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Modificata con voto unanime la legge che disciplina le attività dell’agriturismo regionale.
La proposta di legge, di cui è primo firmatario il presidente della IV Commissione Francesco Paolicelli, che contiene numerose modifiche alla norma regionale vigente in materia di agriturismo, si è resa necessaria al fine di attualizzarla e modernizzarla, perché ormai non più conforme alla nuova nozione di imprenditore agricolo. Tali modifiche sono anche il frutto della concertazione con le organizzazioni di categoria, che hanno a loro volta espresso dei suggerimenti.  

Il testo licenziato dalla Commissione ha recepito, sotto forma di emendamento, la proposta di legge presentata dal consigliere Renato Perrini (FdI), con cui si integra la disciplina dell’impresa agrituristica con una specifica regolamentazione delle attività di agricampeggio, nell’ottica della diversificazione e multidisciplinarità dell’attività agrituristica, contemplando anche la fattispecie di allestimento, da parte dell’imprenditore, di piazzole destinate alla sosta degli equipaggi, affidando però alla Giunta regionale l’adozione di un atto amministrativo per la definizione dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi degli spazi all’aperto.
Le modifiche riportate tengono conto della legge di orientamento agricolo, infatti, la modifica dell’articolo 2135 del codice civile, non solo ha ridisegnato le attività agricole, ma ha introdotto una nuova categoria di attività connesse: le cosiddette attività multifunzionali dell’impresa agricola: commercializzazione, valorizzazione, fornitura di beni o servizi, ovvero ricezione ed  ospitalità, normalmente inquadrate tra le attività industriali - commerciali, allo stato rientrano tra le attività agricole, in quanto il loro esercizio è compreso tra le attività espletate dall’imprenditore agricolo. 

Nella relazione di accompagnamento al testo di modifica proposto ed approvato, è stato evidenziato che il fenomeno agrituristico, ormai largamente diffuso nella Regione Puglia, ha assunto, negli ultimi anni, una posizione di rilievo nell’offerta turistica regionale. In particolare, in alcune zone si è ormai radicata una vera e propria cultura dell'ospitalità rurale, determinando, una nuova filosofia dell’agriturismo. 

Le regolamentazioni introdotte si muovono nella traiettoria rappresentata e coinvolgono necessariamente gli aspetti produttivi, quelli igienico-sanitari, quelli urbanistici ed edilizi, il turismo e il commercio, la promozione. È emersa, pertanto, la necessità di adeguare la normativa regionale alla nuova concezione di agriturismo e alle disposizioni in materia di rispetto dell’ambiente, di sicurezza alimentare e di tutela del consumatore, anche in considerazione delle mutate esigenze del settore.

Uno degli aspetti più caratterizzanti di questo nuovo mondo rurale è costituito dalla funzione culturale e sociale dell'agriturismo evidenziato da un rafforzamento del legame con le tradizioni locali, storiche ed enogastronomiche e con la promozione di nuove condizioni di socialità e di solidarietà a livello di comunità territoriali già intraprese dalla Regione (masserie didattiche e sociali).

Nel corso della seduta è stata approvata anche la proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Francesco La Notte e Francesco Paolicelli che va a modificare la legge regionale per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e agroalimentari a chilometro zero in materia di vendita diretta dei prodotti agricoli.
La necessità di modificare la norma vigente è scaturita a seguito degli intervenuti cambiamenti infrastrutturali relativi a nuove normative comunitarie e nazionali, al fine di ridefinire il concetto di filiera agroalimentare integrando i seguenti principi: transizione verde e digitale, inclusione sociale, economia circolare, trasparenza per una maggiore informazione e comunicazione con i consumatori. Pertanto, si istituisce, con deliberazione di Giunta regionale, una apposita commissione tecnico-scientifica, presieduta dall’assessore regionale all’agricoltura o da un suo delegato e composta da personalità con riconosciute esperienze in materia di ricerca nell’ambito della elaborazione e gestione di progetti finanziati dall’Unione europea. 

Camminare circondati dal suggestivo paesaggio degli olivi, che in ogni parte d’Italia vestono le le colline,  è l’esperienza unica e inedita della Giornata nazionale della Camminata tra gli Olivi,  un’iniziativa promossa domenica 29 ottobre 2023 dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio in 161 città, tra cui Serracapriola.

La Camminata tra gli Olivi è un’occasione per ristabilire un legame tra i cittadini e la propria terra, un modo per far conoscere il paesaggio di una grande civiltà millenaria e per far scoprire ai tanti appassionati della cultura enogastronomica del nostro Paese i territori di origine del prodotto attraverso gli alberi di olivo e gli uomini che lo custodiscono. In tutta la penisola l’ambiente rurale che contraddistingue la coltivazione dell’olivo ha caratteristiche comuni ma al contempo diverse a seconda della regione di appartenenza; l’iniziativa è quindi anche un modo attuale di promuovere il turismo dell’olio puntando sul patrimonio indissolubile dei nostri territori, un valore che dovrà costituire ricchezza per le future generazioni.

È la settima edizione dell’evento organizzato dalla Pro loco turistica di Serracapriola in collaborazione con l’amministrazione comunale e dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Un tour guidato alla conoscenza dell'olio, dell'oliva e degli oliveti di questo splendido borgo ai confini con il Molise, dove storia e tradizione si fondono in un unico percorso culturale. La Camminata tra gli Olivi partirà alle ore 9.30 dal centro storico (raduno in piazza Castello) fino a raggiungere l’oliveto prescelto sul Tratturo Magno (tragitto facile, lungo circa 3 km). Il percorso si basa su uno degli obiettivi della Pro loco che è la valorizzazione e la promozione del territorio: quest’anno si è scelto di percorrere un antico sentiero (a sciuvèlèrèll) che si percorreva un tempo per raggiungere gli oliveti ai piedi della collina di Serracapriola.

Tappa per il brindisi di benvenuto, presso la Doganella - Passo San Giacomo, un sito storico che ci ricollega al rito della transumanza, per poi restare sul Tratturo Regio, fino a raggiungere l’oliveto denominato ù trèttur e degustare l’olio nuovo. Nell’oliveto la musica di Elpy sax farà da cornice alla giornata (si consiglia abbigliamento comodo).

Patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole, alimentari e forestali, della Lilt e della rivista eno-gastronomica LIKE che “racconterà” l’evento in qualità di media partner. Nelle precedenti edizioni, la “Camminata” ha riscosso un enorme successo per la grande partecipazione di turisti, residenti e soprattutto di intere famiglie.  Si va, infatti, alla scoperta di un patrimonio verde nel cuore del Parco Nazionale del Gargano che rappresenta anche l’identità culturale della nostra terra, per  condurre i partecipanti alla scoperta di piante spesso secolari, che hanno contribuito a costruire la storia del paesaggio e delle comunità.

Quest’anno grazie alla preziosa collaborazione con LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) e FIF (Fondazione Italiana Fegato), il tema della Camminata è “Olio Evo & Salute”. L’obiettivo è quello di promuovere nei partecipanti la consapevolezza delle proprietà salutistiche dell’olio EVO, alleato intramontabile e imbattibile della salute, sottolineandone le proprietà benefiche, promuovendone un consumo giornaliero corretto per uno stile di vita sano ed una dieta equilibrata.

Info e prenotazioni (obbligatorie): Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Nell’anno stesso in cui Raffaele Vittorio Cassitto, agronomo viestano dalle origini aristocratiche risalenti ai conti Ortenburg d’oltralpe, pubblicava una monografia sui lambascioni [1], consegnava alle stampe un testo riguardante un prezioso frutto spontaneo che caratterizzava sin dai tempi antichi, nei mesi estivi, il paesaggio del Tavoliere e del Gargano: il cappero[2].

Era il 1925 e la ricerca di Cassitto sui capperi, originari dell’Arabia e dell’Africa del nord e perfettamente adattati al clima arido del Tavoliere e al terreno calcareo del Gargano, conserva oggi più che mai un peculiare interesse persino a livello linguistico: i frutticini del cappero, commercialmente denominati «pecchette di capperi o zucchette di capperi», a Vieste erano chiamati «cavadducci», a Rodi e a Ischitella «cucuccioli», nel foggiano «truoli»[3].

La descrizione della presenza del cappero nell’arido e assolato Tavoliere del primo Novecento rappresenta una mirabile pagina  di storia che ci riconsegna non solo il paesaggio in parte mutato della pianura dauna, ma anche il profondo senso di isolamento e di abbandono vissuto per secoli da uomini che osavano sfidare durante l’estate, costretti da misere condizioni di sopravvivenza, il caldo torrido e le stagnanti aree malariche descritte da viaggiatori eccellenti quali Giuseppe Maria Galanti[4] e Francesco Longano[5]: «Nell’estate quando tutto è arso dalla siccita e dal sole cocente, e quando la larga campagna del Tavoliere di Puglia appare tutta deserta e desolata, solo il cappero verdeggia, quale ornamento, come sollievo e speranza agli sperduti nella campagna»[6].

Secondo l’autore viestano il cappero era diffusissimo nei terreni incolti del Tavoliere, in particolare nelle contrade «Fontanarosa, Incoronata, nelle tenute di Postapiana e Vaccarella, nelle mezzane, Filiasi e Giuliani […]». Nel Gargano la pianta cresceva spontaneamente nelle aree rupestri marittime, nei dirupi, nei burroni, nei crepacci di Monte S. Angelo e Mattinata, oltre che «nel sottobosco e nei pascoli cespugliosi, volgarmente chiamati parchi, di Vieste, Peschici e Vico». Nelle isole Tremiti, il cappero era presente soprattutto sull’isoletta «Capparaia», nome derivante dalla «straordinaria abbondanza della Capparis Rupestris», che rivestiva tutta l’isoletta di un «caratteristico manto verdeggiante nell’azzurro mare Adriatico»[7].

Passando ai dati sulla raccolta dei boccioli fiorali e dei frutticini della pianta del cappero, Cassitto annotava la discrepanza tra la modesta raccolta e la larga quantità disponibile in natura, nonostante la richiesta commerciale fosse cresciuta con prezzi ampiamente remunerativi. In particolare nel Gargano, ad eccezione di Vieste, Mattinata e Peschici, la raccolta dei capperi era limitata a soddisfare la richiesta delle famiglie benestanti, per il resto la produzione spontanea di boccioli e frutticini andava persa. La raccolta in tutto il Gargano raggiungeva mediamente i 30-40 quintali l’anno a fronte di una disponibilità di circa 200 quintali, mentre nella sola Foggia superava i 200 quintali grazie all’opera dei «terrazzani» che vivevano raggruppati nel quartiere «Le Croci» e che, uscendo di prima mattina con l’intera famiglia e vagando per le campagne, riuscivano a raccogliere «dai 2 ai 3 ottavi[8] di tomolo di capperi» vendendoli nel Dopoguerra a «dieci lire l’ottavo, guadagnando così dalle 25 alle 30 lire al giorno»[9].

L’agronomo garganico stimava in almeno mille quintali la produzione di capperi che non veniva raccolta in tutta la Capitanata, corrispondente a una perdita di ricchezza di ben un milione di lire: «Col lasciare in abbandono questi prodotti spontanei, non è la sola materia prima che si perde, non è il solo denaro che non si guadagna, ma è tutto un movimento economico che non si ha. Quanto lavoro non va perduto? Quanta mano d’opera non resta improduttiva? Eppure la raccolta dei capperi, dei funghi, dei lampasciuoli, delle ciammaruchelle[10], degli asparagi ecc., fatta dappertutto darebbe lavoro e pane a centinaia di famiglie per alcuni mesi dell’anno, e proprio quando minore è il bisogno di lavoro in campagna»[11].

Particolarmente interessanti risultano le notizie di Cassitto circa il commercio dei capperi nel capoluogo Foggia, che veniva gestito dai noti fratelli Orlando e da Mario Casalanguida, mentre fino a pochi anni prima se ne erano occupati De Angelis e Rabaglietta, il quale spediva i capperi alla Cirio con sede a San Giovanni a Teduccio, oltre che a Trieste e in Austria. La produzione di capperi di Foggia e del Tavoliere veniva spedita a Bari e negli Abruzzi, tuttavia era Cosimo Farina di Ostuni a risultare il maggior incettatore di capperi in Puglia e a comprarne anche oltre il 50%. Anche i capperi del Gargano prendevano la via di Bari e degli Abruzzi, pur avendo avuto un passato di commercializzazione con i mercati della Dalmazia[12].

Oltre ad essere apprezzati ai fini alimentari, i capperi avevano proprietà terapeutiche che Cassitto faceva risalire a remoti tempi storici: «In Africa si usa la radice come dentifricio, e da noi i teneri getti, perché ritenuti diuretici. In commercio, si trova la corteccia dei rami del cappero, utilizzata a scopo terapeutici, e la si trova sottoforma di frammenti irregolari di colore grigio cenere, di sapore amaro, di odore nullo»[13].

Data la forte richiesta inevasa di capperi dall’estero, Cassitto invitava i contadini a coltivarli, essendo un’attività redditizia che non destava particolari esigenze dal punto di vista colturale. L’autore indicava anche i metodi e i tempi della propagazione delle piantine: «La moltiplicazione avviene per talee, in primavera, o per polloni radicati, in autunno. Talee e polloni si tolgono dalle piante madri e si trapiantano alla distanza di uno o due metri, l’una dall’altra. Nello stesso anno si ha qualche frutto, ma al secondo anno, la novella pianta è in piena produzione. Da dieci a vent’anni si ha il massimo prodotto, perché la pianta ha lunga vita»[14].

Cassitto aveva spedito nell’aprile del 1931 alcuni suoi testi all’ingegnere Giuseppe Lucifero, barone di Milazzo, ex «direttore delle Officine del Gas, Luce ed Energia Elettrica di Bari, al servizio della Tuscan Gas Company Limited di Londra»[15], il quale si deliziava a coltivare capperi sul promontorio di Milazzo.

Grazie a una fortunata coincidenza lo scrivente è entrato in possesso di una lettera di ringraziamento dell’ingegnere siciliano all’autore viestano dalla quale scopriamo che Cassitto svolgeva la professione di docente di Agraria a Foggia[16]. Una lettera, rinvenuta nel blog di Massimo Tricamo[17], che si riporta integralmente poiché da essa si traggono informazioni preziose non solo sulla coltivazione del cappero in Sicilia, ma anche sulla raccolta di lambascioni e lumache (ciammaruchelle) che l’ingegner Lucifero riteneva del tutto ignorate nella sua provincia: «Bari, 25 aprile 1931. Ill.mo Dottor Raffaele Cassitto, professore di Agraria nel R. Istituto Tecnico di Foggia. Egregio Signor Professore, ho ricevuto la gradita e gentile sua lettera del 22 corrente con le sue dotte monografie. La ringrazio infinitamente. Ho letto avidamente il suo lavoro sui capperi e molto ho appreso: io mi occupo di questa coltivazione perché in una mia proprietà sita all’estrema punta del Promontorio di Milazzo (Sicilia) il cappero nasce spontaneo e ne fa una raccolta di circa due quintali annuali. Essendo la qualità molto pregiata mi è sorta l’idea di farne una coltivazione in tutti quei punti costieri in cui il terreno non è adatto alla coltura arborea. So che nelle Isole Eolie il cappero è coltivato in chiudende in prossimità della spiaggia ed il prodotto è facilmente esportabile; in questo scorso autunno ho voluto tentare una prova ed ho costituito un piccolo vivaio di 500 piante, seguendo le indicazioni del dottor S. Trentin racchiuse nel suo libro sul tema, non conosco però il risultato, i coloni affermano che difficilmente attecchiranno. Ho tentato pure la propagazione per seme e ne ho ottenuto poche piantine in vaso, la germinazione è stentata e lunga e bisognerebbe conoscere un mezzo adatto per forzarla.

Ella si è addimostrata così gentile a mio riguardo che mi permetto pregarla di volermi indicare, qualora vi sia, qualche trattato in cui si parli estesamente della coltura del cappero e della sua propagazione per talea e per seme, onde averne una completa nozione.

Leggerò con piacere le altre sue memorie sui lampasciuli[18] e sulle ciammaruchelle[19], le cui industrie sono completamente sconosciute nella mia provincia in Sicilia, ed abusando della sua cortese esibizione, mi permetto pregarla di farmi conoscere dove acquistare la sua monografia sulla coltivazione e l’industria dei fichi d’India[20].

Sarei lietissimo di fare la sua personale conoscenza e ringraziarla a viva voce, ma nella prossima settimana farò ritorno in Sicilia e non sarò nuovamente a Bari che nel periodo della Fiera del Levante.
Gradisca, Ill.mo Signor Professore, i miei sentiti ringraziamenti e mentre le assicuro che non mancherò di porgere i suoi saluti all’egregio dottor Terlizzi, distintamente la ossequio, devotissimo Ing. Giuseppe Lucifero».

_______

[1] R. V. Cassitto, Piccole industrie rurali in Capitanata. I lampasciuli, Foggia, Tip. P. Cardone, 1925.

[2] R. V. Cassitto, I capperi, Foggia, Tip. P. Cardone, 1925.

[3] Ivi, p. 7.

[4] G. M. Galanti Giuseppe Maria, Relazioni sulla Puglia del '700, a cura di Enzo PANAREO, Cavallino di Lecce, Capone Editore, 1984.

[5] F. Longano, Viaggio dell'abate Longano per la Capitanata, Napoli, presso Domenico Sangiacomo, 1790.

[6] R. V. Cassitto, I capperi, cit., p.7.

[7] Ivi, p. 8.

[8] Un ottavo pesava da 2 a 3 chilogrammi di capperi.

[9] R. V. Cassitto, I capperi, cit., p.11.

[10] Lumache

[11] R. V. Cassitto, I capperi, cit., p.10.

[12] Ivi, pp. 11-13.

[13] Ivi, p. 18.

[14] Ivi, pp. 13-14.

[15] M. Tricamo, Storie della Baronia: da documenti inediti di casa Lucifero, in http://storiedellabaronia>.blogspost.com, 12 febbraio 2016.

[16] Ibidem.

[17] Massimo Tricamo (Milazzo 1974), socio della Società di Storia Patria milazzese, appassionato di storia locale che ha pubblicato diversi testi riguardanti la storia della sua città natale.

[18] Cassitto, Piccole industrie rurali in Capitanata. I lampasciuli, cit., 1925.

[19] R. V. Cassitto, Le Ciammaruchelle (lumache), Foggia, Bollettino della Camera di Commercio di Foggia, anno X, n. 1, 1922.

[20] R. V. Cassitto, La coltivazione e l’industria del fico d’india, Foggia, Tipografia Paolo Cardone, 1924.

 

Si terrà sabato 7 ottobre 2023 alle ore 9 nella Sala della Regina del Palazzo Dogana a Foggia il convegno su “Nazareno Strampelli e Senatore Cappelli - Il contributo allo sviluppo della genetica nell’agricoltura di Capitanata”. Strampelli fu uno dei più importanti esperti italiani di genetica del tempo e per anni ha lavorato anche in provincia di Foggia dove ha sperimentato in agro di Manfredonia il grano “Senatore Cappelli”. Le varietà di frumento create da Strampelli ed esportate in Messico furono una delle basi degli studi di miglioramento genetico che condussero alla “rivoluzione verde” degli anni Sessanta. Dal punto di vista pratico il suo metodo di incrociare varietà differenti per ottenere nuove cultivar si dimostrò vincente sul metodo allora più in voga di selezionare le sementi solo all’interno di una singola varietà (selezione massale).

Il convegno è organizzato da Grande Oriente d’Italia, Collegio dei MM.VV. Circoscrizione Puglia del Grande Oriente d’Italia, RR.LL. Raimondo de Sangro di San Severo, Evoluzione e Tradizione di Macerata e Strampelli di Rieti, Associazione Libero Pensiero “Giordano Bruno. L’evento è patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Foggia, dall’Università di Foggia e dal CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.

Citava il grande Giordano Bruno: “Avete Forse più timore voi nel pronunciare questa sentenza che io nel riceverla”.

Al convegno, dopo l’introduzione di Gabriele Falcone, M.V. R.L. Raimondo de Sangro n. 1267 all’Oriente di San Severo, e i saluti delle autorità, sono previsti gli interventi di Roberto Lorenzetti, scrittore e ispettore onorario del Ministero della Cultura (“Strampelli a Foggia. La creazione del Grano Cappelli”); Enrico Martinoli, già Consigliere di Amministrazione del CRA (“Strampelli, dalla stazione fitotecnica di Masseria Manfredini al CREA di Foggia”); Pasquale De Vita, Dirigente di ricerca e Responsabile della sede CREA di Foggia (“Le nuove varietà di grano per affrontare la sfida del clima e quella dei nuovi consumi”; Concetta Lotti, ordinario di Genetica agraria all’Università di Foggia (“Le nuove tecnologie di miglioramento genetico applicate al frumento); Nicola De Vita, CEO del Molino De Vita (“Grano Cappelli: l’esperienza della filiera Alce Nero”), Pascal Barbato, mastro fornaio (“Strampelli da una spiga a due”) e Carlo Cambi, giornalista e scrittore (“Il costo della non autonomia alimentare). Le conclusioni sono affidate a Luigi Giannì, Presidente Collegio M.V. Puglia.

Il brand Oliva Peranzana rappresenta un riferimento per il territorio nazionale e grazie alle sue rinomate e riconosciute qualità merceologico-sensoriali fa registrare una progressiva crescita nel trend delle vendite.

L’oliva presenta peculiarità distintive grazie alla forte emanazione del suo territorio, storicamente vocato, a cui il Consorzio sta lavorando per rafforzare un’immagine e un’idea imprenditoriale vincente. Una “vision integrata” intesa come costruzione di un’identità territoriale-branding da consolidare soprattutto attraverso la crescita della competitività delle imprese dei mercati internazionali. I prossimi obiettivi da raggiungere sono migliorarne la qualità, comunicare i caratteri distintivi delle produzioni, potenziare il ricorso alle certificazioni internazionali, alle protezioni di origine e all’analisi sensoriale. Strumenti questi da applicare e condividere anche con le istituzioni per offrire una ulteriore opportunità di crescita al sistema produttivo del territorio e alla sua rete d’imprese.

Di questo e altro ancora si parlerà nel convegno di presentazione del progetto della DOP Oliva Alta Daunia in programma venerdì 29 settembre 2023, alle ore 18.30. nella sede del Gal Daunia Rurale di San Severo. L’incontro è organizzato dal Consorzio Peranzana Alta Daunia, Università degli Studi di Foggia con il patrocinio della Regione Puglia e del Gal Daunia Rurale. Media partner Like Rivista Enogastronomica.

L’apertura dei lavori è affidata a Paki Attanasio, presidente Gal Daunia Rurale 2020, Dante de Lallo, direttore Gal Daunia Rurale 2020, e a Giuseppe Lipartiti, presidente Consorzio Alta Daunia Peranzana. La presentazione del progetto è a cura di Nazzario D’Errico, direttore Consorzio Alta Daunia Peranzana; Milena Sinigaglia e Antonio Bevilacqua del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria dell’Università di Foggia. Previsti gli interventi delle organizzazioni di categoria provinciale: Confagricoltura, Coldiretti, CIA, Copagri  e delle OP Peranzana Alta Daunia, Parco della Peranzana, Terre d’Ulivo, Oliveti Dauni in Confagricoltura Foggia e APO Foggia. Presente anche Massimo Lombardi, dirigente medico oncologo SSD di Rete Oncologica Ospedale Territorio. Le conclusioni del convegno sono affidate alla senatrice Gisella Naturale, Vicepresidente 9ᵃ Commissione Agricoltura, Attività Produttive e Turismo.

Il presidente di CAPITANATA.NEO interviene sulla tematica trattata da oltre tre anni con l’ignavia di molti, politici in primis.

Il tema dei prezzi del grano duro, puntualmente, prima durante e dopo la raccolta ricompare sempre alla ribalta delle cronache e all’attenzione dei politici, dei rappresentanti delle Organizzazioni (OO.) di produttori agricoli e dei media. Ma poi, con altrettanta precisione da cronometri svizzeri, torna nell’oblio lasciando soprattutto gli agricoltori con un pugno di mosche in mano, con i costi di produzione sempre in aumento e i prezzi di vendita, in antitesi, con minori introiti.

“Sono oltre tre anni che sollecitiamo l’attuazione della Commissione Unica Nazionale (C.U.N.) a tutti i livelli, con analisi e proposte percorribili esplicitate in documenti inviati a Regioni meridionali e ai Governi Conte II e Draghi -afferma Pasquale Cataneo a capo dell’Associazione- con scarsa attenzione, soprattutto della politica e delle istituzioni, e timide convergenze da parte delle OO. di categoria che, successivamente, invece di rafforzare l’azione in termini corali, coinvolgendo chi si è concretamente impegnato sulla tematica, hanno preferito agire in solitudine o in modo frammentato. Riproponiamo, a tal riguardo, la nostra disponibilità a collaborare in quanto la nostra Terra e gli altri territori del Mezzogiorno hanno la necessità di fare sintesi e unirsi, come hanno fatto in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, in cui le altre 7 C.U.N. (tutte stabili e con sedi nelle 3 regioni centro-nord) funzionanti dal 2017, con sinergie e vantaggi distribuiti, in modo equo, per tutte le componenti della filiera. Ciò che non accade per l’unica collocabile nel Sud (finora altalenante e sperimentale senza sede individuata, utilizzando gli stessi criteri delle altre, a Foggia) determinando così svantaggi solo per i produttori cerealicoli meridionali e del cd. Product e Made in Sud-Italy.”

In questi ultimi tempi, anche le OO. di categoria agricole si sono impegnate, nuovamente, sull’importanza dell’attività e funzionamento della C.U.N. del Grano Duro. Bene. Ma come agire?

“In altri territori e per altre 7 filiere, tutte al centro-nord, con le CUN si riesce contemperare molto meglio i concetti di filiera corta, zone agricole vocate (D.O.P., D.O.C.G., I.G.T. ecc.), tracciabilità e sicurezza alimentare, maggiore tutela negli accordi commerciali con l’estero garantendo così MAGGIORMENTE il reddito dei produttori, anche attraverso i Consorzi, e la tutela dei consumatori – sottolinea Cataneo che è anche esperto di politiche territoriali – riteniamo pertanto che questo sia il viatico da percorrere insieme, non in modo altalenante ed episodico, ma in modo coeso ed equo nell’agroalimentare a partire dal grano duro, sia dal punto di vista della sostenibilità economica che per il completamento delle singole filiere, rendendole “corte” e competitive, contenendo gli impatti ambientali e i costi ad esempio utilizzando energia da fonti rinnovabili e con una logistica strutturata. Insomma – conclude il rappresentante di CAPITANATA.NEO – rappresentare con l’utilizzo di progetti innovativi come “CERES”[1] del MIICT di Malta con partner UNIFG (DEMeT), presentato a Foggia in Fiera lo scorso 30 aprile, che con un’applicazione blockchain mira ad aumentare tracciabilità nelle dichiarazioni di provenienza dei prodotti ed efficienza delle transazioni in agricoltura che unitamente a promozione e marketing adeguati, miglior utilizzo degli stabilimenti agroalimentari diversificando le produzioni in termini stagionali e aumentando così il PIL e l’occupazione derivante non solo dalla produzione ma anche dalla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari. La via giusta, per Foggia, per la Capitanata e l’intero Mezzogiorno, è questa: NOI non IO, INSIEME e non DA SOLI!”.

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[1] https://www.trublo.eu/ceres/

L’olio extravergine d’oliva è uno dei prodotti che più e meglio racconta l’iden8tà stessa dei territori che compongono il mosaico dell’Alto Tavoliere della Puglia e oggi sono parte della rete cos8tuita dal GAL Daunia Rurale 2020.

Questo tesoro dal valore ines8mabile è l’oggetto delle attività di promo-valorizzazione progettate dall’Associazione Temporanea d’Imprese "Amici per la Terra".

Ne fanno parte quattro aziende agricole del territorio, guidate da quattro amici con un obiettivo comune. I giovani imprenditori di Torremaggiore, Sabino Ammollo di PiantaRei, Giuseppe Pannarale di Agricola Pannarale; Roberto Regina di BioNatura Regina e Aurelio De Angelis di OroGargano di San Severo, hanno creato il marchio AcciPuglia – “Contadini per passione”, commentando «L’esclamazione che vogliono far pronunciare a chi viene a visitare questi territori ed assaggiare i nostri prodotti».

Le attività prenderanno il via Martedì 22 agosto 2023 con l’evento “OLIO E SALE”, in programma nello spazio aperto della stazione di San Menaio, località balneare in territorio di Vico del Gargano tra le più rinomate della Montagna del Sole.

Finanziato dal GAL Daunia Rurale 2020, attraverso il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale 2014-2022, e organizzato in collaborazione con la Pro Loco di San Menaio, l’evento ha come obie3vo strategico la diffusione della conoscenza dell’olio extravergine d’oliva ottenuto da olive di Peranzana, la cul8var 8pica dell’Alto Tavoliere.

Le attività programmate avranno inizio alle 19.00, con la degustazione narrata dell’olio EVO imbo3gliato dalle aziende del raggruppamento a marchio AcciPuglia. Oltre ad assaporarlo, i partecipan8 avranno l’opportunità di conoscere la storia di questa par8colare varietà di olive, le tecniche di col8vazione e trasformazione, le caraFeris8che organole3che e nutrizionali, gli abbinamen8 gastronomici e quant’altro ne tratteggia la distintività.

A proposito di cibo, lo chef Francesco Panniello sarà il protagonista dello show cooking che mostrerà come usare l’olio per realizzare alcune ricette tipiche della zona. E dopo essersi riempi8 gli occhi di colori e sapori, sarà possibile assaggiare queste ed altre preparazioni realizzate dalle aziende agricole di AcciPuglia e dalle altre che hanno accettato l’invito a partecipare a OLIO E SALE. Le incursioni sonore della Unza Unza Band animeranno la degustazione con i ritmi 8pici della musica popolare del Gargano e dei Mon8 Dauni, contaminata dalle sonorità tzigane 8piche dei nostri dirimpettai adria8ci. OLIO E SALE sarà concluso dal dj set di Acido Domingo.

AcciPuglia è un’azione concreta di valorizzazione delle produzioni 8piche dell’Alto Tavoliere realizzata da quattro aziende il cui obie3vo comune è far conoscere ed apprezzare le eccellenze agricole ed enogastronomiche della nostra bellissima terra.

Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 - Regione Puglia Gal Daunia Rurale 2020

- Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali. Psr 2014-2020 - Regione Puglia.

Misura 19 - Sottomisura 19.2 "Sostegno all'esecuzione nell'ambito degli interventi della strategia" Intervento 1.4 "Reti di Cooperazione del Distretto del Cibo della Daunia Rurale". Organismo responsabile dell’informazione: Amici per la Terra RTI.

Sono attivi i due nuovi avvisi pubblici delle Sottomisure 3.2 e 6.4.

Sono stati pubblicati sul Burp n. 74 del 10.08.2023 due nuovi avvisi pubblici del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022. Si tratta dei bandi a valere sull’annualità 2023 delle sottomisure 3.2 “Sostegno per attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno” e della sottomisura 6.4 “Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole”.

Gli avvisi pubblici sono disponibili sul portale del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022 ai seguenti link:

Avviso pubblico 3.2 – 2023 https://psr.regione.puglia.it/bando-sottomisura-3.2-2023?redirect=%2Fhome_new

Avviso pubblico 6.4 – 2023 https://psr.regione.puglia.it/bando-sottomisura-6.4-2023?redirect=%2Fhome_new

“Promuovere e diversificare, sono due atti necessari e non più rinviabili per un respiro lungo della nostra ruralità – ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia Donato Pentassuglia – il bando della Sottomisura 3.2 serve a sostenere la promozione dei nostri prodotti attraverso il lavoro sinergico che la associazioni di produttori portano avanti sul territorio, guardando naturalmente alla qualificazione verso nuovi mercati e valorizzando nuovi linguaggi, idee, modalità di comunicazione che raccontano la Puglia autentica e la bontà dei nostri prodotti. Strategico e aperto a diverse opportunità della multifunzionalità il nuovo bando della 6.4, che offre agli agricoltori l’opportunità di scegliere attività extra-agricole che si integrano perfettamente con il lavoro in campo e che permettano di avere entrate economiche alternative. Con questi due bandi – conclude Pentassuglia – continuiamo ad utilizzare i fondi della programmazione 2014-2022, mentre la struttura della Sezione Attuazione del Programmi Comunitari dell’Agricoltura continua con il lavoro necessario per l’attivazione dei nuovi bandi del CSR 2023-2027”.

Con l’avviso della Sottomisura 3.2 sono disponibili 1,6 milioni di euro da destinare alle attività di informazione e promozione nel mercato interno, svolte da associazioni di produttori e relative ai prodotti rientranti nei regimi di qualità. L’obiettivo è di sostenere la riconoscibilità della Puglia e dei suoi prodotti agricoli, attivando un mix promozionale che preveda l’arrivo di buyer stranieri, food influencer ed esperti di settore, nonché una promozione qualificata con fiere ed eventi e attività di informazione destinate ai consumatori.

L’avviso pubblico della Sottomisura 6.4, invece, mette a disposizione degli agricoltori in attività 15 milioni di euro per progetti dedicati alla diversificazione della produzione extra-agricola, utili ad attivare un’offerta di tipo agrituristico, servizi educativi e didattici e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Il bando prevede il finanziamento al  50% degli investimenti totali, per una spesa minima di 30mila euro e massima di 400mila euro.

 

Il sindaco di Stornara, Roberto Nigro, delegato dell'Unione dei Cinque Reali Siti al problema peronospora, ha chiesto un incontro al prefetto di Foggia, Maurizio Valiante. Il motivo della richiesta è la convocazione di un tavolo tecnico di lavoro permanente a cui dovranno far parte, oltre ai rappresentanti dei comuni dell'Unione e di Cerignola, le rappresentanze sindacali dell’intera filiera di settore, CIA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, CGIL, CISL, UIL, oltre al Presidente della Regione Puglia e i parlamentari del territorio di tutte forze politiche. "Il 31 luglio - ha detto Nigro - nell’ambito del Consiglio dell’Unione dei Cinque Reali Siti è stata approvata una delibera sulle determinazioni in ordine alla problematica della peronospora.
Questo atto deliberativo - ha aggiunto il primo cittadino stornarese nella sua missiva al prefetto - servirà ad avere contezza e valutare la situazione in cui versa tutta la filiera settoriale vitivinicola a causa delle abbondanti e costanti piogge dei mesi di maggio e giugno che hanno consentito l’inarrestabile proliferazione del fungo peronosporico che ha distrutto i raccolti, per ora, dell’annata 2023. È risaputo - ha concluso Nigro - che il fenomeno non è circoscritto solo ai nostri territori, pertanto il tavolo potrà essere allargato man mano che gli altri Comuni interessati dal fenomeno ne faranno richiesta di accesso. È necessario calmare gli animi non solo dei titolari delle aziende agricole, ma anche di tutti gli attori della filiera i quali, nonostante le rimostranze fatte presso i propri rappresentanti territoriali e sindacali, non hanno ancora visto alcun provvedimento a loro tutela. Gli animi di tutti i danneggiati sono molto inquieti, in quanto, ad oggi, in assenza di interventi regionali e governativi, oltre al danno stanno provvedendo a pagare mutui, tasse e contributi e soprattutto stanno sostenendo enormi spese per cercare di preservare la pianta, cosa che sta mettendo a dura prova anche i bilanci delle proprie famiglie.
Abbiamo preso atto del Decreto Legge emanato dal Governo in data 07/08/2023, però non rinveniamo misure preventive sufficienti a garantire il primo stato di emergenza sia per le aziende agricole che dell’intera filiera vitivinicola".

Torremaggiore | 20 luglio 2023 | Castello ducale | ore 18.00

Il comparto dell’oliva da mensa a livello mondiale ha registrato una crescita del 40% negli ultimi dieci anni, che lo ha portato a superare le 3 milioni di ton. prodotte e consumate.  Una crescita costante che ha riguardato principalmente i paesi del Mediterraneo e del Nord Africa.

L’Italia, che non registra produzioni elevate (circa 80 mila t/anno), è importatrice netta da sempre ma, tuttavia, presenta potenzialità di crescita importanti grazie alle peculiarità distintive delle sue varietà che presentano valori strettamente legati alla tipicità dei territori e alle tradizioni locali nonché alle proprietà salutistico-nutrizionali.

Di questo e delle strategie da intraprendere si parlerà giovedì 20 luglio p.v. a Torremaggiore, a partire dalle ore 18:00, nel Castello ducale.

Per superare le criticità strutturali e liberare le potenzialità economiche del settore, sarebbe opportuno concordare una strategia nazionale integrata, volta a costruire valore, facendo leva sulle identità territoriali, il patrimonio varietale, le innovazioni tecnologiche in grado di rafforzare la competitività delle imprese esistenti, farne nascere di nuove e trasferire valore sul territorio. 

Migliorare la qualità, comunicare i caratteri distintivi dei diversi prodotti, potenziare il ricorso alle certificazioni internazionali, alle protezioni di origine e all’analisi sensoriale, sono strumenti da considerare nei programmi e nelle agende delle OP e delle istituzioni nell’immediato futuro, se vogliamo garantire le condizioni per una crescita della redditività del settore e dell’immagine italiana nei mercati di sbocco. L’OP Peranzana si pone l’obiettivo di essere un punto di riferimento per il territorio Dauno e regionale nel valorizzare il comparto da mensa e per accrescere la competitività della varietà Peranzana nei mercati internazionali.

In tal senso sostiene con forza il programma di miglioramento qualitativo della nostra varietà a duplice attitudine, promosso da tempo dal Consorzio Peranzana Alta Daunia, anche grazie alla richiesta di riconoscimento della Dop con la menzione “Alta Daunia” che può rappresentare per l’intero territorio l’inizio di un percorso in grado di legittimare la qualità organolettica e nutrizionale di una cultivar che si pregia di un processo produttivo al naturale (in salamoia) molto apprezzato dai mercati.

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