La scuola salverà il mondo? All’IIS “Federico II” di Apricena a lezione con Stefano Rossi

Un approccio educativo umanistico, basato sull’empatia.

«I ragazzi hanno un fuoco dentro, il problema è capire cosa farne: incendiare il mondo o riscaldare il mondo» sono queste le parole con cui ha esordito Stefano Rossi scrittore e formatore Pearson, che ha sviluppato il ‘Metodo Rossi della Didattica Cooperativa’, ossia basata su format cooperativi che rendono semplice e coinvolgente la didattica, e che è stato relatore d’eccezione in una due giorni impegnativa ma illuminante, quella del 6-7 febbraio presso l’IIS “Federico II” di Apricena. L’incontro con Rossi tuttavia non si è incentrato su metodologie bensì su interrogativi spesso taciuti, sulle ferite che spesso segnano i ragazzi (ferite d’amore come ferite d’abuso).

Rossi è stato davvero capace di scandagliare i complessi meccanismi dell’emotività, costringendo alunni e docenti ad analizzare il proprio io per rimettersi in gioco, per diventare ‘resilienti’, ossia, se è vero che ogni tanto o spesso nella vita gli ‘squali’ ci attaccano e ci buttano giù (e non sempre usciamo vittoriosi), possiamo tuttavia uscirne invitti, ‘non sconfitti’, quando non ci lasciamo abbattere: questa è la resilienza. «Dentro la resilienza c'è il concetto di ‘grinta’. Possiamo passare tutta la vita a pensare a quello che non abbiamo oppure a pensare a quello che possiamo fare di bello con ciò che abbiamo. Imparate ad amare le vostre crepe!».

Alla base di ogni relazione docente-discente, nonché relazione umana, c’è l’emotività. Che cosa sono le emozioni? Nelle emozioni rientra tutto che ciò sentiamo ma che spesso non siamo in grado di gestire. Proprio sulla gestione delle emozioni si è basata la ‘lezione’ di Rossi agli studenti, durante la quale ha utilizzato la similitudine del ‘timoniere’: «il timoniere è il cervello che pensa e che dovrebbe saper governare le emozioni. Poi ci sono le ‘vele’ delle emozioni (gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto), dove sembrano maggiori quelle negative/difficili. Il problema è che la rabbia può diventare violenza, la tristezza disperazione, la paura panico...». Dopo aver scandagliato la dinamica delle emozioni insieme agli studenti, Rossi si è soffermato sulle dinamiche dell’empatia. Cos’è l’empatia? «Empatia è non essere indifferenti alla sofferenza che ci circonda! Tutte le volte che mettiamo "una coperta calda" attorno a qualcuno la stiamo mettendo anche attorno al nostro cuore. Ci sentiamo meglio». «Il vero volto del male è l'indifferenza. Siamo attori del male banale ogni volta che ignoriamo lo sguardo triste, sofferente e bisognoso di aiuto di un amico in difficoltà. Essere empatici non significa mettersi nei panni dell'Atro. Essere empatici significa essere "toccati dallo sguardo dell'Altro" per poi offrirgli la coperta calda di un piccolo gesto. Sono i piccoli gesti che cambiano il mondo. I piccoli gesti contengono l'infinito» sono parole di Stefano Rossi.

Ma cosa deve fare il docente quando si trova dinanzi un ragazzo ‘tempesta’, un ragazzo con problemi di emotività? Il mestiere dell’insegnante è a tratti un mestiere impossibile, forse il mestiere impossibile per eccellenza. Il prof. Rossi ha cercato di indicare ai presenti semplici passi per trasformare un “comunicazione con il dito puntato” in una “con la mano sul cuore”, pochi passi affinché bambini e adolescenti sentano di essere “nello sguardo di un adulto”, di essere importanti, capaci, padroni di sé. Il nostro obiettivo? «Convincere il ‘mostro guardiano’ che teniamo davvero al ‘bambino ferito’». Il ‘mostro’ interiore non si può sconfiggere ma il docente può essere un ‘negoziatore’.

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