Dopo le diverse esposizioni nella Contemporanea Galleria d'Arte di Foggia e Bari, curata da Giuseppe Benvenuto, e dopo i successi ottenuti nelle varie mostre predette, che hanno letteralmente fatto esplodere l'interessamento all'arte moderna vissuta dal vivo e con chi la produce, dal 13 luglio al 24 settembre 2023, Palazzo Reale presenta una mostra monografica di Omar Galliani, grande maestro del disegno. Opere monumentali, lavori recentissimi e inediti, pezzi storici esposti nelle Biennali internazionali, per un viaggio emozionante attraverso i grandi temi della vita e dell’uomo.
L'INGRESSO È LIBERO E GRATUITO. NON È RICHIESTA LA PRENOTAZIONE.
fonte: palazzorealemilano.it
L’esposizione Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, a cura di Flavio Caroli e Vera Agosti, è promossa da Comune di Milano-Cultura e prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Archivio Omar Galliani.
Il titolo della mostra – Diacronica – è mutuato dalla linguistica e si riferisce allo studio delle lingue nel loro sviluppo storico. Il sottotitolo – Il tempo sospeso – allude alla resistenza del fare dell’artista, che in un mondo sempre più digitalizzato e smaterializzato, sostiene la bellezza della fisicità dell’opera d’arte.
Il percorso espositivo, sviluppato al piano nobile di Palazzo Reale, comprende oltre 100 opere, dalla fine degli anni Settanta ad oggi. Un excursus attraverso i lavori di Galliani presentati nelle Biennali di Venezia, Parigi, San Paolo, Praga, Tokyo, Pechino, nell’ambito di mostre museali, con l’aggiunta di una selezione di inediti, realizzati appositamente per l’esposizione milanese.
A fare da guida, all’interno di un itinerario non cronologico, che consentirà tuttavia al visitatore di seguire il divenire delle opere nel tempo, saranno principalmente suggestioni tematiche ed emotive, capaci di nutrire il pensiero e la fantasia dell’artista: Universo simbolico, Universo mitico, Universo psicologico, Universo erotico, Universo scientifico, Universo paesistico.
L’immagine guida dell’esposizione è De rerum natura (2020), una grande tavola che trae il titolo dal poema di Tito Lucrezio Caro. L’opera raffigura una giovane donna e un colibrì, simbolo di congiunzione tra cielo e terra, tra mondo fisico e spirituale.
Orario
Da martedì a domenica ore 12:00 -19:30
Giovedì chiusura alle 22:30.
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Martedì 15 agosto ore 12:00-19:30
Lunedì chiuso.
A Vieste c’è un filo conduttore che lega arte e storia e perciò la cultura: eventi di alto spessore, gremiti da chi ha fame e sete di conoscenza.
La sensibilità di chi la sta amministrando, ed è un dato di fatto consolidato e certificato dall’affluenza, è tale che non passa mese che Vieste è in prima pagina in molti media. Non solo per le sue bellezze naturali, note in tutto il mondo, anche per ciò che ospita culturalmente e artisticamente.
All’ordine del giorno, se è permesso dire aggregando spazio-tempo in un unico fattore estemporaneo, nella città famosa per Cristalda e Pizzomunno, chi è del luogo e chi è turista ha la possibilità di nutrire l’anima e la mente con le molteplici proposte culturali, formative per le loro unicità e sorprendentemente settoriali. Ciò vuol dire che Vieste è ricca di storia, la sua e quella proposta con altre realtà. Allo stesso tempo, però, quella storia contrappone ciò che fu a ciò che è, garantendo massima resa alle proposte in essere. In quest’alveo s’interseca l’arte moderna e contemporanea proposta. E a far da conduttore, precursore di come intendere l’arte godibile alla vista e razionale alla mente, è la modernità dei quadri che negli ultimi anni sono stati ospitati nelle varie location cittadine.
“Bansky a Vieste” è l’ultima proposta, osando dire, rivoluzionaria di come concepire l’arte attraverso serigrafie autentiche e certificate da Pest Control Ltd., edizioni numerate fatte dall’artista l’anno 2003 e quello del 2010. Una mostra che nulla toglie ai più “puritani” dell’arte giacché l’artista inglese è tra i più accreditati al mondo per le sue estroverse manifestazioni artistiche, perlopiù di pace contrapposte alla guerra. Messaggi distinti della natura che prevale l’uomo, che basta un semplice schizzo raffigurato in gesto che comunica l’immensità dell’amore.
Filo conduttore voluto da chi ha proposto questa mostra, il gallerista foggiano Giuseppe Benvenuto, della Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia e Bari, che sta letteralmente pian piano sgretolando quel dogma che arte non è solo grandi quadri e capolavori del passato, conservati nei più prestigiosi musei mondiali. Una overture di colori organizzata da MetaMorfosi Eventi, nella veste del suo presidente Pietro Folena, con il Polo Culturale e il Comune di Vieste degnamente rappresentati dal Sindaco Giuseppe Nobiletti e l’Assessore alla Cultura Grazia Maria Starace. È anche, soprattutto, fruibilità dell’arte nel suo intrinseco valore inestimabile dell’opera mondana ma disegnata da mani divenute universali. Opere visitabili dal vivo, senza filtri e soprattutto di artisti in vita, un file rouge con quelli conservati gelosamente nelle teche familiari di chi fu.
Mostre viestane volute da amministratori sapientemente consci che di arte si può anche vivere, ma anche offrirle a platee variegate durante una vacanza. Il Museo Civico Archeologico Michele Petrone è uno di questi.
Come lo è l’intera area del santuario rupestre della grotta di Venere Sosandra, sull’isola di Sant’Eufemia, oggi visitabile, luogo roccioso dove l’archeologo prof. Giuliano Volpe, docente universitario e già Magnifico Rettore dell’Ateno foggiano, congiuntamente dalle Università di Bari e di Foggia e con il supporto dell’Associazione ASSO di Roma e della società ArcheoLogica, in regime di concessione del Ministero della Cultura-Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio di Foggia, ha condotto, e continua a farlo, scavi e studi per riportare alla luce ciò che anche un tempo Uria, cioè l’antica Vieste, custodiva. Un luogo che propone a tutti e alla luce del sole le sue immense ricchezze storiche. Uria era soprattutto meta di marinai che, durante la navigazione adriatica, ivi sostavano per recuperare acqua e viveri, esprimendo la loro devozione alla divinità, che qui aveva un suo luogo di culto, come ricordato anche da Catullo, nel Carme 36. O come l’iscrizione datata al 3 settembre 1002 che ricorda il passaggio del doge Pietro II Orseolo durante la spedizione, con 100 navi da guerra, in soccorso di Bari assediata dai Saraceni. Scoperte, appunto, per renderle godibili a tutti, comunicate con rassegne preposte, come il “Vieste Archeofilm”, la rassegna internazionale del cinema di archeologia, arte e ambiente, dove proiezioni gratuite nell’aperto cortile del Castello Svevo, sono spunto per conversazioni e interviste a protagonisti del settore.
Vieste Capitale della Cultura, in questo caso, di Capitanata; altro che altre proposte (scusate il gioco di parole) senza un progetto fruibile ma solo scritto su carta, con un dossier tra l’altro mai pubblicato, che sfrutta il nome e i luoghi ma senza preservarli e tantomeno renderli appetibili con intelligenti politiche culturali e turistiche. Una Vieste Capitale della Cultura pugliese se avesse formalizzato la sua candidatura per il 2024.
Questa è la sintesi dell’internazionalità culturale di Vieste, libera da veti e perentoriamente propositiva, che un giorno potrebbe avere una luce longeva più artistica, anche urbana, di Lighting Designer internazionali di madre Terra.
Quel filo conduttore è tenace di volontà, è spesso di cultura, è robusto di proposte fattibili ed economicamente appetibili per il bene del territorio e della comunità, è intrecciato da chi crede nel suo patrimonio culturale, è serrato da chi lo propone con la modernità del saper far arte per gli altri, è volano di economia e soprattutto di bellezza. Un filo tessuto sapientemente da oltre un anno a questa parte da proposte novecentesche con opere di Andy Warhol e che oggi continua a far trama per una tela che col vento in poppa porterà nuovi eventi e tutti unici.
Le chiacchiere di chi subordinato ha voluto contrapporsi all’innovazione di proporre quest’arte, anche come servizio e guadagno pubblico, quel vento le ha già dissolte, le ha portate via.
Quel filo conduttore è longevo perché si è saputo guardar oltre i confini di un territorio che non è solo spiaggia, mare e cartoline.
Venerdì 16 giugno alle ore 17.00 a Palazzo Dogana si terrà una mostra fotografica intitolata “Invisible Body Disabilities”, organizzata dal Dott. Rodolfo Sacco, Direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva del Policlinico di Foggia, in collaborazione con i colleghi della Struttura di Gastroenterologia del Policlinico e con l’Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie croniche dell’Intestino (A.M.I.C.I.) per sensibilizzare l’opinione pubblica relativamente alla diffusione delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. La mostra raccoglie le fotografie artistiche in bianco e nero della fotografa Chiara De Marchi di donne affette da malattia di Crohn e colite ulcerosa insieme ad una raccolta di storie, pensieri e testimonianze e rimarra’ aperta sino al prossimo 30 giugno. Invisible Body Disabilities è un progetto ideato, infatti, da Chiara De Marchi e ha la missione di far conoscere le malattie infiammatorie croniche intestinali e di connettere pazienti che vivono le stesse esperienze per diffondere loro forza, coraggio e speranza.
Sabato 17 maggio alle ore 9.30, inoltre, presso la Sala Turtur del Policlinico di Foggia si terrà l’incontro “Nuove frontiere nel trattamento ed accesso alle cure” tra i Medici della Struttura del Policlinico, Dottori Nicola Della Valle, Marina Cela, Cristina Ricciardelli, Caterina Sgarro e Rosa Paolillo, pazienti affetti da Malattie infiammatorie croniche intestinali e il Dr. Salvo Leone, Direttore Generale A.M.I.C.I. Italia, in cui saranno trattate tematiche utili per i pazienti, come gli aspetti nutrizionali, dando anche voce agli stessi per ascoltare le loro necessità e bisogni. All’incontro sarà, inoltre, presente il Dr. Nicola Maruotti, Dirigente medico della Reumatologia Universitaria del Policlinico di Foggia, per illustrare le patologie reumatologiche che spesso si associano alle malattie infiammatorie croniche intestinali.
La Struttura Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva del Policlinico di Foggia è centro di riferimento per la diagnosi, la cura e lo studio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. La ricerca scientifica propone nuove soluzioni per la cura di tali patologie intestinali, soprattutto in tema di farmaci biotecnologici e di piccole molecole, che devono essere rapportate con il quadro reale e con le esigenze dei pazienti.
Giovedì 15 Giugno dalle ore 18:30 vi aspettiamo presso PULLEGE abbigliamento, Corso Cairoli n. 15 per intonare R-esistenze.
Progetto Concittadino e La Libertà Civile presentano “Foggia… in vetrina", il progetto Quartieri di Michele Sepalone continua il suo viaggio tra le vetrine della città. Con i Polis Lab “vogliamo promuovere attraverso gli strumenti dell’arte una nuova immaginazione della città”.
Fotografie di libertà e rinascita che si radicano in diversi contesti, alimentano visioni per diventare azioni.
La mostra verrà diffusa in contemporanea presso numerose attività commerciali in centro che ospiteranno nelle proprie vetrine le fotografie e sarà visitabile secondo i normali orari di apertura.
La serata sarà occasione anche per una contaminazione virtuosa di idee con la lettura espressiva a cura di Michele Sepalone di alcune poesie della neonata silloge “S’aggrinza un astro” del poeta Giammarco di Biase.
Sottolineature musicali a cura di PjAma.
L’artista inglese forse più conosciuto al mondo, il precursore delle visioni creative di un’intera generazione, il talento più rappresentativo della street art internazionale è il protagonista della mostra Banksy a Vieste che, dal 13 maggio al 17 settembre 2023, permetterà al pubblico di ammirare alcune tra le opere più rappresentative degli ultimi decenni, conosciute ovunque per la loro carica dirompente e per i loro messaggi trasversali, politici e sociali, capaci di interpretare con i tratti veloci e intuitivi della street art la realtà complessa dei nostri tempi.
Promossa dal Comune di Vieste e prodotta e organizzata da MetaMorfosi Eventi in collaborazione con Giuseppe Benvenuto e con il Polo Culturale di Vieste, la mostra proporrà al pubblico una ricca selezione di serigrafie in esposizione per quattro mesi al Museo Civico Archeologico Michele Petrone. Tra le opere alcune vere e proprie immagini simbolo della produzione dell’artista britannico: tra queste una particolarissima versione di Love is in the Air (Flower Thrower), l’ormai famosissimo “lanciatore di fiori” che riproduce in un vero e proprio trittico di ispirazione classica un giovane che lancia un mazzo di fiori, simbolo di una rivoluzione antimilitarista che capovolge il senso comune della guerriglia urbana. Il lanciatore di fiori, che appare per la prima volta nel 2003 come stencil non commissionato a Gerusalemme sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West Bank, è il protagonista dell’opera scelta come simbolo della mostra pugliese: una composizione di tre serigrafie realizzate da Banksy nel 2019, ognuna di loro esposta con la sua cornice originale. Un’opera che raramente si incontra nelle mostre dedicate all’artista inglese e che MetaMorfosi Eventi porta per la prima volta in esposizione per il pubblico pugliese.
L’esposizione tratta per la prima volta Banksy come se fosse un grande artista classico. Grazie ad una collezione di pezzi originali e autenticati gli spettatori possono addentrarsi nell’immaginario artistico di un autore che ormai da oltre un ventennio attraversa la scena culturale mondiale e che ha scelto anche gli attuali scenari di guerra come palcoscenico per i suoi messaggi artistici, mostrando ancora una volta la sua capacità di stare in mezzo al presente.
Oltre a Love is in the Air (Flower Thrower) sono esposte alcune tra le opere più iconiche dell’artista. Tra queste Girl with Balloon, la “bambina con il palloncino”, forse l’immagine più popolare di Banksy, e infatti votata in un sondaggio del 2017 come l’opera più amata dai britannici, che Banksy dipinge per la prima volta nel 2002 come stencil su un muro londinese a lato di un ponte della zona di Southbank e che l’artista “firma” con un breve testo: “C’è sempre una speranza”. Accanto Girl with balloon, in mostra anche Bomb Hugger, più conosciuta come Bomb Love cioè Colei che abbraccia la bomba, che, sebbene del 2003, è un’immagine attualissima: su uno sfondo rosa pop, infatti, una bambina abbraccia una bomba come se stesse abbracciando un orsacchiotto. L’artista realizzò l’opera pensando alla guerra in Iraq e al modo di raccontarla di governanti e media allo scopo di giustificare l’attacco, cioè una guerra per “esportare la democrazia”. Riprodotta in vari formati, l’immagine è apparsa sui muri di città europee tra cui Berlino, realizzata a stencil ma anche su cartelli distribuiti al pubblico in occasione delle proteste antimilitariste, ed è stata pubblicata in 750 copie serigrafiche da Pictures On Walls, proprio durante le manifestazioni in Gran Bretagna per criticare l’intervento congiunto con gli USA contro l’Iraq. In esposizione anche l’iconica serie composta da tre giganteschi topi: Love Rat, Get Out While You Can e Gangsta Rat, tutti del 2004. I topi, che nell’immaginario dell’artista condividono con gli street artist una condizione marginale nella società, sono tra i soggetti più rappresentati da Banksy che su di loro scrive: «Esistono senza permesso. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione tra la sporcizia. Eppure, sono capaci di mettere in ginocchio intere civiltà».
«Questa è solo una parte delle tante iniziative culturali che stiamo preparando per la città, in questo 2023 che segnerà l’ulteriore rilancio di Vieste ormai meta internazionale non solo per il turismo balneare. Una grande opportunità per guardare con fiducia al futuro e rilanciare il tessuto economico attraverso l’arte e la cultura – commenta il Sindaco di Vieste Giuseppe Nobiletti. - L’arte di Banksy è un capolavoro di comunicazione. E le sue opere sono messaggi puri che vuole fare arrivare a un pubblico più vasto possibile, nella maniera più diretta e comprensibile. Ospitare le opere di Banksy nel favoloso Museo Petrone di Vieste affacciato sul porto, è per noi tutti un motivo d’orgoglio. Ai turisti e ai residenti non solo di Vieste dico semplicemente di non perdere l’occasione di vedere questa mostra che omaggia uno dei talenti più originali del nostro tempo».
«Rivoluzionaria, ironica, provocatoria: l’arte di Banksy arriva a Vieste e rappresenterà il valore aggiunto dell’estate culturale del comune garganico - aggiunge Graziamaria Starace, Assessore alla Cultura Città di Vieste, Un 'fantasma', come qualcuno lo ha definito, capace di far parlare solo le opere e il suo attivismo creativo. Un’arte senza volto, che negli anni si è fatta denuncia, critica politica all’impero globale del consumismo, della discriminazione, dei conflitti, della precarietà, della fatica del vivere. Il Comune di Vieste promuove, incoraggia e sostiene convintamente eventi come questo. Crediamo che attraverso l’arte si possano piantare semi preziosi per la crescita della società e sviluppare modelli di economia intelligente. La mostra dell’artista conosciuto come Banksy, dal titolo “Banksy a Vieste”, si terrà dalla seconda settimana di maggio alla fine di settembre, presso le sale superiori del Museo Archeologico della città. In mostra saranno esposte quaranta opere originali e certificate dell’artista, con un corredo di una ventina di grandi riproduzioni di opere realizzate sui muri e di un’articolata didattica di mostra”.
«Da quando MetaMorfosi Eventi ha deciso di produrre e organizzare mostre su Banksy, abbiamo voluto che l’artista potesse essere scoperto, valutato e apprezzato per la sua produzione come se si trattasse di un artista classico - - spiega Pietro Folena presidente di MetaMorfosi Eventi che produce e organizza l’evento in collaborazione con Giuseppe Benvenuto. – Dopo le tante esposizioni organizzate su Michelangelo, Leonardo e Raffaello in tutto il mondo, infatti, ci sembrava doveroso contribuire all’approfondimento di un nuovo precursore dei fermenti artisti contemporanei. E come questi grandissimi e inimitabili artisti classici sono stati precursori dei loro tempi, Banksy ha mostrato in questi anni di sapersi porre come innovatore e interprete dei nostri complicatissimi anni. Per questo la mostra vuole offrire gli strumenti per capire come ogni sua opera sia il risultato di una riflessione e di un’interpretazione della realtà, oltre che una splendida realizzazione artistica».
«La mostra di Banksy a Vieste," - commenta Giuseppe Benvenuto - "nasce da una fattiva collaborazione con l’Amministrazione locale, in particolare, con l’Assessora alla Cultura Graziamaria Starace, che per la prima volta nella storia di Capitanata, realizza una mostra d’arte contemporanea di spessore internazionale. Con questo progetto, grazie alla importante ideazione e collaborazione di MetaMorfosi Eventi, si realizza l’obbiettivo di educare e sensibilizzare gli amministratori di Capitanata, nello sviluppare finalmente iniziative che possano divenire uno straordinario collante turistico/culturale».
BANKSY A VIESTE
13 maggio - 17 settembre 2023
Museo Civico Archeologico Michele Petrone
Piazzetta Cappuccini
Lungomare Amerigo Vespucci
Vieste
Orari della mostra:
maggio
Venerdì, sabato e domenica 17.30-20.30
Domenica anche 11.00-13.00
giugno
Dal martedì alla domenica 18.00-22.00
luglio – agosto
Dal martedì alla domenica 18.30-23.30
settembre
Dal martedì alla domenica 18.00-22.00
Costo dei biglietti:
- Intero: 10 euro = mostra + visita guidata al Museo Archeologico
- Ridotto*: 8 euro
- Ridotto Residenti**: 5 euro
* Ridotto: per Over 65, giovani dai 12 ai 18 anni, docenti scolastici, studenti universitari e gruppi.
** Ridotto Residenti: per i residenti nel Comune di Vieste.
Gratuito:
- per i bambini fino ai 12 anni non compiuti;
- per i portatori di handicap e un loro familiare o altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza sociosanitaria;
- per le guide turistiche nell'esercizio della propria attività professionale, mediante l'esibizione di valida licenza rilasciata dalla competente autorità, anche per visite propedeutiche all'accoglimento di singoli o gruppi (l'ingresso gratuito è quindi esteso a tutte le occasioni legate all'attività professionale, comprese quelle di carattere formativo);
- per i giornalisti solo previo accredito in funzione della redazione di articoli sulla mostra.
Prenotazione gruppi: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prevendita: maggiorazione di 1 euro sul costo del biglietto per chi lo acquista online.
La mostra, promossa da Città Metropolitana di Firenze e Comune di Firenze, organizzata da MUS.E – a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dedicata all’artista americana all’interno di istituzioni museali italiane.
“Ancora una volta Firenze diventa ‘pioniera’ del contemporaneo, con la prima monografica in ambito museale in Italia di Rachel Feinstein, una delle figure più innovative e interessanti della scena attuale. – evidenzia la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini – Questo progetto espositivo mette a confronto i lavori di questa straordinaria artista con le collezioni già presenti nei tre luoghi che li andranno ad ospitare, costruendo un dialogo ideale e innovativo tra autori diversi. Significativo poi andare a valorizzare in questi contesti una voce femminile di prim’ordine dell’arte dei giorni nostri”.
"Rachel Feinstein ha elaborato una sintesi originale tra personaggi rinascimentali, architettura dai tratti neoclassici, così come è caratteristico in importanti località statunitensi, veicoli della contemporaneità” dichiara Letizia Perini, consigliera della Città Metropolitana di Firenze delegata alla Cultura. “Questo dialogo che si esprime all'interno delle sue opere, sia pittoriche che nelle sculture, viene a concretizzarsi direttamente in Palazzo Medici Riccardi tra le opere e gli ambienti da lei richiamati.
I suoi specchi si riflettono significativamente negli spazi del percorso museale, così come le sue statue si collocano quasi naturalmente in quelli aperti della Limonaia”.
“Anni fa, prima della pandemia, ho percorso le sale del Museo Stefano Bardini insieme a Rachel Feinstein, artista che ammiro da tempo” afferma Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. “La sua concentrazione e il suo entusiasmo di fronte alle opere presenti nella straordinaria collezione del Museo Stefano Bardini, mi hanno fatto capire quanto bisogno abbiamo dello sguardo di un artista per rigenerare la nostra percezione del patrimonio, che troppe volte consideriamo come mero oggetto del passato. Invece, proprio grazie all’arte contemporanea, questi manufatti tornano a essere cose vive, presenti, che dialogano con noi e ancora oggi ci ispirano. E Rachel è un artista che riesce a stare dentro alle avanguardie, al modernismo, ma al tempo stesso non è ideologicamente e formalmente chiusa a un confronto generoso con la tradizione iconografica del passato. In questo senso, la mostra instaura una sorta di osmosi e dialettica con ognuno dei tre musei, cogliendo in ciascuno di essi qualcosa di peculiare e risvegliando in noi interessi sopiti e meno approfonditi: la linea anticlassica del rinascimento e del manierismo al Museo Bardini; l’influenza della scultura primitiva e policroma al Museo Marino Marini; il sofisticato e fantastico mondo rococò a Palazzo Medici Riccardi. Così continua il viaggio fuori dalle mura delle ex Leopoldine del Museo Novecento”.
[Rachel Feinstein in Florence, installation views of the exhibition, Museo Marino Marini, Florence. Ph. credits Ela Bialkowska OKNO STUDIO. Courtesy Museo Novecento Firenze]
Rachel Feinstein (Fort Defiance, Arizona, 1971) è tra le artiste contemporanee più interessanti del panorama internazionale. I suoi lavori, che spaziano dalla scultura alla pittura, hanno una dimensione onirica che trae ispirazione tanto dall’arte classica e dalla pittura rinascimentale quanto dalle favole moderne e dai cartoons. “Sono sempre stata interessata a rappresentare un mondo fiabesco, per poi mostrare che quel tipo di narrazione è completamente costruita” ha dichiarato l’artista. “Ci sono sempre messaggi oscuri nascosti dietro la bellezza, e l'atto di scolpire significa ascoltare quella voce interiore che ti avverte che qualcosa si nasconde sotto la superficie”. Nelle sue opere, infatti, il mondo immaginifico del fantasy si fonde con riferimenti all’arte medievale e moderna, al barocco e al rococò, all’iconografia religiosa e alla letteratura. In questo modo i riferimenti al sacro si intrecciano al profano, il romanticismo al pittoresco e il sobrio al kitsch, divenendo la cifra stilistica di un linguaggio unico nel suo genere che affonda le sue radici tanto nella rilettura delle espressioni artistiche del passato quanto nella lezione delle avanguardie storiche, una tra tutte il surrealismo.
I curatori hanno scelto di mettere in dialogo le opere di Rachel Feinstein con le collezioni del Museo Stefano Bardini, di Palazzo Medici Riccardi e del Museo Marino Marini, inaugurando così un dialogo serrato tra i capolavori custoditi all’interno di questi luoghi e le opere realizzate dall’artista americana: “Sono molto entusiasta di esporre a Firenze perché Donatello è il mio riferimento assoluto” ha dichiarato Feinstein. Vengono quindi presentate una serie di opere pittoriche e scultoree, alcune di esse di nuova produzione, che guardano alla tradizione gotica e rinascimentale, a quella fiorentina e nordica e traggono ispirazione dalle collezioni dei tre musei, giocando sul confronto generoso e aperto con capolavori dei maestri del passato da Donatello a Michelozzo, fino alle sculture di Marino Marini.
Accanto ai capolavori del Museo Stefano Bardini, sede della collezione dell’omonimo antiquario e connoisseur che tra i suoi tesori conserva opere di Donatello, Della Robbia, Tino da Camaino, Tintoretto e molti altri, sono esposti alcuni lavori che riflettono sulla figura femminile o sono ispirati a santi e icone, parte dell’indagine dell’artista sul consumo delle immagini religiose. Queste figure, all’apparenza scolpite a bassorilievo su legno, paiono ispirarsi tanto alle madonne della tradizione fiamminga quanto a quelle donatelliane esposte proprio all’interno del museo. “Come un artefice del Cinquecento, eccentrica e manierista, Feinstein è in grado di cogliere la relazione tra Donatello e gli artisti del Rinascimento nordico, quali ad esempio Baldung Grien, Gregor Erhart o Tilman Riemenshneider” spiega Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e curatore della mostra. “Un tipo di abbinamento che fecero anche artisti come Pontormo o Rosso Fiorentino. E come quegli artisti eretici anche la Fenstein prende di mira le strutture ideologiche che ingabbiano la sensibilità e la passione, il corpo e lo spirito”. Partendo da disegni a carboncino che riproducono i dettagli di alcune sculture, Feinstein sviluppa pastelli in scala reale su pannelli di legno, per poi dipingere le immagini su superfici specchiate, rappresentando queste figure sia singolarmente che in gruppo. Gli occhi non vengono appositamente dipinti, evocando così l'inquietante sensazione di diventare un tutt'uno con lo sguardo dello spettatore, lasciando lo spazio per l’empatia e l’identificazione.
A Palazzo Medici Riccardi, luogo simbolo della dimora principesca rinascimentale e sede della prima residenza della famiglia Medici, gli ambienti del giardino e delle sale accolgono alcune sculture in ceramica e una serie di dipinti che ben dialogano con la dimensione artistica tardobarocca del museo, legata al gusto dei Riccardi e agli artisti dell’epoca, tra cui Luca Giordano. Fiore all’occhiello dell'edificio, il giardino mediceo - un tempo luogo di ritrovo, svago e centro pulsante della vita di palazzo - vede allestite quattro sculture in maiolica di Rachel Feinstein che richiamano alla mente atmosfere rococò che ci calano nella dimensione cortigiana di una vita fatta di sfarzi, banchetti e conversazioni cortesi.
Nelle sale degli appartamenti medicei, invece, una serie di dipinti su supporto specchiante raffigurano sontuose ville immerse in rigogliosi giardini dove uomini e donne conversano amabilmente. All’interno di questi paesaggi l’artista accosta elementi molto distanti fra loro, come architetture moderne ispirate a ville lussuose della West Coast, dame e cavalieri in abiti medievali, cortigiane e macchine sportive. Di fronte a questo spettacolo, lo spettatore prova un senso di straniamento e finisce per essere trasportato in una dimensione onirica. Questo ambiente, quasi immersivo, evidenzia ulteriormente gli effetti distorsivi del desiderio legato al consumo che l'artista intende evocare. Tra questi paesaggi si inseriscono anche due ritratti di signora dal sapore rococò, come testimoniano le grandi capigliature, gli abiti e le pose che suscitano al contempo un senso di meraviglia e di grottesca anacronia.
Nella cripta del Museo Marino Marini vengono presentate alcune sculture che testimoniano l’intensa sperimentazione anche materica di Rachel Feinstein, poste in dialogo diretto con i capolavori dello scultore toscano. All’interno del suggestivo allestimento museale in cui si alternano cavalli e cavalieri, figure femminili di danzatrici e le celebri Pomone – figure mitiche e archetipiche che incarnano un ideale di femminilità ripreso dall’iconografia della dea della fertilità etrusca – si inserisce una serie di sculture policrome dalla femminilità dirompente e dalla bellezza grottesca, quasi disturbante, a tratti pasticciata. Gli Angels sono ispirati alle omonime modelle del famoso marchio americano di lingerie, Victoria's Secrets, e appaiono come sacerdotesse di un nuovo canone di bellezza. In luogo delle forme ideali delle figure classiche o delle linee altrettanto irraggiungibili dei corpi da passerella, l'artista presenta nuovi angeli che cannibalizzano le nozioni di bellezza convenzionale attraverso un linguaggio plastico esuberante e potente. Fanno da compendio a queste opere due sculture in maiolica, che nelle forme sinuose ricordano architetture tardobarocche, e una Danzatrice in gesso di Marino Marini. Al carattere primitivo e quasi tribale di quest’ultima, caratterizzata da segni policromi, sembrano guardare i corpi dipinti, materici e colorati, delle figure di Feinstein.
In un dialogo serrato con gli spazi dei tre musei, da sempre deputati alla celebrazione e alla memoria del poter maschile, esercitato nei secoli ed evocato nella magnificenza delle opere del passato, le opere di Rachel Feinstein creano una rottura senza precedenti. La loro carica espressiva rompe l’equilibrio delle forme, portando a riflettere su temi come il pathos e l’eros attraverso la rappresentazione del corpo femminile e l’impudente confronto tra spiritualità e desiderio.
La mostra è accompagnata dalla terza puntata del podcast di Letizia Fuochi Labirinto900. L’episodio è intitolato Rachel Feinstein - La perturbante esperienza della visione ed è ascoltabile su Spreaker.
Un ringraziamento speciale a Palazzo Tornabuoni, Firenze.
Main sponsor Gucci.
Via dei Renai 37, Firenze
cultura.comune.fi.it/musei
Tel. +39 055 2342427
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ORARI:
Venerdì / Sabato / Domenica / Lunedì
11:00 – 17:00
(Ultimo ingresso ore 16:00)
PALAZZO MEDICI RICCARDI
Via Cavour 3, Firenze
palazzomediciriccardi.it
Tel. +39 055 2760552
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ORARI:
Tutti i giorni
9:00 – 19:00
(Ultimo ingresso 18:00)
Chiuso il mercoledì
MUSEO MARINO MARINI
Piazza San Pancrazio
museomarinomarini.it
Tel. +39 055 219432
prenotazioni@
ORARI:
Sabato / Domenica / Lunedì
10:00 – 19:00
(ultimo ingresso ore 18:00)
Martedì / Mercoledì / Giovedì / Venerdì
il Museo è aperto su richiesta e con prenotazione anticipata per singoli, gruppi privati e gruppi scolastici.
Da Bari, poi Foggia e ora ad Altamura, le opere di Jonathan Guaitamacchi diventano l'appuntamento fisso dell'arte moderna contemporanea in Puglia.
"Suburban" la mostra curata da Giuseppe Benvenuto, della Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia, e Sara Maffei, inaugurata il 10 giugno, alle ore 19:00, con la presenza dell’artista, alla Galleria Art Immagine, in via Torino, 84, di Francesco Taccognache, fino al 31 luglio 2023.
Quello di Guaitamacchi è uno sguardo suburbano, come suggerisce il titolo stesso della personale, “SUBURBAN”, la cui cura è affidata a Sara Maffei e Francesco Taccogna in collaborazione con l’Archivio Jonathan Guaitamacchi e Giuseppe Benvenuto.
Il corpus di circa venti opere ha per oggetto il paesaggio urbano, la cui potenza pittorica si esprime mediante una pennellata su tela forte e graffiante, accordandosi sull’incisivo e netto contrasto fra il bianco e il nero. Memore delle città che ha incontrato, vissuto e sentito profondamente, l’arte di Guaitamacchi sa essere fortemente autobiografica e si realizza - spiega Sara Maffei – assumendo le sembianze di veri e propri fotogrammi architettonici, attraverso tecniche miste monocromatiche che danno alle sue metropoli un’impronta cinematografica. Nello spazio della città, fatto di strade che intersecano edifici, palazzine e stabilimenti industriali, il tempo si ferma o si è appena fermato. Qui tutto può accadere o ha appena avuto luogo: una macchina è immediatamente sfrecciata via lungo una tangenziale della memoria e il ritmo ordinato delle architetture, slancio dinamico delle costruzioni, scandisce la scenografia metropolitana, come testimonia “Suburban 1”. I luoghi in cui l’artista si addentra sono penetrati in profondità, dunque densi di significato: essi sono al contempo tutti i luoghi e nessun luogo, progetti architettonici percorsi da strade che nel medesimo istante “stanno ferme e si muovono, vanno e vengono, rimbalzano”, evidente nel dinamismo futuristico di “Suburban 3” e “Suburban 5”, tutte opere visionabili in Galleria.
Guaitamacchi è tra i primi artisti dell’epoca contemporanea ad affacciarsi al contesto urbano ed è soprattutto il modo in cui lo fa a fare la differenza. Lo suggerisce bene Francesca Brambilla, dichiarando che l’artista non rappresenta l’espressione meramente architettonica della realtà, ma ne sprigiona l’essenza e il principio attivo; non racconta il luogo, bensì il suo riflesso e la sua metafora attraverso uno stile unico e inconfondibile. Come riferisce l’artista stesso in una recente intervista, il modulo ripetuto e l’astrazione prospettica non sono che il punto per ordinare e scomporre il caos, un modo per allontanarsi e riavvicinarsi, una costellazione di segni intorno alla quale gravita il suo vissuto. E ancora, una visione biografica, un testamento, il tentativo di dare un perimetro in cui rappresentare tutto quello che ha generato e ispirato il suo lavoro.
Non è solo attrazione, proposta culturale di rilievo, evento per alzare quell’asticella di turismo e cultura di un territorio che in affanno cerca il riscatto. È anche polemica. La mostra “Banksy a Vieste” che, dal 13 maggio al 17 settembre 2023, sta permettendo al pubblico di ammirare alcune tra le opere più rappresentative degli ultimi decenni, conosciute ovunque, seppur serigrafie, è al centro di una diatriba tra la MetaMorfosi Eventi e il giornalista Davide Grittani.
Di seguito la risposta di Pietro Folena, Presidente di MetaMorfosi Eventi
«Davide Grittani, sul Corriere del Mezzogiorno, in riferimento alla mostra di Banksy aperta a Vieste qualche giorno fa, si domanda chi autorizza operazioni di questa natura. Semplice: nessuno. Le mostre in democrazia non vanno autorizzate. Sono espressione di libero arbitrio, quando hanno una curatela, un catalogo, un’interpretazione di un artista o di un fenomeno culturale. Metamorfosi da tempo si muove su questa linea rigorosa. E proprio perché non intende far credere che la mostra coinvolga l’artista, in accordo con la società che lo rappresenta – Pest Control Ltd di Londra -, informa tutti che la mostra non è autorizzata. Quello che chi è titolare dei diritti d’autore può fare è chiedere i diritti sulle immagini riprodotte nel catalogo o sulla comunicazione, come fanno, per esempio, la Fondazione Picasso o quella Warhol. Nel caso di Banksy, essendo anonimo l’artista, ogni tentativo di sollevare la questione del diritto d’autore non avrebbe ovviamente alcun fondamento.
Ma veniamo alla questione più insidiosa che solleva Grittani. Quella dell’autenticità delle opere. Addirittura in un post su Instagram, Grittani scrive che “una pubblica amministrazione incoraggi un falso, fissando un biglietto di ingresso, trovo che sia la cosa più grave”. Si tratta di affermazioni assolutamente calunniose, passibili di conseguenze penali. Tutte le opere esposte, che vengono da collezioni private -poiché non esistono collezioni pubbliche di Banksy- sono autentiche, certificate da Pest Control Ltd. Si tratta di edizioni numerate fatte dall’artista fra il 2003 e il 2010, in una sua stamperia. Pest Control vigila sui falsi. Le stesse opere, come Grittani ricorda, sono state esposte a Bari, nella scorsa primavera, e nessuna obiezione né da lui né da altri è stata fatta.
Esporre dei falsi, o spacciare delle fotocopie per opere autentiche – come è stato scritto- è un reato.
Che poi ci siano o si annuncino tante -troppe- mostre di Banksy, questo è vero. Molte sono immersive, e altre di riproduzioni non autentiche. La nostra mostra, come testimonia il catalogo edito da Sagep, in vendita al bookshop del Museo Petrone, ha un carattere critico e scientifico, un apparato didattico completo e articolato, e una contestualizzazione storica delle opere. E tutto ciò va a merito del lavoro fatto da noi insieme a Giuseppe Benvenuto, gallerista foggiano stimato e apprezzato, e all’Amministrazione Comunale di Vieste, che ha fatto un’operazione lungimirante».
Nella storia de “La Biennale” di Venezia si annoverano migliaia di opere che nel tempo hanno scritto la cultura e l’arte mondiale. E in essa anche artisti italiani che hanno ben saputo capitalizzare il nostro patrimonio culturale.
Oggi l’attenzione è rivolta verso il mantenimento di ciò che abbiamo, semmai anche utilizzando materiali poveri per grandi opere, dal tratto ecologico e sostenibile. Una forma che ha già i suoi albori da oltre 50 anni, che muta secondo i gusti e le sensibilità delle persone. Tuttavia il grande appuntamento veneziano, che è mondiale, ha sempre focalizzato la sua mission nel capoluogo.
Ebbene, La Biennale per la prima volta si sposta nella vicinissima Mestre. Lo fa proponendo opere ecologiche, con happening, laboratori performativi, installazioni, di artisti di levatura internazionale, sessioni musicali, rassegne video e presentazioni. Il progetto è parte di “Città in Festa” del Comune di Venezia.
Con il progetto “Parco Aperto 2023: Ecologia (A)sociale”, nella Biblioteca di Carpenedo Bissuola e nelle aree esterne del Parco Albanese di Mestre, sabato 20 e domenica 21 maggio, sono state esposte opere realizzate con materiali ecologici e riuso, «articolate in un arcipelago di “5 isole”, realizzando a Mestre un laboratorio partecipato di “scultura e di ecologia sociale”, e proponendo una coreografia collettiva costituita da operazioni time e site specific», come descritto nella presentazione.
Vincenzo Astuto, classe 1975, scultore di Lucera, è stato uno dei protagonisti delle due giorni tra arte e architettura, proponendo “Cemento”, due installazioni trasformabili in cemento precompresso.
["Cemento" di Vincenzo Astuto]
Vincenzo Astuto è uno scultore formato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Fin dall’inizio ha mostrato un interesse per aspetti peculiari della scultura, presentando la sua tesi finale su Carlo Lorenzetti. A parte sviluppare lavori incredibili sull’equilibrio, anche usando oggetti comuni, la sua ricerca si è sempre svolta nel solco della Scultura Costruita, quella scultura né scolpita né modellata tanto specifica della tradizione italiana. L’orizzonte culturale della ricerca di Astuto resta in ambito geometrico/concettuale e va da Consagra a Burri a Novelli, da Carrino a Uncini a Legnaghi. Astuto è stato a lungo assistente di Luca Vitone e ha più volte collaborato con Massimo Mazzone e Massimiliano Fuksas alla costruzione delle colonne di Eindhoven Piazza Project, a quelle di Porta Palazzo a Torino. Inoltre ha collaborato con il Museo delle Periferie di Roma realizzando una scultura ispirata al logo e ha realizzato ‘una bandiera per internet di Mark Napier’ nella collezione del Guggenheim. La versione di stoffa di queste bandiere è stata esposta nel 2022 alla Sala d’Armi A dell’Arsenale della Biennale di Venezia con Vicente Todolì, David Liver e Stefania Ballone della Scala di Milano, poi alla giornata del contemporaneo a Sipicciano a cura di Antonio Arevalo. E infine quest’anno di nuovo in Biennale di Venezia Architettura in Parco Aperto Mestre, ‘Ecologia(A)Sociale’ a cura di Escuela Moderna/Fuoriposto/Marche Arte Viva con le due installazioni succitate.
All’evento, realizzato da Escuela Moderna Ateneo Libertario, Fuoriposto Mestre e associazione Marche Arte Viva, hanno partecipato diversi artisti, che hanno potuto esprimere i loro messaggi attraverso le loro opere. Un’iniziativa non nuova per l’Escuela Moderna, già Escuela Moderna/Ateneo Libertario del Raval, oggi Centro Studi Escuela Moderna Ferrer, che nel tempo con la Fondazione La Biennale e con Biennale Sessions ha avuto numerose e preziose collaborazioni.
Come si legge in un articolo di Massimo Mazzone “I suoi componenti sia individualmente che come ‘nome collettivo’ hanno partecipato a diverse Biennali di Venezia sia di Arte che di Architettura a partire dalla Biennale Less Aesthetics More Ethics di Fuksas del 2000, NEXT del 2002 nel Padiglione centrale ai Giardini, passando per le Biennali 2006 e 2008 nel padiglione Venezuela, fino alle ultime partecipazioni nel Padiglione Spagna del 2018 Becoming, e del 2021 nel progetto Uncertainty, senza dimenticare le due ultime ‘Sessions’ che hanno visto ospiti di Escuela figure del calibro di Vicente Todolì o Manolo Borja o Antoni Muntadas, e l’anno passato il Leone d’oro Danza Saburo Teshigawara dove per altro erano presenti artisti come Marco Fusinato, Luca Vitone, Nicoletta Braga, Norma Santi, Aladin Al Barodouni, Nicoletta Braga, Valerio Muscella, Franco Buncuga, Regina José Galindo et al. Senza dimenticare i nostri contributi al lavoro del Padaiglione Singapore di Shubigi Rao”.
Dal 3 al 17 giugno 2023 artisti internazionali in esposizione all’Art Art Armando Xhomo Gallery, con Rossocinabro a cura di Cristina Madini, alla Firenze Contemporary II.
INGRESSO LIBERO, senza prenotazione.
Vernissage sabato 3 giugno dalle ore 18:00 alle 20:00. La mostra è visitabile dal lunedì alla domenica, dalle ore 15:00 alle 22:00.
L’evento, alla sua seconda edizione, rappresenta un’alternativa o un arricchimento per chi è interessato alla scena emergente e meno istituzionale; un warm up organizzato da Rossocinabro non solo come anticipazione delle novità in mostra a Roma, ma anche come assaggio delle attività off che Rossocinabro si propone di sviluppare durante l’anno.
Le opere per questo evento provengono da tutto il Mondo. Pittura, scultura, fotografia e arte digitale vi aspettano nel centro di Firenze con una apertura straordinaria serale tutti i giorni fino alle 22 compresa la domenica.
Artisti in esposizione:
Ayuna, Rinette Andreasen, Safaa Berra, Annamaria Biagini, Taskin Butt, Tina Catino, Jean Cherouny, Huiyeon Cho, Lord Nicolaus Dinter, Lizzy Forrester, Gero Gravotta, Riitta Hellén-Vuoti, Lukas Horst, Ivan Iliev, Tamara Jare, Bojko Jerman, Sabine Kay, PhDr. Denisa Klemscheová, Kirsten Kohrt, Alexandra Kordas, Mark Krawczynski, Sybille Lampe, Simi Larisch, Gudrun Latten, Jean-Charles Neufcour, Onsil, Anne-Marie Paris-Leroy, Anna Pazdalska, Sergio Rapetti, Raphael, Giovanni Renna, Carolina Roman Riera, Maria Regina Ruiz, Masayo Sakai, Greta Schnall, Joanna Sieradzka, DoJoong Jo Soilart, Ranulf Streuff, Howard Arthur Tweedie, Janusz Tworek, Leo Viridirs, Silvia Withöft-Foremny.
Visita la mostra sul web: ROSSOCINABRO | exhibitions | Firenze Contemporary II | Firenze 3 - 17 giugno 2023
Art Art Armando Xhomo Gallery
Via Ghibellina 105 – 107 – 111
50122 Firenze