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Ospedali di comunità si parte. Sul Gargano a S. Marco in Lamis, Monte S. Angelo, Vico e Vieste

Sorgeranno negli ex ospedali oggi riconvertiti a Punti territoriali di as­sistenza. Anche la Puglia vara gli Ospedali di comunità, le strutture che il Decreto ministeriale 70 ha immaginato come ponte tra il ricovero e l’assistenza domiciliare: avranno a disposizione com­plessivamente 365 posti letto da spalmare su 22 Pta. La giunta ha infatti rece­pito lo schema di regolamen­to concordato a marzo in Con­ferenza delle Regioni, appor­tando però una serie di cor­rettivi. Intanto va detto che il nome di «ospedale» è fuor­viante, perché l’Ospedale di comunità è una struttura di assistenza territoriale in cui si entra con una diagnosi già definita e con la prescrizione (su ricetta rossa) del medico di famiglia: ed è lo stesso medico di famiglia che ha la responsabilità di seguire il pa­ziente.

Si tratta delle persone che, dimesse dall’ospedale «vero», devono completare un percorso di stabilizzazione (in tempi brevi: non oltre 20 giorni) o hanno necessità di rimanere sotto osservazione continua, op­pure hanno necessità di effettuare una ria­bilitazione che per qualche motivo non pos­sono fare a domicilio. Non casi complessi (sono esclusi i malati terminali e le persone con problemi cardiologici o neurologici), dunque, piuttosto una sorta di ponte as­sistenziale che si conclude con due pos­sibilità: il ritorno a casa oppure il trasfe­rimento in Residenze sanitarie assistite.

L’Ospedale di comunità è affidato alla sorveglianza «h24» di personale infermie­ristico (prevedendo anche la figura del «case manager»), mentre il paziente – come det­to – resta sotto la responsa­bilità clinica del medico di ba­se che ne ha prescritto il ri­covero. In caso di necessità fuori dagli orari di servizio deve intervenire la guardia medica, mentre in caso di emergenza ci si rivolge al 118 (come accade nelle residenze sanitarie generiche). La Pu­glia, come altre Regioni che sono già partite, ha scelto di affidare la direzione di queste strutture al direttore del distretto, mentre il Dm 70 prevedeva la responsabilità infer­mieristica: motivo per il quale la categoria, a livello nazionale, si sta mostrando estre­mamente critica. 

Rispetto allo schema concordato in Con­ferenza, la Puglia ha anche scelto di esclu­dere la possibilità di allocare gli Ospedali di comunità in strutture private accreditate. Un segnale eloquente della volontà di riu­tilizzare gli ex ospedali dismessi, di cui pure la giunta – su proposta del capo di­partimento Giancarlo Ruscitti – ha appro­vato i regolamenti di funzionamento: gli Ospedali di comunità sono previsti a Bitonto, Ruvo, Rutigliano, Campi Salentina, Nardo, Poggiardo, Maglie, Gagliano del Ca­po, Massafra, Grottaglie, S. Pietro Vernotico, Ceglie Messapica, Cistemino, Fasano, Minervino, Trani, Torremaggiore, S. Mar­co in Lamis, Monte S. Angelo, Troia, Vico e Vieste. L’assessorato sta definendo l’allo­cazione dei 365 posti definiti, che andranno a rinforzare i parametri di assistenza ter­ritoriale su cui la Puglia – negli ultimi anni – è risultata carente nel monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza. La novità è a costo zero o quasi, se si eccettua il com­penso previsto per i medici di medicina generale (ogni intervento è retribuito come una prestazione di assistenza domiciliare).

Ma è una carta in più da giocare nella partita che si apre in queste settimane al ministero, quella dall’uscita dal Piano ope­rativo: dimostrando di avere i conti in or­dine e di aver applicato i criteri di rior­ganizzazione previsti dal Dm70, la Regione può infatti chiedere di tornare – dal 1° gen­naio 2019 – alla gestione ordinaria del si­stema sanitario, che significa tra l’altro non dover dipendere dai ministeri nella pro­grammazione delle assunzioni. La decisio­ne ufficiale arriverà in aprile, ma già da gennaio si potrebbe capire che aria tira.

(ondaradio.info)

 

 
 
Read 1076 times Last modified on Martedì, 27 Novembre 2018 11:53
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