Redazione

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Non è possibile assistere, ancora una volta, all’installazione di obelischi che arrecano alla città un’immagine inappropriata, specialmente davanti ai nostri monumenti più rappresentativi, com’è avvenuto in Piazza de Galganis, dove per mesi abbiamo assistito alla presenza di un cubo piramidale senza significato e senza bellezza artistica, tanto da provocare l’indignazione della gente del luogo, con pezzi che, di giorno in giorno, si staccavano e mattoni che andavano a finire lungo il selciato della piazza. Finalmente è stato tolto, dopo mesi e dopo quasi la sollevazione della popolazione. Ed oggi lo stesso sta accadendo con un altro brutto cubo piramidale davanti al nostro castello, senza alcun significato e senza alcuna bellezza artistica, di cui non si conosce né l’autore, né chi ha dato il permesso per l’istallazione. Senzaltro un’imprudenza e una mancanza di sensibilità storica ed artistica, anche perchè non si può alterare impudentemente l’immagine di un monumento, quale è il nostro castello normanno-svevo-angioino-aragonese. Oltretutto l’intera zona del castello ricade nella Buffer Zone, e quindi soggetta alle regole e alle norme di un Sito Unesco, quale è il Santuario di San Michele. Del resto ogni istallazione di oggetti, che provochi manomissione o alterazione dell’esistente, e che ricade nella Buffer Zone e quindi nei dintorni del Santuario e nel Centro storico, deve essere soggetta all’autorizzazione della Sovrintendenza di Bari. E noi siamo convinti che in questo caso non vi è stata nessuna autorizzazione. Né si sa chi abbia autorizzato tale istallazione, che, secondo noi e secondo anche molti cittadini, è di cattivo gusto. Per questo il sottoscritto chiede l’immediata rimozione dell’obelisco, che non ha alcuna correlazione, né storica né artistica, con il nostro castello. In caso contrario ci si rivolgerà direttamente alla Soprintendenza di Bari.

A cura del prof. Giuseppe Piemontese

contrappuntiAncora una volta il prof. Giuseppe Piemontese, storico, ricercatore e divulgatore culturale, propone un pezzo di storia del nostro territorio. Questa volta ci parla della nascita dello Stato Meridionale, con Ruggero II, tema ripreso dal Movimento24Agosto Equità Territoriale.

"La nascita del Movimento24Agosto Equità Territoriale sta contribuendo a riscrivere, grazie anche agli studi di Pino Aprile, la storia del Sud Italia, non solo per quanto riguarda il periodo postunitario, quanto a riesaminare alcuni momenti essenziali della storia del Meridione e precisamente dal Medioevo fino ad oggi, attraverso la presenza di vari popoli, dai Bizantini ai Longobardi, dai Normanni agli Svevi, agli Angioini e gli Aragonese, e ciò che essi hanno lasciato nel campo culturale, economico e sociale. Fra questi momenti vogliamo esaminare in particolare il periodo della dominazione normanna nel Sud Italia e precisamente al tempo di Ruggero II d’Altavilla, il quale visse dal 1095 al 1154, sotto il cui Regno si ebbe per la prima volta la nascita dello Stato meridionale e quindi una entità politico-amministrativa del Sud sotto un’unica giurisdizione, che assurgerà a modello di altre entità politiche, non solo in Italia, ma anche di alcune regioni dell’Europa e dell’Africa Settentrionale.

Vediamo nei particolari come si giunge alla costituzione di uno Stato meridionale normanno e quale è stato il ruolo del ducato di Puglia in tale costituzione. Non a caso i grandi eventi storici, come quello della dominazione normanna nel Sud Italia, sono legati principalmente soprattutto ad eventi religiosi, come nel caso della presenza dei Normanni, i quali per la prima volta li troviamo, come pellegrini, proprio nel Santuario di San Michele sul Gargano e precisamente nel 1016, allorquando si ebbe l’incontro fra un gruppo di pellegrini normanni e il nobile Melo da Bari in lotta con i Bizantini, stanziati in Puglia. Un incontro che cambierà la storia d’Italia e quindi dell’Europa, in quanto da allora i Normanni giungeranno nell’Italia meridionale e creeranno le basi per un nuovo Stato, quello meridionale, espressione della dominazione normanna e una nuova civiltà multi etnica e multiculturale. In altri termini basterebbe ciò per constatare quale incidenza ebbe il pellegrinaggio garganico nella determinazione di eventi storici che cambieranno il volto di una regione come il Mezzogiorno d’Italia. In altre parole il pellegrinaggio micaelico ha contribuito a cambiare la geografia politica dell’Italia meridionale, e non solo, ma anche dell’Europa, attraverso la nascita e lo sviluppo dei grandi itinerari della fede, fra cui la Via Francigena, la Via Romea, la Strada di Gerusalemme, e non ultima la Via Micaelica o Via Sacra Langobardorum, da cui nascerà l’unità politica dell’Europa, la sua civiltà e la sua cultura.

Sul piano storico la conquista della Puglia, da parte dei Normanni, fu il risultato finale di una situazione che si era venuta a creare nella prima metà dell’XI secolo, caratterizzata dalle frequenti ribellioni fra i Bizantini da una parte e i rivoltosi “indipendentisti” locali dall’altra, capeggiati da Melo da Bari: situazione esplosiva che faciliterà la strada per la conquista della Puglia da parte dei Normanni. I motivi dl successo dei Normanni vanno ricercati in parte nelle attitudini guerriere di questi cavalieri di Normandia, ma anche nella debolezza dell’esercito bizantino, costituito da popolazioni diverse e contrastato in modo aperto dalle popolazioni locali.
L’arrivo dei Normanni, all’inizio, fu salutato come un evento liberatorio. La situazione si stabilizzò dopo la vittoria dei Normanni a Civitate (1053), grazie a Roberto il Guiscardo (1015-1085) il quale unificava così sotto il suo comando le terre di Puglia e di Calabria, subordinando ad una sola jurisdictio gli altri signori normanni. La conquista di Bari nel 1070 completava l’opera del Guiscardo, il cui fine era quello di estromettere definitivamente il dominio bizantino dalla Puglia. Questo grazie anche al formarsi in Bari di un partito filonormanno che fu determinante nella lotta contro i Bizantini. Il processo di unificazione politica avviato dal Guiscardo sarà poi condotto a termine prima da Ruggero I il Gran Conte (1031-1101) e poi da Ruggero II (1095-1154).

 

Regno Due Sicilie max espansione con Altavilla

 

Ruggero II, succeduto a Ruggero I d’Altavilla, è stato uno dei più grandi e illuminati sovrani della storia, protettore delle arti e delle scienze, ed ha avuto il merito di unire tutto il Mezzogiorno d’Italia, giungendo a programmare anche un progetto di conquista dei territori in Africa settentrionale, quelli che corrispondono pressappoco all’odierna Tunisia, fino alle coste della Libia, in modo da porre le basi per l’instaurazione di un’egemonia nel Mediterraneo al cui centro fosse la Sicilia. Questo avvenne allorquando Ruggero II riuscì a sottomettere il Ducato di Puglia e Calabria che apparteneva a Guglielmo d’Altavilla, anche se incontrò l’opposizione del papa, Onorio II, da cui fu scomunicato. Tuttavia dopo varie vicissitudini Ruggero II divenne Re di Sicilia, con capitale Palermo, tanto che anche Napoli perse la propria autonomia, ma accolse magnificamente il Re il quale, però, confermò Palermo come capitale riservando alla città di Napoli ampi privilegi. Ormai Ruggero II aveva creato un regno vasto, importante, forte, la più grande potenza del Mediterraneo, tanto da dare origine ad una vera e propria identità culturale del Sud Italia. Ruggero II morì a Palermo nel 1154.
In pochi anni, quindi, Ruggero II aveva saputo creare, per la prima volta in Italia, uno Stato unitario che comprendeva quasi tutto il Sud, da Roma fino a Palermo, mentre nell’Italia Centro–Settentrionale la realtà politica era frammentata, divisa in tante contee e piccoli stati che si riconoscevano soprattutto in alcune grandi città, come Genova, Pisa, Firenze, Roma, Venezia. Quindi città-Stato, a confronto con una regione vasta e potente come il Sud Italia. Ma la forza di tale Stato consisteva nella sua unità politica ed amministrativa, ma soprattutto nella unità culturale delle sue città e delle sue popolazioni, che si presentavano multietniche e multiculturali, per la presenza di diversi popoli, fra cui i Latini, i Bizantini, gli Arabi, i Musulmani, che pacificamente convivevano nelle grandi città meridionali, come Napoli, Benevento, Salerno, Capua, Amalfi, Bari, Potenza, Reggio Calabria, Palermo. Del resto il periodo normanno si contraddistinguerà per la nascita e la diffusione dell’arte romanico-pugliese, attraverso la costruzione di imponenti cattedrali e chiese romaniche, oltre che per i numerosi castelli e opere di fortificazioni, fra cui il Castello di Bari, Gioia del Colle, Melfi, Barletta, Lucera e il castello e le mura fortificate di Monte Sant’Angelo, sede di uno dei più rinomati santuari della cristianità. Esempio emblematico dell’arte romanico-bizantina è la Cattedrale di Palermo, con i bellissimi mosaici bizantini. Infatti la città raggiunse il massimo splendore proprio sotto il governo di Ruggero II, allorquando venne costruita la chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio e la Cappella Palatina.

Ai Normanni si deve il sistema feudale del Mezzogiorno d’Italia, che si caratterizzerà soprattutto attraverso il baronaggio. Questo sistema si perfezionerà soprattutto al tempo di Ruggero II, il quale istituì un nuovo sistema feudale basato su una nuova categoria di feudi: i feuda quaternata o in baronia, creando così una nuova figura feudale che era quella dei baroni. Tutto ciò al fine di trasformare le strutture feudali in una forma di governo e di controllo territoriale del Regno. I feuda quaternata, detenuti dai conti o dai baroni, potevano essere in demanio o in servitio. I primi erano i feudi ricevuti direttamente dal re e facevano parte del demanio regio o del fisco regio e, quindi, suffeudi; i secondi erano quei feudi che avevano una certa autonomia fiscale.
La dominazione normanna si insediò nell’Italia meridionale nel periodo di massima crescita demografica, consentendo così la nascita di numerosi insediamenti urbani, fra cui Anversa, Ariano Irpino, Troia, Melfi, Capua, Trani, Salerno. A governare tali centri vi erano i conti e i baroni, i quali col tempo cercarono di liberarsi del dominio regio, per conquistarsi una certa autonomia politica ed amministrativa. Questi centri nacquero prima come casalia, piccoli insediamenti protetti soltanto da un fossato, senza mura di cinta, per poi diventare castrum, con mura di cinta e un castello, residenza del signore, come nel caso della città di Monte Sant’Angelo, che con il suo santuario, in età medievale, aveva raggiunto una grande notorietà e una grande importanza politica oltre che religiosa. In questo periodo spicca, per la sua personalità e la sua politica indipendentistica, la figura di Enrico, conte di Monte Sant’Angelo e di Lucera (+ 1102), il quale era convinto che solo attraverso una politica autonoma e dal basso, il suo territorio potesse svilupparsi e creare le condizioni per una repubblica autonoma e indipendente. Infatti, sotto la sua giurisdizione, egli creò un vero e proprio Comitatus, di cui egli fu il maggiore rappresentante. In questo Comitatus ogni città garganica si riconosceva autonoma nel rispetto delle leggi emanate dal conte Enrico. In esso l’elemento base era il rispetto dell’autonomia politica e amministrativa, di cui Enrico fu, forse, il primo a tenerne conto e a capire l’importanza e i vantaggi. Ed infatti Enrico, con una politica di conciliazione e di equilibrio, seppe accattivarsi le simpatie dei signori del luogo, sia essi latini, bizantini, arabi, e normanni ligi ad ogni dominio straniero. E questo connubio di popoli, civiltà e culture avveniva proprio nella città di Monte Sant’Angelo, dove Enrico risiedeva. Una città cosmopolita, in quanto ricettacolo di gente proveniente da ogni parte dell’Europa, ma soprattutto dall’Oriente, da dove nasce il culto micaelico. Per questo Monte Sant’Angelo rappresenta tutto il Sud Italia, che si riconosce, per Identità, Cultura e Civiltà, nello Stato Unitario Meridionale, sorto al tempo di Ruggero II e, oggi, fatto rivivere dal Movimento24Agosto, attraverso il suo motto EQUITÀ TERRITORIALE".

Dopo quella rinvenuta ai margini del fiume Ofanto, a Cerignola località Moschella, e quella coltivata in casa a Torremaggiore, i Carabinieri di San Severo, con il supporto dei Cacciatori “Puglia”, nell’ambito di una vasta attività di controllo delle aree rurali, hanno rinvenuto un’altra piantagione di marijuana, arrestando un nigeriano incensurato, colto nella flagranza del reato di coltivazione illecita di sostanze stupefacenti.
La Capitanata, purtroppo, si conferma un centro prolifico di coltivazione di marijuana, oltre che il fulcro del Mezzogiorno d’Italia, in particolare l’Alto Tavoliere, per l’approvvigionamento e smistamento, oltre che spaccio, di sostanze stupefacenti, legate alle attività criminali di clan mafiosi.
I Carabinieri, nel prosieguo delle stringenti attività di monitoraggio delle vastissime aree rurali della parte nord della Capitanata, molto attenzionate in questo periodo, in agro di San Nicandro Garganico (FG), si sono imbattuti in una estesa piantagione di marijuana, circa 1050 piante per un peso complessivo di 200 kg, per numero di 177.142 dosi potenzialmente ricavabili, che avrebbe fruttato circa 800.000,00 Euro. Si tratta di piante del tipo “vietnamita” ed “afgana”(qualità di piante più piccole e basse rispetto a quelle di comune coltivazione), che risulta meno individuabile, anche a un controllo dall’alto. Immediatamente, i Carabinieri iniziavano una attenta e paziente attività di osservazione, che aveva esito positivo dopo pochissimo. Infatti, i militari notavano sopraggiungere un soggetto, a piedi, che si fermava proprio all’altezza del tratturo che porta alla piantagione e iniziava tranquillamente a irrigare le piante e a controllarne lo stato di crescita. Con una manovra repentina e coordinata, tutto il personale circondava l’area dove vi era la coltivazione e, con una rapida incursione, gelavano ogni possibilità all’uomo di reagire, che veniva quindi bloccato e tratto in arresto. Sul posto venivano sottoposte a sequestro tutte le piante coltivate nonché la somma di Euro 1.500,00 in contanti di cui l’uomo veniva trovato in possesso. Gli arboscelli sono stati inviati al Laboratorio di Analisi delle Sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia per le analisi qualitative e quantitative sul principio attivo.
Al termine di tutte le verifiche, i cui esiti sono stati pienamente condivisi dal Magistrato di turno della Procura della Repubblica di Foggia, l’uomo è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Foggia in attesa delle disposizioni dell’A.G. che nell’udienza di convalida confermava la custodia cautelare in carcere.

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