A proposito del declino di una città. A Monte Sant’Angelo la cultura come sviluppo economico

a cura del prof. Giuseppe Piemontese - Società di Storia Patria per la Puglia.

Nella città di Monte Sant’Angelo, sia le Associazioni culturali che i Musei e,  quindi, le Istituzioni, fra cui principalmente i partiti,  hanno perso quella forza propulsiva che essi avevano negli anni Settanta e Ottanta, quando la città contava diverse Associazioni culturali, come per esempio il Centro Studi Garganici, con la sua rivista Garganostudi che ha fatto da apripista per l’arrivo dell’Università di Bari a Monte Sant’Angelo.

Per non parlare, poi, della istituzione del Parco Nazionale del Gargano, della Comunità Montana, dell’Ospedale e di vari Istituti Superiori. Da allora nulla è stato creato, anzi con il passare degli anni, la città ha perso la sua funzione e la sua azione propulsiva che faceva sì che la città acquistasse consapevolezza del suo patrimonio culturale, nonché della sua forza creativa.

Oggi tanta creatività si è spenta, creando così un vuoto di proposte culturali e di realizzazioni politico-istituzionali, come per esempio la creazione di un nuovo Museo o Pinacoteca d’Arte Contemporanea o di nuove imprese legate alla valorizzazione dei nostri boschi.  A questo proposito, basta vedere in quale condizione si trova il nostro Museo Etnografico “G. Tancredi”, che un tempo era l’espressione della creatività della nostra cultura popolare, mentre oggi langue silenzioso nel più completo abbandono, senza una direzione scientifica e senza alcun programma di attività culturali e di sviluppo legato al suo territorio.

Così come nessuna funzione hanno oggi i due Musei del Santuario di San Michele, quello Lapidario e quello Devozionale, di cui non si sente più parlare nè sono posti all’attenzione degli studiosi per ampliare ed approfondire la valenza culturale ed artistica dei suoi reperti. Eppure siamo convinti che la funzione di ogni museo, così come di ogni aspetto economico-culturale della città,  è quella di educare le comunità alla conoscenza  del proprio territorio, coinvolgendole ed educandole. Cioè bisogna educare le persone ad alimentare  la loro immaginazione, elevare i loro spiriti, renderle parte di una comunità. In altri termini le opere d’arte, che fanno parte di un Museo, così come le diverse realtà legate alla comunità locale, non sono altro che strade di accesso per esplorare il mondo e per conoscere il proprio territorio, la sua storia e la sua cultura. In questo senso ogni opera d’arte deve migliorare la qualità della nostra vita.

Del resto ogni sviluppo economico si basa proprio sulla cultura e sulla funzione del proprio patrimonio culturale e, quindi, sulla conoscenza della propria identità storica.

Qualsiasi intervento, a base culturale ed economica, si deve basare in relazione al proprio patrimonio storico. Interventi che debbono coinvolgere qualsiasi operatore o istituzione, che siano consapevoli di ciò che fanno e che vanno a progettare. In questo senso la conoscenza del territorio è basilare per qualsiasi intervento culturale ed economico. In altri termini bisogna andare verso una economia creativa, che nasca da un processo di conoscenza e di elaborazione culturale di ciò che si vuole rappresentare o realizzare. In questo modo devono essere coinvolti gli stessi operatori locali, gli artigiani e le imprese, nonché le Istituzioni,  la Scuola, in un processo di integrazione fra comunità e territorio.

Tutto questo porta necessariamente a sviluppare scuole professionali concentrate nel settore creativo dell’artigianato e nel settore industriale e, quindi, produttivo locale. Ciò crea una filiera di imprese e di operatori economici al servizio dello sviluppo locale e, quindi, della città e del suo territorio.

Ogni manifestazione o attività creativa, fra cui le Mostre dell’artigianato locale, di prodotti legati al proprio territorio, di attività culturali legate alla bellezza e all’identità della storia e della  cultura della propria città, devono servire per creare le basi per uno sviluppo integrato,  fra comunità, territorio, imprese, città, quest’ultima intesa come un organismo vivente pronto ad accettare e far suo tutto ciò che proviene dall’esterno.

Quindi, attività e creatività al servizio dell’uomo e della sua storia e della sua cultura. Bisogna che la città divenga una città aperta, una città che abbia come fine la creatività e la bellezza, di cui un tempo i nostri progenitori hanno voluto lasciarci attraverso la creazione dei monumenti e delle opere d’arte disseminati nel nostro territorio, fra cui Chiese, Santuari, Cattedrali, Monasteri, Siti archeologici, Opere d’arte, ma anche Centri storici,  con la loro architettura spontanea e le numerose masserie disseminate nelle nostre campagne. Un patrimonio immenso che dobbiamo conoscere e ancora valorizzare, così come le tante chiese minori, gli eremi, gli insediamenti rupestri medievali, i casali, sparsi lungo i camminamenti del pellegrinaggio micaelico. 

Purtroppo, da anni o da decenni, abbiamo smesso di creare bellezza e, quindi, arte.

C’è bisogno che vengano creati nuovi contenitori di bellezza e d’arte, nuovi Musei, nuove Istituzioni culturali, nuove Utopie, che possano far si che la città veramente divenga la città dai due Siti UNESCO. In questo modo il passato ci sia da monito per il presente e per il futuro. Solo investendo in cultura e in creatività possiamo assicurare alla città di Monte Sant’Angelo un prospero avvenire e ciò dipende da noi tutti, dalla nostra capacità di partecipare attivamente alla vita politica e culturale della città.

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