Foggia. Omicidio tabaccaia Franca Marasco. Il complice si dichiara innocente. Il GIP parla di concorso anomalo nel delitto

Il 14 settembre 2023 arrestato e il 18 settembre interrogato dal GIP, la dott.ssa Marialuisa Bencivenga. Il presunto complice del reo confesso, il 43enne marocchino Mosslli Redouane, accusato di omicidio, rapina aggravata e porto illegale di armi, con detenzione in isolamento nel carcere di Foggia e videosorveglianza,  per l’assassinio della 72enne tabaccaia Franca Marasco, avvenuta nella sua attività commerciale “Sali e Tabacchi” in via Marchese de Rosa, al civico 100 di Foggia, il 28 agosto scorso nella tarda mattinata, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Soprannominato “Neru”, il napoletano trasferitosi a Foggia è Vittorino Checchia, 70enne, che secondo l’accusa avrebbe insieme al marocchino dapprima studiato la rapina, fornendogli il coltello che ha ucciso la tabaccaia, poi lo avrebbe “ospitato” durante la fuga in un box di suo utilizzo in via Mameli per fargli cambiare d’abito e spartirsi il bottino, 75 euro in due, ed infine consigliato, agevolandolo, nella fuga a Napoli, dove è stato arrestato, dopo averlo avvisato della morte della sig.ra Marasco.

Per la cronaca, particolare importante per le indagini, la tabaccaia mentre stava per essere uccisa era al telefono con la sorella, vivendo in diretta l’atroce momento.

Il Checchia, da quanto si è appreso, è rimasto sotto interrogatorio per diverse ore innanzi al GIP e PM, nel carcere di Foggia, sempre con al suo fianco il legale che lo difende, l’Avv. Carlo Gesueto. Si è dichiarato innocente.

Durante l’interrogatorio sono emersi dettagli che, però, hanno rimodulato l’imputazione del Checchia. Difatti il GIP parla di «concorso anomalo nel delitto», confermando che: «al concorso morale e materiale nella rapina, quale delitto voluto, si affianca un concorso anomalo nel delitto di omicidio, quale delitto non voluto ma conseguenza dell'azione di Checchia e prevedibile in concreto dallo stesso, quanto meno alla stregua del fatto che l'indagato per perpetrare la rapina forniva al Mosili un coltello da cucina ben affilato e con lama lunga 18 cm e larga 3 cm, strumento ad alta potenzialità offensiva, come pure alla stregua del fatto che appare prevedibile da parte dell'uomo comune che una rapina, perpetrata con tali mezzi, possa degenerare, secondo un logico sviluppo dei fatti in un omicidio; in altri termini si ritiene oggetto di possibile rappresentazione ai fini dell'art. 116 c.p. la circostanza che la vittima reagisca al rapinatore e che questi possa perdere 'il controllo' della situazione».

Intanto i familiari continuano a chiedere a gran voce oltre la dovuta giustizia, anche le verità sul movente.

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FOCUS:

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