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Carapelle. Esplosione appartamento. “Lettera Aperta” della Caritas locale sul caso del 21enne ustionato

Tragedia sfiorata e 21enne in gravi condizioni, è quanto fino a ora si sa. Il riferimento è all’esplosione di un appartamento in via Europa, avvenuto la sera del 14 maggio scorso a Carapelle. Il giovane è attualmente ricoverato presso l’ospedale Perrino a Brindisi per le gravi ustioni su gran parte del corpo, dopo esser stato elitrasportato al Policlinico Riuniti di Foggia.

In paese, tuttavia, le voci si rincorrono e svelano retroscena legati al 21enne e alla sua famiglia. Le cause della deflagrazione, che tra l’altro ha interessato le abitazioni limitrofe e un pastificio adiacente, sono al vaglio degli inquirenti, i Carabinieri, che non escludono né la fatalità né la volontà. Voci di piazza, su quest’ultima tesi, che stanno turbando la famiglia, che chiede rispetto per la privacy e vicinanza di chi conosce il giovane.

Con la famiglia si schiera la Caritas locale, che in una “Lettera Aperta” all’opinione pubblica chiede vicinanza alla luce anche del disagio che il 21enne viveva.

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Di seguito la “Lettera Aperta”

«Trovare il modo di confortare i genitori di Francesco, rimasto ferito durante un’esplosione nella propria abitazione, un ragazzo di 21 anni che è stato trasportato in gravi condizioni presso l’ospedale, è quasi impossibile, ma nonostante tutto esprimiamo tutto l’affetto e la vicinanza di tutta la comunità alla famiglia. Il parroco invita la comunità a cogliere il segnale di disagio arrivato da questo giovane che venerdì è rimasto gravemente ferito in casa a causa di una fuga di gas che ha causato l’incidente e a pregare uniti per la sua guarigione. Purtroppo non ci sono parole di fronte alla sofferenza causata da questo grave incidente le cui cause sono ancora da appurare e chiarire (gesto volontario, incidente etc…). È giusto stare vicino a Francesco e ai suoi familiari e mandare un messaggio ai giovani. Per fare questo prendiamo in prestito le parole di Giovanni Paolo II “Fate della vostra vita un capolavoro”. Francesco aveva appena iniziato a vivere e lui ora sta lottando per la sopravvivenza per raggiungere questo obiettivo. È necessario parlare più approfonditamente e cogliere il segnale di disagio che è arrivato attraverso la storia di Francesco, un giovane “fragile”, un po’ timido e introverso, ma che era stato preso di mira da alcuni giovani del posto, noti a molti, che costantemente lo bullizzavano, dal punto di vista materiale e verbale, attraverso azioni dannose e provocatorie, lui e la sua famiglia perfino davanti alla nuova abitazione presso le case popolari. Francesco riassumeva il suo disagio con questa domanda: “Perché ce l’hanno tutti con noi?” riferendosi a quei giovani, alcuni di loro a detta della madre erano presenti la sera dell’incidente come spettatori, che ogni giorno avevano preso di mira lui e la sua famiglia con frasi e azioni spregevoli. Sono fatti che segnalano un allarme nella comunità. Per questo invitiamo a costruire e a progettare un percorso educativo diverso. Deve essere un percorso di alleanze che dedica più attenzione ai ragazzi e ai genitori nel difficile compito dell’educazione dei figli e nell’opera di prevenzione evitando che ci siano atteggiamenti violenti e dannosi nei confronti di persone più deboli. Una buona prassi di attenzione ai ragazzi e ai giovani, avviata da anni dalle comunità parrocchiali, che va ulteriormente valorizzata sul territorio è l’opera costante e giornaliera dell’oratorio parrocchiale don Bosco con i suoi educatori, esso è un osservatorio privilegiato sulle dinamiche giovanili ed è un luogo aperto a tutti per realizzare percorsi comuni di inclusione e di integrazione e tolleranza».

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