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Sono oltre 50.000 gli articoli natalizi pericolosi sequestrati, unitamente a circa 5.500 fuochi d’artificio, dai finanzieri della Compagnia di Manfredonia nel corso di un controllo eseguito presso un esercizio di Mattinata.

In particolare, in sede di accesso effettuato presso l’esercizio commerciale, le Fiamme Gialle rinvenivano migliaia di luci natalizie non conformi agli standard di sicurezza previsti dalla normativa europea e nazionale.

Nel corso del controllo, inoltre, i militari rinvenivano parte dei predetti fuochi d’artificio esposti nella stessa rivendita ed altri stoccati in un magazzino (depositati su una pedana in legno unitamente ad articoli in carta e materiale elettrico), in entrambi i casi in totale violazione della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.

L’attività si inserisce nel piano di interventi disposto dal Comando Provinciale di Foggia – e che proseguirà nelle prossime settimane - in vista delle festività e finalizzato a contribuire a garantire una protezione efficace dei consumatori ed un mercato competitivo ove gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza.

Le merci pericolose sono state sottoposte a sequestro e, nei confronti del titolare del negozio, sono state contestate le relative sanzioni per aver posto in commercio merce in violazione degli standard di sicurezza.

Nel periodo dal 1° al 20 dicembre 2023, i reparti della Guardia di Finanza hanno sottoposto a sequestro 225.916 giocattoli e 1.638.714 luminarie e addobbi natalizi non conformi agli standard di sicurezza previsti dalla normativa vigente, segnalando, complessivamente, 69 responsabili, di cui 3 denunciati all’Autorità giudiziaria, per i reati di cui agli artt. 515 c.p. (Frode nell’esercizio del commercio) e 517 c.p. (Vendita di prodotti industriali con segni mendaci).

La maggior parte degli illeciti in argomento afferiscono alla violazione dell’obbligo, previsto dal Codice del Consumo, che i prodotti commercializzati riportino in maniera visibile e leggibile, in lingua italiana, la denominazione, i dati del produttore e dell’importatore, il Paese d’origine, i materiali impiegati e le istruzioni d’uso.

Sul fronte penale, invece, registriamo l’indebito utilizzo della marcatura “CE” (European conformity) che si distingue dal marchio cinese “CE” (China export) per la distanza più ampia tra la lettera C e la lettera E.

Il simbolo CE non rappresenta un’indicazione di origine e non è un marchio di qualità ma un’attestazione di conformità del prodotto alle prescrizioni in materia di sicurezza, il cui indebito utilizzo integra il reato di frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.) o di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.).

La Guardia di finanza tutela il mercato dei beni e servizi dalla diffusione di prodotti non conformi rispetto agli standard di sicurezza previsti dalla normativa dell’Unione Europea e nazionale, affinché gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza, promuovendo, al contempo, una protezione efficace dei consumatori.

Il dispositivo di contrasto adottato dal Corpo a presidio del comparto assume ancor più rilevanza se si considera che l’obiettivo di coloro che commercializzano detti prodotti è quello di ottenere il massimo profitto al minor costo. È scontata, quindi, l’assenza di remore da parte dei medesimi soggetti a impiegare nella produzione qualunque genere di materiale e sostanza, anche se potenzialmente dannosa o nociva per gli utilizzatori.

In tale contesto, le attività della Guardia di finanza sono orientate a garantire la più ampia tutela del consumatore. La strategia repressiva del Corpo a tutela del mercato mira, infatti, non solo a intercettare le partite di prodotti illegali ma, anche e soprattutto, a disarticolare alla radice le filiere illecite, individuandone e colpendone contestualmente le componenti di approvvigionamento, produttive e distributive, così da interrompere i canali di alimentazione del mercato parallelo e le stesse fonti di finanziamento delle organizzazioni criminali. In Italia, infatti, esistono sia veri e propri poli produttivi sia, più di frequente, centri di assemblaggio di merce che arriva da Paesi terzi separatamente dagli imballaggi, sprovvista di loghi ed etichette, che sono successivamente apposti sul territorio nazionale dopo lo sdoganamento.

Sul piano organizzativo, la Guardia di finanza opera attraverso un dispositivo dinamico, flessibile e coordinato che prevede, a livello centrale, la Componente Speciale che sviluppa attività di “analisi di rischio” mediante le banche dati a disposizione e predispone piani d’intervento mirati su specifiche tipologie di fenomeni illeciti di rilevante impatto.

Sotto il profilo operativo, il dispositivo di contrasto messo in campo dalla Guardia di finanza muove in tre distinte direzioni: il presidio delle aree doganali, portuali e aeroportuali, per l’individuazione dei traffici di merci illegali provenienti dall’estero; il controllo economico del territorio, del mare e degli spazi aerei sovrastanti, grazie anche al supporto della Componente aeronavale, per il monitoraggio delle dinamiche di movimentazione delle merci e la repressione dei fenomeni di abusivismo e minuta vendita e, infine, l’attività investigativa in senso stretto, finalizzata alla disarticolazione dell’intera filiera di tali prodotti e all’aggressione patrimoniale dei sodalizi criminali.

Esaminando i dati di sintesi relativi ai sequestri effettuati dal Corpo negli ultimi anni, emerge come gran parte della merce non sicura sottoposta a sequestro provenga dall’estero.

Individuare la reale origine e/o provenienza dei prodotti che giungono in Italia è, tuttavia, operazione complessa: le merci viaggiano, infatti, seguendo rotte sempre diverse, anche lungo itinerari secondari, transitando per Paesi in cui i controlli sono meno rigorosi.

Il Corpo partecipa, inoltre, a operazioni internazionali congiunte, in stretta sinergia con le Forze di polizia estere e con gli organismi e agenzie sovranazionali come Europol, Interpol, Olaf e l’Organizzazione Mondiale delle Dogane.

Un ulteriore ed efficace strumento per il contrasto alla commercializzazione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza è costituito, senza dubbio, dal Sistema di allerta rapido denominato “Gras Rapex”.

Si tratta, in sostanza, di un sistema, attivo nell’Unione Europea, di allerta e informazione rapida per i prodotti non conformi, grazie al quale le Autorità nazionali degli Stati membri segnalano alla Commissione europea i prodotti (a eccezione degli alimenti, farmaci e presidi medici) la cui commercializzazione determinerebbe un rischio grave per la salute e la sicurezza dei consumatori.

Nella prospettiva di incrementare le segnalazioni sul Gras Rapex, la Guardia di finanza - confermandosi quale Forza di polizia all’avanguardia nell’utilizzo di moderni applicativi informatici grazie anche a nuove tecnologie in grado di scandagliare sia il clear sia il dark web, per sviluppare attività di contrasto alla commercializzazione di prodotti non sicuri.

La Guardia di finanza continua a profondere il massimo sforzo per contribuire alla creazione e al mantenimento nel Paese di una cornice in cui legalità e sicurezza siano sempre garantite. In tale quadro, non sfugge come la tutela delle libertà economiche e dei consumatori rappresentino un presupposto imprescindibile per sostenere lo sviluppo e la crescita dell’Italia.

Sono oltre 21.000 gli articoli natalizi e i giocattoli pericolosi sequestrati nei giorni scorsi dai funzionari dell’Agenzia Dogane e Monopoli di Foggia e dai finanzieri del Comando Provinciale di Foggia nel corso di un’operazione congiunta che ha riguardato il territorio della Capitanata.

L’operazione si inserisce nel contesto del Protocollo d’Intesa siglato ad aprile a livello nazionale tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, con l’obiettivo di incrementare le sinergie operative tra le due Istituzioni nei settori di rispettiva competenza.

Nello specifico, i funzionari e i militari, dopo una mirata selezione degli obiettivi basata su una preliminare attività di intelligence e controllo economico del territorio, hanno ispezionato alcuni esercizi commerciali di vendita al dettaglio siti a Foggia, Cerignola, Manfredonia, San Severo e San Nicandro Garganico.

I controlli hanno avuto, in particolare, ad oggetto merci detenute per la vendita nel periodo natalizio, quali giocattoli, luminarie, addobbi ed altri prodotti per la casa, tra le quali venivano rinvenuti migliaia di articoli sprovvisti della marcatura CE, che ne certifica la corrispondenza ai requisiti di sicurezza previsti dall’UE, nonché mancanti delle obbligatorie informazioni in lingua italiana previste dal Codice del Consumo tali da consentire al consumatore di poter compiere scelte in maniera consapevole, con riguardo a dettagli sul prodotto, produttore o importatore,  Paese di origine, all’eventuale presenza di materiali o sostanze che possano arrecare danno all’uomo, cose o ambiente, ad eventuali precauzioni utili alla fruizione, specie nel caso di giocattoli destinati ai più piccoli.

Le merci pericolose sono state sottoposte a sequestro e, nei confronti dei titolari dei negozi, sono state irrogate le relative sanzioni amministrative per aver posto in commercio sul territorio nazionale merce non conforme agli standard normativi di sicurezza dei prodotti.

Continuo risulta l’impegno sinergico di Guardia di Finanza e ADM nel contrasto alla diffusione di prodotti pericolosi, nell’intento di contribuire a garantire una protezione efficace dei consumatori ed un mercato competitivo ove gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza.

Prosegue l’azione incessante della Guardia di Finanza nel contrasto all’evasione fiscale. Ammontano a 420 mila euro i ricavi occultati al fisco da un commercialista di San Giovanni Rotondo constatati a seguito di un accertamento condotto dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Manfredonia.

Il professionista è stato segnalato all’Agenzia delle Entrate.

I finanzieri, all’esito di specifiche analisi di rischio ed attraverso la consultazione delle banche dati in uso al Corpo, hanno individuato il professionista, che è stato selezionato a seguito della rilevazione di alcuni elementi di anomalia nelle dichiarazioni dei redditi presentate.

All’esito degli approfondimenti condotti e dell’incrocio dei dati dichiarati con quelli risultanti nei documenti contabili ed extracontabili acquisiti in sede ispettiva, emergeva l’omessa contabilizzazione di compensi per oltre 420 mila euro, violazioni all’I.V.A. per 180 mila euro e l’omesso versamento di contributi previdenziali negli anni dal 2018 al 2023.

L’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce più deboli.

Ammontano ad oltre 500 mila euro i ricavi non dichiarati e constatati dai finanzieri della Tenenza di Lucera a carico di una società di commercio all’ingrosso di rottami, che è stata segnalata all’Agenzia delle Entrate.

Le fiamme gialle, all’esito di specifiche analisi di rischio, attraverso la consultazione delle banche dati in uso al Corpo nonché di acquisizioni informative durante le attività di controllo economico del territorio, hanno individuato la società in questione che, a fronte di rilevanti movimentazioni di denaro, non risultava aver presentato alcuna dichiarazione dei redditi.

Le attività ispettive condotte sui documenti contabili ed extracontabili acquisiti alla verifica hanno permesso di constatare che la società ha operato con distinte partite IVA omettendo di contabilizzare e dichiarare oltre 500 mila euro negli anni dal 2020 al 2023.

L’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce più deboli.

Ammontano ad oltre 700 mila euro i ricavi occultati al fisco da un ingegnere di Foggia constatati a seguito di un controllo fiscale condotto dal Gruppo della Guardia di Finanza. Il professionista è stato segnalato all’Agenzia delle Entrate.

I finanzieri, all’esito di specifiche analisi di rischio ed attraverso la consultazione delle banche dati in uso al Corpo, hanno individuato il professionista che svolge attività di progettazione e consulenza tecnica.

Il contribuente è stato selezionato a seguito della constatazione, da parte delle fiamme gialle, di alcuni elementi di anomalia nelle dichiarazioni dei redditi presentate.

A seguito degli approfondimenti condotti dai finanzieri, anche attraverso l’incrocio dei dati dichiarati con quelli risultanti nei documenti contabili ed extracontabili acquisiti in sede ispettiva nonché mediante l’esecuzione di accertamenti bancari, emergevano l’omessa contabilizzazione e dichiarazione di compensi per oltre 700 mila euro e violazioni all’I.V.A. per oltre 150 mila euro negli anni dal 2017 al 2023.

L’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce più deboli.

Due caricatori per AK 47 Kalashnikov, riforniti con munizioni perforanti e traccianti da guerra, sono stati sequestrati dai finanzieri del Gruppo di Foggia presso la stazione ferroviaria della città.

I caricatori, riforniti con 27 proiettili, erano custoditi all’interno di uno zaino portato sulle spalle da un giovane foggiano che, mentre andava a prendere il treno, è stato segnalato da Horst e Jackson due pastori tedeschi di 11 e 3 anni in forza alla Compagnia di Manfredonia che in quel momento perlustravano lo scalo unitamente ai loro conduttori.

Il detentore è stato tratto in arresto e condotto presso la Casa Circondariale di Foggia, a disposizione della Procura della Repubblica.

Va precisato che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, indipendentemente dal quadro indiziario emerso, la posizione dell’indagato è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e non può essere considerato colpevole fino al definitivo accertamento con sentenza irrevocabile.

Il presidio dei cani antidroga, indirizzato alle principali arterie stradali e ferroviarie della provincia nonché ai centri di maggior afflusso turistico e di movida, ha portato al controllo, unitamente ai Baschi Verdi della Guardia di Finanza, di migliaia di persone e veicoli in transito dall’inizio dell’anno ed al sequestro di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

Si chiama Jim ed è un pastore tedesco di due anni con il mantello nero, l’ultimo cane antidroga giunto alla Sezioni Cinofili della Guardia di Finanza di Manfredonia.

Il fiuto di Horst, Gerico, Jakson e Jim, le quattro unità che operano in tutto il territorio provinciale, ha permesso dall’inizio dell’anno di eseguire oltre 360 interventi e sequestrare più di 150 chilogrammi di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina, hashish e marijuana.

Gli interventi sono stati effettuati presso la stazione Ferroviaria di Foggia e nelle zone limitrofe, ai caselli autostradali, lungo le principali strade di comunicazione provinciale, tra cui la SS 16 e la SS 89 garganica, le principali zone della movida ed i parchi pubblici ovvero nel corso di mirate perquisizioni.

L’azione dei cani antidroga, che operano sempre insieme a conduttori altamente specializzati, ha portato, in dettaglio, ad oltre 320 segnalazioni alla Prefettura per quanto riguarda uso personale, cui consegue l’avvio delle procedure amministrative previste dal testo unico sugli stupefacenti, nonché al deferimento all’Autorità Giudiziaria di 43 persone, di cui 11 tratte in arresto, perché trovate in possesso di quantità rilevanti.

Le attività in rassegna rientrano nell’ambito di un più ampio dispositivo di contrasto ai traffici illeciti e mirano a contrastare il consumo di sostanze stupefacenti soprattutto da parte dei giovani.

I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale ed i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto del Servizio Centrale I.C.O., stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro di prevenzione - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione - avente per oggetto beni (immobili, fabbricati e un compendio aziendale) del valore di circa 700 mila euro, riconducibili agli eredi di un soggetto della provincia di Foggia, assassinato nel 2019 (accertamento compiuto nel corso del procedimento applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, che necessita della successiva verifica nel contraddittorio con la difesa).

L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di complessi accertamenti, ai sensi della normativa antimafia che consente l’adozione di misure patrimoniali anche quando il soggetto destinatario della loro applicazione muoia prima dell’instaurazione del procedimento di prevenzione - come si è verificato nella vicenda in esame - nei confronti dei successori a titolo universale (c.d. proposta "post mortem”).

Il destinatario della misura di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto quale soggetto connotato da una pericolosità sociale qualificata, tenuto conto del ruolo verticistico assunto nell’ambito di un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante nell’area garganica, segnatamente a capo del clan Ricucci-Lombardi-Romito. In particolare, alla luce delle condanne definitive e delle numerose indagini in cui è stato coinvolto, ha svolto un ruolo apicale nell’ambito dell’associazione di stampo mafioso, in seno alla quale ha manifestato una particolare capacità intimidatoria verso quanti operavano nel settore agricolo e dell’allevamento del bestiame. Inoltre, il predetto si è reso responsabile della commissione di delitti lucrogenetici, quali furto, ricettazione, truffa ed estorsione.

Nel dettaglio, le articolate investigazioni - eseguite dall’Arma dei Carabinieri tra il 1999 e il 2021 - hanno consentito di ritenere che i proventi ed i frutti delle attività illecite condotte dal destinatario del provvedimento siano stati reimpiegati per l’acquisto dei beni oggetto del sequestro. Le risultanze emerse, base portante dell’odierna misura ai fini della ricostruzione della pericolosità sociale del citato pregiudicato, sono state documentate già nell’indagine “Omnia Nostra”, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, che nel dicembre 2021 ha portato all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 32 persone. Nel corso di quelle investigazioni è stato documentato il ruolo apicale, con compiti di capo e promotore, del soggetto interessato dalla misura, fino al periodo della sua morte.

In tale contesto questo Ufficio giudiziario ha successivamente delegato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari a eseguire, relativamente al periodo in cui il proposto ha manifestato la pericolosità sociale di tipo “qualificato”, mirate indagini concernenti il tenore di vita, il reddito, le disponibilità finanziarie e il patrimonio dello stesso e dei suoi eredi a titolo universale, finalizzate a riscontrare una eventuale sproporzione con il reddito dichiarato o con l’attività economica svolta.

Nello specifico, le fiamme gialle baresi hanno acquisito copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito di accertare che il proposto, al momento del decesso, aveva disponibilità di un complessivo valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dal medesimo e dai soggetti con lui conviventi, rendendo fondata e concreta la convinzione che i beni, oggi oggetto di apprensione, costituiscano frutto/reimpiego dell’attività delittuosa svolta sia prima che dopo i relativi acquisti.

La presente operazione costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, nonché da questa Procura della Repubblica di Bari, finalizzato alla sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle consorterie criminali anche mediante il ricorso alle misure di prevenzione previste dal Codice antimafia.

Nell’ambito della costante attività di controllo economico del territorio, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia hanno sviluppato, nell’ultimo periodo, un’intensa azione di servizio volta al contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica.

In tale contesto ed a seguito di specifici riscontri investigativi, le Fiamme Gialle hanno individuato 55 beneficiari che risultano aver indebitamente richiesto il reddito di cittadinanza per un ammontare complessivo di oltre 300.000 euro.

I controlli hanno interessato tutto il territorio della capitanata e sono stati svolti, in particolare, dai Finanzieri del Gruppo di Foggia, della Compagnia di Manfredonia, nonché delle Tenenze di San Nicandro Garganico, Vieste e Torre Fantine.

Diverse sono le irregolarità riscontrate dalle Fiamme Gialle, che vanno dalla mancanza del requisito della residenza effettiva nel territorio nazionale alle mendaci dichiarazioni inerenti la composizione del nucleo familiare, dall’omessa dichiarazione dello svolgimento di attività lavorative, in diversi casi esercitate in nero, alla perdita del diritto al beneficio in conseguenza dello stato di detenzione.

I percettori indebiti del sussidio sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Foggia per le ipotesi delittuose di utilizzo di ‘dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere’ e, contestualmente, sono stati segnalati alla Direzione Provinciale INPS per il recupero delle somme già erogate.

Si evidenzia che i relativi procedimenti penali vertono ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata qualora intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Il contrasto alle frodi nei settori previdenziale e assistenziale mira a garantire l’effettivo sostegno alle fasce più deboli della popolazione, evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non aventi diritto.

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