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Dall’antropocentrismo all’ecocentrismo. È tempo di cambiare rotta

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

Il Virus nasce dalla Natura offesa dall’Uomo.

Ci credevamo superiori e al sicuro da ogni epidemia o malattia che potesse colpire l’intera umanità, diffondendosi in ogni nazione e in ogni angolo del mondo, mentre oggi ci accorgiamo che siamo fragili e insicuri, sia sul piano sanitario che sul piano economico, con una paura che ci sta creando seri problemi di convivenza e quindi di fiducia nel domani. Quella fiducia che pochi anni indietro era nella nostra mente e quindi nel nostro cuore, fiduciosi che la scienza e la tecnologia potesse vincere ogni cosa, specialmente in campo sanitario e quindi della salute pubblica. Non è così.

Come non è così per tutto quello che ci sta succedendo sul piano sociale, economico e politico, in cui il progresso, fino ad adesso portato vanti con fiducia e speranza, ci sta mostrando i suoi lati negativi, che ritroviamo specialmente per quanto riguarda il fenomeno della globalizzazione, ma anche nei rapporti fra la politica e le comunità, ormai estranee ad essa e quindi priva di qualsiasi legame con il potere. E tutto questo in un mondo in continuo disordine sul piano sociale, politico, economico, ma soprattutto nei rapporti fra le nazioni e i popoli, per non parlare poi fra le stesse religioni, che dovrebbero basare il loro credo più che sulla intolleranza, quanto sulla reciproca solidarietà,  sulla osservanza  di alcuni principi morali ed etici. Principi che purtroppo oggi sono improntati sulle differenziazioni e sugli odi di parte, tanto da produrre forme estreme di violenze e di fanatismi. Gli stessi che oggi si manifestano in alcuni popoli, sia in Occidente che in Oriente.

Ed ecco allora l’obbligo di ripensare non solo il presente, quanto il passato, mettendo in discussione, come faccio nel mio libro  Le sfide dell’uomo contemporaneo (BastogiLibri, Roma 2020), alcuni principi politici ed economici  del passato, fra cui le divisioni degli Stati attraverso l’erezione di muri e confini, il ritorno delle barriere, il venir meno del senso di territorialità e di appartenenza, il problema legato al cambiamento climatico, la fine del mondo liquido, l’antropocentrismo esasperato che ha fatto dell’uomo orfico un uomo prometeico, tanto da descrivere l’uomo come un animale egoista e superficiale, e ancora le disuguaglianze sociali, il naufragio delle civiltà, il divario fra Nord e Sud del mondo, derivante dal fallimento del neoliberismo e quindi della stessa modernità.

Il tutto visto nell’ambito di una crisi della nostra stessa civiltà occidentale, che vede il ritorno di forme di autoritarismo e quindi la crisi dell’idea di democrazia e di libertà. Un mondo, che si avvia, sempre più, verso forme di autoritarismo, come stava succedendo in America al tempo di Trump, in Europa, in Polonia e Ungheria, in Gran Bretagna con la Brexit, e in tante altre parti del mondo, dove i partiti tradizionali non esistono ormai più, sostituiti da nuovi movimenti, che inneggiano al populismo  e alla democrazia rappresentativa di pochi, a danno dei più.

E dove la libertà e la democrazia sono fondate più sull’individualismo sfrenato e sul potere economico, che sulla solidarietà fra i popoli e le comunità. In questo senso molti si chiedono: Quale mondo avremo dopo la pandemia da Covid-19?

Una pandemia, che ha creato seri problemi non solo sul piano sanitario, il cui settore in questi ultimi anni ha subito una massiccia decurtazione finanziaria e qualitativa, quanto una profonda crisi sociale ed economica.

Un mondo, quindi, da ricostruire e da rifondare su altri principi e altri diritti, che non siano solo quelli del profitto e dell’arricchimento personale.

Un mondo più solidale, più umano, con salde basi verso il sociale, in cui la politica sia messa al servizio dell’uomo e non viceversa.

Un mondo che non sia solo l’espressione dell’antropocentrismo, ma che sia l’espressione  dell’ecocentrismo e quindi di un mondo in cui vi sia più rispetto per la Natura e più uguaglianza e solidarietà fra i popoli.

È ora, come afferma Edgar Morin, di cambiare strada. Da tutto ciò dipende la stessa sopravvivenza non solo della Terra, ma soprattutto dell’Uomo. La crisi pandemica, oggi, è solo un avvertimento, di ciò che un domani può succedere in maniera irreversibile.

In altre parole facciamo che il presente ci indichi la via maestra per costruire un mondo migliore, più giusto e più rispettosi degli ecosistemi naturali e ambientali. 

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Redazione