Le sfide del futuro

Il mondo sta diventando sempre più complesso, tanto da far dire a diversi studiosi che oggi, in diversi continenti, regna il disordine. Un disordine geografico e politico, oltre che sociale, che ci porta verso un mondo senza certezze e senza speranza nel futuro. È il regno dove, a causa anche del fenomeno della globalizzazione,  si manifestano problemi enormi, che un tempo erano circoscritti ad un determinato continente o a un determinato Stato.

Fra questi problemi dobbiamo annoverare: il problema ambientale, che in alcune parti del mondo, si manifesta con forme estreme di aridità dei suoli e con un grave problema di inquinamento atmosferico;  l’aumento della popolazione, specie nei paesi in via di sviluppo dove la popolazione cresce sempre di più e ha sempre più bisogno di risorse;  la perenne conflittualità fra Stati e regioni, tanto da assistere spesso a veri e propri conflitti, come nel caso dell’Ucraina, con milioni di persone che sono costretti a lasciare i loro Paesi, dilaniati dal peggiore degli orrori: la guerra; il fenomeno del razzismo e degli odi fra religioni ed etnie, con fenomeni di intolleranza e di violenze;  il problema delle periferie urbane, dove si manifestano atti di delinquenza e di disagio sociale; il problema del degrado ambientale, fra cui l’eccessivo consumo del suolo a discapito dell’agricoltura e delle foreste;  il problema del petrolio e del gas, con un crescente fabbisogno da parte degli Stati, per uso familiare e industriale; il problema delle disuguaglianze sociali, che sta creando seri problemi nella convivenza fra la gente, specialmente fra chi ne ha tanta ricchezza e chi ne ha poca.  Sono tutte sfide che oggi l’uomo contemporaneo deve affrontare e risolvere, se vuole salvare se stesso e il pianeta.

Purtroppo la fluidità di tali problemi abbraccia l’intero mondo, sì che un problema, come il Covid o la guerra fra Russia e Ucraina,  acquista una dimensione tanto complessa e ampia da richiedere l’intervento di più Stati e, quindi, di più govenance,  non più settoriale ma globale. Anche se il tutto, oggi, viene  inquadrato nell’ambito del fenomeno della  globalizzazione che investe diverse economie e situazioni  in diversi continenti, fra cui l’Europa, l’America, la Cina, la Russia, l’India, i Paesi Arabi, il continente africano. Purtroppo le disuguaglianze oggi sono figlie anche del processo di globalizzazione in atto, una globalizzazione legata soprattutto al cosiddetto neoliberalismo, che ha aperto i mercati mondiali in tutte le direzioni, ma che, tuttavia, ha lasciato nella povertà quelle classi sociali che non hanno potere di acquisto e, quindi, fuori da ogni logica economica e finanziaria. E tutto questo si accentua nei periodi maggiormente in crisi, come sta avvenendo con il Covid e con le guerre in atto. In questo senso si parla di globalizzazione ingiusta, legata ad un capitalismo che invece di creare ricchezza per tutti, crea ricchezza  per pochi, lasciando indietro la maggior parte della popolazione. Purtroppo povertà e disuguaglianza vanno di pari passo, in quanto la seconda produce povertà e quindi miseria, legata ad una errata distribuzione della ricchezza. Oggi questo problema è al centro di ogni programma sia economico che politico, tanto da discutere se nel futuro esisteranno ancora gli Stati nazionali, autonomi,  oppure il tutto sarà governato da un governo mondiale con una propria governance. Tutto ciò ci porta a ripensare l’ideologia del capitalismo, che, se fino agli anni Settanta era stata un elemento di forte crescita delle nazioni e, quindi, delle popolazioni occidentali e anche orientali, come la Cina,  oggi si hanno dei dubbi sulla capacità del capitalismo di governare il mondo in maniera equa e umana. Da tutto ciò deriva quella instabilità mondiale, di cui si fanno portavoce i popoli che ormai vivono ai margini del benessere e dello sviluppo. Popoli che manifestano la loro indignazione e la loro rabbia attraverso forme a volte di contestazione pacifica, ma più spesso attraverso forme di violenza, fino a praticare forme di radicalismo politico-religioso.

Purtroppo uno Stato privo di libertà e di democrazia è uno Stato che non ha la capacità di determinare da solo il proprio futuro, con una economia che non tiene conto delle reali esigenze della gente, ma dove il tutto si basa soprattutto sui flussi economici di mercato, che determinano lo spostamento di ingenti capitali, in mano solo a certi oligarchi e neo-capitalisti, tanto da determinare l’impoverimento dei territori di cui lo Stato dovrebbe salvaguardare. In altri termini la globalizzazione, non fa altro che creare disuguaglianze sociali, non tenendo presente l’economia reale della gente. È un problema che gli Stati devono affrontare al più presto, così come oggi la salvaguardia dei propri confini sorti da lotte del passato e del presente e di cui quasi tutti gli Stati ne hanno legittimata l’esistenza. Infatti, la conflittualità  degli Stati per la salvaguardia dei propri confini e con l’erezione di muri e barriere, sta creando condizioni di instabilità in diversi Stati e in diversi continenti, tanto da creare le premesse per il fenomeno delle migrazioni di massa. Un fenomeno che, se nel passato era legato solo a qualche regione  o territorio, oggi esso interessa interi continenti, come nel  Medio Oriente, in Iraq, Afghanistan, Siria, in Europa, nei paesi balcanici ai confini con la Russia,  nelle regioni dell’Africa settentrionale e anche nell’America Latina. Una realtà che i singoli Stati  da soli sono incapaci di affrontare, o quanto meno di governare e quindi di limitare. Del resto l’Europa, oggi, si mostra impreparata a tale problema, anche se oggi nella questione ucraina, sta dimostrando una sua unità di intenti e di difesa della democrazia e della libertà dei singoli Stati.  Purtroppo di fronte a certe realtà complesse, come quella fra Ucraina e Russia, per non parlare poi delle altre realtà del mondo intero, nasce quasi un senso  di impotenza e di mancanza di fiducia nel domani, in quanto i problemi sono così enormi e complessi, che ogni soluzione  pare sia inadeguata alla gravità del presente. In questo senso la difesa del benessere sembra essere messa in pericolo, mentre aumentano povertà, disuguaglianza, disordine mondiale, immigrazione e guerre intestine, violenze di ogni genere. Tutti problemi che l’uomo d’oggi deve affrontare e risolvere, se realmente vuole creare le basi per un nuovo umanesimo legato al rispetto della persona umana e, quindi, della dignità dell’uomo.

Del resto il destino del mondo è legato alla capacità dell’uomo di creare un mondo senza confini e senza ideologie, con una governance mondiale, all’insegna della solidarietà, intesa come superamento dell’homo oeconomicus   ma  soprattutto come capacità dell’uomo di considerare il proprio simile come se stesso.

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