherina ove prevista.


 Di seguito un sunto delle disposizioni sull'utilizzo della mascherina
  • Va tenuta sempre a portata di mano rispettando le regole di igiene (inopportuno tenerla nel sottogola, sul gomito, a penzoloni da un orecchio. La soluzione ideale è di portare con sé una bustina di plastica o di carta, nella quale riporre la mascherina quando non viene utilizzata e toccarla dagli elastici laterali).
  • Va indossata ogni volta che si sia in prossimità di una persona non convivente. Il testo del decreto parla di «tutti i luoghi all’aperto, allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi».
  • In una zona isolata non va indossata, ma bisogna essere pronti a metterla se si incontrano altre persone.
  • Per i minori è obbligatoria dai 6 anni in su.
  • Le persone con disabilità sono esentate solo coloro che hanno patologie o disabilità incompatibili con la copertura di naso e bocca e «coloro che per agire con loro abbiano la stessa incompatibilità».
  • Fermo per strada o in una piazza il decreto prevede l’ «obbligo di indossarla in tutti i luoghi all’aperto ad eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi».
  • Va indossata sia alla fermata dei mezzi pubblici che per salire a bordo del mezzo.
  • In auto non va indossata se si è da soli o con i congiunti. Va indossata se a bordo si trasportano persone anche familiari ma non conviventi. Lo stesso vale per le moto.
  • Per gli altri mezzi di trasporto non va indossata, per esempio se in bicicletta o sul monopattino.
  • Se si svolgeun'attività motoria non va indossata, sia all’aperto sia al chiuso, a meno che non si riesca a mantenere la distanza di 2 metri dalle altre persone; in tal caso va indossata.
  • In ufficio è obbligatoria sempre al chiuso a meno che non si stia in stanza da soli.
  • Se si sta casa con persone non conviventi non è obbligatoria, ma gli esperti consigliano di utilizzarla soprattutto se si tratta di persone anziane oppure con patologie.
  • Nei negozi è sempre obbligatoria.
  • Al ristorante o al bar si deve indossare quando non si sta seduti al tavolo. Al bar si deve indossare prima e dopo la consumazione di cibo e bevande e in questo caso va mantenuta la distanza di un metro.
  • Al pub e nelle birrerie la mascherina va indossata sempre e si può abbassare quando si mangia e si beve. All’esterno dei locali - dunque se si porta un bicchiere o un panino fuori - valgono le stesse regole.

 Tabella rischio contagio covid19

 
 

«Caro Presidente, Bentornato nella Sua Puglia.
Un saluto a tutti voi presenti e a chi ci segue in diretta, è una emozione particolare per me essere qui su questo palco con voi.

La nostra presenza in Fiera, questa imponente organizzazione in sicurezza, è il segno tangibile di una regione che ha saputo resistere all’emergenza e adattarsi alle nuove condizioni di vita con senso di responsabilità, pazienza e forza.

La nostra è una terra di marinai e contadini. Come marinai abbiamo affrontato il Covid, che si è abbattuto come una tempesta su tutti noi: nell’incertezza di ciò che sarebbe accaduto abbiamo fatto ricorso alle migliori competenze che avevamo, remato tutti nella stessa direzione e aiutato chiunque ne avesse bisogno. Il tributo di vite umane c’è stato anche qui, è stato doloroso e non possiamo dimenticarlo.

Ma guardando quello che accade nel resto del mondo, sappiamo di essere riusciti a fronteggiare al meglio delle nostre possibilità il pericolo. Grazie all’abnegazione dei nostri operatori sanitari, della protezione civile regionale, di tantissimi pubblici funzionari e dirigenti che hanno lavorato per mesi giorno e notte, abbiamo adattato in tempo record il nostro sistema ospedaliero e territoriale creando le condizioni per una gestione efficace della più grande tragedia sanitaria dell’ultimo secolo.

CLICCA QUI PER SEGUIRE IL VIDEO DELL'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI GIUSEPPE CONTE

Mentre gestivamo l’emergenza, come contadini, abbiamo contemporaneamente ripreso a piantare semi e a mettere una pietra sopra l’altra per ripartire più forti.

Grazie al confronto con le parti sociali, abbiamo ideato e strutturato una gigantesca manovra finanziaria emergenziale capace di immettere nel mercato pugliese quasi un miliardo di risorse dirette e più di 3 miliardi di risorse indirette; nel pieno dell’epidemia Covid abbiamo varato imponenti misure di supporto alle fragilità sociali, tra queste cito il rafforzamento del Reddito di dignità e l’avvio di START strumento di sostegno delle partite Iva a reddito più basso.
Abbiamo seminato bene se è vero che nel mese di settembre, come ci dicono i dati di Unioncamere, la Regione Puglia ha avuto un incremento più che proporzionale del numero di nuove aziende sul territorio, e se siamo riusciti ad essere la Regione più attrattiva nel turismo mantenendo sempre alti gli standard di sicurezza.

Il merito di questa tenuta è della comunità nel suo complesso, dei tanti professionisti, commercianti, imprenditori che con grande abnegazione hanno dato il meglio in ogni fase.

Adesso siamo impegnati in una nuova prova: affrontare l’autunno e l’inverno. Una prova che, come questa pandemia ci ha abituato, ha delle incognite. I nostri bambini e ragazzi che hanno ripreso le lezioni ci insegnano che rispettare le regole di prevenzione è possibile e non è così complicato. Fatemi dare il GRAZIE più sentito al mondo della scuola e dell’università, a dirigenti, docenti, personale, genitori, alunni e studenti. Sto girando per le scuole di Puglia in questi giorni ed è commovente vedere con quanto impegno ci si prenda cura l’uno dell’altro, utilizzando in maniera corretta la mascherina, mantenendo la distanza, igienizzando le mani. Sono questi gesti semplici che fanno la differenza. Prendiamo esempio da loro.

Il virus ha messo tutti noi davanti anche ad un’altra prospettiva nuova. Una prospettiva che ha reso ancor più evidente l’insostenibilità dello storico divario tra Nord e Sud.

Abbiamo provveduto a rimodulare i nostri Fondi comunitari, per oltre 800 milioni di euro, sapendo perfettamente che stavamo soltanto spostando il problema, allocando risorse da opere comunque strategiche, ad interventi contingenti.

Abbiamo ampliato al massimo delle possibilità l’offerta sanitaria per affermare i sacrosanti diritti dei pugliesi di curarsi qui e non essere più costretti alla mobilità passiva che ci vede ostaggio, e principale contribuente, dei sistemi sanitari del nord Italia.

Abbiamo, insieme alle nostre forze produttive, immaginato una manovra finanziaria shock, con prodotti complementari all’offerta bancaria, che i principali analisti del paese considerano i migliori in circolazione, ma per farlo abbiamo dovuto determinare una sostanziale contrazione degli ordinari strumenti di finanziamento alle imprese. E non perché il flusso di domande fosse diminuito.
No Presidente, non lo era affatto, nemmeno nel periodo più nero. Semplicemente perché non avevamo risorse sufficienti.

Caro Presidente, siamo riusciti, anche questa volta, a cavarcela. Mantenendo i conti in ordine, con trasparenza, efficienza e legalità. Con il rispetto che noi pugliesi abbiamo sempre dimostrato nei confronti delle istituzioni, intendiamo porre, in maniera definitiva e non rinviabile, la questione meridionale e il suo superamento.

Ed intendiamo farlo in un quadro nazionale ed internazionale che, per la prima volta dal dopoguerra sembra offrire una opportunità unica di archiviare un’epoca storica connotata da una crescente divaricazione tra le normali aspettative di ogni italiano e le reali opportunità offerte ai cittadini del Mezzogiorno.

Non lo faremo con il cappello in mano. Non ci affideremo a formule vaghe.
Sappiamo cosa vogliamo. E sappiamo come poterlo ottenere.

Sono 3 le linee direttrici lungo cui ci muoveremo ed in nome delle quali rivendicheremo le risorse e gli atti amministrativi necessari.

La prima è l’attuazione dell’articolo 117 secondo comma, lettera m) della Costituzione.

I Livelli essenziali delle prestazioni devono essere realmente e concretamente garantiti su tutto il territorio nazionale.
Come si può immaginare, infatti, anche solo di parlare di parità di opportunità tra cittadini italiani se i diritti connessi all’istruzione, alla formazione, alla salute, all’assistenza sociale, alla mobilità e al trasporto non sono ugualmente riconosciuti a chiunque abbia la fortuna di essere cittadino del nostro paese?

E, conseguentemente, come è possibile individuare quali siano le prestazioni relative alla compiuta realizzazione di ognuno dei diritti civili e sociali sopra elencati se non si individuano rapidamente i livelli minimi e i relativi costi standard?

Abbiamo partecipato al dibattito iniziato nei mesi pre Covid che avrebbe dovuto portare alla definizione dei livelli e dei costi.

Anzi, in un certo senso, ne siamo stati artefici, perché insieme ad altre regioni del Mezzogiorno, abbiamo deciso di non partecipare al tavolo della Conferenza Stato-Regioni che sembrava aver definito, nell’esclusivo interesse del Nord, la questione dell’autonomia e, conseguentemente dei LEP, i Livelli essenziali delle prestazioni.

Quel dibattito aveva, nel fabbisogno delle risorse finanziarie necessarie per la piena attuazione dei Lep, il suo ostacolo principale.

A risorse invariate, infatti, senza ulteriori e specifici trasferimenti da parte dello stato centrale, il riequilibrio tra nord e sud pareva impossibile.

Oggi le risorse che il Suo governo è riuscito ad ottenere dopo un lungo e coraggioso braccio di ferro con gli altri paesi europei, aprono ad uno scenario nuovo che rende, realmente possibile il raggiungimento di un obiettivo di equità e civiltà.

Il tema della parità delle opportunità tra cittadini del nord e del sud non è necessariamente in contrasto con quello delle aspettative delle regioni del nord.

Partendo dalle esperienze concrete di buon governo, occorre tenere insieme l’esigenza di assicurare l'affermazione della persona negli aspetti sociali ed economici, con l’opportunità di garantire ad alcuni modelli socio/economici di essere trainanti per il paese. Nessuno di noi pensa che la diseguaglianza si recuperi fermando chi corre più veloce, quanto piuttosto aiutando chi va più piano ad accelerare sulla base di pari opportunità.

La seconda direttrice è rappresentata dagli investimenti necessari per rendere il Mezzogiorno pienamente interconnesso con il resto del Paese.

Realizzare, a titolo esemplificativo l’alta velocità ferroviaria Napoli – Bari – Lecce – Taranto, l’asse stradale 106 Jonica, lo spostamento del casello autostradale sulla statale 16 a Mola di Bari, realizzare la Maglie Leuca, dotare la Capitanata di un sistema stradale moderno e sicuro, connetterebbe in maniera definitiva la Puglia al resto del Sud e all'Italia.

Il paradosso è che l'assenza storica di infrastrutture e di logistica fa sì che il contributo al PIL nazionale del sistema produttivo pugliese è inferiore a quello che potrebbe essere se avessimo parità di condizioni con le altre regioni.

La terza ed ultima direttrice lungo cui la Puglia intende dispiegare gli effetti delle risorse del Recovery Fund è la definitiva affermazione di un modello di sviluppo industriale pugliese al servizio del paese.

Negli ultimi anni i distretti produttivi pugliesi hanno, per fatturato, risorse umane impiegate e livelli di ricerca raggiunti, imposto la loro indiscussa supremazia nel Mezzogiorno.

Per anni l'Europa, ci ha suggerito di sostenere l'autoimpiego, di superare lo storico divario Nord-Sud spingendo i nostri concittadini a intraprendere. Oggi, dai giovani startupper ai capitani d'impresa, la Puglia è un fiorire di iniziative imprenditoriali. Che crescono insieme al sistema della ricerca, adattando l'offerta formativa alle esigenze del sistema produttivo. I lavoratori sono parte integrante del processo e la loro professionalità e specializzazione aumenta in maniera costante.

Per questo continueremo ad insistere nel sostegno e, fortunatamente, non dobbiamo inventare formule o modelli, perchè abbiamo, dentro la nostra agenzia Puglia Sviluppo, tutto quello che serve perché le aziende nascano, crescano e si consolidino.

Abbiamo però anche il dovere di orientare il sistema produttivo sui settori verso cui stiamo già pianificando la Puglia che verrà.

Agroindustria prima di tutto.

La nostra agricoltura è pronta, attraverso la trasformazione delle filiere produttive, a fare il salto di qualità, che passa attraverso l'emancipazione dalle catene distributive. Per farlo occorre superare i rigidi schemi del Psr e puntare ad una stagione di investimenti finanziati a sportello, già ampiamente sperimentati con le imprese pugliesi di tutti gli altri settori.

Accanto a questo dobbiamo completare il percorso di creazione di una rete idrica per l'agricoltura.

Caro Presidente, il piano Marshall ci consentì di dare all'Acquedotto Pugliese l'attuale conformazione.

Oggi il Recovery Fund deve servire a realizzare la più grande infrastruttura idrica d'Europa ad esclusivo servizio dell'agricoltura.

Accanto all'agricoltura occorre completare il percorso intrapreso nel settore ICT, che per addetti e fatturato è tra i primi 3 in Italia.

Se vogliamo vincere la sfida della digitalizzazione di massa, dobbiamo poter contare su un sistema produttivo regionale a servizio delle nostre amministrazioni, dei cittadini e delle imprese.

E sempre a proposito di tecnologie digitali, stiamo consolidando un distretto Cyber security di dimensioni internazionali, che raccoglie i principali player italiani ed europei intorno ad alcuni contratti di programma.

Abbiamo, infine, l'esigenza di rafforzare e riorientare le imprese della meccatronica. Nate sulla spinta dell'automotive e successivamente cresciute anche grazie al comparto aerospaziale, le aziende del settore devono essere accompagnate a superare una congiuntura internazionale complessa.

Quello che fino ad ora le ho descritto Presidente è un mix virtuoso tra politiche sociali, infrastrutturali ed economiche. Non ha un contenuto ideologico, ma nasce dall'esperienza concreta degli amministratori e dei cittadini pugliesi.

C’è poi un tema che, su tutti, intendo affrontare con Lei e il suo Governo. E che riguarda la vertenza occupazionale, sanitaria e industriale più delicata e urgente d’Italia. Attendiamo pazientemente da anni, come Regione Puglia, di essere invitati al tavolo sul quale si prendono le decisioni sull’ex Ilva di Taranto.
Abbiamo tutte le ragioni per essere seduti dove si decide il destino della nostra gente. Perchè a quel tavolo non si parla solo di scelte sulla produzione nazionale strategica di acciaio, ma di decisioni che ricadono sulla vita di bambini, operai, industriali dell’indotto, mamme, papà, cittadine e cittadini.
Il percorso della decarbonizzazione della fabbrica si potrà realizzare solo attraverso una piena partecipazione dal basso, a cominciare dal coinvolgimento della Regione e dei Comuni interessati. Lo spirito è quello della piena collaborazione. Ma non possiamo più accettare alcuna esclusione.

La Puglia è pronta.
Farà il suo dovere e darà il suo contributo a tutti i cittadini del Sud e dell’Italia.
Senza paura. Con l’orgoglio dei risultati ottenuti, la consapevolezza degli errori commessi affinché non si ripetano, e la spinta dei progetti che abbiamo preparato per i prossimi anni. Con la schiena dritta e le braccia aperte.
Lo possiamo fare Presidente.
E lo faremo insieme a Lei, come un’unica grande squadra che si chiama Puglia e che si chiama Italia».

Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia

«Dobbiamo fare il deserto intorno alla mafia». Le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in visita sul bene confiscato alla mafia di “Terra Aut”. Questa mattina la tappa del premier sui terreni gestiti dalla cooperativa sociale Altereco e sostenuti da Fondazione CON IL SUD e Fondazione Vismara.

«Vivo con dolore il fatto che qui, in questo territorio, la mafia prosperi ed abbia dimostrato di essere particolarmente incisiva. Ecco perché è importante una manifestazione come quella di oggi. Noi dobbiamo assolutamente fare il deserto intorno alla mafia. Abbiamo rafforzato gli uomini e la presenza dello Stato, ma non è sufficiente. Dobbiamo anche alimentare la cultura contro la criminalità mafiosa, dobbiamo coinvolgere tutti i giovani, come in questa iniziativa, perché loro sono il seme della speranza che ci consentirà di venire a capo dei traffici mafiosi. È qui, fra le difficoltà, che cresce la speranza. La mafia è come un virus, i ragazzi sono il vaccino contro la rassegnazione, “il fresco profumo di liberta” di cui parlava il giudice Paolo Borsellino e a cui si ispira il progetto portato avanti dalla cooperativa Altereco. La forza d'urto dei giovani, la spinta più forte per l'Italia». Sono le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che questa mattina a Cerignola ha effettuato una visita sui terreni di “Terra Aut” confiscati alla mafia. La cooperativa sociale Altereco, che in contrada Scarafone, sui beni sottratti al boss Giuseppe Mastrangelo, gestisce un terreno agricolo di 8 ettari con annesso fabbricato, è infatti tra le dieci cooperative che in tutt’Italia sono impegnate ad accogliere i giovani studenti nel progetto pilota organizzato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, insieme al Ministero dell’Istruzione. Ed oggi, accompagnato dal Ministro della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, e dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, senatore Nicola Morra, il presidente Conte ha fatto tappa sul bene sottratto alla criminalità organizzata il cui sogno di agricoltura sociale è reso oggi ancora più forte grazie al progetto “Il fresco profumo della libertà”, tra gli interventi selezionati nell’ambito della quarta edizione del Bando Beni Confiscati alle mafie 2019, promosso dalla Fondazione CON IL SUD insieme alla Fondazione Peppino Vismara.

La visita sul bene confiscato alla mafia rientrava nell’ambito delle iniziative previste in occasione della presentazione del progetto “LegaliTour: percorsi di legalità, formazione ed orientamento nel sistema educativo nazionale di istruzione”, svoltosi nell’Auditorium “Teodato Labia” dell’Istituto “Zingarelli–Sacro Cuore” di Cerignola. Dopo l’incontro con gli studenti che in queste settimane hanno partecipato ai campi della legalità sui terreni di “Terra Aut”, il presidente Conte ha visitato il bene sottratto alla mafia che attraverso la coltivazione e la trasformazione di prodotti ortofrutticoli e l’inserimento socio-lavorativo di persone in condizione di svantaggio, è diventato in questi anni avamposto di legalità, di economica sostenibile, di lavoro regolare, di sviluppo, di antimafia sociale. Le produzioni di “Terra Aut” spaziano dall’uva da tavola alle olive coratine dalle quali viene prodotto l’OlioAut, per poi passare alle ciliegie e agli ortaggi da cui nascono patè di cime di rapa, zucchine grigliate sott’olio d’oliva , melanzane grigliate sott’olio d’oliva, fino all’ultima scommessa: la produzione di 25mila bottiglie di passata di pomodoro biologico. Una sfida resa ancora più ambiziosa con il progetto “Il fresco profumo della libertà”, tra gli interventi selezionati nell’ambito della quarta edizione del Bando Beni Confiscati alle mafie 2019, promosso dalla Fondazione CON IL SUD insieme alla Fondazione Peppino Vismara. L’iniziativa promossa dalla Cooperativa Sociale Altereco – con un nutrito partenariato di enti pubblici e privati – prevede anche la realizzazione di un orto sociale, l’allestimento di una bottega solidale e l’implementazione di una serie di attività di promozione del territorio, tra cui l’allestimento di un B&B, favorendo l’inclusione socio-lavorativa di sei persone in condizione di svantaggio.

Per saperne di più:
https://www.esperienzeconilsud.it/profumodiliberta/

FOCUS:

- Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in visita sul bene confiscato alla mafia di “Terra Aut”

fonte: tg24.sky.it

A meno di due anni dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi la cerimonia per il nuovo ponte “Genova-San Giorgio”, disegnato dall’architetto Renzo Piano. Nel capoluogo ligure il capo dello Stato e il premier. Presenti anche il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci e il governatore Giovanni Toti. Dopo la lettura dei nomi delle 43 vittime del 14 agosto 2018 ci saranno 3 minuti di silenzio, poi il passaggio delle Frecce Tricolori e la benedizione nuovo arcivescovo di Genova, monsignor Tasca.

Dopo meno di due anni dal crollo del Ponte Morandi del 14 agosto 2018 (IL VIDEO DEL CROLLO - LA STORIA DEL PONTE), a Genova viene inaugurato il nuovo ponte, il “Genova-San Giorgio”. Nel capoluogo ligure ci sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con alcuni ministri e l’architetto Renzo Piano, che ha disegnato e regalato il progetto alla città. Presenti alla cerimonia anche il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci e il governatore della Liguria Giovanni Toti. Il nuovo ponte, ha detto il premier, è “il simbolo di una nuova Italia che si rialza. Una giornata importante, che racconta il presente e il futuro di un Paese che cambia". I familiari delle vittime della tragedia però non ci saranno: hanno visto nella cerimonia una “festa” alla quale non vogliono partecipare, perché il ponte "è nato - hanno detto nei giorni scorsi - da una terribile tragedia" (LO SPECIALE - CHI SONO LE VITTIME - DAL CROLLO ALLA RICOSTRUZIONE).

Il programma

Le tappe della ricostruzione del nuovo Ponte a Genova. FOTO

Simbolo di passato e futuro saranno le bandiere: il Tricolore, simbolo di unità e appartenenza, a Ponente, e la bandiera di san Giorgio, il vessillo davanti al quale “le armi sono deposte”, a Levante. Durante la cerimonia saranno letti i nomi delle 43 vittime del crollo del Morandi, seguiti da 3 minuti di silenzio. Poi il primo a parlare sarà il sindaco Marco Bucci, quindi il governatore ligure Giovanni Toti che sarà seguito da Renzo Piano, infine il presidente del Consiglio Conte. Al termine il taglio del nastro e, maltempo e pioggia permettendo, le Frecce Tricolori saluteranno il capo dello Stato e la città con il tricolore e i colori di Genova. L'inno di Mameli, che prenderà il posto di “Creuza de Ma”, nella versione eseguita da 18 artisti, omaggio a Genova e a De André e colonna sonora della genovesità, risuonerà prima e dopo la cerimonia. Sarà il nuovo arcivescovo di Genova, monsignor Tasca a benedire la struttura, una volta caduto il nastro. E lo farà tra il suono delle sirene delle navi in porto, dove si trova anche l'Amerigo Vespucci, il grande veliero della Marina militare ambasciatore dell'Italia nel mondo, che al tramonto proietterà sulle vele il Tricolore. Anche la Lanterna verrà illuminata dal rosso-bianco-verde della bandiera italiana.
 
Si attende l’apertura al traffico

Inaugurazione nuovo Ponte di Genova, la prima auto sarà di Mattarella

Anas, intanto, ha eseguito con successo i collaudi statico e tecnico-amministrativo sul ponte, e sta effettuando la verifica di agibilità. Una volta ottenute tutte le dichiarazioni di conformità, e a esito positivo dei due collaudi, verrà rilasciato il certificato di agibilità consentendo così l'apertura al traffico.
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