Le dimore di Dio. Dove abita l’Eterno

Ho letto con interesse e partecipazione l’ultimo libro di Franco Cardini,  Le dimore di Dio. Dove abita l’eterno, il Mulino, Bologna 2021. Un libro profondo e nello stesso tempo di grande attualità per quanto riguarda le origini e lo sviluppo delle religioni monoteistiche, che oggi purtroppo sono su un piano di relativa conflittualità, anche se le tre grandi religioni, come   l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo, hanno avuto come loro padre fondatore Abramo.  Al centro del libro troviamo la descrizione della città di Gerusalemme, con il suo Tempio, come simbolo emblematico della dimora di Dio.  Una città  che rappresenta la dimora celeste,  la sede per eccellenza di Dio in terra, quel Dio che sta in alto, ma che si manifesta, nella sua essenza e con la sua presenza, nel Tempio sacro di Gerusalemme. Afferma F. Cardini: “Il  sancta sanctorum  del Tempio, il Qedosh ha-Qedoshim  del  Bayi ha-Miqsash, riconduce al tema fondamentale della Gerusalemme centro fisico del mondo, che nel dispiegarsi dei tre fondamentali momenti del patto di Dio con l’uomo – la sua Creazione nell’Eden, l’atto sacrificale di Abramo, la fondazione del Tempio da parte di Salomone – consacra e al tempo stesso incarna nella storia l’esperienza dell’’aliyah, del “salire in Gerusalemme” come atto iniziatico per eccellenza: al tempo stesso ascesa della montagna sacra e conquista del centro” (Cardini, 2021, p. 106).  Franco Cardini cerca Dio attraverso i segni che possono rappresentare la presenza del sacro in terra. Presenza di cui l’uomo è stato sempre in una continua ricerca attraverso l’erezione di templi, santuari, luoghi inaccessibili come le grotte e le montagne, di cui l’Autore descrive ampiamente  l’ubicazione  e la simbologia.  Luoghi generalmente sorti in riferimento alla rivelazione abramitica, da cui sono sorte le tre grandi religioni monoteistiche del mondo occidentale ed orientale, con la loro visione di un unico Dio, signore e creatore del mondo. Luoghi naturali che diventano luoghi divini attraverso la religiosità popolare, come il Tempio di Gerusalemme o come la Città eterna, diventata poi la Città santa, Roma, di cui l’Autore descrive le origini, ma soprattutto la storia attraverso le varie dominazioni di popoli e di genti provenienti dall’Oriente, da cui ha origine la civiltà occidentale. Gerusalemme dimora celeste, centro del mondo, dimora dell’Altissimo, da cui l’uomo può salire verso la dimora di  Dio, il sancta sanctorum, l’ombelico del mondo, con i suoi simboli, fra cui l’Arca e il Candelabro dai sette bracci, che rappresentano l’eterna saggezza del tempo divino. Città celeste, distrutta molte volte, ma risorta altrettante per volontà di Dio e degli uomini.  Gerusalemme, con il Monte Sion e il Tempio, emblemi della potenza divina, della sua sapienza e dell’ordine del cosmo.

L’analisi di Franco Cardini tuttavia non si sofferma solo sulla descrizione di Gerusalemme. La sua analisi si espande verso le Montagne sacre dell’Oriente e dell’Occidente,  due poli univoci, ma nello stesso tempo contrapposti, per storia e per religiosità, tanto da creare le premesse per le cosiddette guerre sante, di cui conosciamo gli aspetti negativi attraverso ciò che oggi si identifica nel fondamentalismo religioso, sia da parte orientale che occidentale. Montagne sacre che, oggi, rappresentano lo spirito e l’anelito dell’uomo di avvicinarsi quanto più è possibile a Dio, alla sua dimora celeste, con uno spirito ascensionale che va dal basso verso l’alto e quindi verso la montagna, di cui uno dei simboli della religiosità popolare contemporanea è quella che si svolge verso la Montagna Sacra del  Gargano, con il Santuario di San Michele, meta da secoli di tanti pellegrini  provenienti da ogni parte del mondo. Franco Cardini si sofferma con dovizia e competenza sul culto di San Michele, sorto per primo in Oriente e poi in Occidente, là dove la leggenda dell’Apparitio riporta la presenza dell’angelo Michele, come messaggero di Dio in terra garganica. Afferma a tale proposito Franco Cardini : “Un santuario mithraico, retaggio di un culto indo iraniano sovrapposto magari, fra I e II secolo d. C., a un precedente culto etrusco o latino e perpetuato poi attraverso un complesso mito rituale taurino per celebrare un culto in una chiesa consacrata a un arcangelo venerato in tutta una serie di “luoghi alti” dalla Bretagna e dalla Normandia all’Alvernia alla Val di Susa fino allo sperone d’Italia, al Gargano. Di divinità in divinità, di montagna in montagna” (Cardini, 2021, p. 75). Un culto legato prevalentemente alla simbologia della montagna come elemento fondativo della religiosità dell’uomo verso Dio. Un Dio che ha nell’Arcangelo Michele la sua testimonianza divina, che si è manifestata attraverso i sacri monti dell’Arcangelo, che con la sua spada fiammeggiante ha tracciato la Linea Sacra di ben sette santuari, dall’Irlanda   Skelling Michael, in Gran Bretagna St. Michael’s Mount, in Francia Mont Saint-Michel (Francia), in Italia, Piemonte,  la Sacra di San Michele, in Puglia il Santuario di San Michele in Monte Sant’Angelo, in Grecia  il Monastero di San Michele e in Israele il Monastero di Monte Carmelo, tanto da dare origine così alla Via Micaelica e quindi al pellegrinaggio cristiano che si caratterizza attraverso Deus, Angelus Homo.  Del resto ne è convinto lo stesso Cardini, allorquando afferma che oggi: “Parlare dell’arcangelo Michele significa affrontare un compito immenso. La funzione guerriera degli angeli nell’Antico Testamento è per qualche verso connaturata alla loro stessa funzione di mal’akoth, àngheloi,  “messaggeri” e quindi esecutori della volontà divina”  (Cardini, 2021, p. 75).

Proseguendo, poi, la lettura del libro, si affrontano vari problemi di natura cristologica, legati alla presenza di Dio in altri luoghi sacri, in cui il divino si manifesta, come per esempio le sinagoghe,  le moschee, le  basiliche, i santuari, le chiese abbaziali, le cattedrali da cui nasce la civiltà occidentale e che caratterizzeranno, con la loro grandiosità, l’arte romanica europea, gloria d’Europa, simboli della bellezza di Dio  e dell’Uomo in terra. “Culto  della bellezza e dell’antichità, alta capacità di espressione simbolica, ammirazione per la tecnica. Questo il messaggio che la cattedrale c’invia dal Medioevo autentico” (Cardini, 2021, p. 251). Inoltre la cattedrale è il simbolo della ricchezza e dell’autonomia cittadine, nelle cui vicinanze, poi, nel XII, secolo nasce il palazzo pubblico, simbolo delle libertà cittadine. Con la cattedrale si andrà sviluppando la cultura medievale, con le loro scuole e i loro  scriptoria, con il ricco apparato di sculture e di affreschi o di vetrate istoriate, tanto da assumere la funzione della  biblia pauperum, con le immagini dell’homo viator e quindi del pellegrinaggio cristiano. Esempi di grandi cattedrali le troviamo in Italia a Pisa, Genova, Siena, Firenze e Milano, mentre in Europa abbiamo le cattedrali di Ulm, di Colonia, di Burgos, di Barcellona, di Parigi, di Chartres, di Amiens, di Lione, di Poitiers, di Rouen.

Le sinagoghe le troviamo specialmente nel mondo ebraico, anche se poi successivamente furono utilizzate anche per il culto cristiano e quello islamico, convertite in chiese o in moschee, oppure, in epoca più recente, adibite a sede museale. Esempi di sinagoghe troviamo in Italia, a Trani, Ostia, Trieste, Roma, Torino, Firenze,  in Spagna a Toledo, in Germania, in Polonia a Wroclaw,  tutte caratterizzate da alte colonne, con slanciate cupole e facciate molte belle. Così come molte belle sono le moschee arabe, con le loro slanciate cupole dette della Roccia,  a forma ottagonale, dove l’8 rappresenta, nella simbologia cristiana, il Cristo, in quanto vero Dio e vero Uomo, a compendiare le due perfezioni. Del resto la forma ottagonale poi passo nella simbologia dei battisteri cristiani, a simbolizzare l’avvento di Cristo diventato Uomo. Esempio di battistero ottagonale troviamo a Pisa e in tanti altri luoghi nel mondo occidentale.  Così come quello a Ravenna, ad Aquisgrana e in tante altre città europee. In Puglia la forma di ottagono la ritroveremo nel castello di Federico II a Castel del Monte, con il corpo centrale a forma di ottagono e le torri ottagonali, a simboleggiare l’incontro fra potere temporale e potere divino. Come del resto di forma ottagonale sono i tanti campanili sparsi in Italia, fra cui dobbiamo ricordare quello del Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo. Infine i grandi santuari della cristianità medievale e moderna, di Santiago di Compostela in Spagna, di Bruxelles, di Lourdes, di Barcellona, di Valencia, di Częstochowa, di Fatima, ecc. Un mondo variegato dove si manifesta un  grande fenomeno che si caratterizza specialmente lungo le vie del pellegrinaggio cristiano, tanto che sulle sue strade si formerà per primo l’unità politica dell’Europa. Grandi itinerari della fede, come la Via Francigena, il Cammino di Santiago di Compostela, la Via Micaelica, la Strada di Gerusalemme. Lungo tali itinerari poi sorgeranno numerose chiese e monasteri, luoghi e dimore di Dio e, quindi, luoghi sacri dove vi è la presenza del divino. Tutto questo ed altro troviamo nel bellissimo libro di Franco Cardini.

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