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Il MIT ha pubblicato la graduatoria con 36 progettualità ammesse al finanziamento di cui solo 6 al Sud e Isole maggiori.

A cura di Pasquale Cataneo, Responsabile FAST-CONFSAL di Puglia e Basilicata.

“Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha pubblicato, sul suo sito, alla vigilia dell’Anniversario dell’Unità d’Italia la graduatoria dei progetti riguardanti le stazioni di rifornimento stradale di idrogeno rinnovabile ammessi ai finanziamenti.

Sulla base della classifica di ripartizione dei 103.512.831,50 € (circa il 40% dello stanziamento complessivo della misura) solo il 13.476.775,73 cioè il 13% sono destinati nel Mezzogiorno. La messa in esercizio delle stazioni di rifornimento a base di idrogeno è stabilita entro il secondo trimestre 2026.

Su 36 i progetti della graduatoria (clicca qui per consultarla in pdf) ammessi a contributo nell’ambito dell’Investimento del PNRR 3.3 “Sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale”, missione 2 componente 2 (M2C2) SOLO 6 progetti sono collocati nel Mezzogiorno!

Con il 40% vincolato territorialmente gli impianti da realizzare, in modo equo, potevano essere il triplo garantendo una diversa e molto più omogenea distribuzione territoriale. Invece risulta che tutta la Puglia settentrionale e le confinati Basilicata e Molise sono senza impianti. Ancora più contraddittoria è l’assenza di distributori sia in Campania che in Sicilia. In otto regioni del Mezzogiorno, con il 34 % della popolazione italiana ed oltre il 40% del territorio nazionale, risultano solo 6 impianti, un sesto del totale previsto dal finanziamento.

Il risultato che si sta producendo con le risorse PNRR, che dovrebbero ridurre i divari territoriali, laddove già esistenti, in questo caso ecco, invece, la creazione uno ex novo!

In sintesi con questa graduatoria, di fatto, ci si inalvea nello stesso solco di altri similari bandi costruiti con criteri evidentemente non adeguati visto quanto definito territorialmente.

Si sta realizzando quindi, nel 2023, un nuovo divario nella macroarea meridionale, sul versante infrastrutturale, innovativo e tecnologicamente avanzato, come la rete di rifornimento dell’idrogeno.

In pratica si registra l’ennesima iniqua ripartizione territoriale delle risorse che, come al MIT conoscono, prevede la destinazione minima del 40%.

Tale percentuale del 40%, seppur del tutto inadeguata per ridurre i divari, soprattutto infrastrutturali, tra Sud e Isole nei confronti del rimanente territorio italiano, non è stata rispettata nemmeno in questo caso.

Eppure in uno studio, redatto da chi scrive, pubblicato sui media nel 2020 e mai smentito da alcuno, il 40% era ed è di molto inferiore a quello che spetterebbe territorialmente al Mezzogiorno nella ripartizione dei fondi PNRR, applicando in Italia sia la funzione usata dalla UE che il principio di interdipendenza economica esistente anche nel nostro Paese.

Due Paesi diversi e distanti e non una sola nazione.

Un bel modo (sic) per celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia”.

Alla prestigiosa “Vernice Art Fair”, che festeggia il 20esimo anniversario, presso la Fiera di Forlì, dove artisti e associazioni culturali si ritrovano per testimoniare quanto del meglio hanno prodotto, il 17, 18 e 19 marzo 2023 sarà presente la Contemporanea Galleria d’Arte, di Giuseppe Benvenuto.

Un fiore all’occhiello per la città di Foggia e tutta la sua provincia, che solo nello scorso anno, come i precedenti, il gallerista Benvenuto con le sue iniziative ha prodotto mostre pittoriche con importantissimi artisti e opere uniche e internazionali.

Difatti, nello spazio espositivo conferito alla Contemporanea Galleria d’Arte si potranno ammirare opere di Accardi, Adami, Angeli, Amadio, Bonalumi, Burri, Campigli, Castellani, Ceccobelli, Ceroli, Cucchi, Dadamaino, De Chirico, De Maria, Del Pezzo, Depero, Dessì, Di Terlizzi, Dorazio, Dufy, Fantini, Festa, Fioroni, Fiume, Fontana, Frangi, Fratteggiani Bianchi, Galliani, Galimberti, Gilardi, Guaitamacchi, Guttuso, Kounellis, Kostabi, Licata, Lodola, Maccari, Maria Lai, Mangini, Man Ray, Marcheggiani, Mariani, Masi, Nativi, Nespolo, Oppenheim, Paolini, Perilli, Pignatelli, Pinelli, Pizzi Canella, Pirandello, Pomodoro, Procopio, Pusule, Rotella, Schifano, Soldani, Uncini, Vocale e altri.

Quattro progetti, resi attraverso laboratori e video, tutti fili di una stessa tessitura: il racconto di valorizzazione dei luoghi; quattro lezioni di arte e cultura per costruire storie intorno alle immagini, intensificare il dialogo tra archeologia e tecnologia e acquisire conoscenze in materia di restauro e conservazione.

È questo il palinsesto che la Direzione Regionale Musei Puglia ha in programma durante la tre giorni della sesta edizione di “Didacta Italia”, la principale manifestazione dedicata alla formazione e all'innovazione scolastica, che si terrà a Firenze da mercoledì 8 a venerdì 10 marzo.

Dietro la cattedra, il personale degli uffici centrali e periferici della Direzione; davanti a loro una platea di studenti di tutta Italia, vivaio di futuro e conoscenza. A questi ultimi sarà rivolto il laboratorio dal titolo “Quadri parlanti. La collezione della Regina Margherita dal Castello Svevo di Trani”, occasione per prendere in esame una o più opere della prestigiosa esposizione dedicata alla regina d’Italia e dare voce ai personaggi.

Lo stesso pubblico di giovani menti assisterà alla riproduzione del video dal titolo “Antichi Popoli di Puglia. L’archeologia raccontata ai ragazzi”, un approfondimento sulla mostra allestita al Castello di Bari per ripercorrere una storia di oggetti che raccontano incontri, scambi e scontri sullo sfondo di un territorio unico, componendo l’affascinante mosaico della Puglia antica dall'VIII secolo a.C. all'età di Augusto.

La terza “lezione” che sbarcherà a “Didacta Italia”, dal titolo Cantieri aperti: obiettivo Green Conservation”, introdurrà l’innovativo programma di restauri pensato dalla Direzione Regionale Musei, che si muoverà lungo la direttrice della Green Conservation, alla luce di quanto proposto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Cinque i siti pugliesi scelti su cui avviare attività di restauro, valorizzazione ed ecologia, con possibilità per gli studenti, nei prossimi mesi, di diventare protagonisti dei rispettivi cantieri.

Il quarto appuntamento firmato dalla Direzione Regionale Musei Puglia prevede la riproduzione di un video riassuntivo di “Esploriamo Siponto con Minecraft. L’esperienza del gaming al Parco Archeologico di Siponto”, il progetto nato nell’ambito del più ampio Programma Operativo Nazionale “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020, Asse I. Linea di Azione: 6c.1.b., dedicato allo sviluppo di un sistema di fruizione innovativo del Parco Archeologico di Siponto. In particolare, sarà presentato agli studenti il prodotto che vede in sinergia la Direzione Regionale Musei Puglia e gli alunni delle classi di III e IV anno dell’IISS C. Colamonico – N. Chiarulli di Acquaviva delle Fonti (Bari): la creazione di una mappa virtuale in Minecraft, ambientata graficamente nel Parco Archeologico di Siponto e di una app del parco, con i principali punti di interesse dell’area archeologica sotto forma di icone grafiche.

«Siamo molto felici di poter dare il nostro contributo a una fiera sull’innovazione nella scuola e per la scuola - commenta il Direttore Regionale Musei Puglia, dott. Luca Mercuri - Del resto, siamo ben consapevoli della necessità di rendere sempre più coinvolgente la fruizione dell’arte e, in  generale, dei nostri luoghi della cultura; per questo stiamo mettendo in campo attività che ammicchino soprattutto alle giovani generazioni, affinché la visita sia ai loro occhi non solo meta, ma espressione di socialità, sostenibilità e responsabilità».

A Didacta Italia, a Firenze, Foggia sarà ben rappresentata. Oltre all'Archivio di Stato ci sarà la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e BAT con "DauniStory".

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e BAT, porta in tour Dauni Story alla Fiera dell’Educazione DIDACTA, presso la Fortezza da Basso a Firenze, dall’8 al 10 Marzo 2023.

La storia dei Dauni intraprende così un viaggio che dalla Puglia arriva in Toscana, per raccontare, in occasione della più importante fi a nazionale dedicata all’educazione e al mondo della Scuola, l’antico popolo che abitò la Daunia che ha lasciato preziose tracce storiche e archeologiche nel territorio dell’Alta Puglia, proprio nelle province di Foggia e della BAT.

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e BAT e Mira aps, nell’ambito della valorizzazione dei musei e delle attività connesse per la conoscenza del patrimonio culturale diffuso sul territorio pugliese, si pongono l’obiettivo generale di coinvolgere un pubblico il più ampio possibile per avvicinarlo all’uso consapevole, alla fruizione e alla conoscenza dei beni culturali, degli istituti e dei luoghi della cultura,
con specifi o riferimento al patrimonio storico-archeologico, attraverso la realizzazione di progetti ed iniziative dedicati.
DIDACTA rappresenta pertanto un’importante occasione per presentare uno dei format educativi più accattivanti ed interessanti che al Museo Civico e al Museo del Territorio di Foggia, continuano ad attivare conoscenza e curiosità in tantissimi alunni e alunne.
Da un’idea di Mira e Piccola Compagnia Impertinente, con la supervisione tecnico-scientifi a della SABAP, Dauni Story ha l’ambizione di creare una solida sinergia sui territori capace di offrire, ad un particolare target di fruitori, ovvero i bambini e i ragazzi dai 7 agli 11 anni, l’occasione di poter conoscere in modo attivo e partecipato, il patrimonio culturale.

Dauni Story, percorso culturale alla scoperta della storia e dell’archeologia della Puglia antica, è inserito nel programma unico degli eventi del MIC e verrà proposto nello spazio espositivo del Ministero della Cultura, il 9 Marzo alle ore 11.30.
La Puglia, grazie alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e BAT, farà ”scuola” a tantissimi insegnanti, educatori ed alunni e alunne provenienti da tutta Italia.

La Fiera DIDACTA Italia è il più importante appuntamento fi o sull’innovazione del mondo della scuola ed ha l’obiettivo di favorire il dibattito sul mondo dell’istruzione tra gli enti, le associazioni e gli imprenditori, per creare un luogo di incontro tra le scuole e le aziende del settore.
L’appuntamento si consolida ogni anno a Firenze, presso la Fortezza da Basso, trasformando per tre giorni il capoluogo toscano nella capitale europea della scuola del futuro.
La manifestazione è rivolta a tutti i livelli di istruzione e formazione come Nido, Scuola dell’infanzia, Primaria, Secondaria di Primo e Secondo grado, Istituti professionali ITS, Università, Istituti di ricerca scientifi a e di formazione professionale, oltre a imprese e addetti ai lavori.
La Fiera Didacta Italia è organizzata da: Firenze Fiera; Ministero dell’Istruzione e del Merito; Didacta International; la Regione Toscana; Comune di Firenze; Unioncamere; Camera di Commercio di Firenze; Florence Convention & Visitors Bureau; ITKAM (Camera di Commercio Italiana per la Germania).
INDIRE è partner scientifico.

Come anticipato si è svolta la presentazione delle maglie restaurate di Gino Bartali e del nuovo allestimento nella cappella di Santa Teresa del Gesù Bambino - Sabato 4 marzo 2023 ore 18.45, Chiesa di Santa Petronilla – Siena.

L’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino si rallegra con la Parrocchia di Santa Petronilla per la presentazione del restauro delle tre storiche maglie donate da Gino Bartali al suo amico Don Bruno Franci - due maglie gialle indossate dal campione fiorentino nel corso dei vittoriosi Tour de France 1938 e 1948 e quella di campione d’Italia del 1952 - e del nuovo allestimento destinato a custodirle nella cappella di Santa Teresa del Gesù Bambino. Giunge così a compimento il progetto di restauro avviato da un Comitato di appassionati di sport e di storia senese, guidato da Don Dino Arciero e promosso dall’Arcidiocesi di Siena, attraverso Don Vittorio Giglio, responsabile per le Comunicazioni Sociali. Il progetto, sostenuto e realizzato da Opera Laboratori, taglia lo striscione d’arrivo nello stesso giorno in cui la città celebra le “Strade Bianche”, corsa ormai divenuta un pilastro del calendario sportivo internazionale e che si disputa su strade ben conosciute dal grande campione.

Questa storia è infatti – e prima di tutto - la storia di una grande e profonda amicizia, quella tra Don Bruno Franci e Gino Bartali. Il campione fiorentino (Ponte a Ema, 1914 - Firenze, 2000), com’è noto, era infatti un saldissimo credente che nella fede cristiana trovava non solo gli insegnamenti e il conforto, ma la stessa energia necessaria per il suo agire quotidiano, in gara, nella famiglia e nei gesti extrasportivi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, mentre il sacerdote senese (Siena, 1904 – 1972), parroco di Santa Petronilla dal 1938 al 1972), da grande amante dello sport, era la figura più adatta per capire l’essenza interiore del campione e forse l’unico capace di individuarne le fragilità. Don Franci, di dieci anni più anziano, è, come lui, schietto e pratico, carismatico e indipendente; in più, li accomuna un’intensa devozione verso la Vergine. Si erano conosciuti per la festa dell’Assunta del 1935 a Vallombrosa e da quel giorno avevano intessuto una fitta trama di rapporti. Nel luglio 1937 il sacerdote senese accorse a Marsiglia al capezzale del campione costretto al ritiro per la rovinosa caduta avvenuta nel corso della tappa Grénoble-Briançon della grande boucle, e nel settembre 1938 Bartali gli donò una maillot jaune delle undici indossate nel suo primo trionfo. Un gran regalo per il sacerdote che reggeva la parrocchia da pochi mesi (e che avrebbe retto fin quasi alla morte). Bartali si recava spesso a Siena a trovare l’amico e a pregare nella sua chiesa e gli appassionati non si lasciavano sfuggire l’opportunità di parlare con il grande campione. Vi si recò anche alla fine di giugno 1948 prima di partire per Parigi, promettendo di regalare al suo amico un altro giallo simbolo del primato in caso di successo finale. E Bartali tornò nella città del Palio lunedì 9 agosto per esaudire la promessa, regalandogli la maglia indossata nella 21a e conclusiva tappa, la Roubaix-Parigi, al termine di una calorosa cerimonia pubblica, alla quale presero parte un gran numero di appassionati di ciclismo e di iscritti all’Azione Cattolica.

Ambedue le maglie portano un carico di storia. Quella del 1938 fu infatti profondamente lacerata dal crollo del campanile della chiesa, provocato dal bombardamento dell’11 aprile 1944. La seconda è profondamente legata alla storia nazionale, essendo uno dei simboli di una corsa che ha lasciato tracce profonde nella storia e nella letteratura italiana. Gino Bartali la vince a 34 anni e a dieci anni dal suo primo trionfo. Siamo a Cannes, giorno di riposo. In giallo c'è il giovane e promettente Luison Bobet e il campione fiorentino ha oltre 21 minuti di ritardo in classifica. L'Italia, quel giorno, è scossa dall'attentato a Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista che innesca sommovimenti di piazza con rischio di guerra civile. In serata, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi telefona all’amico - come lui iscritto all’Azione Cattolica - per incitarlo a dare il massimo nell’aspra tappa in programma l’indomani. "Gino – gli chiede - qui la situazione è grave, una tua vittoria al Tour rasserenerebbe gli animi. Ce la puoi fare?". "Vincere il Tour non sarà facile, anche se domani a Briançon penso di arrivare primo", risponde il campione. E accade. Il percorso prevede tre crude salite - Col d'Allos, Vars e Izoard. In una giornata terribile, con tanta pioggia e strade impossibili, Bartali si toglie dalla ruota tutti i rivali e giunge all’arrivo recuperando quasi venti minuti sulla maglia gialla Bobet. Il primato è ad un passo. L'impresa rasserena l'Italia, Togliatti si sveglia e rassicura sulle proprie condizioni, la sua prima domanda è su cosa ha fatto Bartali al Tour. Il giorno dopo sarà ancora vittoria e primato in classifica. Poi la marcia di Gino diventa trionfale, sette tappe e la maglia gialla finale, quella esposta a Siena, conquistata con oltre 26' sul secondo, il belga Schotte.

La terza maglia, quella tricolore di campione d’Italia 1952, fu donata a Don Franci nel marzo 1953: anche in questo caso si trattò di una cerimonia pubblica, immortalata con articoli sui giornali e innumerevoli fotografie. Proprio ispirandosi a uno di questi scatti, Walter Molino la riprodusse sulle pagine della Domenica del Corriere, ritraendo la scena della benedizione della maglia che Gino Bartali avrebbe poi indossato nelle corse del 1953. Da quel lontano giorno le maglie sono rimaste nella chiesa di Santa Petronilla, donate a sua volta da Don Bruno Franci alla chiesa di cui era parroco.


Comitato per il restauro delle maglie di Gino Bartali
Don Dino Arciero (Presidente), Benedetto Bargagli Petrucci, Giancarlo Brocci, Marco Bruttini, Marco Giamello, Gabriele Maccianti, Cecilia Rigacci.
Per Opera Laboratori: Stefano Di Bello, Barbara Tavolari, Carla Molin Pradel con Annalisa Alecci (restauro), Yuri Bigozzi (progetto e allestimento).

Programma
Sabato 4 marzo
18.45 – Inaugurazione

Domenica 5 marzo
12.00-13.00 e 15.30-17.00 - Visite guidate a cura del Comitato per il restauro.

Il 16 settembre scorso a Teheran Masha Amini è stata arrestata e tre giorni dopo è morta; la sua colpa era di non aver indossato il velo secondo i dettami della "polizia morale" iraniana. Da lì, al grido di Donna, Vita, Libertà, è ripartita la protesta contro il regime, che ad oggi nel Paese ha già fatto oltre 500 morti, tra cui 71 bambini, e 19mila arresti.

Amnesty International svolge un costante lavoro di monitoraggio delle gravissime violazioni dei diritti umani a Teheran e in tutto l'Iran, per raccoglierne le prove e per fare pressione sulle istituzioni iraniane e internazionali, affinché vengano abolite leggi come quella sull'obbligo di portare il velo in luoghi pubblici, così come la pena di morte e la tortura. L'Organizzazione rilancia l'appello ad unirsi, anche attraverso uno strumento di solidarietà concreta come il lascito solidale, intorno alle donne e agli uomini che in Iran stanno mettendo a repentaglio la loro stessa vita in nome di un ideale di libertà e di giustizia.

525 MANIFESTANTI UCCISI, TRA CUI 71 BAMBINI, E PIÙ DI 19 MILA PERSONE ARRESTATE. L'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL PER I DIRITTI UMANI CALPESTATI IN IRAN: "È UN MOMENTO CRUCIALE. CONTINUATE A SOSTENERCI, ANCHE CON UN LASCITO SOLIDALE”  

Roma, 1° marzo 2023 – Nel nome di Mahsa Amini, al grido di Donna, Vita, Libertà, donne e uomini di ogni età e di ogni classe sociale si sono riversati nelle strade, in ogni regione dell'Iran, per dichiarare la loro aperta opposizione a un regime che ogni giorno opprime la sua popolazione con sistematiche discriminazioni di genere e violazioni delle libertà fondamentali. La protesta è divampata ormai dallo scorso settembre e prosegue da allora, nonostante il regime reprima nella violenza e nel sangue ogni forma di dissenso. 

Amnesty International svolge un costante lavoro di monitoraggio delle gravissime violazioni dei diritti umani che avvengono ogni giorno, per le strade di Teheran e di tutto l'Iran, per raccoglierne le prove e per fare pressione sulle istituzioni iraniane e internazionali, affinché vengano abolite leggi come quella sull'obbligo di portare il velo in luoghi pubblici, così come la pena di morte e la tortura. 

Proseguire questa battaglia è imprescindibile: ecco perché l'Organizzazione rilancia l'appello ad unirsi, anche attraverso uno strumento di solidarietà concreta come il lascito solidale, intorno alle donne e agli uomini che in Iran stanno mettendo a repentaglio la loro stessa vita in nome di un ideale di libertà e di giustizia. 

I DIRITTI DELLE DONNE IRANIANE CALPESTATI CON LA VIOLENZA

Secondo il codice penale islamico iraniano, qualsiasi atto ritenuto "offensivo” per la pubblica decenza è punito con la reclusione da dieci giorni a due mesi oppure con 74 frustate. Le donne che si mostrano in pubblico senza il velo devono essere punite con una reclusione da dieci giorni a due mesi o col pagamento di una multa in contanti. L'età minima della responsabilità penale per le ragazze in Iran è di nove anni, ma di fatto le autorità impongono il velo obbligatorio alle bimbe sin dall'età di sette anni, quando iniziano la scuola elementare. Chi non rispetta queste leggi finisce nelle mani della polizia e delle forze paramilitari, che ogni anno arrestano decine di migliaia di donne solo per aver mostrato ciocche di capelli sotto il velo o per aver indossato abiti colorati. 

In strada le donne iraniane sono regolarmente sottoposte a molestie verbali e aggressioni fisiche da parte della polizia e delle forze paramilitari, anche solo se si fermano a parlare con qualcuno; vengono picchiate con schiaffi, pugni e manganelli e ammanettate. Essere una bambina o una ragazza, in Iran, significa essere alla mercé del regime in ogni momento. 

LA MICCIA CHE HA RIACCESO L'INCENDIO: L'UCCISIONE DI MASHA AMINI

Il 13 settembre scorso Mahsa (Zhina) Amini, una ragazza di 22 anni di origini curde, è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia morale, accusata di non indossare in modo corretto il velo obbligatorio. Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore è stata trasferita all'ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Immediatamente dopo la morte di Mahsa è esplosa la rivolta popolare, provocando una micidiale repressione da parte delle autorità iraniane. 

PENA DI MORTE E PROCESSI SOMMARI: LA PROTESTA REPRESSA NEL SANGUE

525 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e più di 19 mila persone sono state arrestate da settembre ad oggi. L'8 dicembre scorso le autorità hanno messo a morte il manifestante Mohsen Shekari, dopo averlo condannato in un processo gravemente iniquo con l'accusa di "inimicizia contro Dio”. Quattro giorni dopo è stato impiccato un altro giovane manifestante, Majidreza Rahanvard, dopo un processo farsa a suo carico. Il 7 gennaio sono avvenute le esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e di Seyed Mohammad Hosseini. Tutti loro hanno subito processi iniqui: sono stati negati i loro diritti a essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni, estorte in questo modo, sono state usate come prove nel corso dei processi. Le TV di stato hanno mandato in onda le "confessioni” forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi. Amnesty International teme che decine di altre persone rischino l'esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del parlamento e di altre istituzioni di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche. 

"Le autorità iraniane hanno ignorato i ripetuti appelli della comunità internazionale ad aprire indagini su tali crimini. Hanno diffuso una narrazione che mette in discussione le morti dei manifestanti, le attribuisce a suicidi, incidenti stradali, avvelenamenti, overdose o cause naturali e definisce coloro che protestano 'vandali al soldo di potenze nemiche' – spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia - Proprio questo è il momento in cui la solidarietà internazionale risulta cruciale. Amnesty International è impegnata ogni giorno per documentare i crimini commessi dalle autorità iraniane, ma è fondamentale che tutti ci uniamo intorno alla lotta di migliaia di donne e di uomini che stanno rischiando la vita per costruire un futuro di diritti e libertà”. 

LA CAMPAGNA LASCITI "CHI LOTTERÀ AL TUO POSTO QUANDO NON CI SARAI PIÙ?”

Continuare a lottare per sempre per un mondo più giusto, nel quale i diritti umani siamo rispettati, in Iran come nel resto del mondo: è l'invito che Amnesty International rivolge a tutti, attraverso la campagna "Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?”. Il lascito solidale è uno strumento di solidarietà concreta che non lede in alcun modo i diritti degli eredi legittimi e che non richiede grandi patrimoni. Per restare indipendente, l'Organizzazione non accetta fondi da governi, istituzioni né grandi aziende, ma vive delle donazioni provenienti da persone comuni. Per questo l'aiuto di ognuno è indispensabile, anche attraverso un lascito solidale. Tutti, attraverso un lascito testamentario, possono decidere di lasciare una somma di denaro, un bene immobile oppure mobile. Si tratta di un gesto non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento, per lasciare in eredità anche i propri ideali. Con un lascito testamentario in favore di Amnesty International, ognuno di noi può passare il testimone dei propri valori di giustizia, di equità, di rispetto dei diritti umani fondamentali a chi verrà dopo.

L’Arcidiocesi di Siena – Colle Val d’Elsa – Montalcino si rallegra con la Parrocchia di Santa Petronilla per la presentazione del restauro delle tre storiche maglie donate da Gino Bartali al suo amico Don Bruno Franci - due maglie gialle indossate dal campione fiorentino nel corso dei vittoriosi Tour de France 1938 e 1948 e quella di campione d’Italia del 1952 - e del nuovo allestimento destinato a custodirle nella cappella di Santa Teresa del Gesù Bambino.

Giunge così a compimento il progetto di restauro avviato da Don Dino Arciero e da un Comitato di appassionati di sport e di storia senese, sostenuto e realizzato da Opera Laboratori sotto la supervisione di Stefano Dibello.

Il progetto taglia lo striscione d’arrivo nello stesso giorno in cui la città celebra le “Strade Bianche”, corsa ormai divenuta un pilastro del calendario sportivo internazionale e che si disputa su strade ben conosciute dal grande campione.

Dopo l'esposizione nella Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani, dal 7 dicembre 2022 al 18 febbraio 2023, "Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” sarà in mostra a Siena nella Cripta del Duomo dal 2 marzo al 5 novembre 2023.

Prodotta grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani, Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Opera della Metropolitana di Siena, con il contributo di Opera Laboratori, Sillabe e Giovanni Raspini, l'esposizione ha già ricontrato grande successo ma non poteva mancare una sua testimonianza in terra senese.

CLICCA QUI E LEGGI TUTTE LE INFO SUL FURTO, IL RITROVAMENTO, LA SUA STORIA.

La Società Italiana di Geologia Ambientale interviene sui Cambiamenti Climatici.

Maltempo: un concetto tutto da rivedere.  Gli effetti della crisi climatica in atto che si manifesta, con differenti passi temporali nell’estremizzazione meteo climatologica oramai sono palpabili da ciascuno di noi ma mentre “in passato” valeva l’identità bel tempo= Sole, maltempo=pioggia o nebbia, oggi tutto sta velocemente cambiando.

Basta considerare la situazione idrologica degli ultimi due anni in Italia per farsi una semplice domanda: se c’è il Sole e non piove a lungo, è bel tempo oppure maltempo?

Già da alcuni anni, alcuni ricercatori hanno puntualizzato che in determinate condizioni meteorologiche – ad esempio la persistenza dell’anticiclone “Africano” in estate che ha di fatto sostituito il famigerato anticiclone delle “Azzorre” – si verificano temperature così elevate da fare elevare in maniera esponenziale il rischio bioclimatologico, specialmente in un Paese come il nostro che vede la sua popolazione invecchiare sempre di più.

E se da un punto di vista meramente scientifico, si potrebbe iniziare a quantificare i giorni di maltempo attraverso lo studio degli indicatori climatici esistenti, mediante l’utilizzo del concetto di rarità o eccezionalità statistica di un evento meteoclimatico, dal punto di vista culturale ed educativo ciò è più complesso e richiede tempistiche adeguate”. Lo ha affermato Massimiliano Fazzini, climatologo, Coordinatore del Team sul Rischio Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale e docente universitario.

In un periodo nel quale non passa settimana in cui i diversi fenomeni meteorologici sono centrali nei dibattiti comuni e nei notiziari, riteniamo che sia necessario rivedere il concetto di “maltempo” – ha affermato Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale -  non solo dal punto di vista scientifico ma anche e soprattutto in relazione alla conoscenza e all’educazione ambientale del cittadino. Occorre offrire a tutti l’opportuni di conoscere argomenti che possono profondamente condizionare le scelte imprenditoriali, sociali e individuali incandendo in maniera rilevante su benessere e salute.

Occorre approntare cicli di educazione ambientale sin dalla scuola primaria nei quali, per mezzo di adeguati metodi, un bambino possa comprendere che se non piove e fa troppo caldo ci possono essere rischi con effetti sulla produzioni agricole, gli allevamenti, le produzioni industriali e sulla salute.

Riteniamo come SIGEA-APS il consolidamento di una società consapevole e resilienti attraverso un percorso informativo ed educativo – istituzionale e non - della società tutta che individua nell’educazione dei più giovani l’efficacia delle azioni politiche volte a un miglioramento delle condizioni socio economiche, alla tutela dell’ambiente e del territorio, al benessere diffuso. I bambini che oggi siedono ai banchi di scuola stanno ereditando nuovi e complessi assetti ambientali che necessitano di comportamenti e decisioni supportate da una nuova etica ambientale che potrà crescere con loro solo se avviata da subito”.

 

 

“La fragilità del territorio italiano, costantemente dimostrata dal susseguirsi di eventi franosi e alluvionali, in un’epoca segnata anche dai mutamenti climatici e dai relativi effetti sul suolo e sugli ambienti antropizzati, pone come priorità l’assoluta attenzione alla difesa del suolo. Non possono essere trascurati, in tal senso, le perdite di vite umane che, secondo quanto si evince dal sito Polaris, curato dal CNR-IRPI, dal 2007 al 2021 ammontano a 336, di cui 188 per le inondazioni e 148 per le frane.

Colpisce, nonostante tutto ciò, che nella stesura del “Nuovo Codice degli appalti”, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 dicembre scorso ed ora all’attenzione delle competenti commissioni parlamentari, nell’art. 41 manchino specifici riferimenti alla compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica dell’opera da realizzare. L’assenza di tale riferimento, oltretutto già contenuto nell’art. 23 del vigente “Codice degli appalti” (D. Lgs. 50/2016), da associazione di protezione ambientale ci induce a manifestare forte preoccupazione”. Lo ha affermato il geologo Michele Orifici, Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).

“Riteniamo che la corretta stesura di un progetto di fattibilità tecnica ed economica, non possa prescindere dalla fondamentale valutazione degli scenari pre-intervento e post-intervento di un’opera.

La realizzazione di un’opera è condizionata dall’ambiente naturale e lo modifica – ha dichiarato Salvatore Valletta, Segretario Nazionale della SIGEA - l’assenza della “compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica” oltre a non consentire un’adeguata valutazione rispetto alle trasformazioni apportate ai settori oggetto degli interventi pone preoccupanti limiti rispetto alla qualità del progetto causando di conseguenza il sostanziale rischio di ricadute negative sulla sicurezza delle opere e della salvaguardia del territorio.

Riteniamo importante precisare che un elaborato essenziale nell’ottica della qualità progettuale e della piena sicurezza dell’opera da realizzare è rappresentato dalla “Relazione Geologica”. Rileviamo in tal senso preoccupazione riguardo all’abrogazione dell’art. 31 comma 8 dell’attuale D.lgs. 50/2016, relativo al divieto di subappalto degli studi geologici. Tale abrogazione, rispetto alla necessità di assicurare una prestazione d’opera professionale specialistica come quella molto importante della relazione geologica, contrasta con l’esigenza di una adeguata gestione del Territorio ancor più tenuto conto del susseguirsi degli eventi naturali condizionati anche dalla crisi climatica in atto e dei conseguenti effetti sull’ambiente antropizzato che sempre più lo caratterizzano.

Come SIGEA-APS esprimiamo la forte preoccupazione di alcune semplificazioni della norma sui lavori pubblici contenuta nel “Nuovo” Codice degli appalti che si rischia di penalizzare fortemente il quadro delle conoscenze del territorio nell’ambito del quale vengono inserite le opere. Il Paese ha bisogno di interventi di risanamento e mitigazione del rischio basati su corretti approfondimenti geologico-territoriali nel rispetto degli equilibri territoriali. Si confida nella sensibilità nelle competenti commissioni parlamentari per ristabilire la necessaria attenzione alla sicurezza del territorio”.

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