Storia di civiltà e sangue

La storia dell’uomo è fatta di civiltà e sangue, anche se ad ogni sconfitta o decadenza l’uomo ha creato le premesse per superarle e creare le condizioni per fondare altre civiltà e altre culture. Tutto questo purtroppo non solo in modo pacifico, ma spesso anche attraverso guerre e distruzioni di ciò che vi era precedentemente. Oggi, dopo più di settanta anni di pace e di progresso, siamo caduti di nuovo nel baratro della guerra.  Da parte mia, come storico, fino ad alcuni anni fa, mi sono interessato solo di storia “locale”, anche se, secondo me,  non esiste storia “locale” se non è vista sempre nell’ambito della storia globale. In base a questo ho pubblicato diversi volumi riguardanti prevalentemente la civiltà e la cultura garganica, con riferimento specifico al culto e al pellegrinaggio micaelico. Poi nel 2020 ho pubblicato un volume intitolato “Le sfide dell’uomo contemporaneo nell’era della globalizzazione”,  BastogiLIbri, Roma 2020, pp. 532, in cui per la prima volta prendevo in esame la globalizzazione in rapporto ad alcuni fenomeni che essa ha determinato, come per esempio la crisi della modernità, il tramonto dell’homo hierarchicus a favore dell’homo oeconomicus e technologicus, l’abolizione delle identità territoriali, le disuguaglianze sociali, la diminuzione dell’autorità e dell’autonomia delle nazioni, le migrazioni, il razzismo, l’inquinamento atmosferico, il ritorno delle frontiere e dei muri, il disagio sociale, il diritto alla città, tutti temi che ho affrontato nel mio ultimo libro, attraverso l’analisi delle opere dei maggiori economisti e sociologi contemporanei, fra cui Z. Bauman, A. Sen, A. Maalouf, P. Ricouer,  C. Geertz,  D. Acemoglu e J. A. Robinson, A. Appadurai,  M. Castells,  E. Morin, J. E, Stiglitz.

Per quanto riguarda la Guerra fra l’Ucraina e la Russia e, quindi, il ritorno delle frontiere e dei confini fra nazioni e culture, in questi giorni di devastazione e di guerra,  il mio amico Michele Eugenio di Carlo, mi ha scritto che per “conoscere il mondo in cui viviamo e per capire la guerra in Ucraina dobbiamo leggere diversi autori, come Bauman sul mondo liquido, Fukuyama sul pensiero unico, Latouche sull'occidentalizzazione del mondo, Huntington sul conflitto di civiltà, Marramao sull'universalismo delle differenze, Castells sui fondamentalismi, ma anche Geertz sui conflitti etnici e religiosi in un mondo globalizzato, senza ignorare Rampini, autori  che ritroviamo nel  libro Le sfide dell’uomo contemporaneo nell’era della globalizzazione (2020) del prof. Giuseppe Piemontese, il quale, storico della Società di Storia Patria per la Puglia, esperto in materia, riprende a uno a uno questi autori e tanti altri, riuscendo pienamente nell'obiettivo di introdurci in maniera chiara alla comprensione del mondo in cui viviamo, ma anche di metterci in condizione di tutelarci dai rischi che corriamo, primo fra tutti quello di essere manipolati contro i nostri stessi interessi”.

Tutto ciò mi riporta a nuove letture che, in questi ultimi mesi, ho fatto per descrivere, in questo periodo di pandemia, il mondo che verrà, diviso ormai in diverse mappe geopolitiche, come per esempio Cina e Taiwan, Corea del Nord e Corea del Sud, India e Pakistan, Siria, Iraq, Afghanistan, Libano, Libia, Mozambico, Niger, Nigeria, Yemen, ecc., nazioni che determinano il corso della nostra storia e, quindi, il cammino dell’uomo verso la civiltà, oppure verso la catastrofe. Un mondo diviso con rapporti di forza e di debolezza fra i vari popoli della terra, chiusi ancora nei propri confini e nei propri sistemi ideologici che si rifanno ancora al passato e precisamente alla guerra fredda che eventualmente ancora non è stata debellata e conclusa. Mappe di civiltà e sangue che purtroppo condizionano la vita di milioni di persone, che si ritrovano oggi ad affrontare situazioni difficili di convivenza e di sussistenza alimentare, tanto da far affermare che nel mondo vi sono ancora interi popoli che soffrono la fame. Un mondo ancora diviso da confini  e da muri, dove persistono divisioni e frontiere, barriere di ogni genere che costituiscono il retaggio di antiche lotte per il riconoscimento, non solo delle persone ma di interi popoli. Insomma un mondo costruito lungo i confini che determinano guerre e lotte fra etnie e interi popoli, diversi per cultura e civiltà e  dove ancora perdurano l’odio e i pregiudizi, che  fanno da padrone e determinano la storia di questi popoli e delle loro civiltà e culture. E tutto questo ancora attraverso guerre e sangue di innocenti, come  stiamo assistendo, oggi, nella guerra fra Ucraina e Russia.

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