Donazione cordone ombelicale. Con l'emendamento Cloe la Puglia primeggia

“È in vigore da ieri il protocollo operativo per la donazione del sangue cordonale alla Banca di San Giovanni Rotondo, in esecuzione dell’emendamento Cloe approvato nel dicembre scorso dal Consiglio regionale. Una norma, unica in Italia, in grado d’incentivare la donazione del sangue cordonale, mettendo in capo ai medici dei punti nascita l’obbligo d’informare le gestanti sull’utilità della donazione e inserire in cartella clinica il consenso o il rifiuto.

Già la mera approvazione dell’emendamento ha comportato l’aumento delle donazioni da 303 nel 2022 a 685 fino al 13 novembre 2023. Una sensibile impennata, utile ad ampliare le possibilità di compatibilità per curare le leucemie attraverso il trapianto di cellule staminali, oppure a generare gel piastrinico cordonale per curare molte altre malattie. E sullo sfondo ci sono anche importanti ricerche per l’utilizzo del sangue cordonale per tenere in vita bambini gravemente prematuri e quindi ancora bisognosi di emoglobina fetale, presente solo nel sangue cordonale.

Ho raccontato tutto questo oggi a Roma, al convegno annuale dell’ADISCO - Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordonale Ombelicale, e di questo ringrazio il Presidente nazionale Giuseppe Garrisi e tutti gli iscritti all’associazione”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“L’emendamento Cloe è un’innovazione dedicata a una bambina morta subito dopo il parto, che mi ha fatto conoscere il problema della scarsità di donazioni, così da ideare la soluzione.

La Regione Puglia paga per l’attività di raccolta e di conservazione del Sangue cordonale quasi 1 milione e 400 mila euro, utilizzati per alimentare la Banca del sangue regionale istituita anni fa nella Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo.

Nel 2009 si registravano 2.045 donazioni, scese nel 2019 a 925 e nel 2021 a 329.

L’importanza della donazione consiste nella cura di gravissime malattie, attraverso il sangue cordonale con alto criterio di qualità (cellularità superiore a 1 miliardo e 200 mila cellule), e nelle destinazioni alternative del gel piastrinico cordonale, ossia con bassa cellularità e in grado di curare varie malattie come piede diabetico, ulcere corneali, deiescenze sternali ed emazie cordonali.

Dal 2008 ad oggi la Banca cordonale ha ceduto 25 unità di sangue cordonale e l’ultima qualche settimana fa. Di queste, 16 sono state cedute in Europa - 6 in Francia, 6 in Italia, 1 in Olanda, 1 in Danimarca, 1 in Spagna, 1 Regno Unito-, 1 in Israele e 8 negli Stati Uniti.

Poiché la maggiore quantità di sangue cordonale depositato presso la Banca può aumentare le probabilità di compatibilità con le necessità delle persone malate, risulta chiaro quanto importante sia l’incentivazione della donazione, anche considerando la circostanza di un servizio regolarmente pagato e con una resa purtroppo non corrispondente alle risorse investite. Si consideri, peraltro, che anche i progetti alternativi ai trapianti, per esempio la ricostruzione delle cartilagini con sangue cordonale con minore cellularità, risultano bloccati dalle minori donazioni. E anche qui, detto solo per esempio, si pensi a un interessantissimo progetto riuscito e realizzato dall’Unità operativa di Ortopedia del Di Venere diretto da Vincenzo Caiaffa.

Poiché è immenso il valore di una sola persona salvata o tenuta in vita con minori problemi, vale dunque la pena intensificare la donazione e la raccolta, e per questo fu proposto l’emendamento Cloe, così da riportare la donazione almeno al livello del 2009.

La normativa pugliese, unica in Italia, prevede che tutti i dirigenti medici dei punti nascita pubblici, abilitati al prelievo del sangue cordonale, siano tenuti a proporre la donazione alle donne in gravidanza all’atto della presa in carico in vista del parto, anche qualora tale attività sia svolta in regime di attività libero-professionale intramuraria o extramuraria. L’accettazione o il rifiuto alla donazione non dev’essere motivato, ma deve essere sottoscritto e allegato alla cartella clinica.

È chiaro che la mancata proposta alla donazione da parte dei dirigenti medici, o la mancata allegazione alla cartella clinica della relativa dichiarazione, rappresenterà una violazione delle norme d’organizzazione aziendale con tutte le conseguenze anche disciplinari.

Ringrazio per la collaborazione e i suggerimenti Michele Santodirocco e Giuseppe Fania, rispettivamente Direttore medico della Banca del sangue e referente dell’Unità operativa di Medicina rasfusionale della Casa sollievo della sofferenza, e Angelo Ostuni responsabile della Struttura Regionale di Coordinamento della Medicina trasfusionale.

Un ringraziamento alla dirigente regionale Antonella Caroli per le attività di esecuzione della norma, attraverso il protocollo operativo”.

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