Le “cianfrusaglie” di Casa Arbore a Palazzo Dogana. La lettera aperta del prof. Pasquale Episcopo

#contrappunti

Pubblicata su Facebook il 1° aprile 2023, ma ripresa da pochissimi media, la “Lettera aperta al Maestro Renzo Arbore” scritta dal prof. Pasquale Episcopo ha in seno argomenti validi per una sana discussione affinché “Casa Arbore e le sue cianfrusaglie” abbiano altra destinazione. L’Ente Provincia ha deciso che sarà una sala di Palazzo Dogana a conservare i ricordi di una vita di Renzo Arbore, ovviamente con un progetto artistico-culturale a supporto. Tuttavia molti concittadini dell’eccentrico foggiano Arbore, napoletano d’adozione, hanno un’altra idea, dividendosi, finanche tra chi è del mondo culturale e mediatico. I media, purtroppo, non hanno ripreso appieno l’appello del prof. Episcopo, che merita attenzione e profonda riflessione sulla valenza delle “cianfrusaglie” di Renzo Arbore. A distanza di due mesi e visto che nessuno ha voluto divulgare un libero pensiero, oggi lo proponiamo. È la prerogativa del giornalismo, quello libero. [ndr.]

«Gentile Dott. Arbore,

questa lettera è un appello alla Sua sensibilità di foggiano e uomo di cultura.

Con essa Le rivolgo la preghiera di riconsiderare il progetto di realizzazione di “Casa Arbore” a Palazzo Dogana e di chiedere alle istituzioni pugliesi (Regione, Provincia, Comune) che venga individuata una diversa sede per gli oggetti della Sua collezione permettendo, in tal modo, che l’edificio storico più rappresentativo di Foggia sia utilizzabile per impieghi più direttamente legati alla storia della città e che possano contribuire alla sua ripartenza dopo la crisi sociale e istituzionale che l’ha colpita relegandola agli ultimi posti, per qualità della vita, in molte graduatorie nazionali.

Gli oggetti della Sua collezione privata, tra cui capi di abbigliamento (costumi, gilet, cappelli, cravatte) e cimeli di plastica (borse, occhiali, bigiotteria e oggetti cult) che Lei stesso chiama “cianfrusaglie”, non hanno alcun legame con la storia della città di Foggia e non andrebbero collocati nel suo edificio storico più rappresentativo. Tra gli impieghi ipotizzabili per Palazzo Dogana ci sarebbe quello di destinare parte delle sue sale e dei suoi spazi alla realizzazione di un Museo della Transumanza o un Museo Federiciano o entrambi.

Come Lei sa Federico II di Svevia visse e governò a Foggia per oltre un quarto di secolo, dal 1221 al 1250, ancorché in maniera discontinua. A differenza di quanto accaduto in altre zone della Puglia, Foggia fino ad oggi non è stata in grado di valorizzare adeguatamente l’immagine del personaggio più famoso del Medioevo facendone punto di forza della sua identità storica, ponendola alla base di iniziative per la promozione culturale, sociale ed economica della città e dell’intero territorio. A causare questo stato di cose ha contribuito certamente il destino infausto che ha avuto il Palazzo imperiale, scomparso nel nulla. A tale sorte si è aggiunta una poco lungimirante amministrazione della città che, con scelte sbagliate o, semplicemente, mancate, ha contribuito alla “damnatio memoriae” che, obliando il passato, ne ha minato il futuro.

Tra le cose che sono mancate a Foggia, negli ultimi decenni in particolare, c’è a mio avviso anche l’aiuto di un illustre foggiano disposto “a metterci il nome e la faccia”, ovvero a spendersi personalmente per la valorizzazione della città. Lei queste qualità le avrebbe, ma non vive a Foggia.

Ma allora perché non provare a reindirizzare l’iniziativa “Casa Arbore” lasciando che gli spazi ad essa destinati vengano utilizzati per finalità di valorizzazione dell’identità storica e culturale della città che Le ha dato i natali? Perché non offrire alla Sua città un aiuto più grande, più bello e più forte, più nobile e generoso, quello di essere Lei stesso patrocinatore di un Museo Federiciano da realizzarsi a Palazzo Dogana nella prospettiva di un ritorno alla normalità con l’elezione di un nuovo Sindaco? Le dico questo perché le delibere di Provincia e Regione che hanno approvato “Casa Arbore” hanno avuto luogo con il Comune di Foggia sotto commissariamento, dunque privo della propria identità rappresentativa. Ripeto, non Le chiedo di rinunciare a “Casa Arbore”. A Foggia ci sono certamente posti più adatti dove poter collocare la Sua collezione. Mi risulta che, prima del commissariamento, l’Amministrazione comunale Le aveva offerto la Pinacoteca 900.

Il patrocinio di un Museo Federiciano sarebbe il più bel regalo che Lei potrebbe fare ai foggiani perché contribuirebbe a ricostruirne l’identità culturale. Il regalo riguarderebbe soprattutto i più giovani e i giovanissimi. Conoscere la storia della propria città li aiuterà ad amarla, magari a non lasciarla quando saranno adulti. I foggiani hanno bisogno di riconciliarsi con se stessi, di diventare orgogliosi di se stessi e della propria storia. Con Federico II la grande storia universale è passata da Foggia facendo della città e dell’intera Capitanata il centro del mondo che allora contava.

A Jesi, dove Federico II vide la luce il 26 dicembre 1194 e dove da neonato non trascorse che pochi giorni, pochi anni fa è stato realizzato il primo museo interamente dedicato al grande personaggio storico. L’ho visitato e ne sono rimasto entusiasta. Il Museo “Federico II Stupor Mundi” non ha reperti storici originali: è stato concepito con pannelli, ricostruzioni, proiezioni, scenografie e installazioni virtuali grazie alle quali si raccontano passaggi salienti della vita pubblica e privata di Federico II. L’inaugurazione è avvenuta il 1° luglio 2017 ad opera della Fondazione Marche e alla volontà, in particolare, dell’Ing. Gennario Pieralisi, Cavaliere del Lavoro e imprenditore dell’agro-alimentare, che l’ha voluto “per amore verso la sua città” finanziandolo con un milione di euro.

Dott. Arbore,

non Le sto chiedendo di mettere mano al portafogli. Se Le racconto questi particolari è perché è questa, a mio modesto avviso, la via da seguire: una “best practice” attuata con successo solo pochi anni fa. Nei primi sei mesi il museo jesino ha avuto “15.000 visitatori paganti” che hanno contribuito a sostenere l’economia della cittadina marchigiana. Questo numero è stato reso noto dalla Prof.ssa Anna Laura Trombetti Budriesi dell’Università di Bologna, curatrice scientifica dell’allestimento, in un’intervista, disponibile su YouTube, effettuata nel gennaio 2018 in occasione della presentazione del museo a Stoccarda, capitale del Land del Baden- Württemberg, nel cuore dell’antica Svevia. L’organizzazione dell’evento venne curata dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda e dalla Regione Marche con la collaborazione di Comune di Jesi e della Fondazione Federico II di Hohenstaufen. Circa duecento cittadini parteciparono alla presentazione. In quell’occasione il vicesindaco e assessore alla cultura di Jesi Luca Butini sottolineò le potenzialità del Museo Federico II Stupor Mundi quale contributo all’offerta turistica della città marchigiana.

La presentazione del museo di Jesi a Stoccarda è stato un modo efficace di fare squadra tra i rappresentanti delle istituzioni locali e quelli della cultura (e tra parentesi aggiungo che la Prof.ssa Trombetti Budriesi nel 2000, illustre studiosa dello Svevo, ha pubblicato l’edizione, in latino e in italiano, del De Arte Venandi cum Avibus, il trattato di falconeria al quale Federico II si dedico dal 1221 al 1250 (Stürner), dunque certamente anche a Foggia, nel parco dell’uccellagione ubicato tra il Pantano e San Lorenzo in Carminiano, dove l’Imperatore aveva una seconda residenza).

Perché dunque non realizzare anche a Foggia, che fu sede preferita dell’Imperatore, un Museo Federiciano?

Federico II di Svevia scelse Foggia per farne “REGALIS SEDES INCLITA IMPERIALIS”, capitale del Sacro Romano Impero e del Regno di Sicilia. Fu nel palazzo imperiale di Foggia che venne concepito il Liber Augustalis, poi promulgato a Melfi, che sarebbe rimasto in vigore per i sei secoli successivi. Definito “monumento giuridico” della storia del diritto e rimasto in vigore fino al 1819, alla sua stesura contribuirono i giuristi più eruditi e raffinati dell’epoca guidati dal protonotario Pier della Vigna, capo della cancelleria imperiale. Fu da quel palazzo che partirono ordini, mandati, privilegi e lettere destinati a papi, re e dignitari d’Europa. Fu nel Palazzo di Foggia che l’Imperatrice Isabella d’Inghilterra trascorse gli ultimi anni della sua vita e vi morì, il 1. dicembre del 1241. Era sorella del Re Enrico III d’Inghilterra, figlia di Re Giovanni Senza Terra, il Sovrano che sottoscrisse la Magna Carta, ma Foggia non le ha dedicato nemmeno una strada. Fu tra i letterati che animavano la vita di corte di quel palazzo che la lingua italiana fece i suoi primi timidi passi, con la cosiddetta Scuola Siciliana, tra essi Jacopo da Lentini, l’inventore del sonetto. Fu intorno alla corte foggiana che si raccolse una fitta schiera di artisti e scultori, in primis Nicola di Bartolomeo da Foggia poi detto “Pisano”, che avrebbero influenzato l’arte e l’architettura nell’intero Regno e nel resto d’Italia.

Con loro Foggia diventò città d’arte di primaria importanza. Ho già menzionato il Parco dell’Uccellagione, dove Federico osservò e studiò moltitudini di volatili, e il suo “De Arte venandi cum Avibus” un libro che a tutt’oggi è considerato pietra miliare del metodo scientifico. “In questo libro di falconeria vogliamo descrivere le cose che sono, come sono” queste le parole del suo illustre autore. Il libro ci è pervenuto in una trascrizione attribuita a Manfredi corredata da miniature bellissime che ne fanno un inno al creato. Otto secoli fa Federico fu un ambientalista “ante litteram” ed oggi più che mai dovrebbe essere ricordato e studiato per la sua attualità dirompente.

Ebbene tutto ciò, e molto altro, può essere ricostruito, a Foggia, in un Museo Federiciano che rappresenti punto di attrazione nazionale e internazionale della città, della provincia e dell’intera Puglia. Oggi che Foggia dispone nuovamente dell’Aeroporto Gino Lisa, il museo può diventare punto di partenza per un turismo colto, anche internazionale, diretto alle diverse località federiciane dei dintorni, da Lucera a Castel del Monte, da Troia a Monte Sant’Angelo e, non da ultimo, Castel Fiorentino, luogo di morte dell’Imperatore, sito archeologico di grandi potenzialità, vera miniera d’oro a cielo aperto che attende solo di poter promuovere cultura e produrre ricchezza.

Dott. Arbore,

preso dalla foga della scrittura non mi sono ancora presentato e me ne scuso. Alcune brevi informazioni sulla mia persona le ho messe in Post Scriptum. Ma non è importante chi sono, importante è la preghiera che Le rivolgo.

Spero che vorrà apprezzare e accogliere le parole di uno che, come Lei, ha lasciato Foggia e che, come Lei, non ha dimenticato quella città sfortunata. Amo Foggia e ne desidero il riscatto. La nostra è una città che ha subito tante disgrazie, tante privazioni, tante ferite. A quelle sventure si sono aggiunte, recentemente, umiliazioni che non meritano neppure di essere menzionate. Con il Suo patrocinio e con l’accordo della Provincia e della Regione, Palazzo Dogana può diventare il fulcro della rinascita della città basata sulla sua identità storica e culturale.

Un altro museo che, a pieno titolo, potrebbe essere ubicato a Palazzo Dogana sarebbe quello della transumanza. In Capitanata la pratica della transumanza delle greggi è attestata fin dall’epoca romana repubblicana. Fu certamente in uso in epoca normanna, sveva e angioina. La Regia Dogana della “Mena delle pecore” ebbe il suo atto di fondazione in un Privilegio di Re Alfonso d’Aragona del 1447. Con esso la rete di sentieri percorsi dai pastori assurse a struttura demaniale vitale per lo sviluppo dell’economia in ben cinque regioni meridionali, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata. Per secoli Foggia è stata crocevia di “tratturi, tratturelli, bracci e riposi” che formavano una fitta rete di 3000 chilometri ed oltre. Milioni di pecore svernavano in pianura per poi ritornare sui monti in primavera. In un tempo in cui si parla sempre più spesso di salvaguardia ambientale e sviluppo sostenibile, un museo della transumanza contribuirebbe a ricostruire l’identità culturale di un territorio che su quella pratica, come anche sull’agricoltura e in primis sulla coltivazione del grano, ha basato per secoli la fonte del suo sviluppo sociale ed economico.

Infine a Palazzo Dogana potrebbe avere sede un Ufficio del Turismo, degno di questo nome, che lavori in sinergia con quelli, già esistenti, della provincia.

Dott. Arbore,

Lei è un uomo di spettacolo e certamente sa quanto oggi i cosiddetti “Social” siano diventati importanti nella comunicazione tra i cittadini, a volte anche tra i cittadini e i vip della politica, della cultura, dello spettacolo. Anch’io ho una pagina Facebook. Da circa tre anni la dedico esclusivamente ai miei contatti “foggiani”. I miei post riguardano Foggia e la sua storia, in particolare quella legata a Federico II di Svevia. Nel maggio 2022, dopo aver appreso della delibera della Provincia, ho scritto su “Casa Arbore” dicendo quello che penso. Oltre duecento persone hanno sostenuto il mio punto di vista.

Dopo la pubblicazione (ottobre 2022), della Deliberazione della Regione Puglia afferente alla realizzazione di “Casa Arbore” a Palazzo Dogana, ho scritto al Presidente Michele Emiliano una lunga lettera chiedendo di sottoporre il progetto a revisione al fine di individuare una sede diversa e più idonea. La lettera, datata 23 gennaio 2023, l’ho inviata, per conoscenza, anche ad alcuni giornali, a molte istituzioni e associazioni culturali locali, a singole persone impegnate nella cultura. Anche in questo caso ho ottenuto diverse manifestazioni di sostegno. Non sono dunque il solo, a Foggia, a pensare che “Casa Arbore” non vada collocata a Palazzo Dogana. Anche la stampa ne ha parlato.

Se Lei accettasse sarei onorato e felice di incontrarLa, a Roma o dovunque preferisce. Lo dico senza arroganza, semmai con umiltà. Non è “Casa Arbore” ad essere oggetto di discussione, ma la sua collocazione.

Un Suo autorevole intervento potrebbe riportare le cose sui giusti binari individuando un’altra sede per la Sua collezione. L’annuncio di un Museo Federiciano a Palazzo Dogana da Lei patrocinato e quello di “Casa Arbore” in una diversa sede potrebbe essere il segnale che la città attende per la sua rinascita a partire dalla cultura. Poi ci sarà bisogno di un gran lavoro di squadra, da fare tutti insieme - ripeto: TUTTI INSIEME - quando Foggia avrà un nuovo governo liberamente scelto dai suoi cittadini.

Detto, in tutta sincerità, da un foggiano come Lei che, come Lei, ama la propria città natale.

Con distinti saluti».

Chi è il prof. Pasquale Episcopo.

Foggiano di nascita, ex-Ufficiale dell’Aeronautica, da 30 anni vive a Monaco di Baviera dove lavora come docente di italiano, lingua e cultura. Dal 1993 è giornalista iscritto all’albo pubblicisti del Lazio. E' membro della Società di Storia Patria per la Puglia e della Società di Storia degli Staufer con sede a Göppingen, città gemellata con Foggia dal 1971. E' stato il promotore del convegno internazionale (18 - 20 nov. 2021, Unifg), dedicato a Federico II di Svevia in occasione dell’VIII centenario del suo arrivo in Capitanata. Al convegno ha presentato una relazione sui Diplomi emanati dallo Svevo a Foggia e in Capitanata. Inoltre, è stato il promotore della Stele di Foggia, monumento alla memoria di Federico II. Il monumento è oggetto di donazione da parte del Prof. Johann Heinrich von Stein, economista di Stoccarda appassionato cultore di Federico II nonché iniziatore del progetto delle “Stauferstele” che dall’anno 2000 ha visto la collocazione di 39 monumenti in 6 paesi europei. Il professore, a cui lo lega un sentimento di profonda amicizia nel nome di Federico II von Hohenstaufen, cui sostiene che Foggia è il luogo che più di ogni altro merita il memoriale. A causa della crisi istituzionale, la collocazione e l’inaugurazione sono state rimandate a data da stabilirsi. In qualità di ex-Ufficiale, il 27 ottobre 2022 c/o Unifg, ha partecipato al convegno per il Centenario dell’Aeronautica con una relazione sui bombardamenti del 1943 e sul contributo della Regia Aeronautica combelligerante alla guerra di liberazione in Capitanata. Altra pagina importante, drammatica e gloriosa al tempo stesso, della grande storia di Foggia.

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