Dopo il successo della prima edizione che ha visto coinvolte le scuole pugliesi, la MAD – Mostra A Distanza – dedicata all’esposizione “Vasi Mitici. Gli eroi del Museo Nazionale Jatta” temporaneamente ospitata al Castello Svevo di Bari, parte per il suo tour virtuale in tutta Italia, per invitare gli studenti italiani delle scuole primarie e secondarie di I grado ad ammirare i preziosi reperti.
Nella primavera scorsa, la modalità di fruizione a distanza, che ha visto la partecipazione di oltre 1.100 studenti, si è rivelata una formula vincente che ha offerto a tutte le scuole pugliesi la possibilità di visitare la mostra, organizzata dalla Direzione Regionale Musei Puglia, in forma completamente gratuita.
Quest’anno l’iniziativa si amplia ad includere le scuole di tutta Italia. Come previsto, infatti, dopo la prima fase dedicata alle sole scuole pugliesi, si inaugura adesso la proposta rivolta alle scuole del resto d’Italia. Nell’auspicabile progressivo rientro alla normalità, le scuole della Puglia potranno finalmente recarsi a visitare dal vivo la mostra allestita al Castello Svevo di Bari, mentre la formula della MAD si concentrerà sugli studenti delle altre regioni, che potranno così partecipare alla visita virtuale e, a seguire, entrare in una chat interattiva con gli esperti del Museo.
“Vogliamo prendere il meglio – spiega Luca Mercuri, Direttore Regionale Musei Puglia– di ciò che la pandemia ci ha lasciato e trasformarlo in un’opportunità nuova, estesa agli studenti di tutta Italia”. “Sebbene infatti il momento della visita scolastica in presenza resti la migliore forma di fruizione del patrimonio culturale, rappresentando un insostituibile momento di socializzazione, – prosegue Claudia Lucchese, Direttrice del Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia - la MAD permette comunque alle classi di fruire di un contenuto culturale unico, senza costi di spostamento. Apriamo così le porte della mostra Vasi Mitici a tutti gli studenti: aspettiamo i ragazzi pugliesi al Castello Svevo e invitiamo i loro coetanei alla MAD!”
Il lancio dell’iniziativa, rivolta alle classi 3^, 4^ e 5^ delle scuole primarie e alle classi 1^ e 2^ delle scuole secondarie di I grado di tutte le regioni d’Italia, è previsto per oggi: dal 27 ottobre al 23 dicembre 2021 le scuole interessate potranno prenotare la visita fino all’esaurimento delle giornate di calendario disponibili. Gli incontri avranno inizio da gennaio 2022.
Per info e prenotazioni, si prega di scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." target="_blank">drm-pug.museoruvo@
Rossocinabro è lieta di annunciare la prima ampia presentazione dei dipinti di Tondi Hasibuan a Roma.
La mostra, curata d Cristina Madini, aprirà i battenti martedì 2 novembre, dalle ore 17. L’entrata è libera e senza richiesta prenotazione.
La prima mostra personale dell'artista indonesiano Tondi Hasibuan presso la galleria rivela il lato cubista della pratica artistica di Tondi.
Un grande insieme di più pezzi incorniciati ricopre le pareti dello spazio espositivo. L'acrilico su tela offre allo spettatore un'impressione del rapporto personale di Tondi con il suo lavoro come artista e i movimenti d'avanguardia dell’inizio del XX secolo, in particolare Tondi è stato attratto dal cubismo di Picasso e dal fauvismo di Matisse. All'interno dei colori forti e delle pennellate cariche, caratteristica questa dei dipinti di Matisse, i motivi ben familiari dell'opera di Tondi emergono nel cosmo di colori monumentali ma giocosi: fiori, foglie, cerchi, linee rette e cubi, nonché dipinti a strisce astratte, arcobaleni, animali e leoni. Il suo interesse centrale nel coinvolgere lo spettatore nell'opera d'arte diventa evidente negli "studi della testa" a grandezza quasi naturale le cui viste laterali sembrano immagini speculari delle statue classiche. La relazione e l'ispirazione dei dipinti di Picasso del periodo cubista sono evidenti. Molte delle opere acriliche collegano Tondi al classicismo delle sculture italiane e greche. Il loro sottile umorismo di fondo allude agli stili di vita contemporanei e alla comprensione dell'arte.
Tondi Hasibuan (Jakarta 1977) vive e lavora a Sumatra.
Tondi è un pittore cresciuto nel regno di Huristak, Padang Lawas, nel nord di Sumatra. Tondi Utama Hasibuan è nato il 10 settembre 1977, oltre alla pittura ha anche l'hobby della fotografia ed è appassionato di pittura fin dall'infanzia e ha ricevuto un'educazione artistica, diplomandosi come Bachelor of Art e Master of Art presso la Birmingham City University, Regno Unito nel 1999-2004. Il pittore Tondi è attualmente anche docente presso la Facoltà di Arte e Design (FSRD) dell'Indonesian Cultural Arts Institute (ISBI) Bandung. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e nel mondo.
Info Rossocinabro: www.rossocinabro.com
Foggia, da villaggio a città, è questo il titolo di una interessante mostra realizzata dalla fotoreporter Giuliana Macchia, responsabile del Gruppo Giovani degli Amici del Museo Civico di Foggia, che espone decine e decine di fotografie e disegni inediti della città di Foggia, oltre a ricostruzioni delle antiche porte di accesso, dei quartieri, delle vie e degli edifici scomparsi tratti dal volume Storia di Foggia di Carmine de Leo, presidente degli Amici del Museo.
La mostra è stata realizzata insieme all’Archivio di Stato di Foggia, che con la collaborazione e ricerca della direttrice Grazia Battista ha messo a permesso la riproduzione della numerose piante antiche della città di Foggia conservate nei fondi documentari dello stesso archivio.
Un vero e proprio viaggio nel tempo nella Foggia che fu, rivivono chiese, palazzi e monumenti scomparsi, angoli caratteristici della città ormai perduti che il visitatore potrà visionare negli ingrandimenti fotografici dei numerosi pannelli esposti presso la sala Diomede al secondo piano del Museo Civico di Foggia.
La mostra sarà aperta al pubblico dal prossimo 3 novembre e fino al 14 dello stesso mese dalle ore 9,00 alle ore 12,30 e per visitarla sarà necessario essere in possesso del green pass e di mascherina.
Con questa iniziativa gli Amici del Museo Civico di Foggia riprendono in pieno la loro attività di volontariato nel campo della promozione culturale.
La mostra rappresenta una interessante fuga nelle epoche passate che hanno caratterizzato le vicende storiche ed urbanistiche della Foggia che fu, attraverso le numerose immagini esposte il visitatore potrà conoscere vecchi disegni e immagini inedite della città, le sue raffigurazioni cartografiche nel Cinquecento e nel Seicento e farsi un’idea di come il vecchio nucleo urbano che oggi rappresenta il centro storico si sia sviluppato nel corso dei secoli.
Una visita da non perdere per tutti gli appassionati della nostra storia locale, che potranno fotografare le immagini messe in mostra senza alcuna restrizione e portare a casa un pezzo di storia della loro città!
Presentazione a cura della dott.ssa Sara Maffei.
Dal 30 ottobre al 30 novembre 2021, presso la Contemporanea Galleria d'Arte di Bari, sarà possibile ammirare la produzione artistica del maestro Pino Procopio, uno degli artisti più significativi del panorama contemporaneo. La mostra è curata dal gallerista Giuseppe Benvenuto ed accoglie più di 30 esuberanti illustrazioni, all'insegna di un'evasione onirica dal sapore fiabesco.
Dopo un esordio artistico in terra Calabra, è a Roma che l'artista delinea nitidamente la fisionomia del proprio linguaggio, maturando uno stile singolare tale da renderlo inconfondibile. Bizzarri, eccentrici e sgargianti, i personaggi che albergano le tele del maestro risaltano all'occhio per il loro vigoroso dinamismo cromatico, declinato nelle diverse intensità delle tinte accese.
Esseri stravaganti e pregnanti di energia visionaria, le creature dell'artista si manifestano entro un'atmosfera sospesa, collocandosi fuori dal tempo e dallo spazio. Si tratta di un tempo interiore, al di là del presente. Un tempo dell'immaginazione, il trionfo del sogno. Altresì lo spazio è modulato sulle corde di un'intonazione sognante, lasciando emergere la densità di un mondo utopistico, morbido, avvolgente.
In questo universo immaginifico si staglia la presenza del regno animale: piccole rane, pesciolini, gatti, cavalli, cani, maialini e serpenti permeano le tele, fino a compenetrare le figurazioni, dando vita a raffigurazioni ibride dal gusto fantastico. Con fare giocoso, il maestro inventa la sua la magia onirica: incontriamo un uomo dall'occhio a forma di pesce intento a galoppare un cavallo, delle rane che si allenano, piccoli personaggi che fluttuano nell'aria, bizzarre coppie di innamorati, musicisti che navigano mari dentro barchette di carta ed esseri umani con teste di volatili.
Lo sguardo è ampio e proiettato all'apertura: si apre alla diversità e alle molteplici possibilità del reale, lasciando spazio alle categorie del bizzarro, del deforme e del mostruoso. L'arte di Procopio accoglie il brutto, e lo fa in maniera gentile, lo abbraccia, addolcendone coloristicamente le disarmonie e trasformandolo in buffo: è un deforme innocuo, di cui non si ha paura, sgombro da ogni parvenza di minaccia. È un brutto che non turba, anzi ci invita a fare la sua conoscenza, destando curiosità.
È la corsa a briglie sciolte della fantasia che conduce al delizioso mondo dell'infanzia, imperfetto ma felice. Così com'è felice la sensazione di leggerezza che ne deriva e che consente allo spettatore di tornare un po' bambino, osservando da vicino i dolci sogni, frutto dell'animo poetico del pittore.
GIORNI e ORARI
Martedì - Venerdì ore 15.30 – 20:30
Sabato e Domenica ore 10:30 – 20:30
Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Contemporanea Galleria d’Arte
FOGGIA, viale Michelangelo al civico 65.
BARI, via Nicolò Piccinni, 226.
Foggia, Contemporanea Galleria d'Arte - viale Michelangelo, 65, 25 settembre 2021 - 30 ottobre 2021. Inaugurazione sabato 25 settembre 2021, ore 18:30
Presentazione stampa a cura della dott.ssa Sara Maffei.
Contemporanea Galleria d'Arte di Foggia, a partire dal 25 settembre 2021 fino al 30 ottobre 2021, è lieta di accogliere un'imperdibile mostra dedicata ai più grandi maestri del Novecento, curata da Giuseppe Benvenuto. Il ricchissimo repertorio comprende prestigiosi capolavori di artisti internazionali, articolati entro un percorso espositivo che, partendo dalla prima metà del secolo scorso, ci offre uno spaccato dell'evoluzione artistica fino ai nostri giorni. Gli osservatori possono fare esperienza di un itinerario artistico sorprendentemente vasto e differenziato, attraverso un corpus di circa 30 opere – tra cui la celebre Madame Ricardo Canals (1966, 55x70 cm), litografia a colori su carta intessuta, opera del grande genio del XX secolo Pablo Picasso (1881-1973), firmata e numerata dal maestro. Il volto austero della donna che compare nella litografia proveniente da Londra è avvolto dalla predominanza del nero, dal quale emerge con autorevole fissità di sguardo. Si tratta di una tecnica di stampa a cui Picasso si dedica enormemente nel dopoguerra, quando la sua attività si apre a molteplici settori, tra cui anche la ceramica e la scultura.
L'arte di Picasso conosce nel corso del tempo una profonda evoluzione, cambiando radicalmente, e con fare quasi camaleontico, la propria fisionomia: dopo gli esordi spagnoli ed il “periodo blu” (1901-1904), affronta l'esperienza parigina ed il “periodo rosa”(1904-06). Successivamente approda ad una semplificazione delle forme in puri volumi, testimoniata da Les demoiselles d'Avignon (1907 - New York, MoMA), opera alla quale lavora per sei mesi, realizzando moltissimi disegni preparatori. Il disegno è infatti per Picasso il modo per vedere la forma, un momento imprescindibile ai fini del rigore architettonico dei suoi personaggi.
L'importanza del disegno è rivendicata anche dal pittore metafisico Giorgio de Chirico (1888-1978), secondo il quale esso non è che il luogo in cui nasce il pensiero, necessario per poter dipingere, così come è essenziale conoscere l'alfabeto per poter scrivere. Il disegno di De Chirico esposto in Galleria, intitolato Biro su Carta (1964), è firmato in basso a destra ed archiviato presso la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico (Roma). L'opera è un abbozzo di personaggi dalla messinscena de Il Prigioniero, frutto del pianista Dallapiccola. Attraverso gli schizzi, dunque, anche De Chirico costruisce in maniera preliminare un dipinto, anticipandone l'effetto finale dell'opera pittorica.
I primi autentici paesaggi cubisti di Picasso, risalenti al 1909, danno avvio alla fase analitica in cui la scomposizione dell'immagine determina una moltiplicazione dei punti di vista. Segue la fase sintetica (1913-14), in cui si accentua il carattere sintetico delle forme e compaiono citazioni sovrapposte di carta da parati, finto legno ed elementi extra- pittorici. È a Picasso che infatti si deve l'invenzione del collage - avvenuta nel 1912 con Natura morta con sedia impagliata (Parigi, Musée Picasso) - una pratica che, assieme al papier collé di Braque, gioca un ruolo di primaria importanza nell'ambito dello sviluppo dell'arte successiva, dal Dadaismo, alla Pop Art, fino all'Informale materico. È in primis con Picasso e Duchamp – il cui primo ready-made, Ruota della bicicletta (The Israel Museum, Jerusalem, 1913), nasce prima del movimento dadaista - che l'oggetto comune, estrapolato dalla quotidianità, si trasforma in oggetto artistico. Successivamente il Dadaismo eleva l'oggetto d'uso a dignità di opera d'arte, attraverso accostamenti inediti e, nel farlo, anticipa la Pop Art. Quest'ultima, anziché l'oggetto usato e gettato, manipola l'oggetto consumistico, ingigantendolo o proponendolo in serie. Prima di dar vita al movimento dadaista assieme a Duchamp e di dedicarsi alla fotografia, Man Ray (1890-1976), grande sperimentatore del XX, realizza le prime opere pittoriche, fra le quali in mostra un dipinto Senza Titolo (45x62,50 cm), dalle forme geometrizzanti e dai colori accesi, firmato a matita in basso a destra su Carta Arches (France) e proveniente dalla Galleria Il Fauno di Torino.
Del massimo rappresentante della Pop Art americana, Andy Warhol (1928-1987), Contemporanea Galleria permette di ammirare da vicino la serigrafia intitolata Ladies and Gentlemen II.130 (1975), parte di una provocatoria serie di 10 tele realizzate in edizione limitata di 125 esemplari - firmati e numerati in originale – commissionata dal collezionista Anselmino un anno prima. Il soggetto, con lo sguardo sfrontato e diretto verso chi guarda, è dapprima fotografato con una polaroid ed in seguito dallo scatto è realizzata la serigrafia, completando il tutto con larghi tocchi di colore. Con questa serie l'artista prende le distanze dagli iconici ritratti dedicati alle celebrità, fotografando le drag queen al The Gilded Grape, il night club di New York sulla West 45th Street, e consentendo così l'ingresso nell'arte a figure che non ne hanno mai fatto parte e considerate a lungo ai margini, catturate in tutta la loro teatralità.
Restando sull'onda della Pop Art italiana ed europea, nel percorso espositivo incontriamo due Smalti e acrilico su tela (1990-96) di Schifano (1934-1998), artista e regista italiano ed anche il principale esponente della Scuola di Piazza del Popolo, movimento artistico nato a Roma negli anni '60. Schifano si allontana dalle fredde immagini patinate di Warhol, dando all'atto creativo un accento più emotivo, ravvisabile nelle pennellate irregolari, testimoni della materialità del gesto pittorico. Appartengono alla medesima scuola anche Giosetta Fioroni (1932), Valerio Adami (1935) e Tano Festa (1938-1988), dei quali la mostra presenta rispettivamente L'angelo custode (2003, 70x50 cm), Disegno (1970) e Tecnica mista su carta intelata (1962). L'opera della Fioroni è una tecnica mista su carta che rivela la sua caratteristica visionarietà, attraverso la quale esprime la sua infanzia, memore dei lavori di Klein, apprezzati negli anni parigini. Schizzi, macchie e campiture di colore si fanno così portatori di una narrazione e di un messaggio legato al ricordo e al substrato della memoria. Adami inizialmente si esprime prediligendo un'arte astratta, in seguito accoglie la figurazione, ispirandosi alla Pop Art americana di Lichtenstein ed avvalendosi di stesure piatte entro contorni neri definiti.La pittura di Festa è fatta di monocromatici ed isolati oggetti di uso quotidiano che in quanto dipinti, diventano pittura ed entrano nel mondo dell'arte, perdendo la loro funzione oggettuale. Questi oggetti – specchi, calendari, armadi, ciack e via dicendo – sono immobili, passivi, sempre uguali a sé stessi ed immuni ai segni del tempo che passa.
Al movimento della Scuola di Piazza del Popolo si avvicina anche Jannis Kounellis (1936-2017), importante esponente dell'Arte Povera e del quale, presso la Galleria, si può osservare un disegno Senza Titolo (1990, 20x30 cm), realizzato con tecnica mista su carta (20x30 cm). Fautore di un'arte intesa come uscita dal quadro, in cui l'artista passa dalla rappresentazione alla presenza, nei suoi disegni si nasconde il substrato più intimo e profondo di sé, in un horror vacui di traiettorie confuse sulla superficie bianca.
Con Alberto Burri (1915-1995) ed Enrico Castellani (1930-2017) il processo creativo risponde alla necessità di esprimersi in maniera totalmente libera, fino ad intaccare la normale configurazione dell’oggetto e del supporto. Entrambi, tra gli anni '40 e '60, lavorano sul superamento del concetto di tela: il primo manipolando sacchi e plastiche, attraverso processi di combustione, tagli e cuciture; il secondo facendo uso di superfici estroflesse e introflesse. Esponente dell'informale materico, Burri dà un significato nuovo e poetico alla cosa banale e all'oggetto ritenuto uno scarto. Dei due artisti, la mostra accoglie Museo di Capodimonte (1978, 64,50x89,50 cm) opera appartenente alla Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Città di Castello 1986, con tiratura e firma in basso a matita.
Superficie bianca, (58x44 cm) di Castellani, con tiratura e firma in basso a matita, un'opera che offre una partecipazione attiva, invitando lo spettatore ad indagare realtà intime mai esplorate, essendo, quelle dell'artista, opere portatrici di una notevole carica emotiva. Castellani sviluppa l'eredità di Lucio Fontana, trasformando la bidimensionalità della tela in uno spazio fisico e concettuale e negli anni '60, assieme a Piero Manzoni, dà vita alla Galleria Azimut di Milano.
Anche la Dadamaino (1930-2004), pseudonimo di Edoarda Emilia Maino, entra in contatto con gli artisti del gruppo Azimuth. Osservabile in galleria è il suo Progetto per serigrafia (Inversione Cromatica) (1975, 30x30 cm), un acrilico su tela cartonata (30x30 cm), proveniente dall'Archivio Dadamaino, in cui nega il colore, optando per un bianco totale da cui scaturisce un ritmo dinamico.
Fra gli altri artisti presenti in Galleria incontriamo Raoul Dufy (1877 – 1953), Fortunato Depero (1892-1960), Massimo Campigli (1895 – 1971), Maria Lai (1919 – 2013), Arnaldo Pomodoro (1926), Dennis Oppenheim (1938 – 2011), Enzo cucchi (1949) e Haring Keith (1958-1990).
Dufy si muove all'interno del fauvisme, prediligendo una linea geometrizzante, un uso del colore puro, porzioni quadragolari e tinte piatte. La massima semplificazione delle forme è evidente nell’opera Senza titolo (15x12 cm), presente alla mostra - che verrà inserita nel Catalogue raisonné des projets de tissus de Raoul Dufy, attualmente in preparazione a cura di Fanny Guillon–Laffaille.
Depero è un esponente del secondo Futurismo fortemente legato alla cultura post-cubista, che porta avanti la deformazione dell'oggetto avviata da Picasso, ricostruendo in maniera nuova gli oggetti. Dell'artista in Galleria è osservabile un Invito (22x15 cm), realizzato per la mostra “Depero futurista” presso Galleria Fonte d'Abisso (1992), con legatura in cartoncino editoriale bullonata. Depero è infatti il più autorevole cartellonista pubblicitario tra i Futuristi, lavora a New York per copertine di riviste e lancia il “Manifesto dell’arte futurista della pubblicità” (1931), facendosi promotore di una comunicazione dinamica che si avvale di un’immagine pubblicitaria veloce e affascinante, caratterizzata da grandi campiture piatte di colore.
Campigli, pseudonimo di Max Ihlenfeldt e firmatario del “Manifesto della pittura murale” (1933), matura dal fascino dell'Arte Etrusca il gusto per le composizioni arcaicizzanti. Circondato da figure femminili sin dalla primissima infanzia, la sua pittura guarda all'universo femminile rappresentato con moduli geometrizzanti e tinte chiare. Ne è un esempio l'opera esposta in mostra, intitolata Le passeggiatrici (1957, 24x34 cm) - con tiratura a matita in basso a sinistra e firma e anno a stampa in basso a destra - raffigurante delle donne dai corpi rotondi, eleganti ed ingioiellate.
Figura di spicco nell'arte italiana dal secondo dopoguerra in poi, Maria Lai è un'artista nota soprattutto per le sue opere tessili. Il percorso espositivo ci consente di ammirare l’opera Senza titolo (2001, 12,50x20 cm), proveniente da una Collezione privata di Cagliari, con firma ed anno in basso a destra. La tavola illustra le morbide sagome stilizzate di alcune donne intente a svolgere le tipiche attività femminili, svelando un linguaggio artistico che affonda le proprie radici nella tradizione sarda.
Pomodoro è uno scultore che lavora molto sui disegni, concepiti sia come indagine indipendente che come fase preliminare alla progettazione di opere plastiche. In mostra è esposta l'opera De Cantare Urbino (1985), una cartella con otto incisioni a colori in calcografia con poesie di Miklos N. Varga, ed un contenitore in legno (48x38 cm) con un bassorilievo in bronzo dorato, firmato e numerato 30/99 sulla custodia e su ogni incisione. Si tratta di un'edizione di 130 esemplari di cui 99 in numeri arabi, 25 numeri romani e 6 segnati con le lettere dell'alfabeto destinati ad personam.
Tra i pionieri della Land Art incontriamo Oppenheim che, a partire dagli anni '80, si dedica soprattutto alla realizzazione di grandi installazioni in spazi pubblici. La Galleria accoglie il progetto su carta Gallery sculptures (1975), con firma a pennarello in basso a destra e proviene da un'edizione Deluxe. L'opera comprende una tiratura completa di 75 esemplari e 10 H.C. della cartella “Proposal, 1967-1974” che, a sua volta, contiene progetti dettagliati di 62 installazioni in gran parte non realizzate. Le litografie erano suddivise cronologicamente in quattro periodi codificati a colori: la linea blu per il 1967 e dieci progetti; la linea seppia dal 1967 al 1968 per quattordici progetti; la linea nera dal 1968 al 1971 per tredici progetti; e la linea rossa dal 1971 al 1974 per venticinque progetti.
Per Cucchi disegnare è un istinto naturale ed uno strumento molto potente in grado di fornire un nuovo modo di vedere il mondo. L'artista si dedica alla figurazione dopo l'esordio concettuale, diventando uno dei massimi rappresentanti della Transavanguardia Italiana. Fra i disegni dell'artista, il pubblico può ammirare quello intitolato Il gatto (1980).
Keith è il padre della street art statunitense ed icona pop degli anni '80, il cui stile è immediatamente riconoscibile grazie ai suoi buffi personaggi dalle forme arrotondate. Dell'artista, esponente del Graffitismo Metropolitano, è presente l’opera Senza titolo (1984, 39,50x29 cm) con firma ed anno in basso a destra, oltre al Certificato di autenticità della firma di Frank P. Garo Fhe - Forensic Handwriting Examiner, Coopersburg, PA.
Questi solo alcuni dei nomi degli artisti le cui opere presenzieranno presso Contemporanea Galleria d'Arte di Foggia nella stagione autunnale. A completare la cospicua raccolta, non mancheranno opere di Galliani, Bay, Bonalumi, Ceroli, Dorazio, Haring, Guttuso, Mambor, Masson, Nespolo, Paolini, Sutherland e tanti altri.
Con due nuove sculture in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio, dal 2 ottobre 2021 Francesco Vezzoli sarà protagonista di Francesco Vezzoli in Florence, a cura di Cristiana Perrella e Sergio Risaliti. Il progetto – presentato dal Museo Novecento di Firenze e dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, realizzato con il patrocinio del Comune di Firenze e l’organizzazione di Mus.e – metterà in dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città.
Dopo gli interventi di Jan Fabre, Urs Fisher e Jeff Koons e la presentazione di un’opera di Giuseppe Penone, con Francesco Vezzoli Piazza della Signoria tornerà a essere il fulcro del contemporaneo nella culla per antonomasia del Rinascimento. Francesco Vezzoli sarà peraltro il primo artista italiano vivente a realizzare un’opera site-specific per Piazza della Signoria, appositamente concepita per l’occasione.
Dopo la sua mostra in città nel 2014, Francesco Vezzoli torna a Firenze affrontandone i luoghi più simbolici: Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, nel solco di un progetto che ha visto protagonisti negli scorsi anni celebri artisti internazionali. In Piazza della Signoria un monumentale leone rampante novecentesco, installato su un basamento antico, stritola tra le fauci una testa romana del II secolo d.C., in un pastiche tra diverse epoche artistiche che è diventato la cifra di molte opere recenti dell’artista.
Insieme all’intervento in piazza, il progetto comprende una seconda scultura, posizionata all’interno dello Studiolo di Francesco I de' Medici a Palazzo Vecchio, uno scrigno prezioso carico di misteriose suggestioni iconografiche, esoteriche e astrologiche realizzato tra il 1569 e il 1573, che per la prima volta in assoluto ospita un’opera di arte contemporanea. Su una figura di togato romana è innestata una testa “metafisica” di bronzo, citazione de Gli archeologi di De Chirico, una delle opere che meglio rappresenta il recupero della classicità in epoca moderna.
Con questi lavori Francesco Vezzoli, ci restituisce nuove muse inquietanti, ricomponendo i frammenti di una civiltà perduta, ricordandoci che l’arte è sempre, prima di tutto, un fatto mentale e che i ready made, gli assemblage antico – moderno, sono una pratica dalle radici molto antiche, come ci insegna il Ganimede di Benevenuto Cellini realizzato ricomponendo parti di una scultura antica.
Tuttavia, rispetto ai restauri rinascimentali Vezzoli si inserisce nel percorso concettuale di De Chirico e Savinio, inventori di metamorfosi e di collage misteriosi, e invece di ricercare l’armonia formale, compone ibridi sconcertanti, collage linguistici che rigenerano le forme della tradizione ma che hanno una vita propria. Un mondo surreale fatto di archeologia e fantasia, memoria e invenzione, dove la cultura classica, invece di un modello immutabile, atemporale, diventa materia da scomporre e ricomporre, da rendere attuale nel presente, trovando nell’ibridazione con altri temi, altre epoche, lo spunto per la riflessione artistica – e non ideologica – su argomenti come identità, autorialità, e su come ricordare il passato, senza rinnegarlo o cancellarlo. Perché la libertà si fonda anche sul lasciare alle immagini il loro potere misterioso, poetico e trascendentale.
Dopo l’intervento di Francesco Vezzoli nello spazio pubblico di Firenze, il Centro Pecci di Prato dedicherà all’artista una mostra personale da febbraio 2022.
Storia del Telefono in Puglia (1882-1963) - Mercoledi 22 settembre Inaugurazione mostra fotografica"
Mercoledi 22 settembre p.v., alle ore 11,00, nell’Agorà del Palazzo del Consiglio regionale della Puglia - in via Gentile n. 52 a Bari - sarà inaugurata la mostra fotografica intitolata “Storia del telefono in Puglia (1882-1963)”, realizzata grazie alle illustrazioni presenti nei due volumi “Fili di voce – Arriva il telefono nelle Puglie” curati dal prof. Michele Mainardi. La mostra gode del sostegno morale del Museo nazionale della comunicazione di Roma (Mise) e l’evento si svolgerà alla presenza della presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone e del vicepresidente del Corecom, Franco Di Chio. Nella stessa mattinata verranno presentati i due volumi dall’autore, interverranno il prof. Federico Pirro (Uniba), il prof. Salvatore Colazzo (Unisalento) e la dott.ssa Gilda Gallerati, responsabile del Polo bibliotecario del Ministero dello Sviluppo economico (Mise). Le pubblicazioni e la mostra sono realizzate per volontà del Corecom Puglia (Comitato regionale delle comunicazioni della Puglia) in collaborazione con la Biblioteca del Consiglio regionale e rappresentano la prima pubblicazione organica sulla nascita e la storia del telefono in regione.
Per la prima volta si racconta l’evoluzione del telefono, dal suo arrivo al suo sviluppo, in un arco temporale compreso tra il 1882 e il 1963, attraverso l’indagine storica meticolosamente raccolta attraverso le fonti archivistiche tracciate nel corso dei secoli, con il recupero di documenti inediti tratti anche da periodici e i giornali di fine Ottocento e inizio Novecento.
Il cospicuo corredo fotografico presente nei volumi rappresenta una dotazione inedita frutto di collezioni private che sono oggi finalmente a disposizione del pubblico. Dai modelli dei primi telefoni in Puglia, alle prime opere di sistemazione dei pali telefonici che avrebbero portato la “grande novità”, dalla comunicazione pubblicitaria sulla Gazzetta del Mezzogiorno per promuovere presso i cittadini la diffusione del mezzo che mettono in evidenza la tecnica comunicativa utilizzata per convincere il probabile futuro abbonato all’uso della telefonia, all’utilizzo in guerra di un indispensabile strumento di comunicazione, dalla collezione di gettoni telefonici, ai fotogrammi cinematografici tratti dal genere “telefoni bianchi”, dalle locandine relative alle pellicole, ai primi elenchi degli abbonati, ecc.
Nelle tavole della mostra non manca nemmeno una sezione dedicata al lavoro delle telefoniste, documentata fotograficamente che farà parte della collezione del Museo Storico nazionale della comunicazione di Roma.
Un evento dedicato agli studenti, agli addetti al settore delle comunicazioni, agli studiosi del mondo della ricerca oltre che a tutta la cittadinanza.
La partecipazione all'inaugurazione è consentita fino a un massimo di 60 partecipanti e si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza anticovid. La mostra fotografica sarà visitabile anche nei giorni successivi.
Per ulteriori informazioni consultare il sito https://corecom.consiglio.
“Free to imagine, free to choose” è la nuova proposta artitstica curata da Joe Hansen e Cristina Madini.
Nel galleria romana saranno esposte opere incredibili, dipinti, foto, sculture che puoi utilizzare per qualsiasi progetto e spazio. Queste opere sono state selezionate per te e provengono da tutto il mondo. Sono tante le novità con l’inizio di una nuova stagione dell’arte a Roma.
L'evento offre una ottima opportunità per investire in arte internazionale. I visitatori possono trovare una ottima selezione di dipinti, fotografie d'arte, sculture, video, in materiali e stili diversi.
Opere di: Daniel Agra, Ralph Aiken, Brian Avadka Colez, Steve Bicknell, Glenys Buzza, Laura Caccavo, Yenny Carruyo, Marco Casalena, Dénes Csasznyl, Marie-Pierre de Gottrau, Onno Dröge, Tom Dugdale, Torhild Frøydis Eid, Margarita Felis, Natasscha Girelli, Elena Gonzalez Muñoyerro, Michael Jiliak, Chikara Komura, Alexandra Kordas, Lize Krüger, Cinzia Inglese, Constanza Laguna Roldán, Angelika Lialios Freitag, Linda Liao, Fiona Livingstone, Marcia Lorente Howell, Karl Weiming Lu, Lise Lykke, Judith Minks, Fanou Montel, Susan Nalaboff Brilliant, Cox Nathanael, Aude Nguyen, Ann Palmer, Alessio Pistilli, Sal Ponce Enrile, Erwin Rios, Belle Roth, Irene Strolz-Taferner, Serina Tara, Kari Veastad, Stéphane Vereecken, Victoria V, Paige Wallwork, Joanna Wojtal-Kalinowska.
Venerdì 10 settembre, il Museo Novecento presenta la mostra Arturo Martini e Carrara. Donna che nuota sott’acqua, a cura di Lucia Mannini con Eva Francioli e Stefania Rispoli, allestita nelle sale al piano terra del museo e aperta fino al 14 novembre 2021.
L’esposizione, che nasce come sezione all’interno della mostra Arturo Martini e Firenze, è dedicata a quel rapporto speciale che Martini, come tanti altri scultori, intrattenne con le Apuane, dove dai tempi dell’antica Roma si estraeva il marmo statuario, preferito dagli artisti per la sua purezza e luminosità. Il legame tra gli scultori del Novecento e il territorio versiliese è rinnovato dunque all’interno di questo nuovo progetto espositivo, che segue idealmente quello appena concluso e destinato a indagare il rapporto tra Henry Moore e la Toscana. Proprio in Versilia, infatti, lo scultore britannico venne in contatto con quella enorme tradizione di sapienza artigianale e artistica conservata nelle mani degli scalpellini e dei cavatori. La fascinazione per il paesaggio delle cave Apuane e per la serenità salubre del litorale tra Forte dei Marmi e Carrara contribuirono a dar vita a un duraturo sodalizio tra Moore e la comunità artistica e intellettuale locale.
“Il Museo Novecento ha conquistato una sua posizione di rilievo scientifico in questi ultimi anni con una serie di progetti che, uno di seguito all’altro o in contemporanea, si parlano tra loro” dichiara Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. “Dopo Medardo Rosso, ad esempio, oggetto di una bella mostra tre anni fa, abbiamo inaugurato a giugno quella dedicata ad Arturo Martini. Due artisti di fondamentale importanza per ricostruire l’evoluzione del linguaggio plastico tra Ottocento e Novecento. Ora, come appendice all’esposizione Arturo Martini e Firenze, si aggiunge un capitolo assai significativo che ha come protagonista un capolavoro dello scultore, quella ‘Donna che nuota sott’acqua’, considerato dall’autore stesso il fiore delle sue ricerche. A riprova di una programmazione che incatena temi su temi, argomenti ad argomenti, in questa occasione ci si focalizza sullo speciale rapporto di Martini con Carrara. Un aspetto del legame tra artisti e territorio che ricorda come anche Henry Moore avesse eletto a suo laboratorio le Apuane, dove trovava materia prima per le sue creazioni. Questa linea editoriale distingue il nostro che persegue una rotta scientificamente appagante, con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza culturale nella comunità fiorentina e non solo, offrendo l’opportunità di allargare la conoscenza dell’arte del XX secolo con affondi su territori e protagonisti ritenuti forse meno spettacolari ma il cui protagonismo nella storia è innegabile. Ci sono lacune da colmare e tessere mancanti da recuperare e il Museo assolve a questa funzione civile. Un profilo propedeutico che si trasforma in epifania poetica con la presenza di opere come la ‘Donna che nuota senz’acqua,’ concesso in prestito dalla Fondazione Cariverona, e grazie ad allestimenti suggestivi come quello odierno che ricreano l’attimo aurorale di una ispirazione feconda, come quella che Martini ebbe alla visione di un film, ‘Ombre Bianche’ che abbiamo voluto presentare per intero, immergendo i visitatori in quella stessa atmosfera magica che accese l’intelligenza creativa del nostro grande scultore.”
Il rapporto di Martini con Carrara e con il marmo presenta infatti il carattere della scoperta e dell’avventura: lo scultore trevigiano vi approda alla metà del 1937, a seguito del contratto per il grande bassorilievo La Giustizia corporativa, destinato al Palazzo di Giustizia di Milano, e vi torna più volte, lavorando presso il laboratorio Nicoli.
Negli anni a cavallo fra il 1939 e il 1940 Martini matura anche un’insoddisfazione profonda nei confronti della statuaria monumentale che lo induce ad abbandonare temporaneamente la scultura per dedicarsi alla pittura, come testimonia il dipinto Le cave del marmo, esposto in mostra. Nel 1941 riceve però dall’Università di Padova l’incarico per eseguire un monumento in memoria dello storico latino Tito Livio. Si racconta che da uno scaglione del grande blocco del Tito Livio sia nata Donna che nuota sott’acqua, esito di una lunga gestazione intellettuale. Solo allora lo scultore trova infatti i mezzi linguistici per dare corpo all’impressione avuta, anni addietro, dalla visione del film Ombre bianche (White Shadows of the South Seas) del 1928, ambientato in Polinesia e interpretato dalla messicano-tahitiana Raquel Torres, bella come una dea primitiva. Martini decide di completare la scultura decapitandola e, con un colpo netto e spietato, trasforma così «l’opera da “datata” in “eterna”», come osserverà Carlo Nicoli. La ricerca estrema condotta da Martini negli anni Quaranta trova dunque sintesi nella Donna che nuota sott’acqua, che fluttua sospesa, galleggiante nello spazio, su tre perni metallici ideati dall’architetto Carlo Scarpa per la prima presentazione dell’opera alla Biennale di Venezia del 1942.
L’eccezionale prestito concesso dalla Fondazione Cariverona vale a rappresentare la ricerca estrema condotta da Martini negli anni Quaranta, cui si affianca la possibilità di vedere il film Ombre bianche e il prezioso volume Una scultura pubblicato dal gallerista Roberto Nonveiller nel 1944 per presentare l’opera, nel quale si susseguono numerose vedute della stessa colta da diverse angolature. Particolarmente significativa è la copertina, con il montaggio di due scorci e la trascrizione di una quartina tratta da Air de Sémiramis (Aria di Semiramide) di Paul Valéry, dove l’Aurora invita la leggendaria regina di Babilonia a risvegliare la propria volontà creatrice con la forza con cui il nuotatore esce dalle acque.
“Come nel volume edito da Nonveiller si proponeva, con una ricca sequenza di immagini, un’osservazione attenta e da più punti di vista della Donna che nuota sott’acqua, così si offre qui l’opportunità rara di osservare, con la dovuta calma, questa clamorosa risposta di Martini alla statuaria del suo tempo” dichiara Lucia Mannini, curatrice della mostra. “Per ricordare la stagione di Carrara si sono scelte infatti due opere emblematiche: un dipinto, Le cave del marmo, a testimoniare la crisi creativa vissuta da Martini negli anni Quaranta e il suo avvicinamento alla pittura, e una scultura, Donna che nuota sott’acqua, che l’artista stesso definì «il fiore delle mie ricerche». A sostegno della scelta è una pagina di “Stile” nella quale Gio Ponti, nell’aprile del 1947, poco dopo la morte prematura dello scultore, pubblicava alcuni pensieri che Martini aveva espresso su carta ne La scultura lingua morta e riproduceva vicine le due opere”.
La mostra Arturo Martini e Carrara, - in linea con una visione scientifica del museo inteso come laboratorio di ricerca e formazione - è frutto di una collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze. Nell’ambito del progetto Dall’Aula al Museo, avviato nel 2019 con il prof. Giorgio Bacci, due giovani studentesse del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea, Margherita Scheggi e Valentina Torrigiani, hanno lavorato insieme a Lucia Mannini e allo staff curatoriale del Museo alla organizzazione dell’esposizione. Con tale progetto si intende, infatti, avvicinare il settore della ricerca accademica a quello della formazione museale e della divulgazione al grande pubblico, offrendo al contempo un’occasione unica di approfondimento dei grandi maestri del Novecento italiano e di valorizzazione del nostro patrimonio.
Informazioni
Museo Novecento
Piazza Santa Maria Novella 10 | Firenze
e.mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | www.museonovecento.it
Un doppio opening, il 4 e il 5 settembre per la quinta edizione del Trullo 227, arte contemporanea e land art dentro e intorno al Trullo Nicolò a Martina Franca. L’evento di quest’anno si trasforma e si sviluppa per diventare un progetto a lungo termine. Il programma è partito nel 2020 con la realizzazione di un blog, https://trullo227.wordpress.com/racconti/ contenitore di ricordi, voci e video su Le Origini (tematica di questa quinta edizione) accompagnato dalle foto di Vincenzo Mattei che registrano visivamente le testimonianze raccolte e pubblicate online. Proprio l’insieme delle storie e delle riflessioni presenti nella “banca dati” digitale hanno ispirato i dieci artisti (Damiano Azzizia, Gianfranco Basso, Giovanni Battimiello, Pierluca Cetera, Sabino De Nichilo, Alessia Lastella, Ezia Mitolo, Pantaleo Musarò, Massimo Ruiu, Raffaele Vitto) invitati quest’anno alla mostra TRULLO 227_Le Origini, a cura di Graziella Melania Geraci. L’evento pop-up vedrà per due giorni (4-5 settembre) l’arte contemporanea invadere gli spazi interni del Trullo Nicolò ribaltandone l’estetica, mentre le installazioni e le opere di land art rimarranno nella campagna circostante fino al 4 ottobre.
Le opere presentate apriranno differenti scenari che declinano personali interpretazioni e linguaggi. Se Sabino de Nichilo accompagna e avvolge con una lucidissima e colorata ceramica i tronchi spiaggiati, testimonianza di relazioni e comuni origini culturali, Massimo Ruiu cita iconografie antiche con accezioni contemporanee, gioca con slogan quanto mai attuali e trasforma con le sue chiocciole i coni dei trulli. Le piccole e solitarie opere di Damiano Azizzia parlano di angoli di quotidianità arcaiche, identiche ed eterne, fisse nel tempo delle origini. Lo spettatore è chiamato a relazionarsi con le figure dipinte su due sfere da Pierluca Cetera, rappresentanti l’universo maschile e quello femminile, mentre il gesto antico del ricamo di Gianfranco Basso assurge a conduttore di memorie ataviche. I cervelli di Ezia Mitolo prendono vita dalle pietre della Valle d’Itria e grazie all’azione del sole ritornano alle origini, il pane di Raffaele Vitto, plasmato con la terra di Martina Franca, viene pesato e venduto al prezzo del pane vero. L’installazione di Giovanni Battimiello conduce attraverso la luce al percorso uditivo dei racconti distorti che parlano del passato e del presente. Le erbe intrecciate da Alessia Lastella si svincolano dal terreno dando inizio alla ricerca di un nuovo percorso da seguire fino quasi a voler sfiorare il cielo mentre lo spazio costruito da Pantaleo Musarò riporta al centro l’uomo e le relazioni attraverso il tronco di un ulivo colpito dalla xylella che diventa nell’area circolare il simbolo di un’umanità consumata.
In occasione dell’opening del 4 e del 5 settembre dalle 19.00 Barbara Gortan leggerà le sue poesie entrando in relazione con una delle installazioni poste nel terreno adiacente il trullo mentre Enzo Ferrari sussurra con le sue immagini momenti di vita quotidiana, riscoperta di origini chiuse in oggetti e luci che ci appartengono ora come in passato.
“Mi piacerebbe che l’arte contemporanea raccontasse le origini a cui eravamo abituati a pensare prima del Covid, quelle che sono rimaste invariate e quelle cambiate, ma anche quelle personali, l’origine di una evoluzione o di una rivoluzione interiore o di un pensiero, l'origine come storia di un luogo e delle persone che lo hanno vissuto. Vorrei che il blog diventasse un documento utile per la ricostruzione di un ricordo collettivo”. Così definisce la propria scelta Graziella Melania Geraci che ha raccolto nel blog i racconti dei contadini della Valle d’Itria che ancora lavorano la terra con passione, degli industriali e degli stranieri che vivono in zona, degli avvocati, dei politici e dei poeti in una finestra online che rimarrà aperta per nuovi contributi futuri.
L’apertura dell’evento si terrà il 4 settembre dalle ore 17.00 presso il Trullo Nicolò in via Ostuni 227 M, Martina Franca (TA).
E’ richiesto il green pass per accedere all’evento.
INFO: Trullo Nicolo’, Via Ostuni 227 zona M, Martina Franca (TA), +39 475999666 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.