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a cura  di asvis.it (fonte).

Siamo a metà strada del cammino dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite approvata nel 2015. Con questo Rapporto, analogamente a quanto fatto - con riferimento all’Unione europea e all’Italia - nel Rapporto an- nuale ASviS L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile pubblicato nell’ottobre scorso, si analizza cosa è successo nei territori italiani negli otto anni che sono trascorsi dalla firma dell’Agenda 2030 e cosa deve succedere nei prossimi sette per conseguire i suoi 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals - SDGs). Purtroppo, la situazione è tutt’altro che soddisfacente: infatti, l’Italia mostra avanzamenti gene- ralmente contenuti tra il 2010 e il 2022 per otto Obiettivi, una stabilità per tre e addirittura un arretramento per i rimanenti sei. Inoltre, mentre la Voluntary review dell’Unione europea del luglio scorso classifica il Goal 11 su città e comunità sostenibili tra quelli che negli ultimi cinque anni hanno registrato “progressi moderati”, il Rapporto annuale dell’ASviS descrive per l’Italia una situazione di sostanziale stabilità per questo Obiettivo.

Per invertire questa tendenza è stato compiuto un passo importante con l’approvazione, avvenuta nel set- tembre di quest’anno, dell’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS). Tra i punti qualificanti della nuova Strategia vanno notati: l’impegno per migliorare la coerenza delle politiche, sia a livello nazionale, che tra quest’ultimo e quello territoriale, attraverso un modello di go- vernance multilivello analogo a quello che l’ASviS ha contribuito a sviluppare nelle esperienze delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Valle d’Aosta e Veneto; l’introduzione di “obiettivi quantitativi”, in larga parte definiti da normative dell’Unione europea, che costituiscono un input puntuale di cui il decisore pubblico deve tenere conto nel definire le azioni atte a favorire lo sviluppo sostenibile a livello locale.

QUI IL PDF DEL RAPPORTO ASVIS TERRITORI 2023

Nello stesso giorno in cui il governo italiano approvava la nuova Strategia, l’SDGs Summit delle Nazioni Unite ha concordato una Dichiarazione politica, successivamente approvata dall’Assemblea generale, con la quale si prende atto che il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale è in pe- ricolo e si ribadisce la necessità di attuare l’Agenda 2030 anche grazie alla sua “territorializzazione”, cioè all’impegno a calarla nelle decisioni assunte a livello locale. In tale quadro, ciascuno Stato, e quindi anche l’Italia, si è impegnato a dotarsi di Piani nazionali di accelerazione per attuare l’Agenda 2030. L’ASviS, come descritto nel Rapporto annuale, anche in ragione dei risultati decisamente insoddisfacenti fin qui conseguiti dall’Italia rispetto agli SDGs, ha proposto di predisporre il Piano italiano entro marzo 2024, così da poter influenzare la predisposizione del prossimo documento di Economia e finanza.

Oltre l’analisi quantitativa e qualitativa rispetto ai diversi Obiettivi dell’Agenda 2030 (cui sono dedicati i Capitoli 2 e 5), unica nel panorama nazionale ed europeo, questo Rapporto affronta alcune questioni dalle quali dipenderà in modo decisivo la possibilità di migliorare significativamente la condizione dei territori italiani e le fortissime disuguaglianze che li caratterizzano. In particolare, il Capitolo 3 analizza le caratteristiche e i limiti delle politiche di coesione condotte negli ultimi anni, con un approfondimento particolare relativo alle aree interne e alla montagna, nonché il ruolo delle città nelle Strategie regionali di sviluppo sostenibile fin qui elaborate, mentre il Capitolo 4 si concentra sui rischi naturali e su quelli di origine antropica, tra cui quelli sismici, vulcanici e idrogeologici, da siccità e desertifica¬zione, da incendi e ondate di calore, da incidenti in impianti industriali.

Proprio il tema dei rischi naturali e antropici, da considerare in relazione ai gravi danni prodotti dai cambiamenti climatici, è un aspetto che dovrebbe acquisire una centralità sempre maggiore nel disegno delle politiche. Insieme al rischio sismico e vulcanico, significativo in una vasta parte del Paese per la dif- fusa vulnerabilità di edifici e infrastrutture, bisogna sottolineare che le alluvioni si stanno moltiplicando con grande frequenza (solo nel 2023 in Emilia-Romagna, Toscana, Marche e vari territori in altre Regioni) e che le frane censite sul territorio nazionale sono oltre 621mila, circa il 66% di quelle complessivamente ri- levate in Europa. Stanno aumentando anche i rischi di siccità, desertificazione, incendi e ondate di calore. Vanno segnalati anche i 970 stabilimenti a rischio di incidente rilevante, molti dei quali sono in zone sismiche e di fragilità idrogeologica.

Se in tutto il Rapporto le valutazioni legate alle proposte di policy presentano i relativi paragrafi suddivisi in due parti, Situazione attuale e Problemi aperti e prospettive, il Capitolo 6 illustra in maniera integrata una serie di proposte per realizzare politiche finalizzate ad accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030 a livello locale, riguardanti il governo del territorio e la rigenerazione urbana, le politiche abitative, la de- carbonizzazione dei trasporti, il potenziamento dei servizi ecosistemici, il miglioramento della qualità del- l’aria, le infrastrutture verdi, l’adattamento dei centri urbani al cambiamento climatico e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Infine, il Capitolo 7 illustra 66 buone pratiche territoriali per l’attuazione del- l’Agenda 2030, cui si aggiungono iniziative rilevanti come la Missione UE delle 100 città a neutralità clima- tica entro il 2030, in cui sono coinvolte nove città italiane, e lo sviluppo della Rete dei Comuni sostenibili.

LA SITUAZIONE DELLE REGIONI, DELLE PROVINCE E DELLE CITTÀ METROPOLITANO RISPETTO ALL’AGENDA 2030

Per valutare le performance dei territori italiani rispetto ai diversi SDGs è possibile guardare sia ai livelli assoluti conseguiti dalle singole Regioni e Province Autonome e ai divari tra di essi, sia alle dinamiche tem- porali che le caratterizzano. Nel Rapporto di quest’anno si fornisce, per la prima volta, una sintesi delle principali evidenze mostrate dagli indicatori compositi elaborati dall’ASviS (Tab. 5.1 pag. 101) sulla base di dati forniti dall’Istat e da altri istituti appartenenti al Sistema Statistico Nazionale, la quale considera sia il posizionamento del livello dell’indice composito del singolo territorio rispetto a quello medio italiano, sia la variazione degli indici territoriali tra il 2010 e il 2022 per ciascuno dei 14 Goal per cui sono disponibili  i dati. La combinazione di queste due informazioni permette di valutare congiuntamente, per ogni Regione e Provincia autonoma, la sua evoluzione rispetto ai Goal dell’Agenda 2030 e il livello a cui esso si attesta rispetto al livello medio nazionale.

Per quanto riguarda l’andamento temporale si sottolinea che, nel periodo 2010-2022, l’Italia e i suoi ter- ritori non hanno fatto passi avanti significativi rispetto ai Goal dell’Agenda 2030 e i comportamenti tra le diverse ripartizioni (Nord-ovest, Nord-est, Centro e Mezzogiorno) sono abbastanza omogenei.

In estrema sintesi;

  • In termini dinamici, se forti miglioramenti riguardano, a livello nazionale, solo due Goal (salute ed economia circolare), anche la stragrande maggioranza delle Regioni e delle Province autonome mo- stra tendenze decisamente positive in uno o due Goal al massimo, con la sola eccezione positiva della Valle d’Aosta, che segna netti miglioramenti per tre Parallelamente, se i peggioramenti re- gistrati a livello nazionale riguardano in modo prevalente quattro Goal (povertà, qualità degli ecosi- stemi terrestri, risorse idriche e istituzioni, di cui i primi due in modo più significativo), anche la maggioranza delle Regioni e Province autonome registra peggioramenti in tre o quattro Goal, con l’eccezione positiva della Toscana, dove si rilevano arretramenti solo per due Goal, e le eccezioni ne- gative per Molise e Basilicata, che mostrano tendenze negative per ben sei Goal;
  • guardando al livello raggiunto dai singoli territori rispetto a quello medio nazionale, anche con riferi- mento alle categorie dell’Agenda 2030 si ripropone la tipica dicotomia tra il Mezzogiorno e le altre ripartizioni. Infatti, le Regioni del Mezzogiorno presentano, mediamente, valori inferiori alla media ita- liana in 11 Goal, mentre nelle altre ripartizioni il numero dei Goal per i quali si rileva un valore inferiore a quello medio nazionale è mediamente pari a

Per valutare come si sono evolute nel tempo le differenze territoriali che caratterizzano il nostro Paese, tra il 2010 e l’ultimo anno nel quale sono disponibili i dati (2021 o 2022), per i 14 Goal analizzati sono state messe a confronto le medie dell’indice composito delle cinque Regioni e Province autonome con le migliori performance con i valori relativi alla media nazionale e a quelli delle cinque Regioni e Province autonome più problematiche (paragrafo 3.6 pag. 67). Il Rapporto mostra come le differenze territoriali, che nel 2010 erano già molto marcate:

  • sono diminuite solo per due Goal: lotta alle disuguaglianze (Goal 10), solo a causa del peggioramento delle Regioni con le migliori performance, e istituzioni (Goal 16);
  • sono rimaste sostanzialmente invariate per cinque Goal: povertà (Goal 1), agricoltura e alimentazione (Goal 2), lavoro e economia (Goal 8), infrastrutture, imprese e innovazione (Goal 9) e economia circolare (Goal 12);
  • sono aumentate per ben sette Goal: salute (Goal 3), istruzione (Goal 4), parità di genere (Goal 5), acqua (Goal 6), energia (Goal 7), città e comunità (Goal 11) e vita sulla terra (Goal 15).

Il Rapporto illustra anche il confronto, per 24 obiettivi quantitativi, tra i risultati dell’Italia e quelli delle singole Regioni e Province autonome. In estrema sintesi, limitandosi agli obiettivi quantitativi raggiungibili entro il 2030 e quelli particolarmente critici, per i quali ci si sta allontanando da essi, risulta che per quelli a prevalente:

  • carattere sociale, 14 Regioni e Province autonome hanno la possibilità di ridurre sotto il 9% la dispersione scolastica e 15 di fornire servizi educativi per l’infanzia per il 33% degli aventi Di contro, per quanto riguarda l’obiettivo del 50% di laureati (in età 30-34 anni) in 12 Regioni o Province autonome la quota di laureati sta diminuendo;
  • carattere ambientale, l’obiettivo di pervenire al 25% di SAU destinata a coltivazioni biologiche è rag- giungibile da 11 territori su Numerosi sono invece gli obiettivi con forti criticità, come quelli relativi all’efficienza idrica, alla riduzione del 20% dell’energia consumata e all’azzeramento del consumo di suolo, per i quali in circa due/terzi dei territori la situazione sta peggiorando, fermo restando che nes- suna Regione o Provincia autonoma sembra avere la possibilità di raggiungerli entro il 2030;
  • carattere economico, l’accesso alla copertura della rete Gigabit per tutte le famiglie appare un obiet- tivo raggiungibile da 18 Al contrario, emerge una situazione estremamente critica per la ridu- zione di rifiuti urbani prodotti pro-capite: in 15 territori, infatti, tale produzione sta aumentando e in nessuna area si registrano miglioramenti significativi per questo indicatore;
  • carattere istituzionale, si segnala che, nonostante l’obiettivo al 2030 di ridurre del 40% la durata media dei procedimenti civili rispetto al 2019, in 12 territori su 21 essa sta aumentando, il che rende per essi irraggiungibile l’obiettivo.

LE PROPOSTE PER POLITICHE TERRITORIALI VOLTE AD ATTUARE L’AGENDA 2030

Come già sottolineato, il Rapporto avanza numerose proposte riguardanti le diverse tematiche esaminate, tra le quali si segnalano le seguenti:

  • Per la prevenzione del rischio idrogeologico nel periodo 2013-2019 è stato speso un decimo (2 miliardi) di quanto è costata l’emergenza (20 miliardi), oltre alle vittime e al costo sopportato dai Per ri- durre i danni provocati dalle catastrofi, è urgentissimo adeguare in via straordinaria la pianificazione di bacino (PAI), sovraordinata alla pianificazione urbanistica comunale, alle nuove mappe di pericolosità contenute nei PGRA delle Autorità di bacino distrettuali. L’aumento della capacità di spesa per la pre- venzione, dagli attuali 300 milioni ad almeno 1 miliardo l’anno, va realizzato attraverso procedure chiare e univoche, qualità della progettazione e sviluppo di sistemi assicurativi fondati sulla collabo- razione tra pubblico e privato.
  • Le Politiche per il Mezzogiorno devono tenere conto dell’amara constatazione, contenuta nell’Ottava Relazione sulla politica di coesione della Commissione europea del 2022, che nel periodo 2001-2019 il PIL pro capite delle Regioni italiane in termini reali o è diminuito o è cresciuto di meno del 2%, come in Grecia, Spagna e Portogallo, a differenza dei Paesi dell’Europa orientale dove la politica di coe- sione ha Anche i dati sulla produttività e sulla qualità istituzionale si muovono nella stessa direzione.

La politica di coesione va pertanto completamente reimpostata con l’obiettivo di raggiungere chiari traguardi al 2030. La scelta del Governo di unificare la programmazione del PNRR e quella dei fondi europei e nazionali del ciclo 2021-2027 va nella giusta direzione, ma essa deve assumere in modo espli- cito, come quadro di riferimento, le Strategie nazionale e regionali per lo sviluppo sostenibile e deve superare i suoi tre limiti atavici e ben noti: mancanza di complementarità con le politiche ordinarie, polverizzazione degli interventi e cattiva qualità delle strutture di governo nazionali e regionali;

  • La Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) ha riconosciuto il ruolo e le problematiche specifi- che di questi territori, ma non è stata condotta alcuna valutazione della sperimentazione 2014-2020 e la Strategia è stata sostanzialmente regionalizzata. Il necessario recupero del protagonismo degli at- tori locali e del metodo place-based per la selezione degli investimenti può avvenire con Il Piano stra- tegico nazionale delle aree interne (PSNAI), che deve essere approvato dalla Cabina di regia di recente.

Al contrario, il tema della montagna ha una incerta considerazione nelle politiche di coesione, ma l’in- teresse suscitato dalla estesa partecipazione al bando per le Green community ha suggerito ad alcune Regioni di dare continuità a questa politica, una continuità da trasferire anche a livello nazionale. L’au- mento del Fondo per la montagna e l’approvazione da parte del governo di una nuova proposta di legge sono segnali positivi da rendere operativi nel prossimo futuro.

Le risorse per le Strategie per lo sviluppo urbano sostenibile (SUS) nei Programmi regionali delle po- litiche di coesione, per il Programma nazionale Metro Plus e città medie del Sud e per i dodici Pro- grammi complementari dedicati alle Città metropolitane del Fondo sviluppo e coesione (FSC) ammontano complessivamente a più di 8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027. Si tratta di un’occa- sione unica per integrare tutti i finanziamenti (PNRR, politiche ordinarie) attraverso l’elaborazione di una Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, di cui quella elaborata nel 2022 dal mini- stero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili costituisce un primo esempio. A tal fine, va final- mente attivato il Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU) ricostituito nel 2021 e finalizzato a rappresentare la dimensione urbana della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.

  • In materia di governo del territorio e rigenerazione urbana la novità più significativa è la ricostituzione della Commissione periferie della Camera che offre una nuova opportunità per colmare tre gravi lacune legislative, in quanto essa può:
  • inviare una relazione alla Camera sul governo del territorio per un iter spedito della legge;
  • favorire la conclusione del percorso legislativo sulla rigenerazione urbana estraendo un nucleo es- senziale di norme dal testo unificato del Senato della precedente legislatura;
  • sollecitare una legge, come sarebbe preferibile, o in subordine una norma, che demandi ad una Intesa nella Conferenza Stato-Regioni, con il potere sostitutivo del Governo, la determinazione della quan- tità massima di consumo di suolo ammesso in ciascuna Regione e la sua ripartizione per ambiti territoriali.

Le politiche abitative soffrono della mancanza di una programmazione degli investimenti e di un ap- proccio episodico e frammentato. Va riqualificato e incrementato il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP), vanno garantiti stanziamenti costanti ai fondi di sostegno per l’affitto e va approvata una legge per la regolamentazione delle locazioni brevi, con un ruolo decisionale affidato ai Comuni ed alle Città metropolitane.

  • Il settore dei trasporti ha accresciuto il suo peso sulle emissioni climalteranti nazionali complessive, pas- sando dal 24% nel 1990 al 31% nel La proposta di Piano Nazionale Integrato energia-Clima (PNIEC) inviata dall’Italia alla Commissione europea il 30 giugno 2023 prevede che entro il 2030 si utilizzerà il 47% di biocarburanti liquidi e solo il 26% di elettricità da fonti rinnovabili. Ciò non appare coerente con la cessazione dell’immatricolazione di veicoli nuovi a motore termico a partire dal 2035 e non per- mette di azzerare l’uso dei biocarburanti di prima generazione da colture dedicate entro il 2030.

Per decarbonizzare i trasporti occorre proseguire nell’attuazione della Strategia europea, fatta pro- pria dall’Italia con il Piano della transizione ecologica (PTE), conseguendo i target al 2030 per gli au- tobus e le auto elettriche, la crescita del traffico merci su ferrovia, riservando i biocarburanti avanzati per i trasporti non elettrificabili, come l’aviazione e la navigazione a lunga distanza.

  • I servizi ecosistemici sono la domanda di funzioni esercitate in natura per regolare gli equilibri degli ecosistemi che può essere sollecitata anche attraverso il loro pagamento, come previsto dalla legge 221 del 2015, mai attuata. Tale importante risultato può essere conseguito:
  • attraverso i processi di pianificazione territoriale;
  • con la tecnica urbanistica della perequazione per fare affluire maggiori risorse ai territori che li producono;
  • con l’utilizzo di una quota delle tariffe idriche per interventi di tutela dei territori dai quali viene prelevata l’acqua;
  • con l’estensione dell’esperienza del Parco nazionale dell’Apennino Tosco-emiliano per collocare sul mercato volontario crediti di sostenibilità e crediti di carbonio legati alla salvaguardia e alla riqua- lificazione del patrimonio forestale
  • L’inquinamento atmosferico rappresenta ancora il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa e sul nostro Paese sono pendenti due condanne e una procedura di infrazione europea per il superamento dei limiti in numerose La proposta di nuova Direttiva europea dell’ottobre 2022 introduce limiti più stringenti, ma ha suscitato numerose proteste. La richiesta di flessibilità avanzata dall’Italia non va intesa come un ulteriore rinvio, anche perché vanno affrontati con decisione tre temi fondamentali:
    • Il contenimento delle emissioni di ammoniaca degli allevamenti zootecnici intensivi e dello span- dimento dei fertilizzanti azotati in agricoltura;
    • la drastica riduzione del numero di veicoli altamente inquinanti, a partire da quelli con motori diesel alimentati a gasolio;
    • la diminuzione delle biomasse e del gasolio utilizzati per il riscaldamento civile.

La legge n. 10 del 2013 sugli spazi verdi urbani ha contribuito a diffondere nel Paese e presso le ammi- nistrazioni locali una maggiore sensibilità che non si è però tradotta né in un incremento significativo delle aree verdi, né in una diffusione della pianificazione specifica. La Nature restoration law europea rappresenterà una svolta per il ripristino degli ecosistemi e richiederà un deciso cambio di passo in Italia, attraverso una campagna nazionale di educazione e sensibilizzazione, l’obbligatorietà dei Piani comunali del verde urbano e l’utilizzo delle aree di proprietà pubblica come volano per incrementare le infrastrutture verdi nelle città.

  • Nonostante l’incombere di eventi catastrofici legati al cambiamento climatico, a otto anni dall’appro- vazione della Strategia per l’adattamento, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) non è ancora stato approvato definitivamente dopo la conclusione della consultazione di Va- lutazione ambientale strategica (VAS). Per evitare che il Piano nasca vecchio, in particolare per il settore Insediamenti urbani, è necessario dargli una struttura pienamente integrata con gli altri strumenti di programmazione territoriale, includere i temi dell’adattamento urbano nel governo del territorio e definirne le priorità (infrastrutture verdi, ciclo delle acque, arresto del consumo di suolo e soluzioni basate sulla natura).

Son state poste alcune domande a Claudio Mutti, Direttore della rivista di studi geopolitici “Eurasia”, per una disamina dei conflitti di potere nell’odierno scenario mondiale globalizzato, tramite l’analisi del contesto spaziale (quest’ultimo inteso non solo in senso geografico, ma anche sociale, economico e culturale).

D. – Dopo lo scoppio delle ostilità in Europa orientale, precisamente in territorio ucraino, un altro fronte caldo è deflagrato: il riferimento è al conflitto tra israeliani e palestinesi. Le due situazioni di guerra hanno tratti in comune?

R. – Un significativo “tratto in comune” fra l’Ucraina e lo Stato d’Israele consiste nel fatto che l’ebraismo ucraino ha dato un contributo fondamentale al regime di occupazione della Palestina: sarà sufficiente citare presidenti e ministri dell’entità sionista quali Levi Eshkol, Golda Meir, Moshe Sharett, Yitzhak Ben-Zvi, Ephraim Katzir, Yuli-Yoel Edelstein ecc. ecc. Tutti provenienti dall’Ucraina. (Anche il Parlamento Ebraico Europeo è nato su proposta della European Jewish Union, fondata da due milionari ucraini di origini ebraiche, Vadim Rabinovich e Ihor Kolomojs’kyj). Inoltre lo stesso Volodymyr Zelensky, nato da genitori ebrei diventati recentemente cittadini israeliani, il 5 aprile 2022 ha prefigurato il futuro dell’Ucraina dichiarando in una conferenza stampa che il paese dovrà conformarsi al modello israeliano. L’Ucraina, ha detto, “sarà più simile allo Stato ebraico che all’Europa occidentale”; anzi, essa dovrà diventare un “Grande Israele”, dove la società sarà altamente militarizzata e le forze armate saranno coinvolte in tutte le istituzioni. D’altronde già adesso, ha osservato “Forbes”, “le analogie con Israele sono moltissime (…) Alcune di queste sono state analizzate dal think tank Atlantic Council e da numerosi analisti”. È stato infatti un prestigioso distinguished fellow dell’Atlantic Council, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Israele Daniel Shapiro, a rilanciare l’idea del presidente ucraino accompagnandola con alcune indicazioni essenziali per la sua realizzazione. Con Volodymyr Zelensky presidente e Volodymyr Hrojsman (anch’egli ebreo) primo ministro, l’Ucraina si è ulteriormente avvicinata a Tel Aviv: nel 2020 si è ritirata da un comitato dell’ONU istituito nel 1975 per consentire al popolo palestinese di esercitare i diritti all’autodeterminazione, all’indipendenza e alla sovranità nazionale, nonché il diritto di recuperare le sue case e le sue proprietà. Da parte sua il regime sionista ha inviato in Ucraina i suoi istruttori per la formazione militare dell’esercito di Kiev. Per quanto riguarda la funzione dei due regimi nei rispettivi contesti geopolitici, ad accomunarli è il ruolo che essi svolgono come avamposti aggressivi dell’Occidente americanocentrico contro l’Eurasia. Pedina della strategia descritta da Brzezinski nella Grande scacchiera, Kiev svolge questa funzione contro la Russia, mentre Tel Aviv è da oltre settant’anni il principale fomite di destabilizzazione e di guerre nel Vicino Oriente.     

D. – Il 2 dicembre la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, ha dichiarato: “La Striscia di Gaza è di nuovo (da ieri) il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino. Dopo sette giorni di tregua da una violenza orribile, i combattimenti sono ripresi. Altri bambini sicuramente moriranno come conseguenza”. Che ha proseguito così: “Prima della pausa, secondo le notizie, più di 5.300 bambini palestinesi sono stati uccisi in 48 giorni di bombardamenti incessanti – un dato che non include molti bambini ancora dispersi e presumibilmente sepolti sotto le macerie. Se la violenza dovesse tornare su questa scala e intensità, possiamo presumere che altre centinaia di bambini saranno uccisi e feriti ogni giorno”. Un suo commento su questa immane tragedia?

R. – “Annienta madri e bambini. Questi animali non devono continuare a vivere. Sterminateli e non lasciatene nemmeno uno. Ogni ebreo che possiede una pistola dovrebbe uscire e ucciderli”. Queste parole di un vecchio militare israeliano di nome Ezra Yachin, diffuse da un video che ha avuto ampia circolazione, sono rappresentative dell’azione genocida intrapresa dal regime sionista, nato dalle imprese terroristiche di organizzazioni quali la Haganah, l’Irgun e la Banda Stern e dall’operazione di pulizia etnica iniziata ottant’anni fa. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha cercato di giustificare lo sterminio indiscriminato dicendo che i civili a Gaza erano consapevoli degli attacchi di Hamas e ne erano complici; il ministro della Salute Moshe Arbel ha dichiarato che i Palestinesi feriti catturati non sarebbero stati curati; l’ex rappresentante permanente di Israele presso l’ONU Dan Gillerman ha affermato che i Palestinesi sono “orribili animali”. “Stiamo combattendo contro animali”, gli ha fatto eco il ministro della Difesa Yoav Gallant, mentre il parlamentare Ariel Kallner ha sostenuto che “il nemico deve essere definitivamente annientato” e un altro, Moshe Saada, ha affermato: “Niente più operazioni chirurgiche, corridoi umanitari e operazioni di allerta porta a porta”. Giora Eiland, ex capo del Consiglio per la sicurezza nazionale di Israele, ha scritto su “Yedioth Ahronoth” che “Gaza diventerà un luogo in cui nessun essere umano potrà sopravvivere”. In fin dei conti i dirigenti sionisti citano spesso e volentieri come testo paradigmatico il Libro di Giosuè, nel quale è rievocato in termini epici il massacro di uomini, donne e bambini (ma anche di buoi, pecore ed asini) con cui fu inaugurata la colonizzazione della “terra promessa”.    

D. – Il Governo italiano, già dal suo insediamento, si è collocato su posizioni nettamente atlantiste. Così anche l’Unione Europea. Tale adesione non contrasta con gli interessi nazionali ed europei?

R. – Dopo l’invio di armi a Kiev e il sostegno al regime genocida di Tel Aviv, adesso è l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta a coronare l’azione antiitaliana ed antieuropea di uno dei governi più servilmente proni agli ordini di Washington. D’altronde gli orientamenti del governo Meloni in politica estera, in particolare per quanto concerne la questione fondamentale dei rapporti con la superpotenza egemone e con la sua propaggine israeliana, erano facilmente prevedibili al momento del suo insediamento, il 22 ottobre 2022. Otto mesi prima Giorgia Meloni si era recata (per la terza volta) alla conferenza annuale inaugurata da Ronald Reagan nel 1974 ed ospitata in Florida dall’American Conservative Union; lì si era rivolta ai “cari conservatori americani” in qualità di presidente dello European Conservatives and Reformists Party, “un partito – spiegò – che riunisce quarantaquattro partiti patriottici e conservatori d’Europa e del resto del mondo, compreso il Partito Repubblicano americano”, oltre al Likud israeliano. Sono queste forze politiche, concluse, a rappresentare “la vera Europa e la vera America”. D’altronde il ministero degli Esteri del governo Meloni è stato affidato ad Antonio Tajani, il quale fino al 12 ottobre 2022 è stato vicepresidente del PPE, un partito rappresentato nella NATO Parliamentary Assembly, l’organismo che svolge una funzione di raccordo fra la NATO e i parlamenti nazionali dei paesi membri. Tajani è stato decorato dal regime di Kiev con l’Ordine di Jaroslav il Saggio per il “ruolo svolto dal Governo italiano nel sostegno all’Ucraina”; altrettanto indiscusso è il lungo e convinto impegno filosionista del ministro degli Esteri, al quale la comunità ebraica europea ha dedicato un boschetto di 18 alberi sulla terra sottratta ai Palestinesi.

D. –   Ucraina, Israele, Armenia e Azerbaigian, Iran, Yemen, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Grandi Laghi, Sahel, Haiti, Pakistan, Taiwan, ecc… Quali sono le crisi da monitorare con maggiore attenzione nel 2024?

R. –Gli analisti statunitensi ritengono indispensabile arginare l’ascesa della Repubblica Popolare Cinese, che rappresenta la principale minaccia per il potere mondiale degli Stati Uniti. Perciò tra i luoghi “caldi” da Lei elencati io privilegerei l’ultimo: Taiwan. Quest’isola possiede un’importanza strategica fondamentale, dal momento che essa controlla il Mar Cinese Meridionale, uno specchio d’acqua che non solo è ricco di risorse naturali, ma è anche attraversato da un terzo dei flussi commerciali internazionali. L’isola si trova a metà strada fra la potenza commerciale giapponese e lo Stretto di Malacca, che, essendo la principale via di comunicazione tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico, è una delle vie marittime più importanti al mondo. Priva di Taiwan, la Cina non solo è incompleta, ma si trova imprigionata nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Giallo, minacciata da una potenziale “portaerei americana” che non dista nemmeno duecento chilometri dalle sue rive. Nella sua relazione al XX Congresso del PCC, tenutosi nell’ottobre del 2022, il presidente XI Jinping ha detto: “Taiwan è Cina. Risolvere la questione di Taiwan spetta ai Cinesi e a nessun altro”. È facile capire che, qualora gli USA si ostinassero a negare a Pechino il diritto di ricongiungere Taiwan alla Madrepatria, la situazione di crisi che ne deriverebbe sarebbe gravissima. 

 

Guerra Ucraina 24 e 25 febbraio 2022

[La guerra in Ucraina con la Russia. Inizio del conflitto del 24 e 25 febbraio 2022]

D. – Il presidente della Federazione russa ha firmato un decreto per aumentare del 15% il numero dei soldati, per le "crescenti minacce" legate "all'operazione militare speciale” e "alla continua espansione della Nato". Cosa ci riserva il futuro? Quali scenari potrebbero delinearsi?

R. - Secondo il decreto pubblicato venerdì scorso sul sito del Cremlino, il numero totale delle persone in servizio nelle forze armate russe è stato fissato a 2.209.130, di cui 1.320.000 militari. In base al decreto precedente, in vigore dal 1° gennaio 2023, la cifra ammontava a 2.039.758 uomini, compresi 1.150.628 militari. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che “non è prevista alcuna mobilitazione” e che “l’aumento del numero del personale militare delle Forze Armate della Federazione Russa verrà attuato gradualmente con i cittadini che esprimono il desiderio di prestare il servizio militare sotto contratto”. Insomma, sembra che la partita sia praticamente conclusa. Nonostante le perdite che ha dovuto subire e nonostante il massiccio sostegno fornito dalla NATO al fantoccio di Kiev, la Federazione Russa ha messo al sicuro le regioni del Donbass ed ha neutralizzato l’Ucraina. Tuttavia, grazie all’autolesionistico collaborazionismo europeo, gli Stati Uniti sono riusciti a sabotare l’alleanza energetica fra la Russia e il resto dell’Europa e ad impedire la simbiosi fra le grandi risorse russe e la tecnologia delle industrie europee.

D.  -  Lei coordina e dirige la Rivista Eurasia. Vuol parlarcene, così da farla conoscere meglio?

R. – “Eurasia” è, come recita il sottotitolo, una “Rivista di studi geopolitici”, la quale si propone di promuovere, stimolare e diffondere la ricerca e la scienza geopolitica nell’ambito della comunità scientifica, nonché di sensibilizzare sulle tematiche eurasiatiche il mondo politico, intellettuale, militare, economico e dell’informazione. Fondata nel 2004 con la garanzia di un dignitoso comitato scientifico, “Eurasia” ha celebrato il suo ventennale di vita con un numero speciale, il settantatreesimo della serie, dedicato alla “geopolitica del sionismo”. Oltre alle analisi geopolitiche, alla critica delle dottrine dominanti e all’illustrazione di ipotetici scenari futuri, sulle quasi ventimila pagine di “Eurasia” sono apparsi anche articoli, saggi e studi riportanti riflessioni, risultati e metodologie acquisite nei campi dell’etnografia, della storia delle religioni, della psicologia dei popoli e delle identità collettive, della morfologia della storia, della sociologia, dell’economia, della scienza politica, della scienza delle comunicazione.

“Siamo ormai prossimi ai giorni della consueta corsa ai regali. Il Natale resta il tempo della condivisione, dei sorrisi e della gioia, ma anche degli operatori commerciali, che si preparano ad accogliere i loro clienti per rafforzare, ancor di più, il patto tra città e commercio. Rallentiamo il nostro ritmo frenetico e ricordiamoci dell’importanza dell’esperienza di acquisto come momento di relazione, condivisione e connessione. Un’opportunità per ricevere consigli e scoprire prodotti di qualità.

È partita anche la campagna di comunicazione di Confcommercio provincia di Foggia incentrata sul tema dell’acquisto sotto casa, con il chiaro obiettivo di valorizzare il ruolo di aggregatore sociale rivestito dalle attività commerciali e di evidenziare il forte legame che unisce i protagonisti di questo periodo natalizio: cittadini e negozi di città, illuminati e addobbati a festa.

L’Ufficio Studi di Confcommercio ha pubblicato qualche giorno fa un dossier su consumi di Natale: la fiducia degli italiani è aumentata e per questo la spesa media per i doni è in crescita rispetto allo scorso anno, grazie anche al taglio del cuneo fiscale e contributivo e alla frenata dell’inflazione. Ci sono, dunque, tutti i presupposti per poter trascorre un sereno Natale.

Non mi resta, quindi, che augurare buon lavoro alle attività commerciali, auspicando un effettivo rilancio delle stesse”, così il presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia provincia di Foggia, Antonio Metauro, sull’avvio del periodo natalizio.

La Giunta regionale puglise, ieri 30 novembre 2023, ha approvato un pacchetto di delibere sulla sanità.

In primo luogo, è stato deliberato lo stanziamento di 85.932.724 euro (di cui 34.517.023 in quota FESR e 51.415.701 in quota FSE) per il finanziamento di interventi di contrasto alla povertà sanitaria nell’ambito del Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. Il Programma interviene nelle sette Regioni meno sviluppate del Paese per rafforzare i servizi sanitari e renderne più equo l’accesso, per un finanziamento complessivo pari a euro 375.000.000,00 a valere sul FSE+ e a euro 250.000.000,00 a valere sul FESR.

Inoltre, è stata stanziata la somma di 30.000.000 di euro per riqualificare le strutture sanitarie pubbliche del territorio attraverso interventi finalizzati a rinnovare e potenziare le strumentazioni ospedaliere, sviluppare la telemedicina, completare e rinnovare la dotazione strumentale e laboratoristica. Sono stati impegnati ulteriori 30.000.000 di euro per il rafforzamento della rete territoriale dei servizi sanitari, della rete dell’emergenza urgenza e per la riduzione delle diseguaglianze nell’accesso ai servizi.

La Giunta ha approvato anche la variazione al bilancio previsionale che consentirà di ripartire le risorse finalizzate al potenziamento dell’assistenza territoriale del Fondo Sanitario Nazionale vincolato per le annualità 2023, 2024 e 2025. Tali somme, necessarie per sostenere il nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza territoriale approvato con decreto del ministro della Salute del 23 maggio 2022, ammontano a 10.570.950 euro per il 2023, 25.827.696,00 per il 2024 e 48.539.354 per il 2025.

“Le delibere approvate questo pomeriggio – ha dichiarato l’assessore alla Salute della Regione Puglia Rocco Palese – vanno nella direzione di rendere la sanità pugliese più forte, moderna e accessibile. Come noto, i servizi sanitari regionali si trovano a operare in condizioni di costante sofferenza finanziaria. Per questo, gli interventi adottati della Giunta, che riordinano e redistribuiscono le somme impegnate per la salute dei cittadini, acquistano particolare rilevanza. L’impegno della Regione Puglia per il miglioramento del sistema sanitario regionale è costante e non si fermerà qui”.

Oltre ai provvedimenti citati, la Giunta regionale ha deliberato lo stanziamento di 480.562,17 euro per favorire l’accesso alle prestazioni di cura e diagnosi dell’infertilità e della sterilità. I fondi corrispondono alla quota spettante alla Regione Puglia della dotazione del Fondo nazionale per le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita.

Infine, recependo le indicazioni contenute nel decreto del ministero della Salute dell’8 novembre 2023, la Giunta si è impegnata ad adottare entro 120 giorni il Piano oncologico regionale 2023-2027 (POR Puglia 2023-2027). Tale Piano conterrà le linee strategiche prioritarie, non già finanziate da altre risorse, da implementare nel territorio della Regione Puglia per le attività di prevenzione e contrasto del cancro. Secondo quanto previsto dal decreto ministeriale, il Piano dovrà consentire alla Regione Puglia di colmare il divario con le altre realtà italiane che, non essendo sottoposte ai vincoli derivanti dal Piano di rientro, già offrono livelli ulteriori di assistenza oncologica. Tre le azioni e gli obiettivi del Piano dovranno figurare: estensione e potenziamento dei programmi di prevenzione oncologica, anche mediante la valutazione e la gestione del rischio eredo-familiare; percorsi di prevenzione del tumore della mammella su base genetica (mutazioni del BRCA1 e BRCA2); potenziamento delle reti oncologiche regionali ed evoluzione dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) oncologici; innovazione digitale applicata ai percorsi di diagnosi mediante i programmi di screening per la prevenzione dei tumori e mediante i percorsi di presa in carico e gestione dei pazienti oncologici.

Risolta la problematica relativa ai mutui “fringe benefit” dei dipendenti bancari grazie ad un emendamento approvato al Dl Anticipi, sostenuto dalla senatrice pugliese Vita Maria Nocco (Fratelli d’Italia) relatrice del provvedimento in Commissione Bilancio al Senato. I lavoratori dei 958 sportelli presenti in Puglia, infatti, vedranno così cancellata una ingiusta penalizzazione. La tassazione relativa ai mutui e prestiti a tasso agevolato destinati ai dipendenti delle banche stava causando un grave allarme sociale, dovuta alla normativa che la disciplina e all’improvviso rialzo del tasso di riferimento BCE, con un forte aggravio a carico dello stipendio dei lavoratori.
 
“Con questo emendamento abbiamo modificato il riferimento temporale per il calcolo dei tassi d’interesse in relazione all’applicazione delle norme fiscali sui fringe benefit – dichiara la senatrice Vita Maria Nocco (FDI) – Di fatto abbiamo ristabilito l’equità fiscale e di capacità contributiva per i lavoratori bancari. L’aumento repentino del costo del denaro aveva comportato pesanti conguagli Irpef per i 70mila dipendenti del settore. La norma approvata si applica a partire dal 1° gennaio 2023 e sterilizza ogni penalizzazione relativa all’anno in corso”.
 
Il testo del Dl Anticipi sarà approvato dal Senato in Aula la prossima settimana per poi giungere a Montecitorio per il voto finale.

Nella giornata odierna il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha promulgato le Leggi Regionali n. 33 del 30 novembre 2023, “Rendiconto generale della Regione Puglia per l'esercizio finanziario 2022” e la n. 34 del 30 novembre 2023 “Assestamento e variazione al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2023 e pluriennale 2023–2025”. Il testo è stato inviato al Bollettino Ufficiale Regionale per la pubblicazione.

L.R. 33 DEL 30 NOVEMBRE 2023

Il testo di legge, relativo al rendiconto dell’anno 2022, quantifica in € 64.780.369,79 il risultato di amministrazione, al netto delle componenti dello stesso di parte accantonata e vincolata. I residui attivi al 31.12 dello stesso anno ammontano a complessivi € 200.563,60 (di cui € 67.244,686 relativi ad anni precedenti ed € 133.318,74 formatasi nella gestione di competenza dell’esercizio finanziario 2022). I residui passivi al 31.12.2022 ammontano a complessivi € 7.075.026,33 (di cui € 2.665.861,03 relativi ad anni precedenti ed € 4.409.165,20 formatasi nella gestione di competenza dell’esercizio finanziario dello stesso anno).

Il totale delle entrate accertate risulta pari a € 14.865.678.609,66 (di cui € 10.942.882.460,14 riscosse e versate e € 3.922.796.149,52 rimaste da riscuotere). La spesa complessiva sostenuta dalla Regione è stata pari a € 14 miliardi (di cui € 10.840.860.501,50 pagate e € 3.337.499.741,64 da pagare).

Il risultato della gestione di competenza è determinato in € 1.308.312.442,08; i residui attivi alla chiusura dell’esercizio finanziario 2022 ammontano a € 11.490.398.239,63, le economie vincolate sono quantificate in € 2.749.268.452,63, mentre i residui passivi ammontano a € 8.762.402.190,02.

La situazione di cassa alla chiusura dell’esercizio finanziario 2022 è determinata in € 2.123.239.606,10. Il fondo pluriennale vincolato iscritto in entrata al 1° gennaio 2022 è pari a € 25.104.351,26 di parte corrente e a € 304.427.094,72 di parte capitale. Il fondo pluriennale vincolato determinato in spesa al 31 dicembre del medesimo anno è pari a € 56.493.282,95 di parte corrente e a € 264.844.776,53 di parte capitale.

Il risultato di amministrazione al 31 dicembre 2022 è determinato in € 4.529.897.596,23, mentre il risultato economico dell’esercizio finanziario 2022 è quantificato in € 209.625.655,13.

La consistenza delle attività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell’esercizio finanziario 2022 risulta stabilita in € 15.392.929.072,14, mentre le passività finanziarie e patrimoniali dell’esercizio finanziario in esame risultano stabilite in € 15.392.929.072,14.

L.R. 34 DEL 30 NOVEMBRE 2023

Al Capo I (articoli 1-6) la legge regionale 34/2023 prende atto dell'ammontare dei residui attivi e passivi del “Rendiconto generale della Regione Puglia per l’esercizio finanziario 2022” (LR 33/2023), della rideterminazione in euro 4.529.897.596,23 del risultato di amministrazione dell’esercizio finanziario 2023 e dell’ammontare del fondo di cassa determinato in euro 2.123.239.606,10. L’ammontare dello stato di previsione delle entrate e delle spese per l’esercizio finanziario 2023 è risultato diminuito di euro 7.806.653,23 quanto alla previsione di competenza e diminuito di euro 196.366.147,13 quanto alla previsione di cassa; per gli esercizi finanziari 2024 e 2025 l’ammontare dello stato di previsione delle entrate e delle spese di competenza risulta aumentato di euro 1.015.000,00.

Al Capo II (articoli 7-22) vengono indicate “Disposizioni di carattere finanziario e diverse”.

L’art. 7 autorizza a valere sull’esercizio finanziario 2023 un contributo straordinario di euro 42 milioni per la realizzazione e/o il completamento di investimenti strutturali e interventi di manutenzione straordinaria, nonché per l’acquisizione di arredi e attrezzature, a beneficio delle aziende sanitarie territoriali, e una spesa di euro 3 milioni per la realizzazione di uffici e archivi presso la sede istituzionale di via Gentile.

L’art. 8 stanzia 33,6 milioni di euro in termini di competenza e cassa, quali risorse aggiuntive a favore del servizio sanitario regionale per l’esercizio 2023.

L’art. 9 modifica la norma finanziaria contenuta nella LR 21/2023 “Colon al sicuro. Progetto di ricerca per la diagnosi precoce del tumore al colon attraverso l’esame del sangue”, prevedendo l’assegnazione nel bilancio autonomo regionale di una somma pari a 198 mila euro sia per l’annualità 2023 che per l’annualità 2024.

L’art. 10 stanzia ulteriori 4 milioni 250mila euro per incrementare il fondo per il supporto e finanziamento di progetti e attività di interesse generale promossi dagli enti del Terzo Settore.

Con l’art. 11 sono state apportate delle modifiche alla LR 10/2021 relativa agli interventi a favore dei soggetti fragili per l’accesso all’istituto di amministrazione di sostegno e dei tutori di minori stranieri non accompagnati, stabilendo che l’intervento finanziario è concesso, fino ad un massimo di mille euro ad amministrato, nel caso in cui il giudice tutelare assegni l’equa indennità e rilevi l’impossibilità di porla a carico del patrimonio dell’amministrato.

Modifiche alla LR 32/2022 con l’art. 12 che istituisce un fondo per il finanziamento di studi di fattibilità tecnica per interventi di chiusura di discariche di rifiuti urbani e speciali, anche a titolarità regionale, nel caso in cui i gestori in qualità di soggetti obbligati non abbiano provveduto.

L’art. 13 dispone risorse aggiuntive destinate ai Consorzi di Bonifica per 4 milioni di euro, di cui 3 milioni per il concorso alle spese di funzionamento degli stessi enti commissariati ed un milione per il parziale riconoscimento al Consorzio di Bonifica della Capitanata dei maggiori costi energetici per gli impianti di sollevamento.

Gli articoli 14 e 15 stanziano rispettivamente 300 mila euro per coprire le spese concorsuali per il conferimento delle sedi farmaceutiche vacanti o di nuova istituzione e 700 mila euro per l’espletamento dei nuovi servizi erogabili dalle farmacie di comunità convenzionate.

Con l’art. 16 è stata apportata una modifica al Regolamento regionale 30 giugno 2009, n. 14 stabilendo che la valutazione del fabbisogno regionale di prestazioni PET tiene conto del contesto epidemiologico con particolare riferimento ai dati sui nuovi casi di tumore e che il fabbisogno regionale di prestazioni PET per il rilascio della verifica di compatibilità e dell’accreditamento istituzionale è individuato in n. 1 PET da attribuire e installare nelle strutture ospedaliere pubbliche e private in cui è attivo il Servizio di medicina nucleare. 

Individuati in 20 milioni di euro rispettivamente per le annualità 2024 e 2025 a valere sul fondo sanitario regionale come oneri necessari al rimborso delle prestazioni urgenti ed indifferibili a incremento del tetto di spesa assegnato agli ospedali, a condizione che siano già inseriti nella rete emergenza urgenza ospedaliera e già dotati di pronto soccorso. Le prestazioni urgenti ed indifferibili sono riconducibili esclusivamente alle reti tempo dipendenti (ictus, infarto e trauma), in quanto non programmabili, derivanti da accesso in Pronto soccorso ed erogate in regime di ricovero, e alle prestazioni di specialistica ambulatoriale di radioterapia, PET-TC, oltre alle ulteriori prestazioni di specialistica ambulatoriale ritenute "salvavita" (art. 17).

L’art. 18 autorizza le case per la vita a media intensità assistenziale, già attive e iscritte al registro regionale, di essere convertite su richiesta dell’ente gestore in CRAP-Comunità riabilitative assistenziali psichiatriche da destinare esclusivamente per l’accoglienza di pazienti extra regionali senza alcun aggravio dei costi. Potranno essere riconvertite una casa per la vita a media intensità assistenziale, con un numero massimo di 14 posti letto più 2 posti letto per l’emergenza a CRAP intensiva, per provincia e per Ente gestore e una casa per la vita a media intensità assistenziale, con un numero massimo di 14 posti letto più 2 posti letto per l’emergenza a CRAP estensiva, per provincia e per Ente gestore.

L’art. 19 modifica la LR 6/1999 attribuendo all'ARPA attività di supporto alla Regione finalizzate alla conoscenza e alla verifica dello stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee nell’ambito degli accordi di cui all’articolo 120, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).

L’art. 20 modifica la LR 3/2010 “Disposizioni in materia di attività irrigue e forestali” disponendo che gli stanziamenti previsti con legge di bilancio regionale siano erogati nel primo trimestre dell’esercizio finanziario dell’anno in corso.

L’art. 21 modifica la LR 20/2001 (Norme generali di governo e uso del territorio) così da snellire sia l’approvazione dei PTCP-Piani territoriali provinciali da parte di Province e Città metropolitane che l’adozione e l’approvazione del PUG da parte dei Comuni.

Infine, l’art. 22 modifica la LR 30/2022, autorizzando all’ammissione di assistiti in deroga ai limiti di età nelle RSA per non autosufficienti e stabilendo che le unità di valutazione multidimensionale e dei distretti sociosanitari esprimono la propria valutazione sulla base della prevalenza del bisogno in base alla classificazione eseguita utilizzando le scale valutative appropriate.

Approvato dalla Commissione bilancio, presieduta da Fabiano Amati, il disegno di legge contenente l’assestamento e variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2023. 

La variazione complessiva della manovra di assestamento consente di riallocare le risorse disponibili destinandole prioritariamente ai maggiori oneri registrati per l’esercizio finanziario 2023 dal Servizio sanitario regionale, al fine di garantire l’equilibrio economico-finanziario, per un importo pari a 37 milioni di euro, assicurando anche la copertura di ulteriori spese obbligatorie e non procrastinabili.

Sono destinati 3 milioni di euro per le spese di gestione di Aeroporti di Puglia. 

Finanziate risorse aggiuntive ai Consorzi di bonifica per 4 milioni di euro, di cui 3 milioni per il concorso alle spese di funzionamento degli stessi enti commissariati ed un milione per il parziale riconoscimento al Consorzio di bonifica della Capitanata dei maggiori costi energetici per gli impianti di sollevamento.

Tra le nuove autorizzazioni di spesa oggetto di specifiche disposizioni normative si autorizza l’indebitamento per 45 milioni di euro, di cui 42 milioni sono destinati a spese per interventi e manutenzione infrastrutturale e per l’acquisto e manutenzione di arredi e attrezzature a beneficio delle Aziende sanitarie territoriali. Tra queste, le spese per il nuovo Ospedale Monopoli-Fasano, quelle per ristrutturazioni e adeguamenti strutturali nell’ASL di Brindisi e per l’acquisto di attrezzature sanitarie.

Previsti tre milioni di euro come concorso al finanziamento per la realizzazione di uffici e archivi presso la sede istituzionale della Regione Puglia. 

Si è provveduto a modificare la norma finanziaria contenuta nella legge regionale “Colon al sicuro. Progetto di ricerca per la diagnosi precoce del tumore al colon attraverso l’esame del sangue”, prevedendo l’assegnazione nel bilancio autonomo regionale di una somma pari a 198 mila euro per le annualità 2023 e 2024.

È stata assegnata una dotazione finanziaria di 4 milioni e 250 mila euro per l’istituzione del fondo per il supporto e finanziamento di progetti e attività di interesse generale promossi dagli enti del terzo settore.

Sono state apportate delle modifiche alla legge regionale relativa agli interventi a favore dei soggetti fragili per l’accesso all’istituto di amministrazione di sostegno e dei tutori di minori stranieri non accompagnati. L’intervento finanziario è concesso nel caso in cui il giudice tutelare assegni l’equa indennità e rilevi l’impossibilità di porla a carico del patrimonio dell’amministrato. L’ammontare è pari all’importo dell’indennità stabilita dal giudice tutelare fino ad un massimo di mille euro ad amministrato.

È prevista l’istituzione di un fondo per il finanziamento di studi di fattibilità tecnica per gli interventi di chiusura di discariche di rifiuti urbani e speciali, per dare tempestiva ed efficace attuazione alle previsioni della programmazione unitaria regionale, nel caso in cui i gestori in qualità di soggetti obbligati non abbiano provveduto. Dunque, è previsto l’utilizzo diretto delle risorse da parte della Regione per coprire l’eventuale esigenza di dover intervenire con operazioni a titolarità regionale, avvalendosi di soggetto attuatore esterno, nei siti per i quali gli Enti locali non hanno capacità tecnico-amministrativa per gestire operazioni complesse derivanti dagli interventi di bonifica o chiusura di discariche di rifiuti. 

Sono stati approvati alcuni emendamenti che hanno costituito articoli aggiuntivi. 

In particolare, è stata aggiunta una dotazione finanziaria di 300 mila euro per coprire le spese concorsuali per il conferimento delle sedi farmaceutiche vacanti o di nuova istituzione.

Una dotazione finanziaria di 700 mila euro è stata assegnata per l’implementazione delle attività espletate dalla rete territoriale delle farmacie di comunità ed inquadrabili nell’alveo della Farmacia dei servizi.

È stata apportata una modifica al Regolamento regionale che determina gli ambiti territoriali ed il fabbisogno delle prestazioni PET per il rilascio della verifica di compatibilità e dell’accreditamento istituzionale alle strutture sanitarie e socio-sanitarie. In definitiva, il fabbisogno regionale di prestazioni PET per il rilascio della verifica di compatibilità e dell’accreditamento istituzionale è stabilito in una PET da attribuire e installare nelle strutture ospedaliere pubbliche e private in cui è attivo il Servizio di medicina nucleare. 

Nell’ambito del riconoscimento delle prestazioni urgenti ed indifferibili, sono stati quantificati in 20 milioni di euro gli oneri derivanti per il rimborso delle stesse. A valere dal 2024, fermo restando il rispetto e nei limiti del finanziamento annuale del Fondo Sanitario Regionale ed al fine di garantire la continuità assistenziale in favore degli assistiti e non interrompere la erogazione di interventi sanitari considerati "salvavita", è consentito il riconoscimento a parte rispetto al tetto di spesa assegnato del valore economico di dette prestazioni in favore degli ospedali, a condizione che gli stessi siano già inseriti nella rete emergenza urgenza ospedaliera e già dotati di Pronto Soccorso. Le prestazioni urgenti ed indifferibili sono riconducibili esclusivamente alle reti tempo dipendenti (ictus, infarto e trauma), in quanto non programmabili, derivanti da accesso in Pronto soccorso ed erogate in regime di ricovero.
Inoltre, le prestazioni di specialistica ambulatoriale di radioterapia, pet - tc, oltre alle ulteriori prestazioni di specialistica ambulatoriale ritenute "salvavita", qualora autotizzate, sono riconosciute a parte rispetto al tetto di spesa assegnato in favore degli ospedali già dotati di Pronto Soccorso.

Sarà permesso alle case per la vita a media intensità assistenziale già attive, autorizzate al funzionamento di essere convertite su richiesta dell’Ente gestore in CRAP da destinare esclusivamente per l’accoglienza di pazienti extra regionali senza alcun aggravio dei costi. Potrà fare richiesta l’ente gestore che abbia maturato dimostrata esperienza almeno decennale nel settore e che abbia regolari rapporti intercorrenti con ASL extraregionali al momento dell'entrata in vigore della seguente normativa. Potranno essere riconvertite due case per la vita a media intensità assistenziale attive regolarmente autorizzate al funzionamento e iscritte al Registro Regionale per provincia e per Ente Gestore e precisamente una casa per la vita a media intensità assistenziale e comunque un numero massimo di n. 14 posti letto più 2 posti letto per l'emergenza a CRAP intensiva per provincia e per Ente gestore ed una casa per la vita a media intensità assistenziale e comunque un numero massimo di n. 14 posti letto, più  2 posti letto per l'emergenza a CRAP estensiva per provincia e per Ente Gestore.

Sono state apportate diverse modifiche anche alla legge regionale “Norme generali di governo e uso del territorio”, che sono scaturite dall’esperienza maturata negli oltre vent’anni di applicazione e dall’aggiornamento della stessa conseguentemente all’approvazione del PPTR.  

A maggioranza e con il voto contrario dell’opposizione, è stato approvato il Rendiconto generale della Regione Puglia per l’esercizio finanziario 2022 ed il relativo rendiconto consolidato, con le risultanze esposte negli articoli contenenti le entrate e le spese di competenza, il risultato della gestione di competenza, la situazione dei residui passivi e attivi e delle economie vincolate, la situazione di cassa, il fondo pluriennale vincolato, il risultato di amministrazione ed il conto economico e stato patrimoniale.  

Parere favorevole a maggioranza, con il voto contrario dell’opposizione, è stato espresso anche sulla deliberazione della Giunta regionale relativa al bilancio consolidato 2022 della Regione Puglia, che si compone del Conto Economico consolidato, dello Stato Patrimoniale consolidato e della Relazione sulla gestione consolidata che comprende la Nota Integrativa e della relazione del Collegio dei Revisori dei conti.
Il bilancio consolidato ha lo scopo di sopperire alle carenze informative e valutative dei bilanci degli enti che perseguono le proprie funzioni anche attraverso enti strumentali e detengono rilevanti partecipazioni in società, dando una rappresentazione, anche di natura contabile, delle proprie scelte di indirizzo, pianificazione e controllo. E’, inoltre, uno strumento per programmare, gestire e controllare con maggiore efficacia il proprio gruppo comprensivo di enti e società e per ottenere una visione completa delle consistenze patrimoniali e finanziarie di un gruppo di enti e società che fa capo ad un’amministrazione pubblica, incluso il risultato economico. 
Il bilancio consolidato, pertanto, assolve a funzioni informative essenziali, in quanto strumento informativo di dati patrimoniali ed economici del gruppo sia verso i terzi, sia sotto un profilo di controllo gestionale. Tali funzioni non possono infatti essere assolte con pari efficacia dai bilanci di esercizio delle singole imprese che compongono il gruppo.

 

L’assessore al bilancio Raffaele Piemontese è intervenuto per relazionare sui provvedimenti in esame.
Per iniziare si è soffermato sulle risultanze del Rendiconto generale del 2022 evidenziando che da parte della Regione Puglia è stata condotto un’attenta e solida gestione delle politiche di bilancio in un contesto di graduale ritorno alla normalità dopo il periodo della pandemia, tenendo conto anche delle criticità esistenti legate ad una serie di variabili economiche che incidono sulle attività produttive, come il rincaro dei costi energetici. 

Nonostante questo quadro complessivo delicato, l’assessore ha sottolineato che il bilancio si conferma solido con i conti in ordine derivante da una gestione virtuosa e attenta delle risorse regionali e nessun aumento del carico fiscale dei cittadini pugliesi. 
In relazione al risultato solido del Rendiconto 2022, 149 milioni di euro del bilancio autonomo hanno consentito alla sanità di raggiungere gli standards di riferimento, affrontando nello stesso tempo i costi che non erano prevedibili per l’incremento del caro energia e del peso dell’inflazione. 
 
Sulle politiche di spesa è strato ragionato su un complessivo di 14 miliardi di euro, di cui buona parte è stata assorbita dalla spesa sanitaria per 9 miliardi di euro, 1 miliardo circa per le politiche destinate ai trasporti, meno di 500 milioni per lo sviluppo economico, 240 milioni per le politiche agricole e la pesca, 310 milioni di euro per le politiche sociali e famiglia. 

Nel 2022 sono stati raggiunti i target di spesa nell’attuazione degli interventi finanziati con i fondi di finanziamento europei, tant’è che entro il 31/12/2023 saranno spesi il cento per cento delle risorse FESR- FSE per un importo di 4 miliardi e 200 milioni di euro.
Un altro aspetto rilevato è quello del rispetto della tempestività dei pagamenti delle fatture, che avviene con oltre 7 giorni di anticipo rispetto alla normativa vigente. 
Anche l’andamento dello stop di indebitamento procede positivamente, infatti sul debito residuo si riesce a stare al di sotto del 5%, raggiungendo livelli importanti dell’1%. 
Il bilancio consolidato evidenzia un utile complessivo che supera i 300 milioni di euro.
Infine, per quanto concerne l’assestamento, Piemontese ha specificato che è sostanzialmente rigido, per il quale si è deciso di seguire la scelta politica di andare nella direzione univoca per evitare tagli nell’erogazione di servizi sanitari o di rivedere l’aliquota irpef regionale, facendo da subito un’operazione che ha tenuto dentro tutti gli Assessorati, da cui sono stati resi disponibili circa 79 milioni di euro da destinare al Servizio sanitario regionale, anche in considerazione dei trasferimenti nazionali che non sono più corrispondenti a quelli derivanti dai bisogni. Si sta lavorando per fare in modo che tutti i servizi possano essere erogati senza incrementare le tasse. 

Si è provveduto dunque alla copertura di spese di oltre 14 milioni di euro come contributo al Servizio sanitario nazionale da parte delle Regioni. 

 

nota del deputato pugliese di Forza Italia, Giandiego Gatta.

"Sono soddisfatto: la Camera ha appena approvato quasi alla unanimità, sia pure subordinandolo ai vincoli di finanza pubblica, il mio ordine del giorno in favore delle imprese ittiche, che impegna il Governo a rinnovare la misura del credito di imposta per l’acquisto del carburante, necessario all’esercizio dell’attività, anche per il primo semestre del 2024. Una misura per far fronte al caro-energia che ha duramente provato il settore: si consideri che il carburante è arrivato a incidere sul bilancio delle imprese ittiche per il 70% dei costi complessivi. Dopo un importante sostegno giunto alle nostre marinerie, gli imprenditori hanno dovuto affrontare ancora il continuo aggravio dei prezzi senza alcun sollievo. Per questo, oggi la Camera dei Deputati ha lanciato un chiaro e importante messaggio di vicinanza e sensibilità ed ora attendiamo che il Governo valuti l'opportunità di accogliere quanto è stato indicato dal Parlamento”.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha promulgato oggi la legge regionale 25 sulla cessione dei crediti fiscali, approvata dal Consiglio regionale martedì 17 ottobre. Il testo è stato inviato al Bollettino ufficiale per la pubblicazione.

La Regione Puglia è intervenuta così, dopo il coinvolgimento degli stakeholders nella fase di predisposizione della norma,  per supportare concretamente il sistema delle imprese pugliesi in difficoltà a causa del blocco del meccanismo di cessione dei crediti fiscali da "bonus edilizi" deciso dal Governo nazionale.

La legge ha la finalità di salvaguardare anche i livelli occupazionali del comparto edile e dell’intero indotto, sbloccando i crediti fiscali “incagliati”, cioè i crediti che giacciono nei cassetti fiscali dei contribuenti senza trovare acquirenti sul mercato.

“Era una misura attesa e fortemente voluta da tutti gli operatori del settore e che farà ripartire i cantieri e le opere bloccate da troppo tempo sul territorio regionale”, ha ribadito il presidente Michele Emiliano. Con la misura ci incarichiamo di sostenere le imprese pugliesi che sono rimaste prigioniere dei crediti fiscali incagliati, evitando speculazione e regolamentando la cessione dei crediti fiscali delle aziende”.

Si consente quindi agli Enti pubblici regionali e alle società controllate dalla Regione, non inclusi nell’elenco annuale ISTAT sulle pubbliche amministrazioni, di acquisire dalle banche o dalla banca capogruppo i crediti fiscali derivanti da interventi edilizi effettuati da imprese aventi sede legale oppure operativa sul territorio regionale, relativi a immobili ubicati sempre in Puglia. 

La stessa banca sarà tenuta a garantire, attraverso un’apposita clausola contrattuale, il buon fine del credito.

Ciascun ente e società emanerà quindi uno o più bandi rivolti agli istituti di credito per acquisire, con procedura “a sportello”, in base all'ordine cronologico di presentazione delle domande e fino a esaurimento della capacità fiscale disponibile, i crediti da portare in compensazione.

Dal canto loro le banche che cederanno i crediti garantiranno il reimpiego sul territorio della capacità finanziaria liberata, provvedendo all’acquisizione di ulteriori crediti di imposta relativi a interventi su immobili ubicati nel territorio pugliese ed effettuati da imprese avente sede legale e/o operativa nella Regione Puglia, così innescando un meccanismo virtuoso nella circolazione dei crediti fiscali.

Le amministrazioni pubbliche indicate nella DGR n. 1283 del 18/09/2023 possono presentare le nuove candidature a valere sul Fondo rotativo per l'anticipazione delle spese di progettazione tecnica. 

Rispetto all'edizione precedente sono state apportate alcune modifiche che rispondono alla necessità di adeguamento al nuovo Codice dei contratti pubblici ex D. Lgs. n. 36/2023, nonché di maggiore coerenza al contesto attuale caratterizzato dalla presenza di molteplici fonti finanziarie che richiedono un’accresciuta capacità di progettazione e di candidatura di interventi da parte dei diversi soggetti beneficiari.

QUI L'AVVISO PUBBLICO

In particolare il nuovo Regolamento estende la platea dei soggetti candidabili alle Agenzie regionali e alle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere pubbliche. L'obiettivo è quello di poter disporre in tempi rapidi di un parco progetti rispondente alle esigenze del territorio immediatamente cantierabili. 

Al fine di garantire una qualificata attivazione degli interventi, la procedura di candidatura delle proposte viene effettuata “a sportello”.

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