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Luci, decorazioni, riunioni di famiglia con pranzi e cene di rito ma soprattutto regali. Le festività natalizie oltre ai nobili sentimenti di calore e bontà spesso sfociano in eccessi consumistici che mal si conciliano con gli sforzi che ogni giorno, durante l’anno, si compiono per mitigare gli impatti sull’ambiente. Senza necessariamente trasformarsi in Scrooge, il protagonista egoista del racconto ‘Canto di Natale’ di Charles Dickens, è possibile fare regali e ospitare amici e parenti a tavola in modo più sostenibile. Lo pensa Plastic Free Onlus, l’organizzazione di volontariato impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, che ha stilato un decalogo di consigli per un Natale con un ospite di riguardo: l’ambiente.

“Sorrisi, gioia e luci in questi giorni di festa non devono mai mancare – dichiara Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus – Ciò che invitiamo a fare è semplicemente il prestar attenzione a piccole abitudini che, spesso inconsapevolmente, procurano ingenti danni al nostro Pianeta e, quindi, a noi stessi. Basti pensare che da uno studio dell’Università di Manchester è emerso che le abitudini alimentari natalizie della sola società occidentale causano la stessa impronta di carbonio di un’auto che compie il giro del mondo per 6.000 volte. E che il 10 per cento dei regali – prosegue De Gaetano (Plastic Free) – viene buttato via subito dopo, diventando rifiuto, perché non gradito. Eppure per limitare sprechi e inquinamenti sono sufficienti alcune piccole accortezze, pur rispettando le tradizioni e i grandi momenti conviviali legati ai festeggiamenti di fine anno”.

Ecco allora il decalogo per un Natale Plastic Free amico dell’ambiente.

1 – Non usare imballaggi e nastri di materiale plastico per incartare i regali, ricicla le carte colorate trasformandole in addobbi senza disperdere nulla in natura.

2 – Scegli regali sostenibili e responsabili perché quel che conta è il gesto, il pensiero.

3 – Evita il fast fashion natalizio spesso in fibre sintetiche che rappresentano circa il 16 per cento delle microplastiche presenti negli oceani secondo l’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

4 – Non lasciare volare in cielo i palloncini, anche quelli venduti come biodegradabili, perché prima o poi ricadranno sulla terra, provocando anche la morte di animali inconsapevoli.

5 – Niente piatti, bicchieri e posate ‘usa e getta’: anche quando sono biodegradabili sono comunque rifiuti che provocano inquinamento.

6 – Evita spugne sintetiche per pulire le stoviglie: come per il vestiario, rilasciano microplastiche negli scarichi e, quindi, nel mare.

7 – Preferisci un’illuminazione a led a basso consumo, spegnendo sempre la luce quando si esce da un locale.

8 – A tavola proponi piatti della tradizione, legati a prodotti locali e di stagione. Evita cibi che devono attraversare i continenti in aereo inquinando.

9 – Stop ai fuochi d’artificio: oltre a far paura ai nostri animali domestici, sono altamente inquinanti per l’atmosfera e il mare.

10 – Celebra il Natale ma quando fai un brindisi, non lasciare nulla nell’ambiente: smaltisci secondo le indicazioni della raccolta differenziata bottiglie, tappi, gabbiette metalliche, bicchieri, etc…

Grazie al coinvolgimento di 4.520 volontari in 184 appuntamenti lungo le coste italiane, sono stati rimossi 35.277 chilogrammi di plastica e rifiuti non speciali dalle spiagge italiane. È questo lo straordinario risultato ottenuto dall’iniziativa “105 Save the Sea” organizzata da Plastic Free Onlus, Radio 105 e Il Regionale di Trenitalia in tutto il mese di luglio per sensibilizzare bagnanti, turisti e cittadini dell’importanza di una maggiore cura del territorio e del mare, così da contrastare l’abbandono di rifiuti nell’ambiente. 

Ogni giorno il mare ci restituisce ciò che è nostro dichiara Luca De Gaetano, presidente di Plastic Free Onlus Con l’impegno concreto dei nostri referenti e volontari, siamo impegnati dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, puntando sulla sensibilizzazione dei cittadini sia per quel che concerne i consumi quotidiani sia per l’attenzione alla corretta gestione dei rifiuti. Ringraziamo il media partner Radio 105 e il Regionale di Trenitalia per il supporto che hanno permesso lo straordinario successo di questa iniziativa che aveva come obiettivo la rimozione di 10 tonnellate di spazzatura in 50 spiagge italiane: abbiamo concluso quasi quadruplicando appuntamenti e ‘bottino’. Per tutelare il nostro Pianeta e garantire un futuro miglioreprosegue De Gaetanosarà necessario coinvolgere sempre più persone in maniera attiva, aumentando la consapevolezza in ognuno di noi”.

Una giornata all’insegna della sensibilizzazione e dell’educazione ambientale, con al centro un fantastico animale da celebrare: la tartaruga. Domenica 21 maggio, a partire dalle ore 10, l’organizzazione di volontariato Plastic Free Onlus, impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, organizza presso l’area portuale di Castro (Lecce) un evento in collaborazione con la locale Amministrazione e il Centro di Recupero Tartarughe di Calimera dove l’associazione ha contribuito a salvare sinora oltre 150 tartarughe. Quattro splendidi esemplari di Caretta caretta, simbolo di Plastic Free e di tutti gli animali marini che patiscono l’inquinamento da plastica, dopo aver ricevuto le attente cure del centro, saranno liberati in mare per riabbracciare la loro casa.

Durante la giornata si terranno laboratori ludico-didattici con dimostrazioni da parte degli esperti su come si salva, si cura e si interviene sulle tartarughe che vengono accolte dal centro di Calimera. Prenderanno parte all’iniziativa i ragazzi delle scuole primarie di primo e secondo grado di Castro ed il Liceo Capece di Maglie. Inoltre, ci sarà anche un momento di sensibilizzazione dedicato ai pescatori locali, ai quali verrà illustrato come recuperare e gestire l’animale se ritrovato impigliato nelle loro reti, così da salvarlo.

“All’evento parteciperanno i tanti referenti pugliesi molto attivi e concreti che ci rendono orgogliosi con il proprio operato a tutela delle coste e dell’ambiente di questa meravigliosa terra – dichiara Luca De Gaetano, presidente Plastic Free Onlus che presenzierà all’evento – Volontari che dimostrano quotidianamente come essere nella grande famiglia Plastic Free significhi non stare a guardare ma rimboccarsi le maniche per salvare il nostro pianeta dall’inciviltà. E le 230 tonnellate di plastica e rifiuti, di cui 14 solo in Puglia, raccolti nell’ultimo weekend dedicato alla Terra lo scorso aprile ne sono la riprova”, conclude.

Partecipa su www.plasticfreeonlus.it

L‘Istituto comprensivo “da Feltre-Zingarelli”, in partenariato con il Polo Biblio Museale di Foggia e Mira Aps, lo scorso 7 novembre ha presentato il progetto ChlorotYci, finanziato con il bando “Supporto al percorso di transizione ecologica delle Istituzioni scolastiche” - del Ministero dell’Istruzione - Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali.

 L’idea progettuale, come già noto, nasce con l’obiettivo di incrementare le “parti verdi vive” negli spazi che gli alunni e i cittadini maggiormente vivono: la Scuola, le proprie abitazioni, la Biblioteca e il Museo.

 L’intento è quello di sensibilizzare alunni e docenti, contribuendo alla loro conoscenza circa l’ecologia e la botanica, sull’importanza dell’equilibrio del nostro ecosistema, mostrando quanto sia importante l’esistenza di ciascuno e, in particolare, quanto il nostro modo di vivere impatti su di esso.

La definizione di transizione ecologica delinea un nuovo modello economico e sociale, sviluppato per riformulare radicalmente – e in modo più sostenibile – il modo in cui le risorse del pianeta vengono sfruttate per vivere, produrre e lavorare.

Riguarda dunque anche l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per questo, gli alunni dell’ICS da Feltre Zingarelli di Foggia, con un percorso chiamato SAVE THE PLANET, stanno approfondendo temi come il risparmio energetico, la raccolta differenziata e la riduzione dei consumi, attraverso delle vere e proprie missioni. Oggi, in occasione della giornata mondiale della coscienza, si parla di pace, amore e cura a partire dal proprio territorio. Alunni e docenti scendono tra le strade a ripulire parchi e marciapiedi, per renderli più vivibili, per esercitare il proprio compito civico e per invitare la cittadinanza tutta ad essere più rispettosa dei luoghi comuni, attraverso una Maratona dei rifiuti.

Molte altre le sfide previste dal progetto, come giornate dedicate alla riduzione dei consumi e al plogging da fare in famiglia.

“Crediamo fortemente che un finanziamento a disposizione di un singolo istituto debba trovare modo e maniera di giovare più realtà possibili per risultare realmente efficace, soprattutto se riguarda temi come questo. Ragion per cui, hanno aderito alla proposta più realtà scolastiche oltre all’ICS DA FELTRE ZINGARELLI, come L’ICS Pertini di Orta Nova e il C.D. San Giovanni Bosco di Manfredonia, che hanno scelto di ripulire i propri spazi scolastici.” Lo ha detto Paola Luongo, coordinatrice del progetto, che ha proseguito: “Ci piace pensare che le piccole rivoluzioni partano dal basso, dalle realtà periferiche ma soprattutto dai più piccoli, perché in quanto adulti di oggi, il nostro impegno in questo processo, è un dovere nei confronti dei più piccoli e del mondo che lasceremo loro domani”.

L’ invito è quello di proporre tali attività al fine di supportare studentesse e studenti a diventare i protagonisti di un cambiamento che, superando la visione del pensiero antropico, li orienti verso un nuovo modello di società, che ponga al centro l’ambiente e consenta di sperimentare e diffondere nuovi stili di vita in equilibrio con la natura. Introdurre tale percorso nei processi formativi implica una riformulazione della funzione educativa della scuola che miri all’attuazione di percorsi civici in grado di condurre la comunità tutta ad abitare il mondo in modo nuovo e sostenibile.

Attraverso il percorso SAVE THE PLANET gli alunni e le alunne potranno diventare gli ambasciatori di un importante messaggio destinato a chi dovrebbe porre più attenzione alla cura dei nostri territori, al rispetto delle regole civili, all’attuazione di un’efficiente raccolta differenziata dei rifiuti, all’adozione di abitudini che riducano l’impronta ecologica ed energetica.

La Transizione Ecologica è un compito di tutti, impariamo dai più piccoli come eseguirlo!

Cambiare è necessario. Mai come in questo momento è il tempo di una vera transizione ecologica. L'aumento del costo dell’energia e delle materie prime, dimostra come è necessario recuperare e riciclare i nostri rifiuti perché possano avere ancora valore d’uso e diventare matrie prime seconde. Inoltre non estraendo nuove risorse naturali si risparmia energia e si evita di immettere in atmosfera inquinanti e gas climalteranti coma le CO2.

Saranno questi i temi principali del convegno "Economia circolare - Eccellenzi pugliesi per la transizione ecologica" che si svolgerà il 22 settembre alle 18.30 presso il Chiostro del Comune di Gioia del Colle (Piazza Margherita di Savoia, 10).

Nel corso del convegno saranno illustrati esempi di eccellenze pugliesi che  consentono di recuperare materie inorganiche come la plastica, la carta, i metalli, creare compost di qualità dal nostro rifiuto organico e effettuare l’economia circolare dell’acqua riutilizzando l’acqua reflua in agricoltura. La vera transizione ecologica, infatti, consente al tempo stesso transizione sociale ed economica, produce nuovi posti di lavoro,  lavoro utile alla comunità, con figure più specializzate e meglio remunerate. Il viraggio verso un'economia circolare che utilizzi fonti energetiche rinnovabili e recuperi preziose risorse come l’acqua e la materia prima seconda è necessario, continuare con lo “status quo” porta le aziende anche fuori mercato. Il cambiamento è necessario.

A introdurre i lavori Patty L’Abbate Docente di Economia Ecologica e Management presso la LUM.
 
Interverranno:
Lella Miccolis Presidente Nazionale del Consorzio Italiano Compostatori e alla guida di PROGEVA sita a Laterza.
Carmelo Marangi Vicepresidente UNIRIMA e amministratore unico di RECSEL  di  Taranto.
Piervito Lagioia Responsabile Struttura Territoriale Operativa AQP Acquedotto Pugliese.
Rocco Pentassuglia ricercatore ENEA ICESP Piattaforma Italiana dell’Economia Circolare

Il 21 novembre in tutta Italia si festeggia la Giornata Nazionale degli Alberi.

Gli alberi sono indispensabili per le loro capacità: consentono di assorbire l’anidride carbonica e rilasciare ossigeno, prevenire il dissesto idrogeologico e proteggere la biodiversità.

Tutte le regioni italiane sono coinvolte ogni anno in iniziative dedicate a celebrare l’occasione: anche FareAmbiente di Foggia aderisce con entusiasmo a questa importante iniziativa per valorizzare l'ambiente e promuovere il rispetto della natura.

«La manifestazione, in  collaborazione  con la Scuola S.  Pio  X,  il  comune  di  Ascoli  Satriano  presso  la Pineta  S.  Nicola,    il  Parco  Giochi  di  Foggia, -fa sapere   FareAmbiente Foggia-  vuole  parlare  delle  finalità  ambientali  ed  educative della festa.  In  seguito alla discussione sui temi relativi  ai  cambiamenti  climatici,  a causa delle emissioni  record di  CO2,  si  effettuerà la piantumazione simbolica di  alberi  nelle aree libere. La campagna nazionale  di  sensibilizzazione  ambientale, con la  legge  14  gennaio  2013,  n.10  (Norme per  lo  sviluppo  degli  spazi  verdi  urbani,  GU  n.27  del  1-2-2013), -prosegue-  prevede  che  tutti  i  Comuni  con  più di  15  mila abitanti abbiano l'obbligo di  piantare  un  albero per  ogni  nuovo  nato. L’iniziativa fa  parte di una campagna nazionale di FareAmbiente  per  sensibilizzare il  governo sul tema dell'educazione ambientale.  Vogliamo – conclude- non solo far  conoscere la legge 10/2013, ma anche far sì  che l'educazione ambientale venga introdotta come insegnamento obbligatorio nelle scuole:  un provvedimento ad  hoc,  voluto da FareAmbiente con iniziativa del  Presidente Prof.  V.  Pepe».

La manifestazione sarà organizzata dal Dott. Francesco Bacchelli Vice presidente Regionale di FareAmbiente Puglia con la collaborazione del Laboratorio Verde Foggia MEE.

«Pregiatissimo Sig. Ministro Cingolani,

chi le scrive è il Vescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, una Diocesi del Sud Italia che si ritrova ad avere sul proprio territorio uno sguardo di attenzione ed interesse non solo per le stupende bellezze naturali, paesaggistiche, culturali e spirituali che i secoli le hanno donato, ma anche per la ferita, ormai incancrenita, di un sito SIN.

Fin dai primi giorni del mio ingresso in Diocesi tre anni fa ho accolto costantemente lacrime e preoccupazioni per le ferite e le morti che erronee scelte di industrializzazione hanno procurato al territorio e al suo popolo. A distanza di 45 anni dal tragico avvenimento dello scoppio della torre di arsenico del 26 Settembre 1976, si registra ancora oggi, oltre al dolore e alla paura, tanta rabbia e scarsa fiducia nelle Istituzioni civili e politiche.

Tanta rabbia perché dopo quasi mezzo secolo la situazione di inquinamento resta quasi identica al momento della tragedia: i dati pubblicati circa la bonifica sono eloquenti. La poca fiducia nelle Istituzioni è dovuta ad una quasi assenza di vero interesse verso la situazione, sono sporadici gli interventi da parte di politici ed Enti del territorio e per di più slegati tra loro rendendo difficile il perseguire il bene comune.

Mi sono chiesto cosa può fare un Vescovo dinanzi a quanto accaduto 45 anni fa, ma che continua a condizionare il presente ed a tradire lo sviluppo futuro: solo pregare? Non può bastare la preghiera: il territorio ed il suo popolo necessita di speranza e, come sosteneva un vescovo pugliese già negli anni ’80, “la Speranza va organizzata” (don Tonino Bello).

Come cittadino e come guida spirituale della Chiesa che è in Gargano non posso non richiamare e invitare a porre in atto quanto la Carta Costituzionale riporta agli articoli 9 e 41:

“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. (Articolo 9)

“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. (Articolo 41)

Come Vescovo non posso non sentire forte in me il monito del Profeta Isaia:

“Per amore del mio popolo non tacerò, non mi concederò riposo” (Is 62,1).

Come comportarmi quale Pastore e Guida di una Chiesa che si sente profondamente parte attiva nella società civile e desiderosa di portare il proprio contributo di responsabilità e cura del territorio? Ascoltare, organizzare dibattiti, approfondire questioni, sollecitare le coscienze, invitare a cercare soluzioni percorribili e sostenibili, ecc. Ho ancora ben presente la recente 49ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani svolta a Taranto sul tema “Il Pianeta che speriamo” in cui diversi rappresentanti del Governo Italiano vi hanno preso parte in presenza o sono intervenuti con videomessaggi. Come Chiesa abbiamo avuto modo di confrontarci con tanti di Voi, condividere preoccupazioni circa il presente e soprattutto visioni future di speranza da organizzare e far germogliare. Durante i lavori sono state citate le Diocesi del Sud e i drammi dei siti SIN in essere presenti.

Come Vescovo di una Diocesi con all’interno un sito SIN sento ora il dovere di farmi portatore di una richiesta cogliendo l’occasione di una annunciata Conferenza di Servizi decisoria in programma per il giorno 30/11/2021. La convocazione della Conferenza è stata presentata al Vostro Ufficio Bonifiche da ENIREWIND ed è stata concessa invitando i referenti Istituzionali dei Comuni di Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo.

Nell’immediato richiedo, certo di trovare la Sua comprensione responsabile del suo Ministero, di rinviare tale Conferenza di Servizi decisoria di almeno 30 giorni, così da permettere al futuro Sindaco di Manfredonia, che sarà eletto in seguito al ballottaggio di Domenica 21 Novembre 2021, di poter nominare la Giunta e prendervi parte dopo essersi preparato; a tal fine chiedo anche di riaprire i termini di accesso ai documenti e presentazione delle osservazioni.

La Città di Manfredonia è una città estremamente provata dalla vicenda ricordata, ed ha vissuto nel periodo 2019-2021 lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose; la cittadinanza ha atteso con speranza il momento elettorale e la certezza di tornare ad avere i propri rappresentanti costituzionalmente eletti, non può essere privata di una sua partecipazione ad un avvenimento così importante e che ne può segnare il futuro.

Inoltre  colgo  l’occasione  per  chiederLe  un  Suo  personale  interessamento  alla  vicenda  SIN

Manfredonia area Ex-Enichem, che negli ultimi mesi sente nuove ansie e preoccupazioni per richieste di installazioni di impianti di trattamento rifiuti, di cui troppo poco ed in maniera ambigua si conosce il contenuto ed il livello progettuale circa lo studio di massima. Da quanto è stato pubblicato l’area in questione ha una falda ancora inquinata al 100% e la bonifica di superficie sull’intero SIN realizzata solo al 18%. Con queste mie osservazioni non voglio costituire elemento di freno alla crescita industriale del territorio, anzi stimolare ad una ricerca responsabile e sostenibile alla stessa, per questo invito il Ministero ad una attenta valutazione in quanto primo responsabile dell’area SIN.

Con la voce di Pastore e guida mi rivolgo alla sua sensibilità politica, certo di servire la democrazia e la partecipazione attiva della società civile ricordando il valore della vita e della salute che produce autentico lavoro e dà dignità all’economia.

Grato a Lei ed al Governo tutto, da cittadino Italiano e da Cristiano, per il servizio istituzionale che rappresentate e onorate».

+ Franco Moscone, crs

ARCIVESCOVO

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a cura di Donato Troiano.

Sono trascorsi 45 anni dallo scoppio della colonna di Prilling verificatosi presso l’ex Stabilimento Enichem di Macchia il 26 settembre 1976.

Una quantità enorme di arsenico, misto a vapore acqueo, si sparse nell’atmosfera precipitando al suolo nel giro di poche ore.

Un disastro ambientale di straordinarie proporzioni, che costituì un duro colpo per la salute delle popolazioni di Macchia e di Manfredonia e per un grande numero di lavoratori, mettendo a dura prova anche l’economia dell’intero Comprensorio.

Ero stato eletto Sindaco di Monte S. Angelo da appena due mesi. Avevo 28 anni. Quell’evento drammatico fu per me un vero e proprio battesimo di fuoco, da cui uscii rafforzato nel mio ruolo di Primo Cittadino grazie a tre fattori: la strettissima e proficua collaborazione tra me e il Sindaco di Manfredonia, il compianto senatore Michele Magno; il sostegno immediato della Direzione Nazionale del mio partito, il Partito Comunista Italiano che, tra l’altro, mi segnalò il prof. Sequi, docente di Chimica Industriale presso l’Università degli Studi di Pisa, quale componente del Comitato Scientifico; il supporto tecnico-giuridico del Segretario Generale del Comune di Monte S. Angelo, dott. Antonio Nasuti.

Furono giorni di intensa attività amministrativa connotata da numerosi provvedimenti di somma urgenza, prevalentemente di carattere sanitario, assunti a tutela della salute delle popolazioni e dei lavoratori e per il fissaggio dell’arsenico nel terreno su cui era abbondantemente caduto.

Quello scoppio colse tutti di sorpresa – lavoratori, popolazioni e amministratori pubblici – poiché si verificò solo dopo sette anni di attività produttiva degli impianti dell’ANIC (poi denominata Enichem), la cui collocazione in territorio di Monte S. Angelo ma a ridosso della Città di Manfredonia era stata il frutto di una scelta del Governo Nazionale dell’epoca.

Una decisione prima subita e poi accettata in cambio di migliaia di posti di lavoro e con la prospettiva di uno sviluppo industriale che negli anni a venire avrebbe investito tutto il territorio e che, purtroppo, non si verificò e si concluse con la chiusura dello Stabilimento e una crisi economica che investì tutte e tre le Comunità: Manfredonia, Monte S. Angelo e Mattinata.

Fu quella “un’accettazione” determinata dal bisogno di lavoro e di occupazione delle popolazioni locali, che comportò la contestuale (forse inconsapevole) rinuncia di una prospettiva alternativa di sviluppo, fondata sulla “risorsa mare”.

Oggi, a distanza di poco meno di 60 anni da quella scelta del Governo Nazionale, un nuovo pericolo incombe sulla salute delle popolazioni di Macchia e di Manfredonia, frutto ancora una volta di scelte che si stanno compiendo dall’alto, in luoghi istituzionali diversi da quelli locali.

Ancora una volta una scelta rischiosa, che non tiene conto della vocazione del territorio, poiché mira a trasformare la zona industriale di Macchia e di Manfredonia in una Piattaforma regionale/nazionale per il trattamento dei rifiuti.

In questa direzione sono in campo, purtroppo, già tre iniziative: l’impianto per il trattamento della plastica, l’impianto per la trasformazione degli pneumatici in disuso e le due proposte imprenditoriali della Seasif Holding per la lavorazione della bentonite e per la selezione dei materiali di scarto delle miniere e degli scavi marini.

Su queste iniziative, inspiegabilmente, non sono fornite alle popolazioni locali le dovute informazioni, come se si trattasse di progetti coperti da brevetti, che invece non esistono.

A differenza degli anni ’60 questa volta si vuole “scambiare” questa tipologia di investimenti per poche decine di posti di lavoro in una situazione economica e sociale molto diversa e, certamente, migliore rispetto a quella in cui fu decisa l’ubicazione dell’ANIC.

Oggi le popolazioni del nostro Comprensorio e le Istituzioni locali possono pretendere e lottare per una diversa prospettiva di sviluppo, che assicuri occupazione e benessere nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute di chi vive e opera in questo bellissimo territorio. E le condizioni ci sono tutte!

Questa diversa prospettiva di futuro, però, non può “scendere dal cielo”. C’è bisogno di una vasta e pacifica mobilitazione delle popolazioni, delle associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, del mondo della cultura e della scuola, che abbia questi obiettivi:

*la revoca della Deliberazione dell’Assemblea Generale del Consorzio ASI di Foggia del 2018 di modifica del Regolamento per l’insediamento di impianti ambientali negli agglomerati di pertinenza del Consorzio e il ripristino del testo del Regolamento approvato nel 2010 su iniziativa dell’ex Presidente ASI Franco Mastroluca;

*l’annullamento delle Deliberazioni della Giunta Comunale di Monte S. Angelo n. 30, n. 31 e n. 32 del 3 marzo 2018, mediante ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale;

*l’organizzazione di appositi “tavoli di confronto” tra le Istituzioni locali, le forze politiche, sociali e culturali dell’intero territorio al fine di definire una innovativa proposta di sviluppo compatibile con la tutela dell’ambiente e con la difesa della salute delle popolazioni locali.

Nessuno può tirarsi fuori da questa battaglia di civiltà e di progresso, a meno che non si voglia mettere in atto ancora una volta “il gioco dello scaricabarile”, attribuendo soltanto a Monte S. Angelo la responsabilità di ciò che sta per accadere nella zona industriale di Macchia.

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a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

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Il Gargano presenta una varietà di paesaggi, con una perfetta simbiosi fra il mondo vegetale e il mondo animale, misto a una presenza non trascurabile riguardante le bellezze naturali della costa marina, con il suo mondo che si riflette nelle acque del Mare Adriatico, come parte integrante del Mar Mediterraneo. Quindi, un ecosistema complesso che Madre Natura ha voluto farci dono, e di cui il Gargano ne è l’espressione più alta e variegata. Purtroppo una parte importante di esso nel tempo è stata compromessa, allorquando negli anni Sessanta, nella Piana di Macchia, fra Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo,  si è voluto creare, grazie alla compiacenza dei nostri politici, un grande complesso industriale, quale è stato il complesso industriale dell’ANIC prima e dell’ENICHEM dopo, altamente inquinante e contro natura. Oggi si vuole fare lo stesso sbaglio, attraverso la creazione di nuovi impianti industriali per la raccolta della plastica e la sua trasformazione: un processo che, secondo noi, è altamente inquinante, ma soprattutto compromette l’ecosistema dell’intera Piana di Macchia. Una zona che non può assolutamente recepire alcuna raccolta di sostanze inquinanti, né rifiuti provenienti da altre parti d’Italia e del Mondo, attraverso l’attuale porto che comprenderebbe approdi da tutte le nazioni che si affacciano sulle sponde del Mare Mediterraneo. Ne va di messo la nostra salute, ma soprattutto la salvaguardia di un patrimonio agro-turistico, quale è, o dovrebbe essere, la vocazione del nostro Gargano e soprattutto della fascia costiera di Manfredonia fino a Vieste, passando attraverso la Piana di Macchia. Una zona che purtroppo ancora non trova la sua vera vocazione e, quindi, la sua vera possibilità di essere valorizzata per quella che si merita.

Questa paura di compromettere il nostro ecosistema ambientale nasce dalla volontà politica di istituire e far nascere nella Piana di Macchia alcuni impianti di raccolta e di lavorazione non solo della plastica, ma anche di sostanze radioattive provenienti da altre parte d’Italia. E questo grazie alla compiacenza dei nostri politici, fra cui i sindaci di Monte Sant’Angelo e di Manfredonia. Infatti, tali Comuni hanno dato il loro parere favorevole alla nascita di alcuni poli industriali lungo la fascia costiera della Piana di Macchia, e anche all’interno, verso le zone pedemontane, il tutto favorito dalla presenza del Porto Alti Fondali di Manfredonia. Tutto questo rientra nella logica di creare un grande polo industriale, che si occupi prevalentemente di raccolta e di riciclo di sostanze tossiche, quali potrebbero essere la raccolta di oggetti di plastica e una loro possibile riutilizzazione a scopo industriale e commerciale. Non è accettabile che oggi l’attuale Porto Alti Fondali di Manfredonia-Monte Sant’Angelo diventi il luogo della lavorazione di milioni di tonnellate di scarti di sostanze tossiche e pericolose. Del resto è a tutti noto che là dove esiste un luogo di raccolta di rifiuti speciali, per forza di cosa deve esistere un termovalorizzatore per bruciare tali rifiuti, prevalentemente tossici e spesso non riciclabili. Inoltre è risaputo che là dove esistono tali strutture industriali è presente anche la criminalità organizzata, che spesso produce ricatti e conseguenzialmente atti di ritorsioni, con azioni che arrivano anche a incendiare le stesse sostanze. Del resto abbiamo diversi esempi di incendi dolosi, là dove sono ubicatiti tali impianti, come per esempio è successo presso un impianto di smaltimento rifiuti di plastica a Lodi: quattro incendi in due mesi. Così come ci sono stati diversi incendi di plastica nei Comuni di Cremona, a Pavia, a Caivano in Campania,  a Palo del Colle, vicino a Bitonto, a Biella, a Squillace, in provincia di Catanzaro, nei comuni di Andria, Pomezia, Anzio e Nettuno e così via, con danni enormi all’ambiente e alla salute della gente di residenza. 

A questo punto ci chiediamo: I Comuni di Monte Sant’Angelo, di Manfredonia e di Mattinata, attraverso i loro rappresentanti, sono favorevoli a tale impianto? Oppure fanno finta di non sapere, a danno certamente della Piana di Macchia, dell’ambiente circostante e  soprattutto della popolazione locale. Purtroppo la popolazione ancora ufficialmente non sa nulla; né è cosciente e quindi consapevole del pericolo che sta per abbattersi sull’intera zona della Piana di Macchia, con gravi conseguenze di ordine ambientale e sanitario,  specie in un periodo, oggi, di grave pandemia, come quella che stiamo attraversando. È mai possibile che il passato non sia oggi di monito per l’avvenire. Un passato da cui ancora oggi ne subiamo le conseguenze, derivanti dalla incompleta bonifica dell’ex stabilimento dell’ENICHEM, che per ben 20 anni ha seminato morte e inquinamento ambientale. Questo tipo di impianto altamente inquinante, con presenza di sostanze tossiche come la plastica, è una bomba ecologica, con un grave danno ambientale ed economico, con ricadute sull’intero sistema produttivo della zona. È tempo ormai che la popolazione tutta prenda coscienza e conoscenza di quanto avviene alle sue spalle e che la politica non sia un elemento di morte, ma di vita.

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FOCUS:

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I giovani, si sa, sono il nostro futuro e i loro comportamenti rappresentano inevitabilmente lo scenario di quello che sarà il futuro ambientale del nostro pianeta, così tartassato dai cambiamenti climatici e dallo spreco di risorse energetiche.
È in questa prospettiva che lunedì 24 agosto, un cospicuo gruppo di ragazzi e ragazzini ha preso parte alla giornata ecologica nel Comune di Castelluccio Valmaggiore, meraviglia storica e paesaggistica alla fonte del Celone, organizzata dai ragazzi del Servizio Civile comunale.
I due gruppi del progetto “Lino” e del progetto “La Vetta che unisce”, infatti, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale hanno coinvolto le energie giovani del bellissimo borgo alle pendici del Monte Cornacchia, la vetta più alta di tutta la Puglia, terra di mescolanze geografiche e antropologiche.
“La partecipazione di questi ragazzi di Castelluccio Valmaggiore denota la loro sensibilità e il rispetto per la cultura dell’ambiente da parte delle nuove generazioni”: spiegano il Sindaco e l’Amministrazione, che li ringraziano di cuore, nella speranza di poter condividere con la cittadinanza progetti ancora più importanti in tema ambientale, incommensurabile risorsa di questo territorio.

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