Dopo l’ennesimo appello sul No al deposito Energas e dopo quello di farlo presidiare militarmente per gli eventi bellici in corso, perciò area sensibile a possibili attacchi in caso di guerra, l’Arcivescovo p. Franco Moscone, della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, ritorna sul caso, appellandosi accoratamente al Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica affinché l’impianto di gas GPL, considerato il più grande d’Europa non venga realizzato.
Di seguito il testo integrale dell’appello
All’attenzione del Ministro Gilberto Pichetto Fratin
Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica
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Manfredonia, 24 gennaio 2023
Oggetto: L’Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo dice NO al deposito Energas in sostegno della popolazione.
«Gentilissimo Signor Ministro,
a scriverle questa lettera, che forse le sembrerà fuori luogo, è un Arcivescovo di origini piemontesi (come Lei) che ha avuto per volontà di Dio il piacere di guidare come Pastore una meravigliosa terra del Sud Italia che abbraccia quasi l’intero “Amato Gargano”, come mi piace definirlo, l’Arcidiocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo.
Le scrivo in merito alla paventata possibilità di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dell’installazione, in area di Manfredonia, di un deposito di GPL conosciuto come “Energas”.
Il mio predecessore, l’amato e compianto Mons. Michele Castoro, nel 2016 quando si era all’inizio di questa vicenda in città si schierò accanto alla popolazione nell’esprimere quel chiaro NO, sostenuto da tutte le forze politiche cittadine e Regionali.
Ho deciso, alla luce anche del Magistero Sociale della Chiesa, anche io di continuare ad essere accanto a popolazione ed Istituzioni locali per dire NO.
Ho sottoscritto nei giorni scorsi una lettera, condivisa tra varie associazioni, inviata al Suo collega Ministro della Difesa circa anche la preoccupante vicinanza del deposito con la strategica base militare di “Amendola”.
Da parte mia come Arcivescovo non posso scendere, anche se lo farei se fosse necessario, nelle questioni dei pareri positivi o negativi di carattere tecnico o amministrativo sulla vicenda avuti dai vari organi competenti, ma vorrei soffermarmi su qualcosa a mio avviso di più importante: la volontà di una popolazione!
Le scrivo portando nel cuore le parole del profeta Isaia “Per amore del mio popolo non tacerò e non mi darò pace” (Cfr Is 62,1).
Non posso come Pastore di questa terra darmi pace sapendo che la volontà di una intera città rischia di essere calpestata.
Il 13 Novembre 2016, come lei saprà dalla documentazione, c’è stato un Referendum, svoltosi regolarmente nel pieno rispetto delle Leggi e della Democrazia, a cui hanno partecipato 25.729 votanti di cui il 95,27 % (cioè 24.549 cittadini) hanno espresso un chiaro NO.
Le chiedo a cosa è servito il Referendum? Può uno strumento cosi importante per la Legge, per la nostra Repubblica, pur essendo solo consultivo, essere calpestato totalmente?
Ritengo che il parere di una popolazione, che vive fatica e combatte quotidianamente su un territorio che cerca di risollevarsi da ben altri problemi e piaghe, vada rispettato. Come vada rispettato il parere di una Comunità Politica locale e Regionale che, ieri come oggi, da varie fazioni e parti dice e ribadisce il suo NO.
Mi appello alla Sua sensibilità Istituzionale, ascolti la voce di un popolo e dei suoi rappresentanti politici, e se vuole anche la povera voce di un Vescovo.
Lei solo forse può alimentare in un eventuale Consiglio dei Ministri la discussione nella giusta direzione.
Ribadisco la mia vicinanza forte e decisa accanto a popolazione e Istituzioni locali e come già detto in un mio precedente comunicato alla città sarò pronto a scendere in Piazza, a recarmi anche a Roma se necessario, per ripetere il nostro accorato NO!
Cordiali Saluti».
+ Franco Moscone, crs
Arcivescovo
La storia che di seguito è raccontata in una Lettera Aperta di una mamma è la quotidianità di tante famiglie che affrontano i problemi di salute dei propri figli, affetti da malattie croniche e stati di salute spesso non supportate adeguatamente dalle strutture sanitarie pubbliche nazionali. In aiuto ci sono sempre strutture associative preposte, perlopiù gestite da volontari, professionisti nei loro settori. L’autismo è una condizione neurologica subdola, latente, che spesso non riceve l’attenzione che merita. Stiamo parlando di un funzionamento cognitivo differente, non una malattia come spesso molti la etichettano.Il caso esposto riguarda un bambino, una goccia in quel mare che l’Italia spesso annega. Già fautori e risolutori di un altro caso che rituonò alle cronache nazionali, quella di Francesco, un ragazzone maggiorenne oggi accudito a “Villa Mele” a Rodi Garganico, ma per anni lasciato solo nella sua abitazione a Monte Sant’Angelo, l’On. Davide Faraone e la dott.ssa Mariana Berardinetti si sono adoperati affinché Leon, il nome del bambino cui abbiamo avuto liberatoria per citarlo e presentarlo con una fotografia, potesse avere tutte le cure e le attenzioni. Una scelta condivisa con la mamma che, a malincuore ma conscia che il bene del figlio viene prima di tutto, ha acconsentito il trasferimento del piccolo nella struttura scelta dalla Fondazione Italiana Autismo, a Fermo nelle Marche, lontano dalla sua Friuli Venezia Giulia, dove risiedeva.
Ecco la Lettera Aperta di Tanja. Mamma di Leon.
«Mi presento: sono Tanja, la mamma di Leon di quasi 11 anni.
Mio figlio è affetto da autismo e ADHD. Ho anche un altro figlio, Erri di quasi 13 anni, anche lui con diagnosi di disturbo generalizzato dello sviluppo nello spettro dell'autismo e sordità.
Sono rimasta sola nella gestione di entrambi, perché il loro padre è venuto a mancare nell'agosto del 2020 dopo una lunga malattia. Questi due anni ovviamente sono stati faticosi e sono andati a sommarsi agli altri. Le notti insonni, una genitorialità frustrante e le fatiche quotidiane, che chi ha figli autistici conosce bene, mi hanno negli ultimi mesi, completamente schiacciata. Ero arrivata ad un punto critico dal punto di vista emotivo e fisico. Non reggevo più tutta questa situazione. In poche parole ero esaurita.
A settembre mio figlio piccolo, Leon, ha aumentato i suoi comportamenti problema azzerando di conseguenza, la mia capacità di sopportazione. Soprattutto svegliandosi spesso di notte. Ciò non mi permetteva di essere in equilibrio. Ho chiesto aiuto ai servizi sociali, il mio compagno seriamente preoccupato per me, ha scritto al sindaco e al presidente della regione Friuli Venezia Giulia, chiedendo delle risposte concrete ai miei bisogni di supporto nella gestione del figlio.
Ma le risposte sono state frustranti: qua in regione non ci sono comunità per bambini di questa fascia d'età né soluzioni respiro. I servizi ed il distretto hanno setacciato altra regione limitrofe, ma senza successo.
Poi arriva la notte del 28 novembre. Nonostante la terapia farmacologica da me richiesta alla Neuropsichiatra per farlo dormire, Leon si riattiva e resta sveglio tutta la notte. Mette in atto dei comportamenti provocatori lanciando delle cose dalla finestra, poi entra in una sua solita crisi e ribalta mezza cucina. Verso le 6 del mattino, decido per la prima volta di chiamare il 112 per farlo portare via. In ospedale lo sedano e lo ricoverano. Mi propongono dopo 72 di riprenderlo a casa con degli interventi sia economici che familiari di supporto. Ma io rifiuto, perché non mi sento in grado di riaccoglierlo nelle condizioni emotive in cui stavo. Per il bene di tutti e tre. Questa drammatica scelta, che mi ha straziato il, cuore, è stata fatta per amore e autoconservazione dell'intero nucleo familiare.
Ciò, nonostante il rischio di conseguenze giuridiche, ha prodotto una catena di eventi e risorse umane inaspettate. Una ruota virtuosa a dimostrazione che il cuore di una madre sa fare la scelta giusta. Una di queste risorse umane è stata venire a conoscenza, tramite una mia cara amica, della Fondazione Italiana Autismo, un organo di cui non ero a conoscenza. Nella fattispecie ho avuto il numero dell'onorevole Davide Faraone che prontamente mi ha messo in contatto con la bravissima Dottoressa Mariana Berardinetti. Il suo supporto tecnico, nonché anche empatico, è stato utile per avere un quadro più lucido sui miei diritti di genitore. Soprattutto in una situazione così delicata che cambiava di giorno in giorno. La sua costante presenza e il suo reale interessamento, mi hanno fatto sentire con le spalle coperte, ovvero rassicurata.
Credo che trovare persone competenti, con soprattutto virtù umane di compassione ed empatia, siano di questi tempi, una preziosa fortuna.
Ringrazio profondamente questa opportunità che ho ricevuto. Ora Leon è stato accompagnato da me e dal mio coraggioso compagno, nelle Marche a Fermo, il 23 dicembre. Le cose hanno avuto un decorso in cui tutti i tasselli si sono incastrati nel migliore dei modi. L'ho affidato ad altre persone competenti e gentili.
Sicuramente è in buone mani. Ciò mi rasserena anche se ovviamente da mamma ne senta la mancanza...del mio felino preferito! Non vedo l’ora di riabbracciarlo».
La storia ha fatto il giro delle cronache locali e nazionali. Un gesto che si commenta da solo, o come lo ha definito Francesco Pio Paoletti, agricoltore di un uliveto, “azione schifosa e ignobile”.
Il malfatto è accaduto a Lucera e il sig. Paoletti non tace, anzi denuncia e esorta la comunità a dar valore a un simbolo che va oltre la semplice panchina.
Ecco il testo della sua Lettera Aperta.
«Mi trovo a raccontare una storia non so se definirla brutta o ignobile.
Mi presento, sono Francesco Pio Paoletti e vivo a Lucera (FG).
Per hobby ho un canale Youtube dove racconto l’agricoltura, la natura e quant’altro.
Per la giornata contro la violenza sulle donne, ho voluto dare un segnale, utilizzando il mio canale Youtube, come “megafono”, allestendo il mio uliveto per dire No alla Violenza sulle Donne, facendo varie cose come visibile all’interno del video e in particolare installando una panchina acquistata presso una ferramenta locale e dopo averla pitturata di rosso e scritto una frase, l’ho portata in campagna per poter allestire il mio uliveto per sensibilizzare attraverso questa iniziativa e attraverso il video realizzato.
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Qualche giorno dopo Natale, però, la brutta notizia, ovvero ho subito il furto della panchina.
Questa per me è la cosa più schifosa e ignobile.
Posso capire un furto di qualche ortaggio perché si ha fame, probabilmente “voglio” capire il furto di una panchina, la classica panchina anonima che vediamo spesso nelle nostre città, ma non concepisco il gesto di “Rubare” una panchina rossa con una scritta, segno per sensibilizzare contro la violenza sulle donne.
Questo no, non lo ammetto…
Lo so, può sembrare una cosa da niente il furto di una panchina per il suo valore economico, ma a mio avviso ha un valore morale molto alto.
Per me è stato un gesto SCHIFOSO. Quindi racconto quanto mi è accaduto in modo da sensibilizzare contro la violenza sulle donne e magari, chissà, che possa scuotere e illuminare chi ha asportato via la panchina rossa, sperando che mi venga riconsegnata o per lo meno far capire la grande “Caxxxta” fatta per il valore morale di quella panchina.
Ad oggi le domande che mi pongo sono tante!
Come si fa a rubare una panchina simbolo della lotta alla violenza sulle donne?
In particolare mi chiedo se questa persona, che mi ha portato via la panchina dal mio uliveto dedicato per sensibilizzare contro la violenza sulle donne, avesse una figlia morta ammazzata dal genero, come si sentirebbe se subisse un furto in casa e gli facessero sparire SOLO le foto della figlia morta? Ecco questo è il senso!
Non lasciano in pace nemmeno i simboli di una lotta senza confine, ma una cosa è certa, oggi la panchina sarà ancora Rossa ma sicuramente dalla vergogna!!!»
Da sempre impegnato nel sociale, per l’inclusione, con le mani e la mente rivolte al prossimo, Giuseppe Lacertosa, noto per le sue pluriennali iniziative di “Fotografando con obiettivo solidale”, ha voluto coinvolgere i media, con una Lettera Aperta, nella nobile iniziativa contro la sclerosi multipla. Lo ha fatto coinvolgendo trentatré ragazzi dell’Istituto Tecnico Notarangelo-Rosati che ci hanno messo la faccia, che hanno “Fatto gruppo…aiutando la ricerca”.
«Cari amici,
la fotografia è la mia passione e cerco di coniugarla anche con l'impegno per l’A.I.S.M. di Foggia.
Sono qui per raccontare la storia di questa fotografia preceduta da incontri con gli studenti (dell’Istituto Tecnico) impegnati ad ascoltarmi.
La ricerca in questa e tante altre malattie è costosa ed è necessario contribuire al "cammino” per raggiungere lo/gli scopi.
Perciò la frase-slogan: FACCIAMO SPARIRE LA SCLEROSI MULTIPLA, invogliando giovani e adulti ad acquistare le mele utili a finanziare anche la ricerca.
A Foggia l’Istituto Tecnico Notarangelo-Rosati si è distinto con l’acquisto di 110 sacchetti di mele.
Non sono stato il solo a invogliare tanti a essere vicini a questo ideale.
La fotografia ha coronato, dando merito a chi ha creduto, e i ragazzi hanno voluto comporre questo quadro...mettendoci la faccia.
L’augurio è che in tanti possano vedere è che si diffonda la speranza, che è l’ultima a morire.
Un caro saluto e un grazie di cuore per come potrà diffondere questa “Speranza”».
Fotografando con obiettivo solidale ringrazia calorosamente il fotografo Franco Cautillo e l’AIFO, che nel numero 9-10 a pag.21 ha pubblicato una foto di gruppo che ha dato ispirazione all' iniziativa.
E' giunta presso la redazione una Lettera Aperta di una turista che per un incidente è stata salvata dalla professionalità e cura, anche personale, della struttura del Policlinico Riuniti di Foggia.
nota dell’associazione politico-culturale “Armonia” di Monte Sant’Angelo
«Carissimi concittadini,
la candidatura di Monte a Capitale della Cultura Italiana per il 2025 è stata decisa da forze a noi ignote e dal Sindaco, all’insaputa del Consiglio comunale, in dispregio dei Consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione.
Il Presidente del Consiglio Comunale, dr. Michele Ciuffreda, ha consentito che la massima Assise Cittadina fosse esautorata, rimanendo in silenzio e accettando il metodo antidemocratico degli attuali Amministratori comunali.
Il Sindaco D’Arienzo (sic!), senza ricevere alcun indirizzo da parte del Consiglio comunale, ha nominato la Cabina di Regia, la Direzione Amministrativa e il Comitato Tecnico-Scientifico.
La cittadinanza e il mondo della cultura e della scuola non sono stati coinvolti in una progettazione partecipata del dossier di candidatura come, invece, prescrive il Decreto del Ministero della Cultura.
L’ unica assemblea pubblica è stata celebrata il 28 agosto 2022, ancora una volta, in piena campagna elettorale, quando il dossier di candidatura era in fase di avanzatissima costruzione al di fuori della nostra Città.
Questa vicenda conferma che al governo della nostra Città vi è “un gruppo podestarile”, di cui fa parte anche il Presidente del Consiglio comunale, che ha abdicato alla difesa delle prerogative dei Consiglieri comunali.
I cittadini hanno diritto costituzionale alla partecipazione attiva alla vita del Comune.
Questo “gruppo podestarile” lo sta calpestando giorno dopo giorno.
Per questa ragione riteniamo che sia giunto il momento di mobilitarsi, per riconquistare gli spazi democratici che in città sono stati distrutti con il pieno assenso del Partito Democratico.
UNITI possiamo riaprire le porte alla democrazia e alla partecipazione di tutti noi alla risoluzione dei gravissimi problemi della nostra Comunità».
«Stimatissimo Padre Ladislao,
mi permetto di inviarLe questa mia lettera aperta per avanzare una mia modestissima proposta nell’interesse della nostra Comunità, nella quale Lei opera da un quarto di secolo come Rettore della Basilica dell’Arcangelo Michele.
Papa Francesco ha lanciato il Giubileo ordinario del 2025, durante il quale milioni di pellegrini e visitatori scenderanno nella nostra Celeste Basilica.
Sappiamo che l’Arcangelo Michele è anche Patrono della Città del Vaticano, sede storica dei Pontefici.
Mesi or sono in alcuni ambienti cittadini circolava la notizia della fervida intenzione del Vescovo di Manfredonia, padre Moscone, di proporre alle Autorità Ecclesiastiche competenti la istituzione dell’Anno dell’Arcangelo Michele l’anno precedente di ogni Giubileo.
Non so se tale notizia corrisponda al vero. Comunque, mi sembra una proposta di grande spessore spirituale per il valore e il significato che ha la figura dell’Arcangelo Michele per tutta la cristianità.
Allora, Padre Ladislao, con profonda umiltà e particolare stima Le chiedo di assumere una iniziativa, per il tramite di Sua Eccellenza Padre Moscone, presso la Santa Sede, perché Papa Francesco esaudisca questa aspettativa dei milioni di devoti dell’Arcangelo Michele, che sono sparsi in tutto il mondo.
Con stima filiale».
Monte Sant’Angelo, 16 luglio 2022
Il Consigliere regionale Jospeh Splendido sulla tragedia ghetto di Rignano G.co di Torre Antonacci.
«Non è colpa di Matteo Salvini.
Caro Yusupha,
l’altra notte le fiamme ti hanno tolto la vita. Te ne sei andato così, silenziosamente, mentre il fuoco divampato all’interno di un luogo sperduto e disumano ti avvolgeva. Un epilogo forse prevedibile ma non per questo meno terribile. Che posto è quello a cui sei stato destinato? Osceno per la vita umana. Eppure sono sicuro non fosse questo il tuo sogno, che non fosse una baraccopoli ciò che immaginavi partendo dalla tua terra, fidandoti delle sirene di una narrazione falsa, che non corrisponde al vero qui in Italia. Hai sicuramente fatto sacrifici assieme alla tua famiglia per pagare i tuoi aguzzini, quei trafficanti che, in nome del denaro, mettono quotidianamente a rischio vite umane per portarle da un confine all’altro, inducendole ad immaginare la penisola che non c’è.
Ti sei reso conto di esser stato ingannato Yusupha. E questo inganno lo hai pagato a caro prezzo. Lo hai pagato con la vita. Oggi i tuoi compagni sciacallano sulla tua morte, dicono che sia colpa di Salvini. Ti utilizzano per le loro guerre politiche. Ma tu, da lassù, ormai lontano dalle falsità terrene, sai bene che non è così. La colpa non è di quei provvedimenti che tendono a sgamare il business degli esseri umani e a contenere viaggi della speranza dall’epilogo prevedibile e criminale, dove, se non muori in mare, muori sperduto in una campagna assolata di un Paese straniero dove ti hanno ghettizzato. La responsabilità sta tutta in un modello di integrazione che integrazione non è; in politiche dell’immigrazione europee e mondiali che è ormai chiaro che non funzionano, nella narrazione ipocrita della sinistra che ti racconta che c’è spazio per tutti e poi ti emargina, mettendoti all’angolo, in chi guadagna fior di quattrini sulla tua pelle.
Troppo facile dire è colpa di Salvini: di fronte alla tua morte, silenziosa e terribile, tutti coloro che ti hanno ingannato dovrebbero farsi un esame di coscienza ed ammettere che non è questo il tipo di immigrazione che ti consente di realizzare i tuoi sogni.
Sai Yusupha, sono anche io figlio di emigrante. Ma un tempo per entrare in un altro Paese servivano documenti, permessi regolari ed un contratto di lavoro che ti garantisse, questo sì, di mettere mano alla tua vita e costruire l’uomo o la donna che avresti voluto essere. Io sono figlio di quell’esperienza, la testimonianza vivente che quel modello consentiva per davvero di muovere la scala sociale. Quello odierno, che promuove il ‘tutti dentro’ a prescindere, no. E’ pura utopia. E l’esempio è presto fatto: se un tavolo è da 12, potranno sedersi a mangiare 12 persone, al massimo 13, forse 14, stringendoci 15. Ma non potranno mai diventare 50. Ci sarà sempre colui o colei che resterà senza posto e senza pasto. E dovrà arrangiarsi alla meno peggio, accontentandosi di briciole o escogitando espedienti, quasi mai legali, per sfamarsi. Quel tavolo è l’Italia. Aprire indiscriminatamente i confini, senza preoccuparsi di garantire in via preventiva una vita dignitosa a chi arriva, fatta di un lavoro regolare e di un futuro visibile, è imbroglio, raggiro, mercimonio che ingrossa le tasche di pochi. Un modello doloso e criminale. E’ chiaro che va contrastato, impedito, rifiutato. Come? Contenendo i flussi, che significa ridurre le morti in mare (solo ieri altri 22 dispersi al largo della Sicilia, dall’inizio dell’anno 25mila arrivi) e costruendo politiche di reale e sana accoglienza per chi ne ha diritto perché magari scappa da situazioni geopolitiche difficili, scongiurando ghettizzazioni e vittime come Yusupha, le vittime della miseria e della ipocrisia di sinistra. Questo è quello che ha tentato di fare Matteo Salvini ed è per questo che lo stanno processando. Che Paese ipocrita che siamo, Yusupha. Questa è la verità, Oggi, da lassù, sono certo che annuisci anche tu. La domanda è: quanti Yusupha dovranno ancora morire prima che lo si comprenda? Prima che ci si faccia un enorme esame di coscienza?
Che la terra ti sia lieve. Perdonaci, se puoi».
Lettera aperta di Donato Troiano.
«Cari concittadini,
il declino economico e sociale della nostra Città, che è diventato più drammatico negli ultimi cinque anni, può essere fermato.
Possiamo invertire la direzione di marcia e iniziare un nuovo percorso di rinascita con il contributo di tutta la nostra Comunità, delle donne e dei giovani, degli imprenditori e delle persone di cultura.
CE LA POSSIAMO FARE, se torniamo ad essere un Comunità aperta, inclusiva e solidale, se sappiamo risvegliare il sentimento di appartenenza a questa nostra meravigliosa Città, che purtroppo si è assopito negli ultimi anni.
CE LA POSSIAMO FARE, se azzeriamo la distanza tra il Comune e i cittadini, se coinvolgiamo tutti nella gestione della cosa pubblica, se ripristiniamo la dialettica democratica tra maggioranza e opposizione, se mettiamo al bando i privilegi ed esaltiamo il merito.
CE LA POSSIAMO FARE, se scegliamo il Sindaco che ascolta, che vive tra la gente, che ispira la propria azione di governo ai principi della trasparenza, dell'efficacia, della imparzialità e dell'equità.
CE LA POSSIAMO FARE, se scegliamo una squadra nuova di donne e di uomini animati di entusiasmo e di voglia di fare, se scegliamo consiglieri comunali portatori e sostenitori degli interessi legittimi di tutti i cittadini.
CE LA POSSIAMO FARE, se scegliamo la squadra che ha idee e proposte programmatiche chiare, innovative e realizzabili.
CE LA POSSIAMO FARE, se noi tutti esigiamo che il patto elettorale siglato con i cittadini sia puntualmente rispettato.
CE LA POSSIAMO FARE, se sappiamo organizzare su basi nuove e moderne la macchina amministrativa e gli ambiti di competenza.
CE LA POSSIAMO FARE, se scegliamo il SINDACO FELICE che sa ascoltare, programmare e intercettare i finanziamenti necessari.
CE LA POSSIAMO FARE, perché Felice Scirpoli e la sua squadra di donne e di giovani fortemente motivati hanno un nuovo progetto di crescita culturale e di sviluppo economico per MONTE».
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* “Messaggio Elettorale. Messaggio politico autogestito dal committente come disciplinato dal Corecom Puglia e Agcom”
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nota stampa di Donato Troiano.
«Da pochi giorni è iniziata la campagna elettorale per l’elezione del Sindaco e il rinnovo del Consiglio comunale, che si concluderà il prossimo 12 giugno 2022.
A questo punto mi sembra opportuno ripercorrere, in estrema sintesi, le tappe principali di quanto è accaduto, nell’ultimo quinquennio, sul piano politico e amministrativo.
Dopo le mie dimissioni da Consigliere comunale, rassegnate nel mese di giugno del 2017, come Coordinatore del Movimento Civico “VERSO IL FUTURO” ho svolto il ruolo di forza di opposizione democratica nei confronti dell’Amministrazione PD-D’Arienzo.
Prima da solo e poi insieme a FORZA ITALIA e alla LEGA, il Movimento “VERSO IL FUTURO” ha denunciato i limiti, gli errori e le violazioni di legge della Giunta comunale “CambiaMonte, avanzando proposte concrete per contribuire responsabilmente al conseguimento del Bene Comune.
Alla fine di giugno del 2021, su mia iniziativa, nasceva lo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile”. Con particolare senso di responsabilità e sincero spirito di appartenenza, un numero sempre crescente di cittadini avvertiva la necessità di sottoscrivere un PATTO PER LA RINASCITA DI MONTE.
Da quel momento lo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile”, alternativo alla Amministrazione CambiaMonte, attraverso un confronto interno iniziava ad elaborare un PIANO DI RINASCITA PER MONTE, imperniato sulla valorizzazione di tutte le risorse di cui dispongono la nostra Città millenaria e il nostro vasto territorio.
Contemporaneamente chiamava all’impegno civico energie umane nuove, donne intraprendenti e giovani desiderosi di costruire a Monte S. Angelo il proprio futuro.
Intanto sul piano strettamente elettorale si profilava il rischio della presentazione di una terza lista con il tentativo messo in campo, per inspiegabili ragioni, dall’ex Sindaco Andrea Ciliberti. Il costante dialogo con molte persone, portato avanti dai dirigenti di “La Rinascita Possibile”, ha contribuito al naufragio di quella iniziativa che, se fosse andata in porto, sarebbe stata un vero e proprio regalo al Partito Democratico.
Qualche giorno dopo Pasqua, finalmente, Felice Scirpoli accettava la candidatura a Sindaco, offertagli contemporaneamente dallo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile” e da FORZA ITALIA.
Con la discesa in campo di Felice Scirpoli la mia missione, iniziata nel 2017, ha raggiunto il suo risultato politico: la nascita di una coalizione larga e coesa per battere il Partito Democratico il 12 giugno prossimo, di cui “La Rinascita Possibile” è soltanto una componente.
Avendo conseguito questo obiettivo con la preziosa collaborazione di tutti i cittadini che hanno aderito allo Schieramento Civico “La Rinascita Possibile”, che ringrazio sinceramente, ho deciso di scendere definitivamente dal palcoscenico amministrativo della nostra Città.
Ora spetta, giustamente, al candidato Sindaco Felice Scirpoli condurre questa importante competizione elettorale, facendo le scelte più oculate, a cui non farò mancare il mio personale contributo.
Chi vuole percorrere la prima tappa della rinascita di Monte ha una sola, reale alternativa: mandare a casa Pierpaolo D’Arienzo ed eleggere Sindaco Felice Scirpoli».