I geni del passato e di oggi

#contrappunti

Giovanni Ciliberti, oggi imprenditore agricolo a Macchia di Monte Sant’Angelo, già medico e direttore emerito U.O. Malattie Apparato Respiratorio Policlinico OO.RR. Foggia e già amministratore di Monte Sant’Angelo, pone degli interrogativi, del tutto legittimi e fondati, sull’esecuzione e termine di alcuni lavori pubblici edili a Monte. A meno di qualche settimana dall’esito se Monte Sant’Angelo diverrà Capitale della Cultura Italiana 2025, già insignita come #LaCittàdeiduesitiUNESCO, c’è da riflettere se le questioni poste e non realizzate produrrebbero effetti contrari per lo sviluppo del centro garganico, che punta a risollevare quel turismo tanto presente negli anni trascorsi, quanto quasi assente negli attuali. Il tutto farcito da burocrazie che parlano… parlano… parlano fregiandosi e riempendosi la bocca di sostantivi rimasti sulla carta.


I geni del passato e di oggi

«Il protomastro Giordano e suo fratello Maraldo da Monte Sant’Angelo ebbero l’incarico, da Carlo I d’Angiò, di progettare ed eseguire interventi di miglioramento funzionale della grotta della Basilica Micaelica, con la realizzazione della scalinata di accesso (furono i primi esempi di arte gotica in Italia) e la realizzazione del campanile ottagonale (che richiama le torri della fortezza di Castel del Monte). I protomastri montanari si guadagnarono la fiducia incondizionata del re angioino tanto che nel 1277 fu loro affidata la costruzione del castello di Manfredonia e le cinta murarie di quella città.

Questi maestri, per la loro capacità professionale, innovativa per il tempo ed il luogo dove hanno operato, meriterebbero i giusti riconoscimenti da parte della comunità scientifica e innanzitutto della nostra città per le opere che hanno ideato e realizzato ed in particolare del campanile i cui lavori iniziarono il 27 marzo 1274.

La coincidenza del 750° anniversario della realizzazione del campanile con la candidatura di Monte a capitale italiana della cultura, potrebbe essere utilizzata per organizzare un importante convegno di livello non solo nazionale su questi due grandi del XIII secolo cui è stata intitolata, nel passato, solo ad uno di essi (Maraldo) una stradina del Rione Junno, che ora è quasi del tutto disabitata.

Due secoli dopo, avvenne la fortificazione del castello che si era resa necessaria dopo l’invenzione della polvere da sparo e delle micidiali armi che ne erano seguite.

Siamo nel XV secolo quando al senese Francesco di Giovanni Martini, ingegnere militare di valore nonché pittore e architetto civile, vennero affidati i relativi lavori che sono stati realizzati dai mastri locali perché nel periodo in cui furono eseguiti (1491-1497) ebbe numerosi incarichi specie nell’Italia meridionale per cui il suo ruolo fu di progettazione e supervisione dei lavori.

La cosa che mi ha veramente impressionato riguarda l’estrema celerità con cui sono stati realizzati i lavori di adeguamento difensivo e la messa in sicurezza del Castello che sono stati portati a temine, in soltanto 6 anni (dal 1491 al 1497).

Mi viene da sorridere se penso che a distanza di oltre 2 anni sono stati realizzati meno del 50% dei lavori di rifacimento della villa comunale mentre per gli interventi all’ex-mercato di Via Extramurale, iniziati oltre 30 anni fa, si può a ragione definire quell’opera “una fabbrica di San Pietro».

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