Ricordi di un tempo che fu. La Foggia ferragostana dal periodo del CoVid-19, ed è giustificabile, e da quando è stata commissariata, non giustificabile, non è più la stessa. È una Foggia spenta, senza luce, senza la sua tradizionale festa di Ferragosto.
La città non festeggia più perché manca l’aria festosa. Quella creata ad hoc, sempre voluta dal Comune e da chi lo amministrava, dalla Curia, dalle associazioni, da chi aveva a cuore questo periodo. Pare che tutto sia andato perso perché chi doveva “dettare” la scaletta ora la salta.
Una città senza luminarie, senza quelle bancarelle di ambulanti che animavano e accompagnavano lo struscio serale dei foggiani e che facevano tanto felici i bambini. Una Foggia spogliata delle sue tradizioni, del suo folclore, delle sue ricorrenze sacre e pagane, dove finanche la processione del 14 agosto ha ridotto percorsi e tempistiche. Una “Foggia spenta, senza luce”, dove perfino le solite vie in festa, spesso con l’aiuto dei commercianti, pullulavano di gente sorridente e soddisfatta. Sarà anche vero che la crisi economica ha ridotto le aspettative, ma c’è chi volutamente le ha abbattute, edulcorandone i motivi con sicurezza e legalità e nascondendoli sotto il tappeto come si fa con la polvere.
Quest’anno si è solo pensato ad accontentare i cittadini presenti, e statene pur certi che a Foggia il 15 agosto ritornano i foggiani, animando la tre giorni, 13 – 14 e 15, con due concerti musicali e i fuochi pirotecnici. Oddio, due eventi musicali di rilievo per gli artisti esibiti, Antonino e Tiromancino, con un finale pirotecnico dal Pronao della Villa Comunale. Ma non ha saziato i foggiani, sempre malinconici per l’assenza di luminarie e ambulanti per quelle vie da decenni animate, festose, illuminate e attese da un anno.
Il sentore si è avuto fin dal 16 luglio, ricorrenza della Madonna del Carmine, quella festa tanto sentita quanto voluta e vissuta, che quest’anno si è svolta smorzata e solo grazie alla confraternita locale ha avuto i suoi botti d’artificio e qualche bancarella innanzi la chiesa. Si è proseguito con quella di Sant’Anna, il 26 luglio, che non si è svolta. Quest’ultima una festa lontana nei secoli e sempre viva, negata per la tanto urlata e poco compiuta sicurezza urbana che una Commissione straordinaria prefettizia del Comune di Foggia con il beneplacito della Prefettura hanno negato ai foggiani. «Quest’anno “pizz fritt e ciammaruchelle” sop’ a via Sant’Sant’Antonio l’hamm vist cu binocolo» il commento in vernacolo dei più anziani legati alla Festa di Sant’Anna. Mentre i bambini reclamavano le ormai consuete giostre, appuntamento atteso di ano in anno.
Ma non è tutto, perché oltre alle due istituzioni laiche anzidette, ve n’è una terza, religiosa, quella Curia verticisticamente comandata da un monsignore che nel tempo, con le direttive di Prefettura e Comune commissariato, ha modificato tragitto e tempistiche della Santa Processione dell’Assunta, di quella Madonna a noi tanto cara e protettrice di Foggia, L’iconavetere Madonna dei Sette Veli. Se un tempo, che fu ormai, la processione ripercorreva le storiche e antiche vie foggiane dove, secondo scritti e leggende, fu ritrovato il Sacro Tavolo dell’iconavetere, oggi quel Tavolo è portato in spalla trascurando Via Arpi, la via più antica di Foggia e menzionata nelle scritture religiose. Una mancanza che ha indignato il popolo foggiano, che più volte si è chiesto il perché di questa assurda scellerata scelta, specie se in testa alla cerimonia c’è un prelato. Meno male che non è stato reciso anche quello storico e tradizionale cordone ombelicale che vuole il Sacro Tavolo passare innanzi al luogo del ritrovamento dell’Iconavetere, quell’antica pozza d’acqua, ora fontana, dove due buoi si inginocchiarono alla vista del volto della Madonna dei Sette Veli. Tradizioni annullate, recise dalla storia di una città devota alla sua protettrice, per mano della sua stessa istituzione.
Ascoltando molti fedeli, giovani e attempati, parrebbe che la Curia negli scorsi mesi abbia ricevuto alcune lettere di richieste di spiegazioni su questa scelta, già fatta l’anno scorso. Missive senza risposte, tranne una, Monsignore non risponde ai fedeli e se la processione non passa da Via Arpi, in particolar costeggiando la chiesa di San Tommaso, è per la sicurezza del Sacro Tavolo, che potrebbe cadere per le scadenti condizioni del piano stradale. Una “bufala”, si suppone, grande quanto chi l’ha artatamente architettata, poiché per decenni quella strada, anche in peggiori condizioni, ha ospitato la processione. “Boutade” decisa dal Comune di Foggia, dalla Curia o dalla Prefettura, sapendo bene che Via Arpi è sempre stata costituita da lastroni di pietra per mantenere lo status antico? La risposta non si saprà mai, giacché i loro “capi” non rispondono al popolo foggiano. Non risponde monsignore, credendo di essere ancora quel Generale dell’Esercito Italiano, in quiescenza dall’ordinariato militare per l'Italia, a cui pare che manchi la truppa ora costituita da credenti e fedeli civili che meritano risposte. Non rispondono, miseri loro!
Sicurezza urbana a fronte di non far più svolgere feste tradizionali, in una provincia zeppa di eventi storici, religiosi, musicali, festosi, folcloristici. In Capitanata anche quest’anno si sono svolte tantissime sagre e i foggiani si son spostati lì. Solo nel capoluogo non s’ha da fare.
E perché? A Foggia c’è la mafia, c’è la criminalità, si spacciano droga e armi, si commettono omicidi, si chiede il pizzo, l’usura cresce, prospera la prostituzione in casa e quella in strade cittadine e extraurbane, ci sono le baby-gang, ci sono i parcheggiatori abusivi, spesso violenti, nei parcheggi dei centri commerciali, antistanti le istituzioni e ospedali, e in molte aree cittadine transitate dalla Forze dell’ordine, ci sono i motocicli e monopattini che sfrecciano tra la folla al passeggio, c’è l’area pedonale diventata parcheggio abusivo per autovetture, ci sono le bancarelle di ambulanti spacciate per abusive, ci sono palchi rionali con cantanti neomelodici che secondo quei “capi” cantano l’illegalità. Ma chi li deve sanzionare, chi è deputato al controllo della sicurezza urbana, dov’è?
È vero ed è sotto gli occhi di tutti, specie nelle ore serali e nei weekend, sono a fare posti di blocco stanziali, sempre negli stessi luoghi e lontano da dove davvero pullula la criminalità, per casse istituzionali sempre più fameliche e resoconti da mostrare al Viminale per poi far stillare relazioni che immancabilmente fanno sprofondare Foggia. E se qualche volta con una retata si “grida” al successo dello Stato per un’operazione che arresta già arrestati si crede di avere ristabilito la tanto all’occasione urlata legalità, termine usato e abusato all’occorrenza. È la Foggia degli stalli blu tout court volgendo pagina ad alcune norme del Codice della Strada. Intanto a Piazza Mercato, nel quartiere Ferrovia, dentro la Villa Comunale con boschetto annesso e non illuminato, a Parco San Felice, nei rioni CEP e Candelaro, e chi he più ne metta, prolifica l’illegalità, la violenza, l’intimidazione, le risse, la vendita di alcolici ai minori, lo spaccio di droga, gli scippi, gli abusi fisici, furti di auto e negli appartamenti, le rapine.
Ma le feste religiose rionali non s’hanno da fare e con esse anche quelle tradizionali con luminarie e bancarelle annesse, negando al Sacro Tavolo di essere venerato dai fedeli nell’antica Foggia e negando ai bambini la gioia dei colori festosi che solo poche volte all’anno possono ammirare.
Un modo per annientare tradizioni che sono storia e cultura locale, sono valori che vanno preservati, ricordati e realizzati di generazione in generazione.
“La processione si vede quando si ritira” dice un detto. A breve finirà quella di monsignore e dei commissari, sperando in quella politica, che sia migliore e onesta delle precedenti, senza ritorni di chi ha ricoperto Foggia di vergogna, un'onta indelebile ma smacchiabile, e poi riscattabile. Al futuro Sindaco, Giunta e Consiglio comunale si chiede tutto ciò, altrimenti non candidatevi.
Ad Maiora!
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