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Il patrimonio boschivo del comune di Monte Sant’Angelo

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

Il patrimonio boschivo del Comune di Monte Sant’Angelo è uno dei più estesi del Gargano, anche se dobbiamo affermare che il Gargano un tempo aveva una maggiore estensione di boschi,  quasi il triplo di oggi. Infatti, nel 1844 il Gargano aveva 111. 450 ettari di boschi, che man mano si sono ridotti progressivamente fino a raggiungere, oggi, 37.601 ettari.  Il  patrimonio agro-forestale del  Comune di  Monte Sant’Angelo  è costituito da  9.675 ettari di boschi, così divisi fra il demanio comunale e quello statale: 6.950 ettari appartenenti al demanio comunale e  2.825 ettari al demanio statale. 

La Foresta Umbra si estende per più di 10.000 ettari, di cui 2000 ettari appartengono al Comune di Monte Sant’Angelo, gli altri ai vari Comuni confinanti, fra cui Vico del Gargano, Vieste, Peschici, Ischitella e Carpino. Fanno parte del patrimonio boschivo comunale di Monte Sant’Angelo:  il Bosco Quarto, che si estende per  2.730 ettari,  il Bosco Spigno che si estende per  1.513 ettari, il bosco Umbricchio per ha 800, Marguara per ha 798, Lama di Milo per ha  1.029, Casiglia per ha 345 e Vota per ha 107,  per un totale di 6.000 ettari di proprietà pubblica comunale, pari a ¼ dell’intera superficie territoriale, che è costituita di circa 24.000 ha. In questo senso tale patrimonio boschivo costituisce, insieme alla Foresta Umbra, uno dei più vasti complessi boscati del Meridione  d’Italia. Sul piano vegetazionale l’area ospita diversi tipi caratterizzati dalla macchia mediterranea, alle quote più basse, fino alla foresta di latifoglie contrassegnate dalla presenza di vaste cerrete, boschi misti e faggete.

Gli scrittori romani ricordano il Gargano coperto da un’unica immensa distesa di foreste, il Nemus Garganicum e Virgilio cita il Gargano e lo definisce Nemetun Garganum, foresta garganica di cui restano pochi lembi limitati alla Foresta Umbra, la più importante, e al bosco Quarto Spigno. Secondo il Tancredi, all’inizio del Novecento (1938), i boschi di cerro arrivavano fino all’abitato, ma con il tempo i contadini garganici preferirono la cultura agraria ai boschi millenari. Nella carta corografica dei boschi di Monte Sant’Angelo, compilata nel 1839 dall’Ispettore Forestale Lorenzo Avellino, si possono individuare diversi boschi di proprietà del Comune di Monte Sant’Angelo, fra cui il Bosco Quarto, il Bosco Spigno, Umbricchio, Marguara, e Lama di Milo e le due difese demaniali di Vota e Casiglia, quest’ultima al centro di diverse liti fra l’Università di Monte Sant’Angelo, la principessa di Gerace e i locati, tanto che questi ultimi ne approfitteranno per renderla privata.

Carta corografica dei boschi di Monte Sant’Angelo

Carta corografica dei boschi di Monte Sant’Angelo

Col passare dei  secoli l’estensione del demanio comunale si è notevolmente ridotta per le innumerevoli occupazioni, tanto che ormai sia Vota, che Casiglia, come il Bosco  Umbricchio, sono del tutto privati. Purtroppo il nostro  patrimonio boschivo per decenni è stato abbandono, senza che potesse incidere sull’economia del paese e sullo sviluppo di imprese gestionali a livello pubblico o privato, tanto da  rendere alla collettività ben poco, in quanto l’intero settore, sia da parte del settore pubblico che quello del settore privato,  non ha avuto quell’attenzione che si meritava attraverso l’attuazione di Piani di valorizzazione e di un'accurata gestione amministrativa. Evidentemente a nessuno interessa una gestione che possa contemplare la finalità che il patrimonio pubblico è anche un Bene comune. Infatti, tutto tende sempre ad essere privatizzato e quindi reso fruibile da pochi che tendono a considerare il Bene comune come Bene privato e quindi soggetto alle leggi del mercato ad ogni costo, tramite il profitto individuale e non collettivo. Eppure unico destinatario di gestire un bene collettivo è la comunità, e quindi  il Comune, in quanto bisogna considerare il territorio e quindi il paesaggio, sia esso urbano che rurale, come Bene comune.

Purtroppo il Comune di Monte Sant’Angelo, con le sue Amministrazioni, non ha mai considerato il patrimonio boschivo come Bene comune e quindi soggetto ad una politica di valorizzazione e di qualificazione sul piano economico e ambientale. Né gli Uffici preposti alla sua gestione, fra cui il Settore Agricoltura e Foreste, ha mai predisposto un Piano di gestione sostenibile dei boschi e quindi del patrimonio agro-forestale. Il tutto si è soffermato solo  alle deleghe remunerative riguardanti la gestione di settore di alcune parti del patrimonio boschivo, senza una politica di insieme dell’intero comparto boschivo. E oggi si propone di privaterizzare il nostro patrimonio boschivo, come del resto è stato fatto per i Beni Culturali, vedi il Castello e i Musei, fra cui il Museo Etnografico Tancredi.

Noi siamo convinti che per avere uno sviluppo urbano sostenibile c’è bisogno  di valorizzare in maniera globale tutte le potenzialità del proprio territorio, da quelle storico-culturali a quelle economico-sociali, a quello agro-forestale,  in un processo integrato di Rigenerazione Urbana Sostenibile.

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