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Inflitti 48 anni di carcere agli estorsori grazie alla denuncia delle vittime. Soddisfazione della Fondazione antiusura Buon Samaritano

La recente condanna ad oltre 48 anni di carcere per il reato di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso, inflitta dal tribunale di Bari ad un gruppo di malavitosi foggiani, costituisce la dimostrazione più eloquente dell'importanza della denuncia e, più in generale, della collaborazione tra i cittadini e lo Stato.

Un plauso alle due vittime di estorsione che non si sono lasciate intimorire e che hanno avuto il coraggio di reagire e di denunciare, un esempio da seguire per tanti. L'uno barista, costretto a pagare 15mila euro in contanti oltre a 7mila euro in sigarette, l'altro autodemolitore, che ha versato 300 euro al mese per ben cinque lunghi anni oltre ad una "stecca" di 5mila euro.

Parto dalla consapevolezza che non può ascriversi allo Stato una responsabilità che in parte è di ciascuno di noi; le istituzioni possono dare solo una risposta parziale, ma non possono risolvere il problema senza l’impegno personale e la collaborazione di chi è vittima della criminalità, di usura ed estorsione.

I fatti dimostrano, come nel caso in oggetto, che quando le vittime denunciano ed intervengono nel procedimento penale, si ottengono risultati straordinari in termini di risposta da parte della giustizia: il processo va spedito, non ci sono scarcerazioni per decorrenza dei termini, si giunge alle condanne e la pena viene effettivamente espiata.

A partire dal 9 agosto 2017, dalla strage di mafia di San Marco in Lamis in cui furono giustiziati due onesti lavoratori della terra, i fratelli Luciani, la "squadra stato" (o "squadra comunità" come ama definirla il prefetto Grassi) ha svolto e sta svolgendo un eccellentissimo lavoro e gli ottimi risultati conseguiti lo dimostrano ampiamente. Siamo giunti ad un punto di svolta e perciò chiediamo allo Stato un ulteriore sforzo, incrementando, ad esempio, gli organici delle forze dell’ordine. Le metastasi di questo cancro, estorsione ed usura, sono ancora vive e continuano ad infestare il tessuto economico della splendida e generosa terra di Capitanata, dove il settore agroalimentare e quello turistico potrebbero essere fonti di sviluppo, di occupazione e di grandi ricchezze, ma occorre liberarsi di questa presenza opprimente ed asfissiante.

Da una parte lo Stato continui la sua azione di contrasto alla criminalità, dall'altra i cittadini siano esempio di civiltà e di responsabilità, denunciando. L’alternativa è un territorio preda della criminalità, contrassegnato da un crescente degrado sociale, in cui ogni ipotesi di sviluppo economico è pura utopia.

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Redazione