Militari della Stazione Navale di Bari e delle Sezioni Operative Navali della Guardia di Finanza pugliesi, sotto il coordinamento del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, nell’ambito di specifici servizi di Polizia Economico- Finanziaria, hanno svolto mirati controlli ispettivi nei confronti delle attività esercitate sia in mare che lungo la costa pugliese.
In particolare, nell’ambito del lavoro sommerso e del connesso fenomeno di indebita percezione del reddito di cittadinanza sono stati verbalizzati 40 soggetti, tra lavoratori e datori di lavoro, di cui 35 che svolgevano lavoro in nero o irregolare. Inoltre 4 di questi lavoratori sono poi risultati essere percettori indebiti del cosiddetto “reddito di cittadinanza”.
Le aree maggiormente interessate ai controlli sono quelle che ricadono nelle circoscrizioni di servizio delle Sezioni Operative Navali di Otranto e Gallipoli, in quanto oltre la metà dei lavoratori irregolari ed in nero è stata individuata nel Salento.
Le attività ispettive hanno interessato sia il settore ittico, per circa un quarto dei controlli di polizia economico- finanziaria svolti su motopescherecci, pescherie e ambulanti abusivi, sia le altre attività economiche, quali servizi di alloggio e ristorazione, noleggio nautico e cantieristica navale.
I 21 datori di lavoro che non si sono attenuti alle norme, anche per l’ipotesi aggravata di impiego di lavoratori “in nero” percettori di Reddito di Cittadinanza, sono stati deferiti alle Autorità competenti e segnalati all’I.N.P.S. per la revoca del beneficio e la restituzione delle somme indebitamente percepite.
Il “sommerso da lavoro” costituisce un grave danno per l’intero sistema economico in quanto sottrae risorse all’Erario, lede gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e favorisce una competizione sleale con le imprese oneste, mentre l’indebita percezione del reddito di cittadinanza genera iniquità e mina la coesione sociale.
In particolare, l’attività della Guardia di Finanza nel mare e lungo il litorale pugliese persegue l’intento di arginare la diffusione dell’illegalità e dell’abusivismo nel sistema economico, in modo da garantire la piena osservanza della legge e di tutelare i lavoratori che potrebbero non vedersi riconosciuta alcuna copertura previdenziale e assicurativa.
La costante azione di sorveglianza della flotta aeronavale della Guardia di Finanza risulta indispensabile per presidiare il mare, lo spazio aereo sovrastante e i circa 800 km di costa pugliese, in stretto e continuo coordinamento con i Reparti territoriali, investigativi e speciali presenti sul territorio.
I nuovi e moderni mezzi aeronavali del Corpo, caratterizzati da spiccate performance operative, fanno parte dell’avviato strategico piano di ammodernamento e potenziamento della Guardia di Finanza in mare e contribuiscono a consolidare il posizionamento istituzionale del Corpo quale “unica polizia del mare”.
Dalle prime luci dell’alba, nelle provincie di Bari, Palermo e Taranto, è in corso l’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 19 soggetti (di cui 17 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) - emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia - con cui sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) per una pluralità di delitti.
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta alle ore 10.30 odierne presso gli uffici della Procura della Repubblica di Bari alla presenza del Procuratore Roberto Rossi, (da ndr.) nella quale è stato dichiarato dagli inquirenti in merito a uno degli indagati, ora in stato di fermo, ex Consigliere prima comunale a Bari e poi Regionale in quota centrosinistra ed attuale presidente di una squadra di calcio pugliese di Lega Pro, N. C. le iniziali (da ndr.): «Per il suo prestigio politico e per la sua caratura pubblica – era l’uomo che risolveva delle piccole contese che insorgevano tra i promotori e gli associati. “Ovviamente quando si parlava di denaro era anche la persona che da un punto di vista finanziario garantiva la copertura dei debiti che venivano contratti per poter selezionare e reclutare i portatori di voto e per garantire che coloro che avevano compravenduto, potessero poi avere il riconoscimento».
In particolare, l’esecuzione dell’ordinanza (nei confronti di 15 soggetti indagati da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari e di altri 4 soggetti indagati congiuntamente da parte del personale della Polizia di Stato della Questura di Bari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari) costituisce l’epilogo di una complessa attività di indagine, coordinata da questo Ufficio giudiziario, articolata in 2 filoni investigativi - distinti, ma legati fra loro da profili di connessione soggettiva e oggettiva - di cui:
➢ il primo - delegato alla Compagnia Carabinieri di Triggiano - ha riguardato, tra l’altro, un’associazione di tipo mafioso operante sul territorio di Valenzano (BA), propaggine del noto e storico clan Parisi;
➢ il secondo – co-delegato alla Polizia di Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari - ha avuto ad oggetto, tra l’altro, un episodio di scambio elettorale politico-mafioso, nonché l’individuazione di un sodalizio delinquenziale finalizzato al reato di corruzione elettorale.
Con riferimento al primo filone investigativo, oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Bari stanno dando esecuzione - nei comuni di Bari, Cassano delle Murge (BA), Valenzano (BA), Ginosa (TA) e Palermo - a misure cautelari personali nei confronti di 15 soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in minacce, porto e detenzione di armi comuni da sparo, estorsione, usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Su delega dell’Autorità Giudiziaria di Brescia e nel rispetto della presunzione di innocenza, si rilascia il seguente comunicato.
Il Gran Giurì federale di Austin (Texas – USA), nell’ambito di un’operazione internazionale di contrasto alla criminalità informatica, ha annunciato di aver tratto in arresto in Olanda un cittadino ucraino di 26 anni per il suo presunto ruolo nella ideazione e gestione di un malware molto insidioso, noto come Raccoon Infostealer, che ha infettato milioni di personal computer in tutto il mondo.
Secondo le Autorità statunitensi, il cittadino ucraino, attualmente detenuto nei Paesi Bassi a seguito di un mandato di arresto internazionale emesso dagli organi giudiziari degli Stati Uniti, avrebbe gestito la creazione ed iniziale diffusione del malware Raccoon Infostealer, un malware-as-a-service, o “MaaS”.
Infatti, i soggetti criminali interessati ad utilizzare la piattaforma illegale per carpire i dati personali delle vittime, potevano utilizzare Raccoon Infostealer semplicemente “affittando” l’accesso al malware per circa $200 al mese, pagati in criptovaluta. Questi individui hanno quindi adottato vari stratagemmi, come il phishing tramite e-mail, per installare il malware sui personal computer delle ignare vittime. Raccoon Infostealer era così in grado di ottenere i dati personali degli utenti colpiti, comprese le credenziali di accesso, le informazioni finanziarie e altri record personali. Tali informazioni potrebbero peraltro essere state utilizzate per commettere ulteriori reati finanziari o essere state vendute ad altri soggetti per commettere nuovi reati, così come potrebbero essere state scambiate sui forum del Dark Web orientati alla criminalità informatica.
L’FBI, in collaborazione con le Forze dell’ordine dei Paesi Bassi, la Procura della Repubblica di Brescia e il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, ha smantellato l’infrastruttura digitale a supporto di Raccoon Infostealer, rendendo offline il malware. Attraverso vari passaggi investigativi, l’FBI ha raccolto i dati rubati da molti personal computer che erano stati infettati da Raccoon Infostealer, il cui numero esatto deve ancora essere quantificato. Inoltre, gli agenti dell’FBI hanno identificato più di 50 milioni di credenziali univoche e forme di identificazione (indirizzi e-mail, conti bancari, indirizzi di criptovaluta, numeri di carte di credito, ecc.) tra i dati rubati, ragione per cui si ipotizza che possano esserci milioni di potenziali vittime in tutto il mondo, tra cui anche italiane (le credenziali riferite ai soli indirizzi mail sembrano superare i quattro milioni).
Il cittadino ucraino che ha ideato e gestito il malware Raccoon Infostealer, in attesa di essere estradato negli Stati Uniti, è accusato di aver commesso diversi reati informatici, frodi telematiche e riciclaggio di denaro.
Le Autorità statunitensi, tenuto conto della preziosa assistenza prestata nel corso delle indagini internazionali che hanno riguardato il territorio italiano circa la presenza di server su cui erano installate parti del software dannoso pronte per la distribuzione e che sono stati sottoposti a sequestro, hanno inteso ringraziare il Ministero della Giustizia italiano, la Procura della Repubblica di Brescia e il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza.
Le risultanze ottenute confermano quindi l’impegno profuso dall’Autorità Giudiziaria e dalla Guardia di Finanza in un settore, quale quello della criminalità informatica, caratterizzato da evidente pericolosità sociale, notevole spessore criminale, cospicui profitti pressoché anonimi ed intrinseche caratteristiche tecnologiche che travalicano i confini nazionali.
Continua incessante l’azione di contrasto alla commercializzazione di prodotti contraffatti e non sicuri per i consumatori posta in essere dai Finanzieri del Comando Provinciale di Bari, che, nelle scorse settimane, hanno sottoposto a sequestro, in più interventi nella provincia barese, circa 900.000 prodotti e, nel comune di Andria (BT), un opificio clandestino dedito alla illecita fabbricazione e vendita di capi recanti la riproduzione di noti brand di abbigliamento.
Nello specifico, gli interventi hanno permesso di accertare, in numerosi esercizi commerciali, la presenza di oltre n. 700.000 tra capi di abbigliamento e oggetti di bigiotteria, n. 50.000 prodotti elettrici ed elettronici, n. 30.000 giocattoli ed altro, tutti con l’indebita apposizione di dicitura riportante la marcatura CE e i requisiti di sicurezza ovvero con loghi contraffatti di marchi di conosciuti “brand leader” nel settore della moda, dei videogiochi e della telefonia. Tali articoli, tra l’altro, possono risultare nocivi per la salute, considerando che soprattutto l’assenza della marcatura “CE” è sintomatica della mancanza dei requisiti minimi di sicurezza stabiliti dalla normativa europea.
Tra la merce sequestrata, anche n. 90.000 dispositivi di protezione individuale non conformi e n. 76 puntatori laser vietati, in quanto classificati come estremamente pericolosi e segnalati al sistema di allerta europeo “RAPEX” (“Sistema comunitario di informazione rapida sui prodotti non alimentari”).
Lo sviluppo della metodologia di contrasto alla contraffazione ha consentito, altresì, di individuare un opificio clandestino andriese, vera e propria “stamperia del falso”, ove erano presenti macchinari industriali (macchine per cucire, stiratrici, presse ed etichettatrici) utilizzati per la produzione ed il confezionamento di abbigliamento, nonché n. 11.000 prodotti contraffatti - tra capi di vestiario, accessori ed etichette - recanti famosi brand, tra i quali: “Gucci”, “Givenchy", “dsquared2”, “Balmain”, “Palm Angels”, “Valentino” e “Off White”.
Questo a riprova della penetrante azione investigativa svolta dalle Fiamme Gialle nel particolare settore, capace di ricostruire, a monte, la “filiera del falso”, estirpando alla radice l’attività stessa di produzione dei beni, poi commercializzati attraverso i diversi canali distributivi.
Complessivamente, sono stati segnalati n. 5 soggetti all’autorità giudiziaria competente (accertamenti compiuti nella fase delle indagini preliminari che necessitano della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) e n. 19 alla Camera di Commercio, per l’irrogazione delle relative sanzioni.
L’attività condotta dalla Guardia di Finanza di Bari rientra tra i compiti istituzionali diretti alla tutela della salute dei consumatori e alla prevenzione e repressione dei fenomeni lesivi della concorrenza, in particolare, della contraffazione e della vendita di beni non conformi agli standard di sicurezza, con conseguente danno economico per le imprese ed i commercianti rispettosi delle regole.
Sono 397 i falsi braccianti agricoli scoperti dai finanzieri della Compagnia di Cerignola a seguito dei controlli effettuati congiuntamente con gli ispettori dell’I.N.P.S. nei confronti di società agricole operanti nell’agro Cerignolano.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Foggia, sono iniziate dopo l’individuazione, durante le ispezioni amministrative in materia di lavoro, di elementi di anomalia meritevoli di approfondimento, tra cui falsi contratti di fitto, dichiarazioni di coltivazioni non eseguite ed altri artifizi contabili di vario genere.
Dai riscontri eseguiti dalle fiamme gialle è emerso che 5 imprenditori agricoli avrebbero fittiziamente assunto personale aprendo le relative posizioni contributive al solo fine di accedere agli emolumenti previdenziali, tra cui disoccupazione agricola, assegni per il nucleo familiare e maternità, indennità di malattia e sussidi legati all’emergenza Covid-19.
Attraverso assunzione di informazioni, analisi documentali ed acquisizione di dati presso enti ed uffici pubblici, i finanzieri hanno smascherato le false dichiarazioni dei datori di lavoro, individuando 67.517 giornate lavorative mai eseguite e che sono servite a giustificare l’indebita erogazione di indennità per un importo di oltre 2 milioni e 285 mila euro.
Al termine delle indagini, gli autori delle frodi sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Foggia per l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. La loro posizione è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e non possono essere considerati colpevoli sino ad eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva.
L’attività svolta si inquadra nel più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria attuato dal Comando Provinciale di Foggia della Guardia di Finanza
a tutela del corretto utilizzo delle risorse pubbliche ed al contrasto delle frodi previdenziali ed assistenziali, che sottraggono risorse a coloro che realmente versano in stato di bisogno.
I finanzieri del Gruppo di Foggia, in collaborazione con il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata di Bari ed i baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego e con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno tratto in arresto nel capoluogo dauno 9 indagati ritenuti responsabili di estorsione, furto, ricettazione e detenzione illecita di armi.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Foggia, sono iniziate a seguito di un’estorsione perpetrata con le modalità del “cavallo di ritorno” ossia la sottrazione di beni e conseguente richiesta del pagamento di una somma di denaro per ottenerne la restituzione.
Nel corso delle attività investigative i finanzieri hanno ricostruito più episodi di estorsione e furto ai danni di commercianti, sequestrando anche armi e munizioni nella disponibilità di alcuni degli indagati ritenuti vicini alla “società foggiana”.
Oltre agli arresti sono state eseguite anche 11 perquisizioni, con l’ausilio di unità cinofile, nel rione Candelaro, nel palazzo ex O.N.P.I. ed in altri quartieri della città.
Su disposizione del G.I.P. presso il Tribunale di Foggia, 4 indagati sono finiti in carcere ed altri 5 agli arresti domiciliari. La loro posizione è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e non possono essere considerati colpevoli sino ad eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva.
L’attività svolta si inquadra nel dispositivo di contrasto alla criminalità economico – finanziaria ed organizzata attuato dal Comando Provinciale di Foggia in collaborazione con la componente speciale della Guardia di Finanza.
Oltre 40 impianti di itticoltura abusivi sono stati sequestrati nel lago di Varano dai finanzieri della Sezione Operativa Navale di Manfredonia e della Tenenza di Sannicandro Garganico.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Foggia, sono iniziate dopo che un elicottero delle Fiamme Gialle, impegnato nel controllo costiero, notava due pescherecci intenti a svolgere attività di itticoltura nel lago, un’area protetta che rientra nel parco nazionale del Gargano.
I finanzieri, a seguito dei sopralluoghi effettuati nell’area interessata, hanno accertato la presenza sul posto di numerosi impianti e l’assenza di autorizzazioni all’occupazione del demanio marittimo.
Gli impianti abusivi sono stati posizionati nella zona di lago afferente al comune di Cagnano Varano mettendo in pericolo la sicurezza navigazione, in quanto non segnalati, nonché la fauna e la flora autoctona dell’area protetta, caratterizzata da un particolare e delicato eco-sistema.
Per tale ragione, su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo dei manufatti abusivi.
Nella mattinata di ieri, quindi, i finanzieri della Sezione Operativa Navale di Manfredonia hanno dato esecuzione al sequestro, impiegando due unità navali ed il gruppo sommozzatori della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Bari, supportati a terra dalle pattuglie della Tenenza di Sannicandro Garganico che hanno monitorato le operazioni con un drone.
Le attività proseguono a tutela dei fondali del lago e del suo ecosistema, alla ricerca dei rifiuti legati all’illecito sfruttamento delle sue acque.
Il servizio rientra nel dispositivo di controllo economico del territorio e di contrasto ai traffici illeciti attuato quotidianamente dai finanzieri del Comando Provinciale di Foggia e del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, che operano in stretta sinergia, tanto a terra quanto a mare, per la tutela della legalità e degli operatori onesti.
In particolare, la flotta aeronavale del Corpo svolge un ruolo strategico, presidiando il mare, lo spazio aereo sovrastante e i circa 800 km di costa pugliese.
La costante azione di sorveglianza delle frontiere marittime risulta indispensabile anche per contrastare, senza tregua, l’immigrazione clandestina irregolare ed il traffico di migranti via mare nonché per l’organizzazione e la gestione dell’ordine pubblico in occasione di eventi, esibizioni sportive, saloni nautici e manifestazioni culturali o di protesta in mare.
Sono più di 60 gli interventi effettuati dalle unità cinofile del Comando Provinciale di Foggia della Guardia di Finanza nell’ultimo mese, con il sequestro di oltre mezzo chilo di sostanze stupefacenti, tra marijuana, hashish e cocaina.
L’intensificazione ha riguardato le principali vie di comunicazione dell’area garganica e del Tavoliere nonché quelle di accesso ai comuni a forte vocazione turistica quali Manfredonia, Vieste e Peschici.
I controlli sono stati indirizzati verso le autovetture in transito sulle strade statali e provinciali, ma anche sui passeggeri dei mezzi di trasporto pubblici, quali pullman e traghetti; incrementato anche il presidio alla stazione ferroviaria di Foggia, principale snodo ferroviario della provincia.
Il dispositivo di prevenzione attuato dalle fiamme gialle ha permesso di sottoporre a controllo centinaia di persone ed il fiuto dei cani antidroga ha consentito di rinvenire e sequestrare oltre 300 grammi di hashish, 30 grammi di marijuana, 50 grammi di cocaina e numerosi “spinelli” già pronti all’uso.
56 sono le violazioni amministrative contestate, con rapporto all’Autorità Prefettizia, per uso personale di sostanze stupefacenti, mentre nei casi riguardanti quantitativi più elevati o suddivisi in dosi i responsabili sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria.
Determinante l’intervento delle unità cinofile anche nei due maxi sequestri da 26 e 20 chili di cocaina rinvenuti a bordo di autovetture provenienti dall’estero effettuati nelle scorse settimane e che hanno portato all’arresto di tre corrieri.
L’attività di servizio rientra nel presidio del territorio esercitato dai finanzieri del Comando Provinciale Foggia, anche con il supporto delle unità cinofile, volto alla prevenzione dalle condotte criminose più diffuse ed alla repressione delle fattispecie connotate da maggiore pericolosità sociale.
20 Kg. di cocaina purissima sono stati sequestrati dai finanzieri del Gruppo di Foggia ed un corriere è stato arrestato durante un servizio di controllo economico del territorio per il contrasto ai traffici illeciti.
Quando la pattuglia delle Fiamme Gialle ha intimato l’alt ad un’autovettura con targa tedesca subito dopo l’uscita autostradale di Foggia, l’autista, un uomo di origini albanesi, ha iniziato a mostrare segni di nervosismo ed alle domande dei militari ha riferito circostanze risultate non veritiere ad un primo sommario riscontro.
Pertanto, ottenuta la presenza di un’unità cinofila del Corpo, è stata condotta un’accurata ispezione del veicolo, rinvenendo nel portabagagli un doppiofondo con un sistema di apertura telecomandato al cui interno erano nascosti i panetti di cocaina.
La sostanza stupefacente, dopo essere stata tagliata, avrebbe fruttato sul mercato dello spaccio oltre 4 milioni di euro.
Il corriere è stato arrestato e condotto presso la Casa Circondariale di Foggia perché ritenuto responsabile di traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
La sua posizione è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato l’arresto in carcere. Il soggetto non può essere considerato colpevole sino ad eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva.
L’attività svolta rientra nel dispositivo di controllo economico del territorio posto in essere quotidianamente dai militari del Comando Provinciale di Foggia a tutela della legalità ed al contrasto ai fenomeni criminosi connotati da maggiore pericolosità sociale.
Tra dicembre 2020 e settembre 2022, con il supporto di Europol, è stata condotta una delle più grandi operazioni a livello europeo contro le contraffazioni, alla quale ha partecipato la Guardia di Finanza.
Come illustrato nell’allegato comunicato stampa del competente Ministero francese, l’operazione ha permesso complessivamente di sequestrare o bloccare 16,7 milioni di falsi, principalmente giocattoli.
In Italia, il Nucleo Speciale Beni e Servizi, sotto l’egida del Comando Generale del Corpo, dopo aver preso parte ai consessi internazionali, ha inoltrato apposite segnalazioni operative qualificate ai Reparti territoriali.
I prodotti segnalati erano riconducibili a noti marchi nel settore dei giocattoli, poi sequestrati, per 1,5 milioni di articoli, dalle Fiamme Gialle dei Gruppi di Novara e Rieti e delle Tenenze di Lendinara e Castel San Giovanni.