Il mito di Ercole a Manfredonia

Fra gli eroi greci Ercole ha avuto una grande considerazione, tanto che gli furono dedicati numerosi templi in tutto il mondo greco e anche nella nostra penisola. Infatti segni del suo culto si trovano in tutto il territorio italiano, al nord, al centro e al sud. Anzi vi sono alcuni centri, fra cui Palo del Colle, in provincia in Bari, in cui gli abitanti si sono vantati di essere "figli di Ercole". Infatti conservano la sua effigie, anche dopo che vennero costruite chiese cristiane, fra cui la chiesa madre, la Cattedrale, dove in alto campeggiava una statua di Ercole, sotto il rosone circolare, simbolo della fortuna e della sorte che regge il mondo. Inoltre molto diffuso era il suo culto a Taranto, dove, probabilmente, giunse, non tanto con i Greci, quanto già con le migrazioni degli Illiri, che possedevano già il culto di Ercole. Infatti, tracce della leggenda di Eracle ritroviamo presso le popolazioni della penisola salentina, dove sono rimaste celebri alcune sue imprese, fra cui la cacciata dei Giganti Leuterni, che Eracle, dopo averli cacciati dai Campi Flegrei, aveva fatto sprofondare in quelle località. Si diceva, inoltre, che lo stesso Brento, fondatore di Brindisi, era considerato figlio di Eracle e di Balezia, l'eponima di Balezio. Infine tracce del suo culto si trovano nei pressi di Siri, dove il figlio di Giove e di Alcmena aveva accoppato a pugni un indovino che, secondo Licofrone, si chiamava Calcante.  Non lungi da lì, vicino a Pandosia, si mostravano le impronte dei piedi dell'eroe, che era proibito calpestare.

Le  gesta di Eracle trovano una vasta eco in opere di Strabone, Virgilio, Livio, Diodoro Siculo, Procopio, Luciano, Erodoto. Singolare è il racconto di Strabone riguardante l'episodio del rapimento dei buoi di Gerione, con cui si collega la leggenda italiana di Eracle, ancora prima dell'arrivo dei Greci in Italia. Secondo la leggenda, Eracle avrebbe spinto le mandrie di Gerione dall'Iberia (Spagna) fin verso la Gallia, attraversando le Alpi e giungendo in Liguria e poi in Etruria.  In questa regione dell'Italia centrale, Eracle si fermò sulle rive del Tevere, sotto l'Aventino. Mentre dormiva, Caco tentò di rapirgli gli esemplari più belli della mandria, trascinandoli a ritroso per la coda fino al suo covo; ma fu ucciso da Eracle, il quale, in segno di ringraziamento al suo padre divino, innalzò nei pressi della futura Porta Trigemina l'altare di Iupiter Inventor (Giove Ritrovatore). Questo episodio, come vedremo in seguito, avrà un rapporto simbolico con la leggenda di Gargano e di S. Michele, il cui culto sorgerà grazie all'episodio del ritrovamento del toro, di cui era proprietario un certo signore chiamato Gargano.

Tracce del culto di Ercole sono state trovate nella piana di Manfredonia, e precisamente nella località detta di Colafico, dove è stata scoperto, nel 1963, un bassorilievo raffigurante l'immagine di Ercole. Recentemente  anche nella piana di Macchia. A tale proposito bisogna dire che il culto di Ercole era molto diffuso lungo le strade della transumanza, su cui venivano condotte le mandrie di buoi provenienti dagli Abruzzi e dirette in Puglia.

Infatti, percorrendo i tratturi, diretti per la maggior parte in Puglia e quindi anche nella piana di Siponto, si incontrano numerose cappelle o chiese rurali, testimonianze delle pratiche devozionali dei pastori. Molte di queste  chiese, generalmente, sono sorte su templi sacri dedicati  ad Ercole, il quale costituiva la divinità principale o titolare del mondo pastorale meridionale. Culto che risulta senz'altro anteriore alla romanizzazione. A tale proposito al punto più elevato dell'abitato di  Teanum Apulum, il Coppa Mengoni ha recentemente riconosciuto un luogo di culto dedicato ad Ercole, certamente frequentato durante gli ultimi secoli dell'era volgare".  Tracce del culto erculeo troviamo anche a  Larinum, noto centro di allevamento transumante nella valle del Biferno, e più oltre, al passaggio del fiume Sangro, un piccolo santuario  rurale, di attribuzione incerta, nella contrada Passo Porcari presso Atessa.  Inoltre il culto di Ercole è anche attestato presso la città de L'Aquila. Anche nella Daunia troviamo il culto di Ercole, e precisamente a Lucera (Luceria), al passo dei Monti della Daunia vicino Volturara Appula, nella valle del Tappino a Campodipietra, al passo verso la valle del Biferno a Ripalimosani e Roccaspromonte e tra il Trigno e il Sangro. Si è potuto constatare che  molti templi dedicati ad Ercole, con lo sviluppo e la diffusione del cristianesimo, siano stati successivamente dedicati all'Arcangelo Michele, forse per una somiglianza di funzioni iconografiche ed iconologiche. Infatti, l'Arcangelo Michele sovrintende non solo alla protezione dei pastori, ma anche delle greggi, che sono  soggette, durante il lungo viaggio della transumanza, a pericoli di ogni sorta, fra cui ruberie e assalti di bestie feroci. Così come Ercole rappresenta la forza che vince ogni male e quindi ogni pericolo proveniente dall'uomo e dagli animali, altrettanto fa l'Arcangelo Michele, difensore dei più deboli e degli oppressi, anche se, generalmente, l'uomo-pastore, nomade per necessità, esprimeva un'indole bellicosa, in  quanto, durante gli spostamenti attraverso territori ostili, doveva essere in grado di proteggere e difendere, con le armi, se stesso e il gregge; da ciò consegue l'identificazione del pastore con entità soprannaturali dalle connotazioni guerriere, come San Michele Arcangelo. Quindi, l'Arcangelo con la spada sguainata, come in precedenza Ercole, l'eroe invincibile, armato di clava, rassicurava l'animo del pastore, esorcizzando la paura dell'ignoto e simboleggiando, nel contempo, la forza della fertilità e della germinazione. Del resto, molti santuari dedicati ad Ercole, li troviamo in luoghi montani, vicino a fonti e a corsi d'acqua, caratteristiche che, come vedremo, ritroveremo nel culto di San Michele, i cui templi generalmente sorgeranno in luoghi montani, dentro caverne e grotte, dove è costante la presenza dell'acqua, simbolo rigeneratore delle forze naturali, oltre che  rappresentare la linfa vitale della "terra-madre" che, fecondata dalla pioggia proveniente dal cielo, restituisce alle creature rinnovata vitalità. Così quella stessa acqua che sgorga dalle montagne e convoglia nella grotta-santuario ha potere lustrale oltre che taumaturgico, non solo per gli uomini, ma anche per gli animali. E molte di queste grotte-santuario si trovano lungo le vie della transumanza,  le stesse che accolsero il culto di Ercole e di S. Michele, e probabilmente anche di Gargano, altro mitico eroe agreste e montano. 

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