Inaugurato il museo Matteo Sansone di Mattinata. Sgarbi: «Identità culturale del nostro paese» con oltre 2500 reperti

Mercoledì 19 luglio 2023,  alle 17.00, è stato inaugurato il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Mattinata “Matteo Sansone”, che fa parte dei Musei di Puglia.

All'evento hanno preso parte il Prof. Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, il Dott. Michele Bisceglia, Sindaco di Mattinata, il Dott. Luca Mercuri, coordinatore generale del progetto. l'Arch. Francesco Longobardi, delegato alla Direzione Regionale Musei Puglia, l'Arch. Anita Guarnieri, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta – Andria - Trani e Foggia, Matteo Sansone, rappresentante della famiglia donatrice.

Grande attesa per la visita e l'intervento del Prof. Vittorio Sgarbi, Sottosegretario di Stato alla cultura, cha ha ammirato le collezioni esposte, commentando «I musei costituiscono l’identità culturale del nostro paese e ne rivelano la storia e le testimonianze di civiltà passate. Ma devono anche essere luoghi di vitalità culturale attraverso il dialogo tra passato e presente».

La collezione “Matteo Sansone” donata allo Stato italiano (12 agosto 2022) è costituita da oltre 2500 reperti ceramici, metallici, litici, numismatici, provenienti in massima parte dalla provincia di Foggia, in particolare dal Gargano e dall’area della piana del Tavoliere, che rimandano soprattutto alla locale cultura dei Dauni, cui appartiene anche un nucleo di frammenti di stele, alcuni provenienti dal promontorio di Monte Saraceno.

La Direzione regionale Musei Puglia, in accordo con la Direzione Generale Musei e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, ha curato i lavori di riallestimento dello storico Museo civico, riorganizzando e riqualificando gli spazi del percorso di visita anche in chiave accessibile.

L’esposizione racconta attraverso i reperti della collezione lo sviluppo della civiltà dei Dauni, valorizzando laddove possibile i contesti di provenienza indicati nella documentazione di vincolo e mettendo in evidenza i contatti e le relazioni con l’esterno che hanno nel tempo caratterizzato o modificato usi e comportamenti dell’antica popolazione italica.

La prima sezione “La collezione e il territorio della Daunia. Il Gargano e la Piana del Tavoliere” è dedicata al sito di Monte Saraceno, contesto fortemente identitario per il territorio da cui provengono alcuni materiali della collezione, tra cui i cosiddetti scudi litici con sostegno a colonnetta usati come segnacoli funerari delle tombe. La sezione è arricchita da altri reperti litici finora conservati nel Museo archeologico nazionale di Manfredonia e nei depositi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province della Bat e di Foggia.

La sezione 2 è dedicata alle note stele daunie, che riproducono schematicamente il defunto con la sua veste funeraria, riccamente decorata con gioielli personali, ornamenti o armi, e che costituiscono l’espressione artistica più caratteristica e originale dell’antico popolo dei Dauni.

La sezione 3 La Daunia e l’Adriatico, racconta attraverso i reperti della collezione i rapporti che i Dauni, già a partire dall’età del Bronzo finale, iniziano a intrattenere con la costa dalmata e l’area balcanica. Queste relazioni sono confermate da alcuni oggetti in bronzo, come le fibule a occhiali di ambiente adriatico, e dalla presenza della nota ceramica geometrica daunia su entrambe le coste adriatiche. All’Adriatico è legata anche la particolare diffusione di ambra tra le varie popolazioni italiche, soprattutto durante la tarda età del Ferro e nel periodo orientalizzante, quando emergono alcuni gruppi familiari aristocratici che iniziano ad assumere un ruolo di prestigio. Nella fase successiva le ambre figurate sono particolarmente diffuse in Daunia. Fanno parte della collezione Sansone alcune ambre provenienti da Monte Tabor e dall’area garganica, di particolare raffinatezza e pregio.

La collezione comprende inoltre una ricchissima raccolta di ceramica geometrica daunia con forme in parte provenienti dai tre centri di produzione conosciuti (Canosa, Ascoli Satriano e Ordona) esposte nella sezione 4 La produzione ceramica in Daunia. Nella stessa sezione ci sono due approfondimenti, uno sui vasi a figure rosse della collezione, prodotti nelle botteghe dei ceramografi apuli nella seconda metà del IV secolo a.C. ad imitazione della ceramica greca e l’altro sulle terrecotte architettoniche daunie provenienti da centri del territorio (Arpi, Lucera, Ascoli Satriano, Salapia, Cupola).

Per i secoli dal IV al III a.C., nella sezione 5 “La Daunia in età ellenistica”, i cambiamenti della società daunia sono raccontati attraverso la presenza di nuove produzioni ceramiche, a vernice nera, sovraddipinta monocroma, Gnathia, geometrico-floreale, policroma, che mostrano un’epoca di vitalità delle produzioni artigianali grazie alle influenze ellenistiche.

La presenza di un frammento di terracotta con iscrizione osca ha consentito di creare un approfondimento su questa scrittura che si sviluppa a partire dal IV sec. a.C. in funzione di scrittura “nazionale” dei popoli italici, diffusa tra i moderni Lazio, Campania, Molise e nella Capitanata fino al I secolo a.C. Nell’ultima sezione La Daunia in età romana vengono presentati alcuni reperti provenienti dalla villa romana di Agnuli (Mattinata).

La figura di Don Giuseppe Antonio Azzarone, arciprete

Figura non solo di rilievo spirituale ma anche di spicco nella vicenda politica, economica e culturale dell’epoca fu l’Arciprete Don Giuseppe Antonio Azzarone (1871-1909). Aveva ereditato la passione per l’archeologia da uno zio materno, il canonico Tomaiuolo, coltivandola ancora di più dopo il suo arrivo, giovanissimo, nella Parrocchia di Mattinata.

Le perlustrazioni nelle campagne lo portarono a comprendere l’antichità e l’importanza di località come Monte Saraceno e Agnuli e lo spinsero a formare una considerevole raccolta. A Monte Saraceno, osservando i contadini che svuotavano le chiote (le sepolture protostoriche) per mettere a dimora nella fossa già scavata nella roccia qualche arbusto di mandorlo o qualche iammetta, o piantone di ulivo giovane, si accorse per primo come queste buche fossero vere e proprie miniere di reperti.

Meta altrettanto cara era per Azzarone la contrada Agnuli, con le vestigia di quella che lui riteneva fosse la città romana di Matinum, sommersa dal mare, di cui restavano alcune rovine di abitazioni, oggi note per essere quanto resta di una villa romana.

La collezione dell’Azzarone andò dispersa, dopo la sua morte, tranne un nucleo di centinaia di esemplari toccati ad un nipote, Michele Azzarone e a Diego Azzarone di Monte Sant’Angelo.

La figura di Matteo Sansone, lo speziale

Il farmacista di Mattinata Matteo Sansone, il noto “speziale” (1916-1992), la cui collezione è considerata una fra le più importanti raccolte private della Puglia, sia per la quantità di materiali che per interesse scientifico che riveste, venne allevato, poiché orfano di padre, da uno zio che aveva ereditato la collezione da monsignor Azzarone, sviluppando un forte attaccamento per le antichità e per il proprio territorio.

La raccolta si è dunque venuta formando in varie epoche e in diverse occasioni e la sua grande popolarità si deve non solo al pregio del materiale archeologico di provenienza prevalentemente locale, ma soprattutto alla singolare collocazione all’interno della Farmacia di famiglia e al peculiare carattere antiquario.

La passione e l’esperienza maturata dal Sansone nel corso degli anni, di cui ne è un esempio la partecipazione agli scavi presso la basilica di Santa Maria di Siponto nel 1935, era ben nota agli studiosi del suo tempo, come dimostrano la nomina ad Ispettore Onorario per le Antichità e Belle Arti per nomina del Soprintendente Bartoccini e la collaborazione con i membri della Missione Archeologica Garganica del dopoguerra (Cleto Corrain, Ferrante Rittatore Vonwiller, Silvio Ferri).

Con queste motivazioni, nel 1990, la collezione veniva dichiarata “di eccezionale interesse artistico, storico e archeologico” (D.M. 27 luglio 1990) e il 12 agosto 2022 veniva donata allo Stato italiano per volontà degli eredi Sansone e come lo stesso Matteo Sansone desiderava.

Pur essendo frutto dell’ampio fenomeno del collezionismo, attraverso i reperti della collezione, che mostrano un forte collegamento con il territorio, è possibile ripercorre la storia della Daunia e del popolo che occupò i territori della vasta area comprendente la Puglia settentrionale e l’area del Melfese, in Basilicata.

 

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