Monte Sant’Angelo, una città specchio della bellezza

Giuseppe Piemontese: «Quale componente del Comitato tecnico-scientifico di Monte Sant’Angelo Capitale della Cultura Italiana 2025, mi auguro che il sogno diventi realtà. Una realtà legata, non solo alla città di Monte Sant’Angelo, quanto a tutto il Gargano, alla Puglia intera e all’Italia Meridionale.

Questo perché Monte Sant’Angelo rappresenta, attraverso la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni, legate principalmente al culto micaelico e al pellegrinaggio cristiano, l’identità dell’Italia tutta, vista come Bellezza e come espressione di Civiltà e Cultura di vari popoli (Bizantini, Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi) che si sono identificati non solo nell’Europa occidentale, quanto nell’Oriente bizantino e islamico.

Quindi la scelta di Monte Sant’Angelo, fra le 10 finaliste per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025, è il primo traguardo di un percorso che speriamo diventi realtà all’insegna della bellezza, dell’arte e della cultura, quali elementi essenziali dello sviluppo non solo della Città di Monte  Sant’Angelo, quanto di  tutto  il  Gargano, basato, come afferma   Antonio Metauro, presidente di Confcommercio di Foggia, sul concetto di Bellezza, “che è un sostantivo che dovrebbe essere sempre più accostato al nostro territorio: bellezza dei luoghi, bellezza delle idee, bellezza anche di fare impresa, qui, in provincia di Foggia.

La cultura, aggiungo, potrebbe essere uno degli impulsi per fare impresa perché la cultura è una grande ricchezza: nasce dalla vita, dalla comunità e poi ritorna alle persone, alle generazioni successive come linfa”.

Tutto ciò mi porta a riflettere, non solo sul concetto di Bellezza, quanto sul significato di Cultura e di Città Unesco, quale è Monte Sant’Angelo con il Santuario di San Michele. Una città, riconosciuta tale nel 1401 da papa Bonifacio IX, che ha una storia millenaria e un grande patrimonio culturale, oltre che religioso, tanto da diventare, nel 2011 e poi nel 2017, una Città dai due Siti Unesco, legati il primo alla presenza della civiltà e cultura longobarda non solo sul Gargano, quanto nell’Italia meridionale, il secondo riconoscimento è legato alla presenza di un grande patrimonio forestale, quali sono le faggete vetuste della Foresta Umbra.

Due aspetti emblematici della cultura meridionale, tanto da creare i presupposti per una città non solo italiana, quanto europea, in quanto i popoli che hanno plasmato la sua cultura e la sua bellezza fanno parte della civiltà occidentale, formatasi principalmente lungo i grandi itinerari della fede.

Per questo c’è bisogno che la città micaelica sia in grado di esprimere, attraverso le sue attività culturali e le sue potenzialità economiche, che ritroviamo nel Dossier intitolato appunto Un Monte in cammino, grandi contenitori di bellezza, che rispecchiano gli aspetti estetici e ideali della sua cultura e della sua civiltà, tale da attirare, non solo l’attenzione dei propri abitanti, quanto di creare le premesse per una città cosmopolita, dove la gente, proveniente da ogni parte del mondo, in questi ultimi anni anche da Cina e Giappone, si riconosca nel senso proprio della bellezza universale. Per fare questo bisogna che la città diventi il simbolo di un luogo, dove si incontrino popoli e razze di ogni nazione e di ogni continente, in nome della bellezza, della cultura, delle professioni di fedi e di civiltà, basate sul rispetto reciproco della dignità dell’uomo, senza guerre e senza odi di parte.

Inoltre una città che sia anche una Città d’Arte, aperta al mondo, ma nello stesso tempo aperta al proprio futuro, basato sulle grandi potenzialità del suo territorio, dalla Piana di Macchia fino all’entroterra della Foresta Umbra, passando attraverso la grande Vallata di Carbonara e il centro religioso di Pulsano. In altri termini bisogna far sì che il suo patrimonio ambientale, diventi un valore aggiunto, insieme ai suoi Beni culturali, per lo sviluppo economico e turistico della città.

Per questo bisogna recuperare tutto ciò che il passato ci ha lasciato, in modo che il passato, con le sue bellezze, diventa un momento di recupero del presente per progettare il futuro.

In questo nuovo corso, basato soprattutto sul coinvolgimento totale e fattivo della sua comunità, c’è bisogno che la città diventa veramente un laboratorio di studio, di ricerca, di nuove progettazioni, di nuovi investimenti che abbiano come fine la valorizzazione di ogni aspetto e di ogni potenzialità della città, intesa come organismo vivente che interagisce con il suo territorio. Potenzialità che siano di sprono per il presente ma che abbiano come fine quello di costruire in maniera solidale e comunitaria il nostro futuro.

A tale proposito c’è bisogno di guardare non solo alle nostre tradizioni culturali e religiose, quanto ad un ripensamento del nostro patrimonio urbano ed extraurbano, tale da creare le premesse per una nuova visione della nostra città intesa come paesaggio, ma soprattutto come luogo dell’anima, con una propria identità non solo univoca ma multipla.

Con ciò mi riferisco alla creazione di scuole, laboratori, centri di cultura, associazioni di categorie, ma soprattutto alla istituzione di nuovi contenitori di bellezza, come Musei, Biblioteche e Centri Studi, intesi come propulsori e contenitori di conoscenza e di valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale. In altri termini una Città intesa come un Museo delle Civiltà o un Museo del Territorio a cielo aperto, in cui facciano da laboratorio e da contenitori di bellezza il nostro Centro urbano, con il suo Centro storico, ma soprattutto il territorio, con i suoi Beni culturali, i Monumenti, i Palazzi storici, i Giardini, compreso la Villa comunale, di cui si spera che i lavori terminino al più presto, le Strade bene tenute, il Paesaggio circostante, il Periurbano, la Campagna con le sue potenzialità agro-forestali, le Masserie, da trasformare in Centri di benessere e di riqualificazione eco-turistica, per non parlare poi della valorizzazione della Piana di Macchia, della Vallata di Carbonara, del recupero e della fruizione dei nostri boschi, compresa la Foresta Umbra, con il suo patrimonio ambientale.

Quindi, un Piano di recupero e di valorizzazione di tutti i Beni culturali e ambientali della nostra Città, compresa una maggiore attenzione alle esigenze della comunità, tale da arrestare l’annosa questione del calo demografico, in sinergia con i Comuni del Gargano e della Capitanata, il tutto visto in un processo di reale e fattiva Rigenerazione Urbana Sostenibile, tanto da qualificare e rendere veramente fruibile il tutto sul piano sociale, culturale ed economico».

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