«Il Parco Nazionale del Gargano è una risorsa fondamentale per il nostro territorio, uno spazio prezioso e centrale sotto molteplici aspetti: racchiude una vasta biodiversità spaziando tra gli habitat più diversi che compongono la natura del Mediterraneo. Queste caratteristiche delineano una considerevole diversità di fauna.
Nel Parco si rinvengono habitat unici nel loro genere, dalle fitte e distese foreste a faggete, già patrimonio dell’Unesco, alla macchia mediterranea, dai grandi altopiani carsici alle ripide falesie sul mare, con grotte, valli boscose che scendono verso il mare, lagune costiere con i Laghi di Lesina e Varano alle colline e pianure steppose identificate anche come SIC e ZPS. La flora risulta, dunque, molto varia e particolare: si contano circa 2.200 specie botaniche (circa il 35% della flora nazionale). Inoltre è una delle aree protette italiane più estese, quindi di grande importanza e rilevanza naturalistica, per tutta la penisola.
Sarebbe quindi opportuno concentrarsi maggiormente sugli aspetti propositivi e costruttivi di questo importante spazio territoriale, piuttosto che sulle questioni prettamente politiche. Alla luce di quanto sopra esposto occorre lasciar stare divergenze “politiche" che non riguardano la crescita e lo sviluppo del nostro territorio. Il Laboratorio Verde FareAmbiente Foggia MEE auspica che non vi siano intromissioni e “lottizzazioni” ma solo merito e passione per il lavoro.
In tal senso Il lavoro intrapreso dall’attuale Presidenza del "Parco Nazionale del Gargano“ è di notevole importanza e validità, incentrato prevalentemente sulla condivisione e sul confronto con le maggiori realtà del settore.
Il laboratorio Verde FareAmbiente Foggia MEE auspica che le finalità del Parco del Gargano siano quelle di promuovere crescita e sviluppo del Territorio, lasciando lavorare gli attuali dirigenti, per il bene comune, evitando inutili polemiche e divisioni. Solo un lavoro collettivo potrà portare vantaggi concreti per tutti, evitando quindi di bloccare le iniziative positive già intraprese e condividendo iniziative che vedano i cittadini della comunità del parco come parte attiva, nei processi di governo del territorio.
A tal fine questa Associazione di Volontariato e Protezione Civile dà pieno supporto e collaborazione, per favorire lo sviluppo e lo svolgimento delle attività tramite proposte fattive ed eventuali progettualità positive».
Una Lettera Aperta di un Montanaro DOC sul tema tanto discusso negli ultimi giorni: scuola aperte Si o No? In DAD o no? Matteo Notarangelo non le manda a dire e affronta il problema alla radice, raccogliendo le preoccupazioni e facendosi portavoce anche delle istanze dei genitori, e docenti, di alunni e studenti dei plessi scolastici di Monte Sant’Angelo.
A cura di Matteo Notarangelo
C'è bisogno della disobbedienza civile!
Prima che la Città diventi un focolaio di contagio, si sospendano le attività scolastiche, soprattutto in questi mesi autunnali dove imperversa già l'influenza stagionale.
"Mio figlio non lo lascio contagiare".
Siamo dentro l'emergenza sanitaria.
Dobbiamo cercare di contenere i contagi.
Tra le tante realtà "pericolose", quella più a rischio è la scuola.
Li, ci possono essere numerosi contagi, soprattutto in questo periodo di recrudescenza influenzale.
In caso di "sospetto" contagio, i ragazzi fanno il tampone e restano in quarantena a casa. La classe, invece, va in quarantena solo se un ragazzo o un insegnante risulti positivo.
Vogliamo aspettare l'inevitabile?
La scuola, ovvio, è importante, ma non ci sono le condizioni sanitarie, igieniche e psicologiche per “farla in presenza”.
L'applicazione dei protocolli anti CoVid?
Ci descrivono un mondo scolastico che non c'è.
I casi di CoVid-19 nelle aule scolastiche sono in aumento.
I pronto soccorso sono intasati e i malati fermi per ore nelle ambulanze.
Ogni contagio è una via crucis tra scuola, famiglia, medici e Asl.
Nonostante le tante preoccupazioni igieniche e sanitarie, i dirigenti scolastici hanno fatto "partire" il servizio mensa e l'orario prolungato.
Ci sono altre ragioni?
Il nuovo DPCM di Conte prevede più didattica a distanza per gli studenti delle superiori e indica i modi per evitare assembramenti.
Perché non fermano le attività scolastiche in presenza?
Perché non interrompono il servizio di mensa scolastica?
Perché non si rinvia il prolungamento del tempo scuola?
L'ultimo DPCM pare una contrattazione politica, più che una risposta all'emergenza sanitaria.
Lo stesso Governo ha legiferato che è vietata, anche a domicilio, la presenza di sei persone. E come si spiega la presenza di oltre 20 alunni nelle aule scolastiche?
Difendere la salute dei ragazzi, degli insegnanti e della comunità resta il diritto di ogni cittadino e uno dei modi è la disobbedienza civile.
Che ne pensano i buonisti?
Trasformiamo la città in un "lazzaretto"?
Qual è la logica giuridica e perché i ragazzi delle scuole "dell'infanzia, elementari e medie" sono obbligati a fare scuola in presenza?
A costoro diciamo che la scuola non è intrattenimento, ma un luogo sano di crescita.
In questo clima di terrore psicologico, si può crescere?
E chi sono quei genitori così irresponsabili da rischiare la salute dei figli e della comunità, pure conoscendo le reali intenzioni del Governo?
Gli sprovveduti chiedono:
"Dove vanno i ragazzi?".
Rispondiamo:
"A casa, per seguire le lezioni a distanza".
Ma vi chiedete perché è possibile la scuola a distanza per i ragazzi delle superiori e non per quelli delle scuole "medie" e "elementari"?
"Altro che scuola chiusa... - scrivono i docenti - qui inizia la mensa e il tempo scuola prolungato".
C'è, comunque, chi continua a cantare l'importanza della scuola in presenza per la formazione dei ragazzi, ignorando che, in questo periodo, ci sono tanti rischi sanitari e un espresso uso politico del fare scuola in edifici e in aule scolastiche insicure.
Ma qualcuno potrebbe riferire a costoro che si sta vivendo un' emergenza sanitaria e il Covid non si ferma con le narrazioni di intellettuali e con le fiabe delle "belle anime"?
Il vero problema è che ognuno rimuove l'evidente pericolo di contagio e chiude gli occhi di fronte alla virulenza pandemica in atto.
Noi non ci stiamo e proponiamo la disobbedienza civile.
"Mio figlio non lo mando in una scuola insicura".
Il tema è delicatissimo. Si parla di legalità in un paese che alle cronache nazionali è stato etichettato “mafioso”. Certo è, e non si può negarlo, che a Monte Sant’Angelo, come del resto in tutta la provincia di Foggia, capoluogo in primis, la mafia c’è. Ciò, però, non deve assolutamente “targare” Monte come mafiosa. Un tempo fu attanagliata da guerre di clan. Oggi quel fenomeno è scemato. Potrebbe ritornare se l’attenzione delle Forze dell’ordine e le continue denunce della politica che ha subito sulla propria pelle la cruenta azione mafiosa non fosse alta, e se non vi sia l’omertà che purtroppo esiste, un dramma comune laddove l’impronta mafiosa ha cementato il suo operato. Ma i Montanari, perché qui stiamo parlando di Monte Sant’Angelo e il tema potrebbe interessare tutti i comuni della Capitanata e del resto dell’Italia, stanno aprendo gli occhi e prendendo coscienza che il futuro si costruisce sulle proprie gambe, con le loro forze, con la loro volontà di conferire ai propri figli un territorio libero dal cancro mafioso. Quello che, tuttavia, ha scosso alcuni Montanari, oltre allo scioglimento dell’ex Consiglio comunale, son state alcune affermazioni dell’attuale sindaco, Pierpaolo d’Arienzo. Il 17 settembre del 2020, su Radio Play RSI - Rai Uno, ha trasmesso un’interessante intervista al sindaco d’Arienzo.
ASCOLTA MAFIE FOGGIANE, DI STEFANO VERGINE, SU RADIO PLAY RSI, RAI UNO, DEL 17.09.2020
“Mafie foggiane” il titolo della trasmissione, a cura di Stefano Vergine. La presentazione, ovviamente frutto delle dichiarazioni rilasciate da d’Arienzo, afferma che “… i provvedimenti del nuovo sindaco hanno mandato all'aria equilibri che si reggevano da tempo. Facendo arrabbiare persone importanti in città. D'Arienzo è finito sotto il tiro della mafia più violenta d'Italia”. Il “…mandato all’aria…” a Monte, tra il consueto incontrarsi in piazza, ha innescato commenti duri verso il primo cittadino, non trovando continuità (anche veridicità secondo molti suoi concittadini) in quello fino a ora fatto. Certo è che con l’adesione del sindaco e la sua amministrazione comunale all’Associazione Avviso Pubblico, come dichiarato nell’intervista predetta, ha prodotto l'ordinanza contro il gioco d'azzardo e quella all’adozione della Stazione Unica Appaltante per i lavori pubblici. Due meritevoli azioni, che tra l’altro sono comuni a molte amministrazioni, in linea con le normative vigenti. Ma da “mandar all’aria equilibri che si reggevano da tempo”, alludendo a quelli innescati dalle presunte infiltrazioni mafiose, a normare gioco d’azzardo e applicazione della S.U.A., come indicato dall’A.N.A.C., ce ne passa di acqua sotto i ponti se parliamo di mafia e suoi equilibri mandati all’aria. Un ultimo appunto, anzi due: prima di passare alla Lettera Aperta, “Equilibri psicopatici”, che un cittadino di Monte, fattosi portavoce di tanti altri, ha voluto recapitare presso la nostra redazione per rispondere all’intervista di d’Arienzo, Monte Sant’Angelo è stato sciolto per “presunte infiltrazioni mafiose” e non come nell’intervista ha dichiarato il suddetto sindaco “Siamo stati sciolti per mafia”, c’è differenza e la sentenza lo scrive in calce. Inoltre il giornalista intervistatore prima di comunicare dovrebbe verificare quanto detto, forse riferito. L’auto incendiata al sindaco da parte degli inquirenti non ha mai trovato riscontro con la matrice mafiosa, fu un pregiudicato 26enne che avrebbe chiesto insistentemente al sindaco nuovamente l’iscrizione all’Anagrafe; mentre la testa ritrovata in una busta a Macchia, come detto, era un teschio di una persona, presumibilmente trafugato in qualche cimitero. Precisazioni importanti al fine di stabilire verità e soprattutto particolari che potrebbero indicare altre vie da quelle presupposte, considerando che quest'ultimo nefasto evento è un chiaro messaggio di morte. Ciononostante, i due atti delinquenziali a danno del sindaco sono fermamente da condannare, ma la verità impone fatti e non interpretazioni personalizzate. Infine, il particolare evidente a tutti è che se un sindaco fosse minacciato dalla mafia e di morte, e le Autorità Giudiziarie confermerebbero tale ipotesi, avrebbe al suo seguito una scorta: a Monte non c’è. Ovviamente siamo a disposizioni per repliche da pubblicare.
La Redazione
La Lettera Aperta.
Equilibri psicopatici
«Sono stufo, sono proprio stufo nel vedere e sentire giornalisti e politici piccoli piccoli che sfruttano il fenomeno mafioso per lucrare benefici e carriere. E’ uno schifo. Ed è quello che avviene, a cadenza regolare, quando si parla di Monte Sant’Angelo e dello scioglimento del suo consiglio comunale. È arrivato il tempo di fare chiarezza e di chiamare le cose con il loro nome.
Per la verità, sono proprio convinto che la maggior parte di coloro che parlano di mafia e di provvedimenti tesi a combatterla non abbiano la più pallida idea di come venga concepito e attuato lo scioglimento di un consiglio comunale. Ne parlano per sentito dire, al più si accontentano di leggere qualche articolo di giornale dove sono riportate, in modo del tutto superficiale, le motivazioni che il Prefetto ha rivolto a quel Consiglio. E siccome trattasi di Prefetto (mamma mia!), quasi tutti, e il quasi è una gentile concessione, si mettono sull’attenti e non osano mettere in dubbio neppure una virgola. Nel caso dei giornalisti, rinunciano a fare il proprio mestiere, nel caso dei politici, sfruttano l’occasione per interessi di bottega. Questo accade, niente di più.
A tutti loro, dunque, sono dedicate queste brevi note.
L’Italia, ne sono certo, è l’unico Paese al mondo in cui è possibile sciogliere un consiglio comunale, e dunque annullare la volontà popolare che lo ha eletto, sulla scorta di una disposizione di legge come quella rappresentata dall’art. 143 del Tuel. È l’unico paese, cioè, dove è possibile cancellare un organo elettivo sulla scorta delle convinzioni di un Prefetto riportate in una relazione scritta all’insaputa dei rappresentanti di quell’organo. Un fare tipico dei regimi autoritari.
Di fronte ad un atto unilaterale, il dubbio che il Prefetto possa aver sbagliato o che possa aver abusato, perché no, del proprio potere non viene mai in mente ai nostri bravi commentatori. E già, perché non conviene, sarebbe un’occasione perduta per farsi belli, per mettersi in mostra come paladini della lotta alla mafia. Molto più comodo, invece, è infierire su chi è stato colpito dalla misura dello scioglimento. Ma a fare questo son buoni tutti, e, infatti, tutti lo fanno.
Tuttavia, voglio provare a raccontare dello scioglimento del Consiglio comunale di Monte Sant’Angelo. Servirà a capire un po' di cose. Potrei sbrigarmela facile dicendo quello che penso, e cioè che la relazione prefettizia che ha determinato quella misura fosse sostanzialmente falsa. Ma si tratterebbe solo della mia opinione contro quella del Prefetto e anche di alcuni giudici (il discorso sui giudici, però, merita un capitolo a parte) e non riuscirei a convincere nessuno. Voglio, invece, invitarvi ad alzare gli occhi dalle carte e guardare la realtà, lasciare le parole e analizzare i fatti.
Cominciamo dalle Leggi. Il Testo Unico per gli Enti Locali (T.U.E.L.) prevede, all’art. 141, che si possa sciogliere un consiglio comunale quando non può essere assicurato il normale funzionamento dell’organo o, attenzione, quando lo stesso organo compia atti contrari alla Costituzione, gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico. Motivazioni serie, come si vede. Per gli stessi motivi, l’art. 142 dispone la rimozione anche di singoli amministratori.
Poi c’è l’art. 143 che riprende il tema dello scioglimento dell’organo consiliare nel caso in cui gli amministratori abbiano dei collegamenti con la criminalità organizzata o che operino condizionati da questa.
Ora, non abbiamo certo bisogno di grandi esperti per capire che l’art. 143 si differenzia dall’art. 141 per la presenza esplicita della criminalità organizzata. E non già perché gli “atti contrari alla Costituzione, gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico”, contenuti nell’art. 141, non contemplino anche tale presenza, ma, evidentemente, perché è possibile sciogliere un organo elettivo anche in assenza di quei reati e senza che i componenti del consiglio comunale facciano nulla di male. È sufficiente che il Prefetto abbia solo l’impressione di intravedere la mafia dalle parti del palazzo comunale. Trattasi di una valutazione, di un giudizio che lo stesso Prefetto matura nel chiuso del suo ufficio e che può giustificare, in virtù di un’ampia discrezionalità che gli viene riconosciuta, raccontando ciò che gli pare, anche il falso, tanto non è tenuto a confrontarsi con nessuno. È chiaro, cari sprovveduti commentatori, come funziona in Italia?
Ma torniamo alla realtà e ai fatti, come dicevo. Dopo il decreto di scioglimento, a sostituire i rimossi amministratori viene inviata una commissione straordinaria formata da funzionari della pubblica amministrazione (nel nostro caso, erano presenti ben due vice prefetti). Tale commissione ha il compito, così come indicato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 103/93, di “…intervenire sul terreno del ripristino della legalità, e della creazione di condizioni nuove che permettano la ripresa della vita amministrativa al riparo dai collegamenti e dai condizionamenti cui si era voluto ovviare con lo scioglimento”. Dunque, si presuppone che la legalità sia stata violata o con delle azioni inopportune da parte degli amministratori (turbativa, corruzione, concussione ecc…) o con l’adozione di alcuni atti non rispettosi della legge, e che la vita amministrativa dell’ente, priva di idonei ripari, sia stata contagiata da presenze indesiderate.
Cosa succede, invece, quando arriva la commissione straordinaria a Monte Sant’Angelo? Un bel nulla: non c’è stato nessun “ripristino” di legalità perché era già tutto legale e non abbiamo assistito a nessuna “ripresa” della vita amministrativa perché questa ha continuato il suo corso senza soluzione di continuità con il passato. Infatti, nessun amministratore è stato accusato di nulla, nessun atto della precedente amministrazione è stato annullato o modificato perché illegale o irregolare e nessuna delle vicende amministrative raccontate dalla Prefettura nella sua relazione è stata scalfita dai commissari perché inquinate dalla criminalità organizzata. Tant’è vero che tutte le persone e tutte le ditte citate dal Prefetto, e indicate come contigue o vicine al mondo criminale, hanno continuato tranquillamente a lavorare per il Comune, sia proseguendo i lavori in corso e sia aggiudicandosi nuovi appalti. E dico tutte, senza eccezione alcuna.
I fatti, dunque, si sono incaricati di dimostrare come la Prefettura abbia rivolto agli amministratori di Monte Sant’Angelo accuse false e come lo scioglimento sia stato solo il frutto di eccesso di potere. Possiamo dirlo fuori dai denti: è stata confezionata una sonora fregatura nei confronti di tutta la città di Monte Sant’Angelo.
Ancora oggi, a distanza di cinque anni, non sono venute fuori notizie riguardanti assunzioni clientelari, abusivismo edilizio in favori di boss o gregari di boss, interferenze in tema di pianificazione urbanistica, la gestione della raccolta dei rifiuti urbani, illecite esenzioni fiscali, attività commerciali o imprenditoriali gestite senza le dovute autorizzazioni comunali, e dunque abusive, senza che venissero magari controllate e contrastate dalla polizia urbana. Insomma, qualcosa che dimostrasse l’infiltrazione criminale nelle faccende comunali e che giustificasse lo scioglimento di un consiglio comunale. E invece niente, la Prefettura ha raccontato solo “farfanterie”.
Certo, gli scettici potrebbero chiedere: se le cose stanno così, perché mai i giudici hanno confermato lo scioglimento? Ricordando che il discorso sui giudici meriterebbe un capitolo a parte, cerco qui di essere brevissimo. La risposta è semplice: perché i giudici confermano praticamente sempre gli scioglimenti, non c’è partita. Non si celebra un processo, non c’è un confronto tra le parti, non c’è un giudice che fa domande, non ci sono avvocati che parlano ed espongono le loro tesi. C’è solo una relazione della Prefettura e del Ministero dell’interno che dice che lo scioglimento è giusto, e una relazione degli ex amministratori che dice che non è giusto. Indovinate voi a chi danno ragione i giudici.
Questo accade perché, come dicevo prima, prevalgono le parole ai fatti, il tutto è fondato solo sulle frasi ad effetto scritte dalla Prefettura e dall’avvocatura dello Stato che l’assiste. I fatti e la realtà non contano niente. Provare per credere.
Leggete la sentenza del Tar Lazio che ha confermato lo scioglimento di Monte e verificate se parla anche di una sola vicenda amministrativa, di un appalto, di una ditta per dimostrare, o almeno indicare, che sia stata inquinata dalla criminalità; verificate se indica anche un solo amministratore per raccontare i suoi eventuali collegamenti col mondo criminale. Vi renderete conto che non parla di niente e di nessuno, vi troverete davanti solo una collezione di parole unite in periodi standard buoni per ogni stagione e per ogni latitudine. Cioè, una sentenza che, pari pari, può essere usata per qualunque altro comune d’Italia proprio perché non parla di nulla. Solo parole.
E dunque, se i bravi giornalisti conoscessero queste cose, forse parlerebbero di Monte Sant’Angelo in modo diverso. Ma dovrebbero fare i giornalisti. Esistono ancora?
Di recente poi, a chiedere la tessera del club dei professionisti dell’antimafia ci prova anche l’attuale sindaco di Monte Sant’Angelo. Dice, pavoneggiandosi, di aver spezzato degli equilibri (alludendo a dinamiche che, prima di lui, sarebbero esistite tra criminalità e amministrazione pubblica) e che adesso, per opera sua, splende il sol dell’avvenire. Pur non risultando alcun suo provvedimento che abbia inciso nel senso da lui indicato, proviamo, ma solo per gioco, a dar credito alle sue parole. Valga, però, una considerazione semplicissima: il mandato dell’attuale sindaco è iniziato nel giugno 2017, dopo 2 anni di gestione straordinaria seguita allo scioglimento del Consiglio comunale. Due anni due che rappresentano, senza ombra di dubbio, un distacco definitivo con il passato e se qualcuno è in vena di raccontare fesserie, non può certo riferirle al passato remoto ma, al più, al passato prossimo. Due anni di tempo, infatti, sono largamente sufficienti per rivoltare come un calzino un’intera nazione, figurarsi un piccolo comune come Monte Sant’Angelo. E se anche, per ipotesi, fossero esistite strane manovre in ambito amministrativo (ma state tranquilli, non ce n’erano), il compito principale dei commissari prefettizi era proprio quello di spezzarle e seppellirle. Allora il sindaco deve a tutti noi un piccolo chiarimento: con quelle sue parole ha voluto intendere che la commissione straordinaria, con l’ausilio di tecnici sovraordinati e generali in pensione, abbia passato tutto quel tempo a grattarsi la pancia, a trastullarsi pettinando bambole e a tenere in piedi situazioni che favorivano la criminalità organizzata, o, addirittura, ha voluto far capire che ha rotto degli equilibri inopportuni venutosi a creare proprio al tempo dei commissari, con il silenzioso appoggio della stessa prefettura?
E restando in tema, approfitti, il sindaco, per spiegare anche quali equilibri si sono creati all’interno della sua amministrazione in merito agli affidamenti di incarichi professionali a parenti, affini, amici di studio e tutto il cucuzzaro. Sarebbe davvero interessante, anche perché sarebbe una buona occasione per parlare di fatti e non di fantasia».
Una “Lettera Aperta” come invito a tutti i genitori a scrivere alle isitituzioni cui è indirizzata la missiva. Una lettera/denuncia indirizzata alla SITA Trasporti Puglia, al servizio trasporti della Regione Puglia, al Sindaco di Monte Sant’Angelo, all’Ente per Provincia di Foggia, quella che un cittadino “Montanaro”, appunto di Monte Sant’Angelo, ha scritto per denunciare pubblicamente la grave e pericola situazione di affollamento e assembramento che dall’apertura delle scuole si sta verificando a bordo dei mezzi che accompagnano alunni e studenti presso i rispettivi plessi scolastici della Capitanata. Il periodo è particolare, con un’emergenza sanitaria, SARS-CoV-2 o CoVid-19 o Coronavirus… fate un po’ voi come chiamarla, che purtroppo sta seminando morte e con essa paura per genitori sempre col batticuore ogni qual volta i propri figli si recano a scuola.
Più volte, verbalmente ai responsabili delle strutture suddette, anche con post sul social network facebook, Pietro Accarrino, ha sollecitato a una maggiore attenzione, “gridando” a squarciagola che ci vogliono più mezzi per diminuire le persone a bordo, e perciò farle viaggiare in sicurezza e soprattutto a debita distanza, che poi è quella normata dai DPCM del Governo Italiano.
Purtroppo gli interlocutori sembrano far orecchie da mercante e la paura di genitori e figli aumenta. Ma queste persone che devono, e non dovrebbero, intervenire, hanno figli?
La Prefettura di Foggia, come organo di Stato in terra di Capitanata, ne prenda atto e solleciti gli enti succitati a rispettare norme, leggi e DPCM, come fanno le Autorità competenti e le Forze di polizia con tutti i cittadini.
[Redazione]
Di seguito la “Lettera Aperta” di Pietro Accarrino.
A: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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E, p.c. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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«Preso atto della continua evoluzione, purtroppo in senso negativo, dello stato emergenziale riconducibile alla pandemia da Covid 19 e tenuto conto delle disposizioni governative emanate sia a livello centrale sia a livello territoriale per contenere il diffondersi del virus, si è avuto modo di constatare che, spesso, a bordo degli autobus di codesta Spett.le Società vi è la totale mancanza di misure atte a tutelare la salute dei passeggeri.
Nella fattispecie si rappresenta che, specie in concomitanza delle corse destinate agli studenti e ai pendolari sulla tratta Monte Sant'Angelo-Foggia e ritorno, non vengono attuate le misure di prevenzione disposte per legge a partire dal cosiddetto “distanziamento sociale” visto che, oltre all’occupazione della totalità dei posti a sedere, vi sono numerosi viaggiatori in piedi.
Con la presente si vuole sollecitare la Società in indirizzo e gli Enti cui la presente è diretta per conoscenza a prendere i dovuti provvedimenti quali, ad esempio, il potenziamento delle corse in determinate fasce orarie e vigilare per una maggiore attuazione delle misure preventive e contenitive.
In attesa di sollecito riscontro, si porgono distinti saluti».
A cura della Confraternita Misericordia di Andria.
«Come nello spirito della Confraternita di Misericordia di Andria, associazione tra le più longeve ed attive sul territorio con i suoi 28 anni di attività in città sempre al servizio della comunità, ci siamo approcciati con grande curiosità e neutralità alla competizione elettorale che sta per giungere a compimento. Siamo ormai al rush finale di questa campagna elettorale ed allora abbiamo preferito presentare ai cinque candidati alla carica di Sindaco della Città di Andria una lettera aperta con alcune questioni e domande che riguardano essenzialmente il nostro mondo. Il mondo del volontariato, il mondo della protezione civile, il mondo del sistema sanitario. Nessuno sino a questo momento ha pensato di mettere in evidenza proprio l’attività che le associazioni di volontariato, in alcuni campi specifici, svolgono al servizio della comunità molto spesso gratuitamente, dedicando professionalità e tempo per ovviare a mancanze o inefficienze della macchina amministrativa. Alcune domande a cui ci auguriamo i candidati abbiano tempo per rispondere.
Partiamo dal mondo del volontariato. La nostra riflessione, e di conseguenza domanda, è: quale considerazione hanno i candidati alla carica di Sindaco del terzo settore in genere ed in particolare delle organizzazioni di volontariato anche in funzione del nuovo decreto 117/17 e cioè il “codice del terzo settore”?
Passiamo al mondo della protezione civile: considerando che il Sindaco è il capo della Protezione Civile sul territorio comunale, quali sono le prospettive, le possibili strategie e le azioni che saranno messe in campo circa la previsione, la prevenzione ed il soccorso?
Infine l’ultimo settore, tra quelli più importanti, che ci sta più a cuore e cioè il sanitario: qual è il pensiero sull’utilizzo del volontariato nell’ambito dell’emergenza sanitaria (118) , anche in funzione del nuovo decreto 117/17 e se si prevede l’impiego più strutturato delle associazioni operanti in questo settore?
Domande di prospettiva, domande di interesse collettivo, domande che puntano a comprendere il pensiero su argomenti molto specifici anche in considerazione del grande lavoro che tutti i volontari, per esempio, svolgono regolarmente nelle emergenze quotidiane o in emergenze così importanti come la pandemia che stiamo vivendo. L’impegno delle associazioni di volontariato, di centinaia di donne e uomini che si mettono all’opera al servizio della comunità non può esser fatto passare sottotraccia».
Con un invito a leggere e riportare ciò che ha scritto, da Monte Sant’Angelo Michele Rinaldi, sanitario in forza al reparto di ortopedia e traumatologia nell’ospedale di San Giovanni Rotondo, fa una sua analisi sulle motivazioni delle lunghe attese nei corridoi dei pazienti giunti per soccorso, ponendo l’attenzione su quelli previsti per i reparti di ortopedia e traumatoolgia. Ospedali affollati e reparti saturi per colpa di chi o cosa? Nessuno mai ha pensato al riadeguamento degli spazi per il distanziamento da rispettare come descritto nelle norme governative anti-CoVid? E che si dice sui plessi sanitari chiusi in questi anni dalla Regione Puglia? E sulle riconversioni che si potrebbero attuare?
Michele Rinaldi ce lo spiega nella sua Lettera Aperta di seguito pubblicata.
«Premetto che non mi va di difendere e di accusare nessuno, ma vorrei far presente che la questione sanitaria da marzo scorso è cambiata tantissimo, sia dal punto di vista pratico che a livello logistico. Pertanto è poi facile additare e puntare il dito verso le strutture sanitarie a cui si accede, per eventuali prestazioni di pronto soccorso e nella fattispecie di ricovero.
Come ben tanti sanno, lavoro da tantissimi anni in ortopedia e traumatologia nell’ospedale di San Giovanni Rotondo.
Da marzo scorso, per via del noto virus, che ormai tutti perlomeno conosciamo con il nome di coronavirus, il reparto sopra citato ha subito una notevole riduzione di posti letto. Infatti prima di marzo scorso era adibito a ben 70 posti letto, oggi, per via del distanziamento da rispettare tra un paziente ed un altro, è adibito a 20 posti letto. Ciò è dettato da organi di governo centrale e regionale.
Descritto questo importante punto, voglio far presente che i vari utenti traumatizzati vengono trasportati a San Giovanni Rotondo per le cure e l'assistenza dei vari casi da sottoporre ad interventi chirurgici e relativa assistenza post-operatoria.
È facile da parte di tutti poi accusare, sparlare e puntare il dito se il reparto è saturo. Isole Tremiti, Vieste, Peschici, Vico del Gargano, Rodi Garganico, Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Ischitella, Mattinata, Macchia, Monte Sant’Angelo, Zapponeta, Carpino, Apricena, San Marco in Lamis, San Severo (possiede reparto di ortopedia), Margherita di Savoia, San Giovanni Rotondo, Foggia (nonostante possiede due reparti di ortopedia ), Manfredonia (possiede reparto di ortopedia), Termoli (possiede reparto di ortopedia), Barletta (possiede reparto di ortopedia) e altri che sicuramente dimentico in questo momento (forse sarà l’età…), attingono trasportando i vari pazienti a San Giovanni Rotondo.
Con 20 posti a disposizione e i vari appoggi che si fanno quotidianamente in altri reparti, la colpa di un’eventuale mancanza di posto letto è da additare a chi con notevole difficoltà dirige l'ospedale di San Pio, vista l'attuale situazione?
Intanto chi ha i vari reparti di ortopedia, con un bilancio annuale nettamente in negativo vista l’inoperosità, che fa?
Invece di decretare definitivamente la chiusura del reparto di ortopedia o di riconvertirlo in altro che porta ricoveri e cura, si va a risanare il bilancio con i soldi di tutti noi e si va avanti così in eterno.
Mi auguro che chi ha potere politico-amministrativo intervenga per porre fine a tutto questo.
Cari cittadini della Provincia di Foggia a voi le riflessioni e critiche»
Domani scadono i termini ed è l’ultimo giorno per presentare l’appello al Consiglio di Stato per l’opposizione all’impianto industriale Energas proposto oltre 20 anni fa alle porte di Manfredonia. LIPU e CAONS, a firma congiunta, inviano alle testate giornalistiche la seguente lettera aperta indirizzata ai Commissari Prefettizi Straordinari del Comune di Manfredonia.
«Gent.mi Commissari prefettizi del Comune di Manfredonia
Siete stati chiamati a gestire una Amministrazione in grave difficoltà e, con essa, a dare risposte alla cittadinanza almeno nell’ordinario delle aspettative dei cittadini. Tra queste aspettative vi è l’opposizione all’impianto industriale Energas proposto oltre 20 anni fa alle porte di Manfredonia, in un’area preziosa e contigua al Parco Nazionale del Gargano (per compromessi storici, altrimenti sarebbe all’interno).
A Manfredonia l’opposizione si è consolidata negli anni con argomentate contestazioni di associazioni e società civile, del mondo studentesco e di categorie produttive, fino ad approdare alla delibera di Consiglio Comunale del 2015, agli atti dirigenziali di carattere tecnico, al plebiscitario esito referendario del 2016. Una opposizione totale, quindi, scolpita nell’urlo NoEnergas !
Lunedi 14 settembre 2020 è l’ultimo giorno utile per presentare appello al Consiglio di Stato, dopo la sentenza sfavorevole sul ricorso al TAR intrapreso dalla LIPU e…. proprio dal Comune di Manfredonia (!!!), con il CAONS ad adjuvantum, contro il famigerato parere ambientale positivo rilasciato dal Min. Ambiente nel 2015, malgrado le inconfutabili controdeduzioni presentate da associazioni e gruppi NoEnergas .
E malgrado la condanna comunitaria inferta all’Italia dalla UE a causa della maldestra industrializzazione di una parte di quella preziosa ZPS che Energas vuole occupare. Ancora oggi, che che se ne dica!
Già perché sono destituite di ogni fondamento le dichiarazioni del suo Amministratore, Menale, secondo cui Energas non avrebbe più alcun interesse a proseguire nell’iter autorizzativo, in attesa di conclusione presso il MISE (e di cui il predetto parere ambientale è un atto consistente): in realtà nessuna rinuncia è stata presentata da Energas !
Sono stati giorni febbrili : la LIPU, associazione di volontariato, tra mille sollecitazioni sui territori, ha fatto la sua scelta, la posta in gioco è troppo elevata, non è possibile lasciare nulla di intentato, ha presentato appello al Consiglio di Stato. Ma da mesi LIPU e CAONS hanno chiesto e sollecitato anche le SSVV a confermare un mandato legale per fare altrettanto, in ossequio a quella opposizione, non negoziabile, maturata da Manfredonia a tutti i livelli. Nessuna risposta, e non se ne comprende ragione.
Il rischio è che la città di Manfredonia rimanga a guardare in questa importante vertenza legale rinunciando ad essere protagonista del proprio destino.
Egregi Commissari, avete un giorno di tempo. Fate la scelta giusta».
Manfredonia, 13.09.2020
LIPU onlus – coord della Puglia - Enzo Cripezzi
CAONS (Coord.to Associazioni Operanti Nel Sociale) – Matteo Starace
a cura del prof. Giuseppe Piemontese -Società di Storia Patria per la Puglia
«Ringrazio sentitamente il nostro concittadino Michele Lauriola, Presidente dell’ArcheoClub di Monte Sant’Angelo, per l’ottimo articolo riguardante la mia lettera al Sindaco sul decoro urbano. Una lettera che ha avuto molto consenso e ha dimostrato che ormai l’opinione pubblica sta acquistando una nuova coscienza e conoscenza per quanto riguarda la conservazione e la valorizzazione del proprio patrimonio storico-culturale, specie se esso riguarda il decoro urbano e quindi i palazzi storici della città. Palazzi che per la maggior parte sono in un completo abbandono, così come le facciate degli immobili che si trovano lungo il corso principale della città. Il tutto in uno stato di inaudita bruttezza architettonica e ambientale, con pezzi di cornicioni pericolanti e senza sicurezza per i cittadini. Facciate di immobili abrase dal tempo e dall’umidità, senza che i singoli proprietari intervengano per ripristinare il decoro urbano e mettere in sicurezza soprattutto i palazzi storici.
Inoltre ringrazio anche l’Ing. Vincenzo Simone, che attraverso la sua lettera ha voluto ribadire l’importanza del decoro urbano per una città come Monte Sant’Angelo, quale città dai due Siti UNESCO, ma soprattutto la necessità di un organico intervento urbanistico di recupero e di valorizzazione dell’esistente. Nell’articolo si fa presente che forse è giunto il momento che, prima di ricevere le diffide dal Comune per quanto riguarda la pericolosità dello stato di abbandono dei vari palazzi storici, i singoli proprietari potrebbero sfruttare l’occasione che lo Stato propone per quanto riguarda gli sgravi fiscali. Inoltre il nostro primo cittadino, dovrebbe obbligare per legge i singoli proprietari a ristrutturare i loro immobili, così come ha fatto il sindaco di Ostuni.
Da anni ormai il nostro patrimonio architettonico, sia nel Centro storico che nella Città consolidata, è abbandonato e privo di qualsiasi intervento pubblico e privato, con facciate ormai decrepite e abrase dalla povere e dal tempo, oltre che dall’umidità crescente. Vedi per esempio le pareti della Pro Loco, in Via Reale Basilica n. 38-40, un bene pubblico, che rispecchia lo stato di degrado della nostra città, situato proprio lungo il Corso, come del resto vi sono molti altri immobili, ormai del tutto abbandonati e tenuti in maniera indecorosa, fra cui il portale e la facciata in Via Reale Basilica n 68. di proprietà della famiglia Prencipe, le facciate esterne del Palazzo Basso, il prospetto esterno degli immobili situati in Via Castello n. 1-3 e così via
Oggi voglio sottoporre all’attenzione cittadina, e anche all’attenzione della nostra Amministrazione comunale, lo stato di degrado e di mancanza di sicurezza soprattutto di due Palazzi storici, quello dei Grimaldi, in Via Reale Basilica, proprio di fronte il Santuario di San Michele e Palazzo Ciampoli, situato in Corso Garibaldi n. 43. Due Palazzi storici simboli della feudalità garganica e dei cosiddetti “galantuomini”, che condizionarono per secoli la vita cittadina garganica.
PALAZZO GRIMALDI fu costruito nel 1750 dall’ultima erede dei Grimaldi, la principessa di Gerace Maria Teresa, la quale, non potendo più sostenere l’aggravio di spesa che il castello sua dimora richiedeva, si fece costruire adiacente la Basilica il “Palazzotto Nuovo”, così chiamato perché di nuova costruzione in stile barocco. Nel Settecento si entrava attraverso un grande portone, ormai abbruttito dal tempo, che si trova attualmente murato su Via Carlo d’Angiò proprio di fronte la Basilica. Solo successivamente fu aperta un’altra entrata su via Reale Basilica n. 4. Oggi si entra, quindi, attraverso questo portone che dà in un androne coperto e si accede, poi, salendo diversi scalini, in un ballatoio scoperto, con al centro la scalinata. A piano terra si trovavano la stanza del guardiano, due camere adibite a carcere, la stalla e il pagliaio. Per mezzo di una scalinata di 27 gradini, di pietra dura, si accede all’appartamento composto di parecchi vani e accessori. Il Palazzo oggi è tenuto in pessime condizioni. La facciata è
caratterizzata da ampi balconi in stile barocco, ornati da eleganti sculture e decorazioni. Internamente è stato ristrutturato secondo le necessità dai proprietari che si sono avvicendati. I Grimaldi sono stati i più grandi feudatari del Gargano. Il feudo di Monte Sant’Angelo fu acquistato nel 1552 da Gerolamo Grimaldi, che lo trasmise ai suoi discendenti per ben 250 anni. Fino al 1729 il barone Giovanni Grimaldi, con la moglie Margherita Doria, abitava nel castello di Monte Sant’Angelo, circondato da un gran numero di camerieri, guardiani, damigelle, maestro di corte, segretario ecc. Forse a causa di tanto benessere e di tante spese di rappresentanza, nel 1750, la figlia Maria Teresa, lasciò la vecchia residenza del castello e si trasferì nella nuova, appunto l’attuale Palazzo Grimaldi. La principessa, però, a causa di molte obbligazioni contratte con il Governo napoletano, si disfece del feudo e lo vendette nel 1802 al Comune di Monte S. Angelo, al prezzo di 30.000 ducati, così come risulta da un documento depositato presso la Biblioteca Comunale di Monte S. Angelo “Istrumento di compravendita fatto dall’Università di Montesantangelo del feudo della città medesima” dell’illustre Principessa di Gerace. Il palazzo fu poi rivenduto, dopo tempo, a un ricco signore di Monte, Donato Simone. Il figlio di Donato, che ereditò il palazzo, andò in rovina e lo vendette a Vincenzo Amicarelli, filosofo e avvocato di gran fama, chiamato il “Leone di Puglia” per la bravura nel difendere le cause. La figlia di Vincenzo Amicarelli, Rosalia, lo vendette, a sua volta, a Fabrizio Simone per lire 100.000, che lo diede in dote, nel 1921, al figlio dr. Matteo Simone. Alla morte di questi, il palazzo è passato alle due figlie Michelina e Roxana, quest’ultima moglie del dott. Matteo Potenza, residente in Mattinata.
PALAZZO CIAMPOLI si trova in Corso Garibaldi n. 43 ed è stato costruito nel Settecento dal canonico Domenico Ciampoli, il quale viene ricordato in quanto riuscì, durante il saccheggio del santuario nel 1799 da parte dei francesi repubblicani, a mettere in salvo la croce filigranata di Federico II, gettandola nel pozzo adiacente alla Grotta, donde poi sarebbe stata tirata fuori. La costruzione si presenta con un bel portale in stile barocco, da cui si entra in un atrio interno scoperto, dove vi sono diversi locali a piano terra. Tramite una scalinata si accedeva ai piani superiori. Successivamente l’aspetto esterno venne rimaneggiato e modificato nel 1933 ad opera di
Simone lo Russo, sicché oggi è difficile separare le parti originali da quelle contraffatte. La famiglia dei Ciampoli appartiene alla nobiltà locale, distinguendosi sempre nei momenti di bisogno della gente. Insieme ad altre famiglie, come i Rago, i Gambadoro, i Vischi, i Torres, i Cassa, i Giordani, i Ciampoli appartenevano a quelle famiglie che erano affittuari delle terre feudali e dei beni ecclesiastici. Generalmente in queste famiglie esisteva sempre un ecclesiastico, che tutelasse i rapporti con la Chiesa, ma che salvaguardasse anche l’integrità del patrimonio ereditato quasi sempre dal figlio maggiore. Dall’elenco dei carbonari montanari risulta che il Decurione Domenico Ciampoli era carbonaro. Tuttavia, nella prima metà dell’Ottocento, i Ciampoli risultano proprietari terrieri, i quali si arricchirono grazie alle leggi eversive della feudalità, che tolsero molte terre agli enti religiosi, per divenire in seguito possedimenti dei grandi agrari o “galantuomini”. Dette proprietà terriere si formarono specialmente nella piana di Mattinata e nella vallata di Carbonara, oltre che nella piana di Macchia, nelle zone di Vota, Casiglia, Signoritti e Montagna.
Purtroppo, oggi, entrambi i Palazzi, sia quello dei Grimaldi, che quello dei Ciampoli, sono ridotti allo stato di ruderi, abbandonati dai loro proprietari, con facciate fatiscenti e muri screpolati, con infissi pericolanti e vetri pensolanti, tanto da minacciare la sicurezza dei cittadini. Inoltre vi sono muri screpolati e cornicioni cadenti, con tubazioni per lo scorrimento delle acque
piovane rotte tale da creare umidità lungo la facciata esterna. Il tutto nell’incuria generale e nella mancanza di sensibilità e di responsabilità dei proprietari e delle autorità comunali. È tempo di intervenire con le leggi correnti verso i proprietari e ripristinare l’antico splendore e un adeguato e civile decoro urbano. Non è possibile, per una città UNESCO, e per il rispetto della comunità tutta, assistere a tale indecoroso spettacolo, così come non è possibile stare inermi di fronte alla bruttezza di tante facciate di immobili lungo il Corso. È tempo di un intervento pubblico verso i singoli proprietari, costringendoli per legge a intervenire e mettere in sicurezza i loro immobili, anche perchè è in gioco la bellezza e l’aspetto estetico dell’intera città, oggi
visitata da milioni di persone. A tale proposito il sottoscritto lancia un appello alla sensibilità di quanti amano il proprio paese e la sua memoria storica, nell’intraprendere qualsiasi azione contro tale stato di indecorosa situazione. Una sottoscrizione pubblica per il bene e il decoro urbano della città, visto che l’Amministrazione non si muove. Spetta a noi tutti incominciare a prendere
coscienza e conoscenza che la città è un “bene comune” e, quindi, che essa appartiene a tutta la comunità cittadina e va difesa e tenuta in ottima condizione architettonica e ambientale. Ne va del futuro stesso della nostra città, visitata ogni anno da milioni di persone, che voglio trovare nella nostra città Arte e Bellezza. Quella Bellezza che, secondo Dostoevskij, salverà il mondo, ma che innanzitutto deve albergare in noi stessi, nella nostra mente e nei nostri cuori, in quanto cittadini del mondo. Il grado di civiltà di una nazione, di una regione, ma soprattutto di una città, sta proprio nel rispetto e nella salvaguardia del nostro patrimonio culturale, nella nostra memoria storica, nella nostra identità, che ha fatto si che la città acquistasse, nel 2011, il riconoscimento UNESCO, quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità».
Una Lettera Aperta giunta alle redazioni della stampa, tv e radio della provincia di Foggia dell’ex sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, dopo la conferma dello stesso a rinunciare alle elezioni regionali 2020, spiega le motivazioni della rinuncia, ritornando sul tema scioglimento e delle ultime sentenze che vedrebbero parte degli attori fuori dal contesto accusatorio.
Nota - Questo comunicato stampa è stato pubblicato integralmente come contributo esterno del mittente. Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione. È divulgato come Diritto di Cronaca sancito nell’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, in quanto libera manifestazione del pensiero.
“Cadono uno dopo l’altro i cardini su cui poggia lo scioglimento del comune di Manfredonia per mafia. Ma la candidatura di Riccardi resta un problema: per volontà di chi”?
«Credo nella giustizia, ma non sempre nelle persone. Ed il problema nasce quando ad emettere giudizi sono le persone, magari quelle stesse che vanno a cena con gli onorevoli che cercano in tutti i modi di fare fuori il sottoscritto, politicamente parlando.
Sono sicuro di poter dire che negli ultimi anni nei miei confronti si è consumato un massacro costruito ad arte per poter eliminare un soggetto evidentemente scomodo. L’ultimo atto è lo scioglimento del Comune di Manfredonia per mafia. Un marchio che la nostra città si porta dietro e che è stato determinato, con molta probabilità, semplicemente per mettere in un angolo Angelo Riccardi.
Penserete che stia esagerando. Non voglio dilungarmi troppo e mi limiterò a pochi, ma chiarissimi esempi. Nella relazione che ha determinato lo scioglimento, si parla di interdittive antimafia nei confronti di alcune società di Manfredonia. Questi sono i nomi: la Biessemme, la cooperativa G.L. Itticoltura e la società Gestione Tributi, per la partecipazione di Adriatica SpA.
Ebbene, con provvedimento dello scorso 4 aprile, la Corte d’Appello di Bari ha accolto il ricorso della Biessemme srl di Manfredonia, relativa allo stabilimento balneare “Bagni Bonobo” di Siponto, sospendendo così gli effetti dell’interdittiva antimafia della Prefettura di Foggia del 7 novembre 2018. Il complesso aziendale è rientrato nella disponibilità della srl. Dunque, la Biessemme non è ritenuta un’impresa mafiosa e Bagni Bonobo ha regolarmente riaperto. Ed è sotto gli occhi di tutti.
E ancora, il 16 marzo 2020 il Tribunale di Bari ha disposto che, tra i dipendenti di Gestione Tributi, il parente di un pluripregiudicato era in organico prima che la società Adriatica, poi colpita da interdittiva, entrasse nella compagine sociale. Anche Adriatica non è poi stata ritenuta un’impresa mafiosa.
E infine, come indicato nell’atto della Commissione Straordinaria del Comune di Manfredonia pubblicato il 14 agosto 2020, il TAR ha annullato l’interdittiva emessa dalla Prefettura di Foggia nei confronti della cooperativa G.L. Itticoltura che è stata reintegrata nell’esercizio di ogni facoltà.
Alla fine della fiera, gli elementi cardine su cui poggiava la farraginosa relazione che ha portato allo scioglimento del Comune di Manfredonia per mafia sono stati demoliti.
Nulla è dato sapere, invece, sulla vicenda della Relazione della Commissione Prefettizia, integralmente diffusa agli organi di stampa, in violazione a tutte le garanzie di riservatezza, previste dalla legge a tutela degli interessati. È così difficile risalire a chi ha gestito con così tanta disinvoltura le notizie contenute? Non credo.
Paradossalmente, anziché rivedere il dispositivo, a me è arrivata l’incandidabilità e sulla città continua ad aleggiare il marchio infame.
E in Municipio ci sono tre commissari chiamati a svolgere un lavoro di ‘bonifica’ che non hanno mai cominciato e non potranno mai cominciare, perché non c’è nulla da bonificare.
E nessuno ne parla. Tutto va bene.
Credo nella giustizia, ma forse qualcuno dovrebbe cominciare a fare qualche verifica su chi si è occupato e si sta occupando della vicenda Manfredonia. E magari ci si dovrebbe interrogare del perché un onorevole sta cercando di far inserire il sottoscritto anche nella lista degli ‘impresentabili’, poiché ex sindaco di un Comune sciolto per mafia. Mentre è noto a tutti che con la presentazione delle liste saranno in tanti, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, i candidati impresentabili secondo il codice di autoregolamentazione disposto dalla commissione antimafia.
Questo modus operandi merita una riflessione. Certa gente non può vantare nessuna iniziativa a favore della nostra città e da sempre campa vergognosamente senza nessun consenso elettorale, ma grazie alle congiure di palazzo e con i ‘paracaduti’ del capo corrente di turno di cui sono al servizio di volta in volta, si liberano degli avversari prima di una competizione elettorale, sapendo bene che altrimenti sarebbero ridicolizzati. Fare terra bruciata intorno ad una persona per eliminarla in quanto ritenuta politicamente scomoda: ecco, forse il vero comportamento mafioso è questo.
Credo nella giustizia, ma vorrei che anche la giustizia cominciasse a credere in me e a fare un po’ di luce su questa vicenda ormai diventata paradossale».
Angelo RICCARDI
Disabili, meglio dire diversamente abili perché l’abilità ce l’abbiamo tutti, quella che contraddistingue la persona con le sue unicità. Tuttavia, c’è chi ha dei limiti fisici e ha bisogno di un sostegno, quello che Maurizio Bolognetti, giornalista, componente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e Segretario dei Radicali Lucani, Consigliere dell’Associazione Coscioni, da mesi sta cercando di far riconoscere alla Regione Basilicata. Un sostegno dovuto per legge che, a quanto pare, è disatteso. Da mesi Bolognetti sta attuando la pacifica protesta dello sciopero della fame, sta manifestando davanti la sede della Regione Basilicata, sta documentando con video e foto un’impresa che dovrebbe essere un dovere comune ed invece si sta confermano l’ennesima titanica battaglia tra Istituzioni e cittadini. Più volte Maurizio Bolognetti ha richiamato alla ragione istituzionale chi dovrebbe conferire i diritti ai diversamente abili, attraverso strumenti che facilitino il quotidian vivere a chi da solo non può farlo. Interrogazioni regionali disattese, promesse fatue e strette di mano sudaticce il risultato di chi dovrebbe impegnarsi per la carica conferita. A Matera, l’ennesima manifestazione dopo tante altre a Potenza e in tutta la Basilicata, e non solo, sabato 22 agosto 2020, dalle ore 19.45 Maurizio Bolognetti, con giornalisti al seguito, sarà tra i cittadini a Piazza Vittorio Veneto. Un happening dove si chiederà il pieno rispetto dei diritti per i diversamente abili, conformi alla Costituzione Italiana negli artt. 2, 3 e 32. A precedere l’incontro Bolognetti ha inviato alla stampa una nota aperta, di seguito riportata.
«Wanted! Chi li ha visti? Non intendiamo mollare, non intendiamo rassegnarci, non intendiamo e non possiamo accettare uno status quo fatto di violazioni reiterate di diritti, legge e Costituzione.
Vogliamo provare anche dalla piazza di Matera, quella Matera che nel 2019 ha vestito i panni di capitale Europea della cultura, a chiedere ai nostri interlocutori, a Bardi, a Speranza, a Leone di rispettare la loro propria legalità. Che ne siano o meno consapevoli, da 8 mesi stiamo provando, per il rispetto che nutriamo per le nostre istituzioni, a convincerli ad interrompere una patente flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione.
Non è una sfida all’O.K. Corral, non è un atto di ostilità. L’unica guerra che purtroppo è stata dichiarata è quella che si traduce, da settimane e mesi, in speranze e diritti calpestati.
Alle massime cariche istituzionali di questa nostra malandata Repubblica, in questo tempo elettorale, in questo tempo che da troppo tempo è perso alle ragioni della democrazia, della giustizia sociale e del rispetto dei diritti umani, chiediamo di onorare le istituzioni che rappresentano. Ecco, ascoltatele le parole di Sergio Mattarella e quel suo invito formulato il 4 agosto “a seguire” la strada maestra e obbligata della Costituzione.
La critica che esprimiamo, come sempre, è rivolta agli atti e alle omissioni. Saranno anche parole dure, ma a lor signori continuiamo a chiedere dignità e decoro. E alla violenza, alla tracotanza di un potere sordo, muto e cieco intendiamo rispondere anche con l’ironia, nella speranza che un sorriso liberatorio possa finalmente indurre un cambiamento di rotta.
Sabato, 22 agosto, a partire dalle ore 19.45, incontrerò i cittadini e la stampa che vorrà seguire questo happening in Piazza Vittorio Veneto. Da Matera per la vita del diritto, per la cultura dei diritti umani»
Ecco la lettera-appello a sostegno dell’azione nonviolenta condotta da Maurizio Bolognetti e tutti, per ora, i firmatari.
“Diritti delle persone con disabilità:
Speranze negate, diritti calpestati, Costituzione assassinata”
Lettera-appello a sostegno dell’iniziativa nonviolenta condotta da Maurizio Bolognetti
Alla Cortese Attenzione di
Roberto Speranza, Ministro della Salute
Vito Bardi, Presidente della Regione Basilicata
Luigi Rocco Leone, Assessore alla Salute, Politiche sociali Regione Basilicata
Gentili Signori,
avremmo voluto musicare questa lettera per farci aiutare dall’Arte a sconfinare l’aspetto umano di questa vicenda e relazionare così soltanto con quelle correnti vitali e morali che abitano il nostro Essere.
Dal 6 luglio scorso, Maurizio Bolognetti, giornalista, Consigliere dell’Associazione Luca Coscioni e Segretario di Radicali Lucani, ha condotto un lunghissimo sciopero della fame, protrattosi per 39 giorni. Una azione nonviolenta per difendere i diritti delle Persone con disabilità. Un’azione che ora procede con altri strumenti e mezzi della tradizione ghandhiana e pannelliana.
A sostegno di questo dialogo nonviolento e nella convinzione che le omissioni che ad oggi ancora persistono si traducano in violazione di elementari Diritti Umani,
vi chiediamo di onorare la Legge, la Costituzione e di intervenire immediatamente nella risoluzione del lungo e tortuoso percorso che affligge le Persone con disabilità che vivono in Basilicata e non solo.
Vi esortiamo quindi ad abbandonare pregiudizi, logiche e interessi umani e a entrare, anche solo per un attimo, in una condizione, quella della disabilità.
La disabilità non è una malattia. Spesso, l’abbiamo vissuta in sogno, quando a causa di un incubo il nostro corpo bagnato dal sudore e dalla paura è rimasto calpestato dall’immobilità. Freddo. Scollegato.
Questa immagine non armoniosa è vita reale di tante Persone con disabilità che ricorrono agli ausili per vivere con dignità e autonomia ogni condizione.
Noi siamo grati e sosteniamo con forza questa azione nonviolenta, perché, attraverso essa, Maurizio Bolognetti si fa voce e attività motoria di tutte le Persone che voce non hanno e di tutti coloro che hanno a cuore il rispetto dei diritti umani e civili.
Noi, Cittadini,
1. Teresa Sirianni, insegnante, persona con disabilità (Rende)
2. Sergio Tanzarella, storico della chiesa e deputato XII legislatura (Caserta)
3. Alessandro Marescotti, insegnante e presidente di Peacelink (Taranto)
4. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli
5. Raoul Pacifici Guatteri, educatore e presidente Onlus “Quei ragazzi, lavori in corso”
6. Mario Murgia, presidente Associazione Italiana Esposti Amianto Val Basento (Matera)
7. Egidia Bruno, attrice (Milano)
8. Vincenzo Petrocelli, pensionato malato di Sla (Tramutola)
9. Marcello Pittella, medico e consigliere regionale (Lauria)
10. Domenico Troia, presidente provinciale Associazione Diabetici Matera
11. Claudia Diolosà, presidente “Associazione Croce Amica” (Cosenza)
12. Luigi Coppola, docente UniCal (Maratea)
13. Isabella Nicotera, docente UniCal (Rende)
14. Raffaele Giuseppe Agostino, docente UniCal (Rende)
15. Luca Braia, consigliere regionale in Basilicata (Matera)
16. Gianluca Palazzo, sindaco di Rotondella
17. Mario Bochicchio, giornalista e vignettista (Potenza)
18. Albino Pellegrino, direttore d’albergo, persona con disabilità (Acri)
19. Francesca Nudi, persona con disabilità (Rende)
20. Maria Antonietta Ciminelli, insegnante (Latronico)
21. Carlo Giordano, impiegato (Potenza)
22. Felice Del Gaudio, musicista (Lagonegro)
23. Sergio Ragone, giornalista e scrittore (Potenza)
24. Rita Simonetti, pensionata (Tramutola)
25. Egidio Matinata, scrittore (Roma)
26. Gennaro Ponte, assistente sociale specialista, persona con disabilità (Rende)
27. Alessandra Sarubbo, insegnante, persona con disabilità (Rende)
28. Marika Gimini, assegnista ricerca Università San Raffaele Roma
29. Rosanna Ennico, casalinga (Moliterno)
30. Antonella D’Alessandro, insegnante (Roccanova)
31. Antonella De Maria, insegnante (Francavilla in Sinni)
32. Antonella Cicerchia, insegnante (Brienza)
33. Maria Antonietta Marinelli, insegnante (Spinoso)
34. Paolo Sinisgalli, giornalista (Gallicchio)
35. Loredana Scaiano, insegnante e scrittrice (Tricarico)
36. Giuseppe Laudone, impiegato, persona con disabilità (Rende)
37. Elisabetta Viola, insegnante (Latronico)
38. Espedito Santochirico, insegnante (Ancona)
39. Daniela Esposito, insegnante (Napoli)
40. Raffaella Sirianni, insegnante (Montalto Uffugo)
41. Maria D’Amelio, insegnante (Castronuovo Sant’Andrea)
42. Enzo Longo, regista e attore (Brescia)
43. Carla Maturo, insegnante (Latronico)
44. Rosanna Del Vecchio, insegnante (Latronico)
45. Antonietta Lofrano, insegnante (Roma)
46. Rosa Bonafine, insegnante (Lauria)
47. Filomena Viceconte, insegnante (Sant’Arcangelo)
48. Maria De Rosa, insegnante (Sant’Arcangelo)
49. Teresa De Marco, insegnante (Sant’Arcangelo)
50. Silvia Cammarata, insegnante, persona con disabilità (Castrolibero)
51. Rosanna Lobefalo, insegnante (Latronico)
52. Nunzia Cifarelli, insegnante (Roccanova)
53. Benedetta Masserelli, scrittrice, persona con disabilità (Londa)
54. Alessio Pieri, persona con disabilità (Londa)
55. Paola Ripi, Presidente casa Iris (Firenze)
56. Filomena Giordano, insegnante (Sant’Arcangelo)
57. Rocchina De Rosa, insegnante (Missanello)
58. Elisabetta De Luca, impiegata (Latronico)
59. Simona Calabrese, impiegata (Roma)
60. Livia Cagnazzi, insegnante (Napoli)
61. Giuseppe Venanzio Conte, insegnante (Latronico)
62. Vincenzo Destino, consigliere comunale (Melfi)
63. Patrizia Sanza, impiegata (Potenza)
64. Michele Latorraca, impiegato (Frosinone)
65. Marialaura Garripoli, impiegata (Roma)
66. Carlo Bossi, avvocato (Milano)
67. Maria Lemma, casalinga (Sant’Arcangelo)
68. Rosita Graziano, casalinga (Sant’Arcangelo)
69. Fiorenzo Magni, pensionato (Satriano di Lucania)
70. Filippo Pucci, impiegato (Richmond-Hill Ontario)
71. Paola Napoli, commerciante (Montalto Uffugo)
72. Rossella Costantini, casalinga (Bari)
73. Bruno Santochirico, impiegato (Ancona)
74. Rosa Maria Bonavita, pensionata (Latronico)
75. Nicolina Matinata, casalinga (Prato)
76. Lucia Viola, pittrice (Latronico)
77. Concetta Tropiano, casalinga (Grumento Nova)
78. Gabrio Palchetti, educatore (Londa)
79. Claudio Scheggi, educatore onlus “Quei ragazzi, lavori in corso” (Londa)
80. Barbara Calonaci, artista e maestra d’arte onlus “Quei ragazzi, lavori in corso” Londa
81. Pietro Scola, movimento politico “Speranze per Caserta” (Caserta)
82. Mimmo Marzaioli, movimento politico “Speranze per Caserta”, già assessore attività produttive Caserta
83. Giuseppe Natale, geometra (Cersosimo)
84. Gabriella Di Stefano, casalinga (Aprilia)
85. Rosanna Conte, impiegata (Barberino di Mugello)
86. Roberto Fantini, informatico, consigliere comunale Sant’Arcangelo
87. Laura Mastroberardino, giornalista (Milano)
88. Nirvana Bonanno, pensionata (Latronico)
89. Gidea Conte, impiegata (Modena)
90. Egidio De Luca, commerciante (Latronico)
91. Rosetta Pascale, casalinga (Satriano di Lucania)
92. Maria Cerminara, insegnante (Latronico)
93. Maria Carmela Belvedere, pensionata (Montalto Uffugo)
94. Michele Ruffolo, insegnante in pensione (Rende)
95. Antonio Morrone (Rende)
96. Antonietta Barbieri, farmacista (Vercelli)
97. Nicoletta Mascaro, medico veterinario (Cosenza)
98. Federica Imbrogno, studentessa (Rende)
99. Frank Turco, informatico (Rende)
100. Amalia Giuseppina Librandi, insegnante (Castiglione Cosentino)
101. Fabio Imbrogno, impiegato (Rende)
102. Eugenio Rocca, insegnante (Lamezia Terme)
103. Carmela Maria Brunetti, insegnante (Lamezia Terme)
104. Ignazio Matinata, commerciante (Latronico)
105. Barbara Matinata, studentessa (Latronico)
106. Giulia Bianco, studentessa (Roma)
107. Maria Luigia Lobefalo, commerciante (Latronico)
108. Marina Diolosà, Studentessa (Montalto Uffugo)
109. Ivan Ciminelli, impiegato (Latronico)
110. Egidia Forastiere, insegnante in pensione (Latronico)
111. Clelia Rossi, impiegata (Modena)
112. Tiziana Porcaro, impiegata (Latronico)
113. Emilia Simonetti, insegnante in pensione già consigliere regionale PRC (Potenza)
114. Silvana Carpino, insegnante (Montalto Uffugo)
115. Antonio Pagliaro, impiegato (Montalto Uffugo)
116. Carmela Pirri, insegnante (Montalto Uffugo)
117. Luana Bruno Bossio, casalinga e mamma di persona con disabilità (Cosenza)
118. Pina Barbo, impiegata (Latronico)
119. Caterina Ventimiglia, casalinga (Latronico)
120. Riccardo Palermo, studente (Montalto Uffugo)
121. Tiziana Marchese, libraia (Montalto Uffugo)
122. Rachele Pollastrini, selezionatrice “Lucca Film Festival” (Lucca)
123. Sirianni Antonio, insegnante (Lamezia Terme)
124. Sabatino Savaglio, commercialista (Vibo Valentia)
125. Emanuela Coppola, architetto (Napoli)
126. Pino Bruno, architetto (Napoli)
127. Maria Teresa Sansosti, mamma di ragazza con disabilità (Montalto Uffugo)
128. Lucia Liberatore, impiegata (Civitella di Romagna)
129. Attanasio Garripoli, impiegato (Venosa)
130. Doriana Vriale, giornalista (Napoli)
131. Maddalena Castronuovo, fisioterapista (Senise)
132. Silvia Speranzon, farmacista (Napoli)
133. Wilma Ciminelli, insegnante (Castrolibero)
134. Nicola Valluzzi, sindaco di Castelmezzano
135. Federico Amico (Trivigno)
136. Maria Antonietta Tarsia, presidente regionale “Cittadinanza Attiva” (Policoro)
137. Rosario Viola, pensionato e persona con disabilità (Gorgoglione)
138. Lorenzo Cinquepalmi, avvocato e segretario regionale lombardo Psi (Milano)
139. Maria Carmela Di Stefano, avvocato (Lagonegro)
140. Fabio Liparoti (Rende)
141. Giulia Muzzillo, insegnante (Santo Stefano di Rogliano)
142. Iolanda Magliari, insegnante (Acri)
143. Claudia Zanfini (Acri)
144. Michele Caligiuri (Cosenza)
145. Teresa Fiorito (Acri)
146. Saverio Iacovino (Monticelli D’Ongina PC)
147. Maria Leonetti, Medico (Merano)
148. Eugenio Sturino (Rende)
149. Mario Romano (Scala Coeli)
150. Carlo Sturino (Rende)
151. Laura Russo, Docente (Milano)
152. Paola Brunetti (Rende)
153. Rosa Mundo (Rende)
154. Maria Francesca Cortese (Montalto Uffugo)
155. Giovanna Magliari, artigiana (Acri)
156. Dora Covello (Montalto Uffugo)
157. Rinaldo Rinaldi, docente (Montalto Uffugo)
158. Anna Latorre (Rende)
159. Carlo Russo, pensionato (Rende)
160. Ilaria Amodio (Bisignano)
161. Rosalba Gaudino (Rende)
162. Barbara Cortese (Montalto Uffugo)
163. Mario Sirianni, pensionato (Rende)
164. Martina Barcaiuolo (Acri)
165. Flavia Ferraro (Crotone)
166. Antonella Fabbricatore (Verona)
167. Liliana De Franco (Rende)
168. Francesco Magnotta (Castel di Casio BO)
169. Giorgio Giovanni Berardi, tecnico ambientale e agro-alimentare (Bisignano)
170. Giovanni Cavalieri, operaio (Soveria Mannelli)
171. Gennaro Cavalieri, operaio (Soveria Mannelli)
172. Maria Forte, Operaia (Soveria Mannelli)
173. Emmanuela Cavalieri, O.S.S. (Soveria Mannelli)
174. Angelo Cavalieri, parrucchiere (Soveria Mannelli)
175. Patrizia Murano, insegnante (Montalto Uffugo)
176. Simona Minisci (Acri)
177. Nunzia Maletta (Colosimi)
178. Veronica Turiello, consigliera comunale (Bella)
179. Franco Labriola, geometra (Policoro)
180. Anna Bellamacina, assistente sociale (Viterbo)
181. Anna Sonia Leone, docente (Montalto Uffugo)
182. Giuseppina Cozzolino (Acri)
183. Cristina Gencarelli (Montalto Uffugo)
184. Giulia De Simone, Impiegata (Roma)
185. Silvia Rossi, pensionata (Perugia)
186. Enzina De Vito (Montalto Uffugo)
187. Sefora Altomari (Chiavari)
188. Antonio Soverati, pensionato (Maida)
189. Patrizia Viteritti, insegnante (Acri)
190. Pietro Simari, agronomo (Rossano)
191. Cosimo Mangiardi (Aosta)
192. Ugo Togo, pensionato (Donnici)
193. Donatella Montalto (Acri)
194. Giuseppe Chiodo, infermiera professionale (Torino)
195. Pamela Cofone (Acri)
196. Carmela Rino (Montalto Uffugo)
197. Anna Cinefra (Acri)
198. Pamela Scarcello (Acri)
199. Angela Servino (Acri)
200. Mariapaola Vergallito, giornalista e direttore de La Siritide (Senise)
201. Angela Guido (Acri)
202. Giorgio Alessio (Celico)
203. Loredana Fusaro (Acri)
204. Giuliana Alessio (Luzzi)
205. Francesca Straface (Acri)
206. Anna Ferraro (Acri)
207. Elvira Ferraro, docente pensionata (Acri)
208. Italia Serra (Acri)
209. Giorgia De Marco (Corigliano Rossano)
210. Donatella Cofone (Acri)
211. Giovanni De Santis, consigliere comunale (Rotondella)
212. Pietro Floris, libero professionista (Lauria)
213. Giuseppe Verrastro, infermiere (Potenza)
214. Andreina Regazzi, architetto (Moliterno)
215. Agostino Di Pierri, commerciante (Moliterno)
216. Cinzia Nuzzi, educatrice (Moliterno)
217. Angela Latorraca, imprenditrice (Moliterno)
218. Giovanna Dipierri, insegnante (Potenza)
219. Giuseppe Calabrese, preside in pensione (Latronico)
220. Filomena Lofrano, insegnante in pensione (Latronico)
221. Maria Grazia Ennico, studentessa (Moliterno)
222. Carmine Cocozza, contadino e già sindaco di Auletta
223. Italo Grillo, avvocato (Lauria)
224. Luigina Conti, tecnico informatico (Ceccano)
225. Antonio Rubino, impiegato (Moliterno)
226. Teresa Pambianco, impiegata (Moliterno)
227. Annarita Pinto, operatrice socio-sanitaria (Moliterno)
228. Maria Teresa Albano, pensionata (Moliterno)
229. Rosanna Viceconte, consigliere regionale ANPAS (Lagonegro)
230. Egidio Ciancio, consigliere nazionale Anpas (Latronico)
231. Sara de Canio, ingegnere (Marsicovetere)
232. Giuseppe Cassino, tecnico specializzato (Moliterno)
233. Enrica Caferri, insegnate
234. Nuario Fortunato, impiegato e giornalista (Marsicovetere)
235. Rino Cardone, giornalista (Potenza)
236. Andrea Spinellli Barrile, giornalista (Roma)
237. Maico Fortunato, docente in pensione (Paterno)
238. Maura Locantore, docente e segretario provinciale PD Potenza (Tito)
239. Sabrina Triola, funzionario di banca (Milano)
240. Pietro Zaccara, gestore UTP (Potenza)
241. Annalisa Di Giacomo, assessore politiche sociali comune di Lavello
242. Monica Gregoriano, avvocato (Marsicovetere)
243. Massetti Amelia, presidente “Associazione Artemisia (Cassino)
244. Battistina De Urso (Montalto Uffugo)
245. Tina Viteritti (Acri)
246. Antonia Gallo, impiegata (Soveria Mannelli)
247. Giuseppina Morrone (Corigliano Rossano)
248. Jessica Castrovillari (Acri)
249. Emilia Corniola (Montalto Uffugo)
250. Alessandro Mocciaro, operatore socio-sanitario (Acri)
251. Sabina De Giacomo (Acri)
252. Denise Cofone (Acri)
253. Nello Serra (Acri)
254. Maria Francesca Carrera (Corigliano Rossano)
255. Francesca Aceto (Rende)
256. Flavia Mancini, avvocato (Castel Madama Roma)
257. Giulio Zanoli, Medico veterinario (Roma)
258. Maria Luisa Spagnuolo, logopedista (Roccanova)
259. Giuseppina Giannasio, insegnate (Sant’Arcagelo)
260. Mimino Ricciardi, consigliere comunale (Lauria)
261. Marianna Ferrenti, libero professionista (Venosa)
262. Marisa Scalzo (Acri)
263. Livio Valvano, sindaco di Melfi e segretario regionale Psi (Melfi)
264. Giuseppe Percoco, attore (Roma)
265. Tonino Iallorenzi, insegnante (Vietri di Potenza)
266. Maria Luisa Prete (San Benedetto Ullano)
267. Arturo Maddalone (Zumpano)
268. Nadia Scrivani (Cosenza)
269. Franco Renato Raso (Lamezia Terme)
270. Silvia Sarbunch (La Spezia)
271. Vanna Dipierri, operatrice socio-assistenziale (Moliterno)
272. Fausto Alberto De Maria, sindaco di Latronico e coordinatore provinciale Italia Viva (Latronico)
273. Gerardo Sangiacomo, geometra e segretario del circolo Pd di Tito
274. Fabrizio Pesoli, impiegato (Milano)
275. Federico Tantillo, imprenditore (Roma)
276. Pierluigi Massimo Puglisi, antiquario (Arezzo)
277. Agostino De Vita (Rende)
278. Lea Costanzo (Marsala)
279. Rosita Arone (Montalto Uffugo)
280. Simona Marsico (Castiglione Cosentino)
281. Cinzia Rizzuto, docente (Cosenza)
282. Anna Perri, insegnante (Rende)
283. Bruno Andrea Palummo (Castrolibero)
284. Vincenzo Nicola Quercia (Rende)
285. Antonietta Rizzuti (Colosimi)
286. Angela Arone (Montalto Uffugo)
287. Carmela De Vita (Rende)
288. Pietro Pisani, falegname (Rende)
289. Carla Teresa Caterina De Franco (Rende)
290. Caterina De Franco (Rende)
291. Milena Gallo (Acri)
292. Francesca Amato (Fisciano)
293. Ilario Brienza, segretario Pd Sez. Pigneto-Prenestino (Roma)
294. Giuseppina Mobilio (Castronuovo Sant’Andrea)
295. Mariella Sansobrino, imprenditrice (Moliterno)
296. Lorenzo Caloggi, impiegato comunale (Giuliano di Roma)
297. Dinu Catalina, casalinga (Ceccano)
298. Massimiliano Tata, agente di commercio (Supino)
299. Anna Rizzuto (Colosimi)
300. Silvana Infusino (Rende)
301. Robertina Intrieri (Montalto Uffugo)
302. Antonella Salituro, docente (Rende)
303. Anna Maria Torchia, impiegata (Cosenza)
304. Marcella Celebre (Castiglione Cosentino)
305. Rosalia Covello (Rende)
306. Rosa Maimone, infermiera (Maratea)
307. Maria Antonietta Di Lascio, operatore socio-assistenziale (Moliterno)
308. Giovanni Germini (Moliterno)
309. Caterina Galotto, casalinga (Moliterno)
310. Maria Zito, operaia (Moliterno)
311. Nino Grasso, giornalista (Potenza)
312. Erminio Restaino, dipendente regionale (Potenza)
313. Claudia Cantisani, cantautrice (Milano)
314. Felice Del Vecchio, musicista (Milano)
315. Anna Conte, architetto (Latronico)
316. Paolo D’Aleo, giornalista (Roma)
317. Cesare Marte, medico e sindaco di Sarconi (Sarconi)
318. Vincenza Gesualdi, impiegata (Latronico)
319. Dino Paradiso, attore (Bernalda)
320. Tiziana Scialò, assistente costumi per produzioni televisive (Napoli)
321. Michele Salituro, ingegnere (Rende)
322. Marcello Favale, geometra (Latronico)
323. Giampaola Aceto (Rende)
324. Paola Scarpelli, ingegnere (Cosenza)
325. Antonio Lofrano, docente in pensione (Latronico)
326. Patrizia Albanese, impiegata (Napoli)
327. Michela Di Salle, segretaria (Milano)
328. Daniela Iorio (Bareggio)
329. Alessandro Bolognetti, insegnante (Napoli)
330. Manuela De Sario, biologa (Roma)
331. Margherita Sarli, giornalista (Lauria)
332. Nico Baratta, giornalista (Foggia)
333. Nicola Cavallo (Sant’Arcangelo)
334. Mario Polese, consigliere regionale Basilicata (Potenza)
335. Caterina Policaro, dirigente scolastico (Potenza)
336. Vito Lamorte, giornalista (Rapone)
337. Vincenzo Montagna, avvocato (Policoro)
338. Arturo Caponero, agronomo (Montalbano)
339. Antonio Di Sanza, avvocato (Policoro)
340. Antonio Brando, docente in pensione e già sindaco di Maratea (Maratea)
341. Filomena Maria Petruzzelli, Presidente Ass. “Verso la luce” (Grumento Nova)
342. Antonietta Laveglia, volontaria dell’Ass. “Verso la luce” (Grumento Nova)
343. Vertunni Maura, volontaria dell’Ass. “Verso la luce” (Grumento Nova)
344. Leonarda Malta, volontaria dell’Ass. “Verso la luce” (Grumento Nova)
345. Vincenzo Falcone (Roma)
346. Stefano Renato Geremia, tipografo (Tito)
347. Leonardo Giordano, impiegato (Avigliano)
348. Tiziana De Rosa, tipografa (Tito)
349. Nicola Staffieri, imprenditore (Matera)
350. Monica Rizza (Roma)
351. Marco Ruggiero, impiegato (Montemilone)
352. Roberto Cifarelli, consigliere regionale Basilicata (Matera)
353. Carmela Sigillo, dipendente pubblico (Casavatore)
354. Donatella Biondino (Acri)
355. Cristina Antonella Mariano, casalinga (Rende)
356. Giuseppe Gerundino, pensionato (Montalto Uffugo)
357. Antonietta Mazzei, insegnante (Trebisacce)
358. Anna Palumbo, fisioterapista (Montalto Uffugo)
359. Ciro Sigillo, pensionato (Napoli)
360. Maurizio Tripicchio, geometra (Rende)
361. Piero Miolla, giornalista (Pisticci)
362. Mariangela Lofrano, contabile (Nova Milanese)
363. Gianni Pittella, senatore (Lauria)
364. Nicola Timpone, presidente Gal “La cittadella del sapere” (Latronico)
365. Pietro Dommarco, giornalista (Milano)
366. Sigismondo di Agresti Consoli, tecnico informatico (Latronico)
367. Mario Vecchione, imprenditore (Latronico)
368. Carmine Vaccaro, dirigente sindacale Uil (Avigliano)
369. Michele Romania (Tenerife)
370. Luigi De Blasio, pittore (Roma)
371. Daniela Zaccai, pensionata (Mezzano)
372. Nicola Edoardo Perri, avvocato (Potenza)
373. Elisabetta Conte, ragioniera (Latronico)
374. Virginia Cortese, giornalista (Potenza)
375. Carmela Scelzo, insegnante (Sala Consilina)
376. Tina Sigillo, pensionata (Portici)
377. Carmela Russo, casalinga (Rende)
378. Ilaria Turoldo, artigiana (Udine)
379. Donatella Bisignano, educatrice (Acri)
380. Giuseppina Rocchi, pensionata (Padova)
381. Mariella Rigotti, casalinga (Napoli)
382. Nino Florenzano (Milano)
383. Antonella Zambrino, avvocato (Sarconi)
384. Giacomo Reale, petcare (Latronico)
385. Daniela Giordano, medico (Napoli)
386. Pietro Cappabianca, laureato in giurisprudenza (Napoli)
387. Carlotta Cappabianca, studentessa (Napoli)
388. Gianluca Mitidieri, impiegato e consigliere comunale Pd Latronico (Latronico)
389. Irene Gesualdi, architetto (Latronico)
390. Gianluca Liut, avvocato (Portogruaro)
391. Silvia Terranova, studentessa (Acri)
392. Danilo Scaglione, insegnante (Cinisello Balsamo)
393. Emanuela Tricarico, insegnante (Cinisello Balsamo)
394. Angelo Vigliaturo, impiegato (Acri)
395. Fiorella Serra, impiegata (Acri)
396. Franco Sileo, lavoratore autonomo (Avigliano)
397. Valentina Viola, sindaco di Chiaromonte (Chiaromonte)
398. Paride Leporace, giornalista (Potenza)
399. Barbara Verrastro, docente (Potenza)
400. Gabriele Di Mauro, pensionato e già consigliere regionale Psi Basilicata (Tramutola)
401. Vito Coviello, scrittore (Matera)
402. Guido Alagia, pensionato (Lauria)
403. Mario Erboso, maestro di ballo (Castrolibero)
404. Isabella Morea, pedagogista (Cosenza)
405. Giulia Miraglia, insegnante (Cosenza)
406. Andrea Iorfida, libero professionista (Cosenza)
407. Danilo Erboso, barman (Castrolibero)
408. Milena Ielpo, impiegata (Prato)
409. Mauro Bellucci, ingegnere (Rende)
410. Katia Serra, impiegata (Acri)
411. Franco Siciliano, deejay (Rende)
412. Rosanna Fornaro, operatrice call-center (Taranto)
413. Francesca Cavalieri, infermiera professionale (Decollatura)
414. Filippo Sirianni, operaio specializzato (Decollatura)
415. Ilaria Volpentesta, estetista (Rende)
416. Duilio Cevenini, pensionato (San Giovanni Persiceto)
417. Egle Miozzi, pensionata San Matteo della Decima)
418. Elisabetta Cardani, smaltatrice a fuoco (Venezia)
419. Rita Leni, impiegata (Dipignano)
420. Maria Assunta Altomari, studentessa (Acri)
421. Francesco Saverio Sigillo, management eventi musicali (Napoli)
422. Davide Sigillo, impiegato (Villaricca)
423. Romana Niessi, impiegata (Villaricca)
424. Giovanni Passariello, funzionario Ministero delle Finanze (Roma)
425. Carmelita Chimenti, insegnante in pensione (Cosenza)
426. Antonella Pallaria, casalinga (San Giorgio a Cremano)
427. Gennaro Romano, istruttore amministrativo (Napoli)
428. Antonella Delli Paoli, impiegata (Napoli)
429. Rossella Milano, casalinga (Cosenza)
430. Emilio Mazza, commesso ottico (Cosenza)
431. Tiziana Lofrano, mamma a tempo pieno (Firenze)
432. Francesco Fini, libero professionista (Firenze)
433. Vincenzo Vecchione, tecnico teatrale (Milano)
434. Antonietta Gesualdi, Barman (Latronico)
435. Domenico Pittella, avvocato (Lauria)
436. Maria Trinchetta, pensionata (Nichelino)
437. Francesco Aquino, assistente familiare (Rende)
438. Francesco Intrieri, studente (Acri)
439. Antonio De Mare, operatore dell’accoglienza (Lauria)
440. Daniela Gerunda (Latronico)
441. Renata Bolognetti, pensionata (Caserta)
442. Vincenzo Lombardi, avvocato (Tito)
443. Maria Greco, collaboratrice scolastica (Roccanova)
444. Giuseppina Ielpo, operaia (Prato)
445. Cristina Algieri, Ph.D Student UNIBO (Imola)
446. Antonio Oliverio, infermiere (San Giovanni in Fiore)
447. Erminia Cardamone, insegnante (Empoli)
448. Clelio Gelsomino, ingegnere (Castrolibero)
449. Maria Carla Reda, pasticcera (Acri)
450. Ilaria Esposito, infermiera (Lamezia Terme)
451. Antonietta Mirabelli, docente (San Basile)
452. Lucia Costanzo, avvocato (Montalto Uffugo)
453. Elena Ciardullo (Piacenza)
454. Alessandro Iorio, insegnante (Brescia)
455. Loredana Greco, infermiera (Mendicino)
456. Marco Iuliano, infermiere (San Giovanni in Fiore)
457. Carmela Angotti, infermiera (San Giovanni in Fiore)
458. Carmela Petrolo, infermiera (Rombiolo- VV)
459. Paolo Mangone (Mendicino)
460. Antonella Leoni, ausiliaria (Riva del Garda)
461. Gaetana Peccia, impiegata (Acri)
462. Antonella D’Amelio, impiegata (Mendicino)
463. Russo Carlo, pensionato (Rende)
464. Divina De Marco, insegnante (Rende)
465. Rosa D’Ambrosio, casalinga (Rende)
466. Simona Malatacca, casalinga (Spezzano)
467. Maria Carmela Bruno, medico (Bologna)
468. Antonio Rota, docente (Cosenza)
469. Ottavia Maria Del Gaudio, insegnante (Ferrara)
470. Ester De Luca, avvocato (Cosenza)
471. Annamaria Zanfini, fisioterapista (Acri)
472. Pina Sposato, casalinga (Acri)
473. Luigi Chimento, parrucchiere (Acri)
474. Erica Ippolito, infermiera (Acri)
475. Antonella Muto, infermiera (Acri)
476. Annalisa Benvenuto, podologa (Acri)
477. Eleonora D’Orazio, parrucchiera (Acri)
478. Antonio Pisani, avvocato e già consigliere regionale Psi Basilicata (Lauria)
479. Claudia Chirollo, medico (Napoli)
480. Pasqua Rosalba, dipendente asp (Acri)
481. Ferraro Ida, casalinga (Acri)
482. Francesco Midulla, portavoce circolo PD Rende (Rende)
483. Antonella Mitidieri, avvocato (Lauria)
484. Gerardo Toscano, operaio (Rende)
485. Rossella Milano
486. Carlo Ruffolo, vigile del fuoco (Rende)
487. Stefania Sansone, Casalinga (Rende)
488. Marilena Sammarro, impiegata (Acri)
489. Gina Pavano, parrucchiera (Acri)
490. Giampiero D’Ecclesiis, geologo (Potenza)
491. Pasqua Rosalba, dipendente Asp (Acri)
492. Maria Rosaria Servidio, OSS (Acri)
493. Maria Sposato, casalinga (Acri)
494. Gabriella Puzzo, insegnante (Verona)
495. Biagio Praino, imprenditore balneare (Praia a Mare)
496. Bartolomeo Caruso, chimico (Rossano)
497. Rosamaria Mara Conte, impiegata (Fisciano)
498. Mario Di Iorio, libero professionista (Napoli)
499. Giuditta Rizzuto, insegnante (San Donà di Piave)
500. Carmelo Rizzuto, pensionato (Marsala)
501. Luigi Stellato (Rende)
502. Angela Lombardi, casalinga (Latronico)
503. Sergio Gesualdi, cuoco (Latronico)
504. Vito Cantisani, farmacista (Latronico)
505. Giuseppe Accardo, pittore (Monaco di Baviera)
506. Carmina Lo Bosco, collaboratrice scolastica (Sant’Arcangelo)
507. Francesco Gesualdi, studente (Latronico)
508. Divina Falbo, docente (Rende)
509. Antonio Gesualdi, studente (Latronico)
510. Paolo Rizzotto (Ischia)
511. Enzo De Vincensis, già sindaco di Montemilone e consigliere comunale (Montemilone)
512. Maria Luisa Zaffarano, insegnante (Episcopia)
513. Michele Macelletti (Bari)
514. Nunzia Pambianco, Casalinga (Prato)
515. Giuseppe Villone, imprenditore (Sant’Arcangelo)
516. Umberto Longo, sindacalista CGIL (Latronico)
517. Maria Mitidieri, casalinga (Latronico)
518. Fedele Pasquale Filpi, veterinario (Latronico)
519. Salvatore Lofrano, consulente finanziario (Latronico)
520. Vittoria Di Stefano, studentessa (Latronico)
521. Vincenzo Ciminelli, consulente informatico (Latronico)
522. Gianni Del Peschio, libero professionista (Napoli)
523. Andrea Pignatelli, preparatore atletico (Napoli)
524. Maria Assunta De Luca, infermiera (Latronico)
525. Vincenza Conte, casalinga (Latronico)
526. Egidio De Stefano, insegnante (Ardea)
527. Armando Pillo, Impiegato (Modena)
528. Giulio Cainarca, direttore RPL (Milano)
529. Giovanni Sigillito, studente (Potenza)