Monte Sant’Angelo. L’esempio è ciò che manca alla pedagogia della legalità

«Sono stato presente alla manifestazione della Tappa Regionale della 27^ Edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti della mafia, che si è tenuta a Monte S. Angelo il 22 marzo scorso presso l’Auditorium delle Clarisse.

Mi ha sorpreso l’assenza, da nessuno degli organizzatori giustificata, di Raffaele Piemontese, Vice Presidente della Regione Puglia.

Non mi ha affatto sorpreso, invece, la mancata partecipazione del Prefetto di Foggia, che alcune settimane fa aveva elogiato l’Amministrazione comunale.

Evidentemente, e forse anche dopo la mia lettera aperta del 28 gennaio scorso a lui indirizzata, ha ricevuto dai suoi collaboratori una serie di elementi relativi all’attività e ai comportamenti dell’Amministrazione d’Arienzo, che gli hanno suggerito una pausa di riflessione sorretta dalla necessaria “prudenza istituzionale”.

Mi è particolarmente rimasto impresso nella mente, poi, il ragionamento di Sua Eccellenza padre Franco Moscone, Vescovo di Manfredonia, che io condivido, secondo il quale chi non rispetta le leggi dello Stato democratico non agisce senza leggi, ma in verità applica le leggi del malaffare, della corruzione e nei casi più gravi delle organizzazioni mafiose.

Mi ha molto entusiasmato il lavoro svolto dalle ragazze e dai ragazzi dei due Istituti Scolastici Comprensivi della nostra Città che, sapientemente guidati dai loro insegnanti e efficacemente coordinati dai Dirigenti Scolastici, hanno sviluppato le tematiche dell’antimafia sociale lungo il percorso dell’educazione alla legalità, conseguendo risultati meritevoli di particolare elogio.

Gli interventi dei relatori, infine, mi hanno indotto a fare una semplice riflessione di carattere professionale più che politico.

Ai giovani, alle ragazze e ai ragazzi noi adulti non dobbiamo offrire soltanto la pedagogia della parola, che è necessaria e utile ma non sufficiente.

A loro dobbiamo assicurare, invece, soprattutto la pedagogia dell’esempio. Ma in una Comunità organizzata a chi spetta offrire la pedagogia dell’esempio in un percorso strutturato di educazione alla legalità?

INNANZITUTTO, E NON SOLO, SPETTA A CHI HA LA RESPONSABILITÀ DI AMMINISTRARE L’ISTITUZIONE COMUNALE.

Se questo principio pedagogico ha una sua indiscussa validità, e ce l’ha, quel giorno nell’Auditorium delle Clarisse aleggiava un’evidente contraddizione tra la pedagogia della parola, accuratamente spesa dal mondo della Scuola, e la pedagogia dell’esempio rappresentata dagli attuali Amministratori comunali, in quanto essi violano o consentono di violare le leggi del nostro Stato democratico.

Questa contraddizione può essere cancellata con un cambio del gruppo dirigente che attualmente gestisce il potere nella nostra Città.

Se ciò non accadrà nei prossimi mesi, ricadrà su ciascuno di noi la colpa di non aver messo i giovani nelle condizioni di praticare i sacrosanti principi della legalità e della lotta alla corruzione, al malaffare e alle organizzazioni criminali e mafiose».

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